Le sorgenti di Dumrak - Xomegap
Una terra antica e divisa in due regni.
Gli attacchi improvvisi di un nemico misterioso e inquietante proveniente dai territori sconosciuti dell’Oltrecatena.
L’incontro di due principi rivali costretti ad allearsi per affrontare la minaccia comune.
Un'unica soluzione: tentare la folle impresa proposta dagli spiriti immortali degli Eroi che vivono su un'isola effimera ai confini del mondo.
Riusciranno i cinque protagonisti, legati da un comune scopo ma divisi da fedeltà inconciliabili, a mutare il destino di Finisterra?
Una terra antica e divisa in due regni.
Gli attacchi improvvisi di un nemico misterioso e inquietante proveniente dai territori sconosciuti dell’Oltrecatena.
L’incontro di due principi rivali costretti ad allearsi per affrontare la minaccia comune.
Un'unica soluzione: tentare la folle impresa proposta dagli spiriti immortali degli Eroi che vivono su un'isola effimera ai confini del mondo.
Riusciranno i cinque protagonisti, legati da un comune scopo ma divisi da fedeltà inconciliabili, a mutare il destino di Finisterra?
A cura di Surymae Rossweisse
Voto:
Il fantasy “Le sorgenti del Dumrak” ha una particolarità, rispetto agli altri concorrenti: è stato scritto da cinque persone. Gli autori – per la cronaca: Gabriele Sorrentino, Simone Covili, Massimiliano Prandini, Sara Bosi, Marcello Ventilati – si riuniscono sotto lo pseudonimo XOmegaP, un laboratorio di scrittura nato nel 2004.
Dopo almeno un seminario, una raccolta di racconti e due ebook gemelli, ecco il frutto più ambizioso dell'attività del quintetto: una trilogia, il cui primo libro mi accingo appunto a recensire. Genere tradizionale, d'accordo, ma il tutto senza badare ad un piacevole contributo delle nuove tecnologie, per esempio nel sito Internet dedicato e soprattutto nella diffusione del libro in ebook per mano di una piccola casa editrice, la Domino Edizioni.
Adesso però è meglio lasciare parlare “Le sorgenti del Dumrak”, del collettivo XomegaP.
La penisola di Finisterra, nonostante la storia secolare, è piuttosto lontana dalla pace. Il territorio è infatti diviso sotto due sfere di influenza: a nord del fiume Dumrak l'Impero della famiglia Teophan, con il forte contributo della religione di stato, la Triade; a sud il Regno di Vùos, a sua volta diviso in tante piccole fazioni che aspirano al governo centrale.
La convivenza è piuttosto difficile, ed il feroce attacco – senza alcun motivo – di una cittadina inasprisce ancor di più gli animi ed i sospetti. Ma, come scoprono ben presto i capi di stato di Finisterra ed i loro discendenti, non è soltanto una scaramuccia tra due popoli, una minaccia ben più grave incombe su di loro. Si tratta di un popolo proveniente dall'Oltrecatena, che si credeva essere sconfitto cinquecento anni prima in una sanguinosa guerra. Non è così.
Per evitare di essere spazzati via dagli abitanti della foresta, i due regni – con in testa i giovani Cherphin Teophan e Kjer Koilev di Vùos – si mettono in contatto con gli Eroi, figure leggendarie che prima di guadagnarsi la gloria eterna si sono scontrati con il loro attuale nemico. Il verdetto è unanime: andare nei territori precedentemente abitati dagli invasori per cercare un prezioso manufatto, la Ruota della Rinascita. Attivabile soltanto con il sangue degli eredi di Finisterra – entrambe le stirpi reali – è un'arma in grado di rovesciare le sorti della futura guerra. Oltre a Cherphin Teophan, si uniscono a lui Joze Prekkajnel per conto dei Koilev, il guerriero Marerid, la sacerdotessa di Addoneis Talìa Na'imah e l'Eroe Haber Kaan. Riusciranno le comuni esigenze a mettere da parte dissapori ed intrighi?
Parlando della trama, gli stereotipi del genere non mancano all'appello: la “minaccia fantasma”, l'artefatto potentissimo da ricercare anche a costo della vita, gli eroi, i giovani principi che devono prendersi le proprie responsabilità per diventare un giorno dei buoni monarchi, ecc.
C'è una grande consolazione, però: non è Tolkien la principale influenza del collettivo, bensì George R.R. Martin. La differenza si sente, ed in positivo. Tanto per cominciare, l'ambientazione non è idealizzata: è un territorio dagli enormi problemi geopolitici in cui regna un clima di ostilità piuttosto realistico. Inoltre, l'elemento fantastico viene usato solo lo stretto necessario: esempio emblematico è Talìa, che si affida alle armi e alla meditazione. Anche i personaggi sono molto meno archetipici di quanto ci si aspetterebbe.
Troppo spesso i romanzi fantasy – specie se sono parti di trilogie – hanno un cospicuo numero di pagine, ma non sempre per una reale esigenza della trama. “Le sorgenti del Dumrak” invece ha una durata piuttosto breve: è descritto soltanto il necessario per lo svolgimento.
Ciò però non significa, purtroppo, che non manchino momenti di stanca, anzi. Potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è: perché il problema non è nella storia, ma come è scritta. La lettura alle volte fatica a coinvolgere, e pochi sono i momenti che sono in grado di attirare l'attenzione. Il motivo è da ricercarsi nel fatto che manca la tensione, il brivido del pericolo, la domanda se i personaggi riusciranno a farcela anche stavolta. I viaggi sono estremamente omogenei, senza particolari problemi. Qualche volta capitano, ma vengono risolti in modo pressoché indolore. Il lettore più smaliziato passa il tempo ad aspettarsi l'attacco di nemici di qualche tipo, ma attende invano.
Sempre parlando dello stile, è evidente la cooperazione del collettivo: si sentono in qualche punto le differenze tra gli scrittori – qualcuno ama le descrizioni, qualcun altro invece non è in buoni rapporti con le virgole... - ma non danno fastidio, e non sono molto evidenti.
In generale parliamo di un modo di scrivere tutto sommato nella media, che non presenta molte sorprese. Non si attestano particolari lirismi e guizzi personali, e quanto scritto sopra lo prova, pur essendo in sé un fatto positivo. Viene usato un lessico preciso – pochissimi anacronismi – e variegato: ci sono poche descrizioni, ma sta a voi decidere se trovarlo un difetto o un pregio.
Parlando dei difetti, purtroppo sono da segnalare una carenza del mostrato, che si ripercuote sui pochi momenti clou della storia. Ad esempio nel prologo il frastuono di una città massacrata viene definita una “litania ritmica e antica”. A parte l'espressione infelice dato il contesto drammatico – dà un'idea quasi di abitudine – in sé non significa niente. Anche le sequenze più violente, persino di morte, vengono descritte con poche parole, limitandosi solo ai fatti essenziali. Altra pecca è l'eccessivo ricorso all'inforigurgito, appunto il vomitare informazioni al lettore senza dargli tempo di assimilarne i concetti. Si potevano spiegare la complicata storia e religioni di Finisterra in maniera più delicata. Aggravante: la modalità con cui spesso è introdotto il rigurgito, quella che i manuali di scrittura chiamano “As you know, Bob...” e che ritroviamo nei nostri romanzi introdotta dall'odiosa espressione “Come tu ben sai...”. Ad esempio lo specificare che una tale città è in una posizione delicata, anche se chi parla ne è perfettamente a conoscenza. Il lettore no, però questo rende il dialogo estremamente artefatto.
A quanto traspare dal blog della trilogia, i cinque protagonisti sono divisi per i cinque autori: ciascuno scrive un capitolo in terza persona limitata narrato dal suo “paladino”, finendo talvolta per tirare troppo l'acqua al proprio mulino. Si veda ad esempio Talìa, che potremmo definire la Mary Sue ufficiale: brava nel destreggiarsi nelle armi quanto gli uomini, al centro di intrighi, dalla spiccata spiritualità, ecc.
I diversi punti di vista sono certamente un'idea stuzzicante, ma forse non dà i suoi frutti come avrebbero desiderato gli scrittori. I personaggi risultano più tridimensionali non quando vediamo le cose dai loro occhi, ma quando sono gli altri ad osservarli, con alcune differenze quasi sconcertanti.
“Le sorgenti del Dumrak” è un romanzo che probabilmente non passerà alla storia del genere, ma ha un'onesta e passione che non si trovano spesso. I punti di forza ci sono, primo tra tutti la particolarità in sede di scrittura e introspezione psicologica, ma anche i difetti. Se XOmegaP riuscirà a limarli nei prossimi libri, allora il discorso potrebbe cambiare.
XOmegaP è un laboratorio di scrittura composto da cinque autori modenesi: Sara Bosi, Simone Covili, Massimiliano Prandini, Gabriele Sorrentino e Marcello Ventilati. Nato alla fine del 2004 comincia nel 2005 la sua attività sul web (www.xomegap.net). Nel 2006 dà alle stampe la sua prima antologia “Xomegap – 18 racconti di sogni ed ombra” con la casa editrice Il Foglio. Nel 2007 pubblica il progetto “Hopeless night”, due e-book gemelli ambientati in un night-club. Per Giulio Perrone editore nel 2008 esce “Mutazioni”, un progetto antologico ideato da Xomegap ma esteso anche ad altri autori. Nel 2009, in collaborazione con Kult Underground e le Biblioteche del Comune di Modena XOmegaP, ha curato il progetto “Open Book”, un esperimento di scrittura collettiva su web presentato nel corso di BUK Modena. Nel 2011 il laboratorio tiene il suo primo corso di scrittura creativa.
Titolo: Finisterra I - Le sorgenti del Dumrak
Autore: Xomegap (Sara Bosi, Simone Covili, Massimiliano Prandini, Gabriele Sorrentino, Marcello
Ventilati)
Pagine: 240
Genere: Romanzo fantasy
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Edizioni Domino
Codice ISBN: 978-88-95883-26-7
Prezzo di Copertina: 15,00€
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