venerdì 11 maggio 2012

Il tempio degli Otaku: sessantaduesimo appuntamento "Porco rosso"


A cura di Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Siete comodi? Dovrei dirvi una cosa. Nei vari appuntamenti di questa rubrica abbiamo parlato più volte di animazione giapponese, a volte tirando in ballo anche nomi illustri. Però, in tutto questo tempo è sempre mancato all'appello uno dei registi più famosi di sempre – i suoi film riescono persino a guadagnarsi recensioni sui giornali, incredibile! - il cui raggio d'azione sono principalmente i bambini, ma che mette d'accordo anche non pochi grandi.
Oggi è venuto il momento di rimediare a questa pecca. L'opera di cui parlerò non è forse la più famosa ed incensata di questo artista, ma ha la sua bella schiera di sostenitori, e tutti i torti non li hanno. Spero di avervi incuriosito, gente: questa settimana è il turno di Hayao Miyazaki, con il suo lungometraggio “Porco Rosso”. Buona lettura (e visione – non fatevi sviare dal nome...)!

La storia è ambientata nell'Italia fascista, pur con qualche licenza che rende il setting compatibile con gli standard di Miyazaki. Il protagonista è “Porco Rosso”, alias Marco Pagot, un pilota dell'aviazione italiana. Anni prima, durante la Prima Guerra Mondiale, è stato coinvolto in una battaglia di cui si conosce soltanto l'esito più evidente: è diventato un maiale antropomorfo.
Questo non ha impedito al nostro, comunque, di riprendere l'attività in cui eccelle, l'aviazione, usandola contro il regime. La sua bravura non entusiasma né i pirati di cui sventa regolarmente i piani, né un altro aviatore, l'americano David Curtis - con più sogni di gloria che cervello. Non solo: quest'ultimo fa l'errore madornale di invaghirsi di Gina, una vecchia conoscenza di Porco – e qualcosa di più...
Con l'aereo danneggiato in una battaglia ed il problema di Curtis, il nostro maiale vola alla volta di Milano dalla famiglia Piccolo, che guarda caso si occupa proprio di questi velivoli. Chi cura le riparazioni sarà la giovane Fio, che un po' per le sue competenze un po' per la sua cotta per Porco riuscirà a fargli compagnia (non pensate male!). Insieme i due regoleranno una volta per tutte i conti con l'ambizioso americano...

...Ehi, sento dei mugugni che non mi piacciono molto. “E questo sarebbe il famoso Miyazaki? Diamine, mi aspettavo meglio...”  Okay, ammetto che la trama non è tutto questo gran biglietto da visita, soprattutto se consideriamo che il protagonista è un maiale. A maggior ragione considerando che questo dà delle implicazioni sorprendentemente (ed involontariamente) comiche ad alcune scene, ad esempio nel vedere il nostro andare in banca o al cinema – e nessun personaggio sembra scioccato od anche solo meravigliato davanti a tutto ciò.
Se andate su Wikipedia troverete fiumi di spiegazioni e possibili metafore, anche tirando in ballo la religione buddhista: magari è anche vero, ma siccome non sempre sono brava a leggere fra le righe la mia interpretazione è molto più terra terra. Miei cari, non dimenticatevi mai che è di un film per bambini che stiamo parlando: e va bene che il regista è famoso per i suoi messaggi impegnati e che è quasi più amato dagli adulti, ma il target quello rimane. Un protagonista umano, unito all'ambientazione non proprio allegra ed alle vicende di alcuni personaggi, avrebbe reso la storia piuttosto pesante e seriosa, con il rischio anche di scadere nel manierismo e nella noia. Così invece non solo si è evitato tutto questo, ma anche si è dato un tocco di personalità al film ed al personaggio principale, entrambi riconoscibili tra mille.
Sempre parlando della sopraccitata ambientazione, poi, è con piacere che vi comunico che è ricostruita con molta cura, anche nella lingua: capitano qui e lì delle piccole sbavature, ma niente di serio. Questo è decisamente un punto a favore per un pubblico italiano.
A dire la verità, però due appunti andrebbero mossi allo svolgimento di Porco Rosso. Il primo è che la trama non è molto definita, un po' come tutti i film dello Studio Ghibli: chi non ci è abituato e preferisce storie più “solide” potrebbe trovarsi un po' spiazzato. Credo sia un marchio di fabbrica: c'è a chi piace, e a chi no. Certo a volte un po' di coerenza narrativa in più non guasterebbe, ma alcuni film sono anche peggio (vedi il tanto incensato “Il mio vicino Totoro”).
Il secondo appunto a mio parere è da muoversi al finale, ovviamente non facendo spoiler. Anzi, in un certo senso è proprio la mancanza di spoiler il punto: è decisamente vago. D'accordo lasciare decidere per sé lo spettatore, ma qualche punto fermo in più avrebbe soltanto fatto bene alla trama.
Parlando dei personaggi, la sopraccitata leggerezza è allo stesso tempo il più grande pregio e difetto. Sto pensando ai cattivi: Curtis, le cui motivazioni sono a dire il vero un po' deboli, e soprattutto i “terribili” pirati Mamma Aiuto, a cui viene tolto l'elemento pauroso e spietato per essere sostituito con la stupidità da macchietta.
Discorso diverso, per fortuna, può essere fatto per Porco Rosso. La classica persona chiusa in sé stessa a causa di traumi subiti, silenziosa ed anche un po' rude, ma con un cuore tenero e un senso dell'onore invidiabile. Personaggi del genere, almeno per quanto mi riguarda, sono sempre di sicuro effetto, non importa quante volte li hai già visti, e il nostro non fa eccezione. E' ben reso il conflitto che prova tra Fio – il presente – e Gina, che gli ricorda il passato, soprattutto coloro che sono morti mentre lui, sebbene maledetto, si è salvato. Ciò vale anche per il suo senso di colpa, malcelato dall'attivismo e dai modi schietti. La sua personalità si forma più con quello che non dice che con le parole.
Anche Fio incarna uno stereotipo: è la classica eroina di Miyazaki, anche nell'aspetto fisico. Ciò nonostante, è caratterizzata bene: è intraprendente, nonostante quello che dicono gli altri personaggi è un meccanico competente, nel suo piccolo è coraggiosa. Vogliamo poi parlare della sua cotta per Porco? Tremendamente adolescenziale, e per questo così efficace, perché in fondo parliamo sempre di una ragazzina, anche se ha vissuto una vita dura e le chance che ha di vincere contro Gina non sono poi molte (anche se le dà parecchio filo da torcere).
Parlando di quest'ultima, è un personaggio difficile da inquadrare: la sua personalità risalta in diversi momenti, in particolare il suo amore per il protagonista, ma sta quasi sempre lontana dall'azione principale, e quindi non ha molto spazio. In una di queste scene – la prima – la vediamo poi cantare in un locale facendo girare la testa agli uomini presenti: non è proprio un'introduzione efficace perché si rischia di farsi un'idea sbagliata del personaggio.

Se parli dei temi di Miyazaki, parli naturalmente dell'ecologia e dell'antimilitarismo. In “Porco Rosso” c'è principalmente il secondo. E' ben posto l'accento sulle condizioni esasperanti dell'Italia del regime fascista, in particolare quelle della gente comune come i Piccolo. L'asso della manica viene giocato nel rendere la Prima Guerra Mondiale, che a dispetto delle apparenze perde tutte le implicazioni di gloria e di onore per assumere quelle più modeste della gente che muore ingiustamente, anche soldati. Non a caso la scena più bella del film è la visione che ha Porco in battaglia: quando si parla di poetica di Miyazaki si intende proprio questo. Vedere per credere.

Adesso è il turno del comparto tecnico, giusto? Ma c'è poco da dire, e sono tutte lodi. Lo Studio Ghibli è famoso per la sua cura smodata per gli ambienti – in questo caso marittimi – i colori pastello, le musiche d'effetto (anche se a volte invadenti), ed in Porco Rosso ci sono tutte queste caratteristiche.

“Porco Rosso” forse non è un capolavoro: ma è sicuramente un prodotto sopra la media, e soprattutto facile da vedere e ideale per passare un'ora e mezza con leggerezza.
...E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

1 commento:

  1. Ho visto diversi film di Hayao Miyazaki ma questo no. Sarà sicuramente bello. Miyazaki è una garanzia!

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