Giulio Matreschi, pittore, ricoverato in una casa di riposo, racconta la sua vita a Goffredo, impiegato delle poste che va a trovarlo per consegnargli una lettera giunta a destinazione con un ritardo di cinquant'anni. È la lettera di Clara, l'unica donna che il pittore abbia mai amato e che, se ricevuta nel 1939, avrebbe potuto cambiare la sua vita. Alla vicenda si intreccia la simpatia che nasce tra Goffredo e Yvonne, infermiera della casa di riposo. Le storie dei tre protagonisti si legano nella cognizione che l'Amore non è mai sprecato, ma trova il modo di esprimersi anche a distanza di decenni. Amore che riesce finalmente ad abbracciare le loro esistenze, in bilico e sempre alla ricerca di un equilibrio pur nella consapevolezza della sua inconfutabile precarietà
A cura di Surymae Rossweisse
Voto:
Non è facile essere una piccola casa editrice: bisogna quasi lottare per poter avere un proprio spazio in libreria, perché tutto il resto è occupato dai grandi editori, e non importa se utilizzano mezzi più trasversali ed “all'avanguardia” come Internet. La battaglia si fa ancora più difficile quando si nota che queste piccole case editrici non hanno come scopo finale gli introiti ma la pura, semplice passione per la letteratura: gente che non è poi così dissimile da noi lettori, ed in positivo.
La casa editrice del libro di cui ci occupiamo oggi, la Montag Edizioni, appartiene a questa categoria. Per i motivi sopraccitati, quindi, voglio essere chiara: massimo rispetto al loro operato, dovrebbero essercene di più in giro. Però questo, in fondo, trascende il contenuto dei libri che pubblicano, che vanno valutati oggettivamente nonostante le simpatie. E' il caso de “Il precario equilibrio della vita” di Giorgio Marconi.
E' un giorno come un altro in una piccola casa di riposo per ex artisti a Parigi... o forse no. La monotona routine dell'infermiera Yvonne e del pittore Giulio Matreschi viene sconvolta dall'arrivo dell'impiegato delle poste Goffredo, incaricato di consegnare una lettera al vecchio. La missiva risale a ben cinquant'anni prima, ed è firmata da Clara, il grande amore di Giulio: se solo l'avesse ricevuta prima, l'esito della loro storia d'amore - e probabilmente tutta la loro esistenza - sarebbe stata ben diverso.
Yvonne comincia a provare una certa simpatia per Goffredo, ma non è la sola. Anche Giulio, infatti: e siccome l'impiegato ed il pittore sono ormai uniti dalla lettera ritardataria, quale migliore occasione per raccontare all'italiano la storia della propria vita...
Il principale problema de “Il precario equilibrio della vita”, quello che gli conferisce questo voto poco onorevole, non risiede nella trama.
E' innegabile, comunque, che anche questa abbia dei difetti. Per prima cosa, non è molto originale: il vecchio che per un motivo o per l'altro racconta la propria vita ad un altro è un espediente piuttosto usato. Il tutto è inoltre gestito male dall'autore, Giorgio Marconi: si sente una grande forzatura nell'impostazione della trama. Non bisogna dimenticarsi, infatti, che Giulio e Goffredo si sono conosciuti il giorno stesso e già il pittore è in vena di confidenze, talvolta piuttosto intime. Anche Goffredo si adatta con sorprendente facilità alla nuova situazione. Leggendo tutto il romanzo viene introdotta una giustificazione che fa capire almeno il punto di vista dell'impiegato, ma la forzatura continua a sentirsi.
Ma queste sarebbero minuzie, se solo la vita del pittore fosse avvincente: in fondo, è quello che ci si aspetta quando si prendono in mano libri con questo genere di trama. Purtroppo, non è questo il caso. La storia di Giulio è piena di avvenimenti interessanti – come il suo breve soggiorno in America, una delle parti migliori del romanzo, o la sua “iniziazione” all'arte – ma stranamente non convince, e risulta anche poco scorrevole.
Le cause sono da imputarsi allo stile di scrittura, soprattutto al carnevale di stereotipi usati più volte nonostante siano ormai triti e ritriti. La maestra elementare rigida e con insoddisfazioni sessuali, la ragazza che ha una pessima reputazione ma in realtà è dolce e gentile, l'artistoide tedesco che crea con qualunque cosa, anche la più disgustosa, ecc. ecc. Ciò rende la trama assolutamente prevedibile, perché non c'è nessun guizzo, nessuna trovata particolare, niente che spicchi sulla media e che elevi una trama già di per sé un carente per i motivi sopraccitati.
Discorso analogo si può fare i personaggi, i primi a risentire dei tanti cliché. Giulio, in particolare, e dire che è il protagonista: tutto le azioni che compie sono dovute alla loro funzionalità all'interno della storia, ma non alla sua personalità. Narra la storia – la sua storia – ma sembra piuttosto distaccato: si ha l'impressione che il suo ruolo sia solo di punto di vista. Se dovessi descriverlo con qualche aggettivo, temo che mi troverei in serie difficoltà.
Per quanto riguarda gli altri, la situazione non è molto migliore. Il colpo di scena finale aiuta Goffredo, dandogli delle motivazioni ed un background che sono plausibili ed efficaci, ma per il resto del romanzo rimane ingessato nel suo ruolo di contrapposizione a Giulio. La sua evoluzione ed il suo graduale affezionamento agli abitanti della casa di riposo non sono ben resi: in un solo giorno è piuttosto difficile provare tanto affetto per delle persone che difficilmente si rivedrà. Soprattutto la sua simpatia per Yvonne è totalmente ingiustificata dalla sua parte.
A proposito di Yvonne, è forse il personaggio meglio caratterizzato. La sua voglia di aiutare gli anziani è giustificata dalla sua storia personale; il misto di rancore, pentimento ed amore che prova per i genitori è spiegato con cura e puntualità; e la simpatia per Goffredo è presente sin da subito, ed ha delle ragioni ben precise.
Il resto del cast non è pervenuto. Giorgio Marconi mette tanto impegno nel presentare gli altri pazienti della casa di riposo, ma introdurli in una lunghissima descrizione non è un metodo molto efficace; ecco spiegata la ragione per cui le scenette comiche di cui sono protagonisti non sono per niente convincenti. Non li conosco, quindi mi è un po' difficile ridere dei loro tic e delle loro disavventure.
Ma non sono la trama e nemmeno i personaggi il principale problema de “Il precario equilibrio della vita”. E' lo stile dell'autore, con la collaborazione di un editing decisamente carente. Nell'ebook a me pervenuto ho trovato diversi errori grammaticali, figli tanto dell'imprecisione dell'autore che di chi ne ha assicurato la pubblicazione. Numeri espressi in cifre piuttosto che in lettere - “...Aveva fatto 2 passi...”; il soggetto ed il verbo separati da una virgola; in una sequenza il tempo verbale cambia rispetto all'intero testo. Posso capire eventuali ristrettezze economiche, ma il volere un prodotto il più possibile accurato è legittimo, anche perché in tutta onestà sono errori anche abbastanza gravi.
Comunque, Giorgio Marconi presenta anche delle pecche di stile non imputabili all'editing. La più frequente è il punto di vista eccessivamente letterario, poco plausibile e realistico. L'accennata sopra descrizione dei residenti della casa di riposo: curatissima, per carità, ma non si può mettere in un dialogo. Altrimenti diventa troppo pesante da leggere, come in effetti è.
Oppure: Giulio – pittore – ha uno stile troppo “adulto” e preciso per essere un ottantenne. La sua memoria è precisa, e a parte qualche termine un po' desueto e qualche costruzione più raffinata il suo modo di parlare è molto letterario e poco personale. Non mancano frasi fatte, ed in almeno in un'occasione il punto di vista dell'autore non molto celato. Le cose non migliorano nemmeno nelle poche occasioni in cui la parola viene data ad Yvonne, per la precisione nelle lettere che questa scambia con un'amica: oltre ai soliti luoghi comuni (la parola amore con la “A” maiuscola) lo stile è decisamente troppo infantile per appartenere ad una donna matura con la vita dura che ha vissuto. Tutti questi non sono difetti irreparabili, anzi con un po' di esperienza si possono limare, ma incidono sulla qualità del romanzo, e non poco.
Ripeto, massimo rispetto per la casa editrice ed il suo operato, ma “Il precario equilibrio della vita” è lontano dalla sufficienza, e non solo per colpa dell'autore. Non è bello essere così severi sull'operato di qualcuno, soprattutto se animato dalle migliori intenzioni, ma questi sono i fatti.
Lo sto leggendo ora.
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