sabato 5 maggio 2012

Il tempio degli Otaku: sessantunesimo appuntamento "Lady MItsuko"


A cura di Surymae Rossweisse


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Per il ciclo “opere che ormai conosciamo solo io ed i loro autori”, ecco a voi l'ennesima chicca. Non avete tutti i torti a fare spallucce, perché non è un evento rarissimo, ma che ci volete fare? Non è colpa mia se alcuni gioiellini vengono allegramente snobbati dalle case editrici italiane, ed a volte anche dallo stesso pubblico giapponese.
Quest'ultimo non è il caso di questo volumetto. Ormai vecchiotto di età, di un'autrice che ha firmato la storia dello shojo, si concentra su una figura storica: Mitsuko Aoyama. Come a scuola: chi mi sa dire qualcosa a riguardo?
Non sgomitate, mi raccomando. Ammetto la mia ignoranza prima di leggere questo manga, quindi siete perdonati. Volete saperne di più? Allora questo manga – pare ancora popolare in Giappone, così come Aoyama stessa – è quello che ci vuole. Ecco a voi “Lady Mitsuko” di Waki Yamato. Buona lettura!

Il manga segue fedelmente – Wikipedia alla mano – la storia d'amore tra Mitsuko ed il diplomatico austriaco  Heinrich von Coudenhove-Kalergi.
La prima parte riguarda il loro incontro e successivo innamoramento. I due si conoscono quando Aoyama – figlia di un misero commerciante – ha diciotto anni: dopo una reciproca conoscenza nata da un banale incidente sul ghiaccio, viene assunta come governante nella residenza del nobile. Da qui all'innamoramento, il passo è breve: meno dal matrimonio, osteggiato dalla famiglia di lei ma non per questo non celebrato.
La seconda parte si sposta alcuni anni dopo: Heinrich è costretto a tornare in Europa ad amministrare i suoi territori, e Mitsuko lo segue. Prevedibilmente, non sarà facile per la nostra giapponese: sola, disprezzata dalla famiglia di lui, che nemmeno la riconosce come moglie legale, e dalla nobiltà. Soltanto il duro impegno, e l'amore per Heinrich, le consentirà di vincere le diffidenze. Quando la strada sembra in discesa, però, una tragedia incombe sulla coppia: il diplomatico, nel 1906 muore prematuramente.
La terza parte riprende il discorso dove lo avevamo lasciato: una disperata Mitsuko comincia a farsi forza e decide di amministrare il vasto territorio del defunto, nonostante non abbia le nozioni necessarie. Anche qui la determinazione sarà la sua unica arma, seppure il prezzo di tutto ciò sarà piuttosto alto. La narrazione si conclude con il decesso della sua protagonista, nel 1941.

In tutta onestà, nel Giappone contemporaneo c'è ancora tanta strada da fare per la battaglia dei sessi, e basta leggere qualche manga per notarlo: figure femminili all'ombra dei protagonisti maschili, anche nel genere a loro dedicato (lo shojo), sempre allegre, goffe, che raramente prendono l'iniziativa e dimostrano in maniera forte le loro emozioni. Perciò, devo ammettere che avevo un po' paura a leggere “Lady Mitsuko”, perché temevo di ritrovarmi fra le mani un personaggio simile.
Per fortuna, mi sbagliavo. Tanto per cominciare, nell'economia della storia Mitsuko tiene testa al marito: ha più spazio ed i suoi sentimenti vengono approfonditi di più.
Non solo: i valori proposti dalla storia di Mitsuko sono la determinazione e l'impegno smodato, che i giapponesi tengono in altissima considerazione. Inoltre – e qui anche tante opere occidentali dovrebbero imparare... – non ci viene proposta l'ennesima versione de “la forza dell'amore” o “l'orgoglio di una madre”. Ovviamente Mitsuko ama il marito ed i figli, ed è senza dubbio per poter vivere serenamente con loro che lotta: ma non è mai posta come motivazione principale. Anche i successi che ottiene sono in primo luogo prodotti dalla sopraccitata determinazione, e solo secondariamente dall'amore. Si sente la mano femminile che l'ha disegnata, ed in positivo.
Ma come è resa la donna protagonista non è l'unico asso nella manica di Waki Yamato. Un altro, importantissimo, è il fatto che la vicenda non sia narrata in modo storico, ma come una trama qualunque di una storia qualunque: che poi si sia effettivamente svolta non fa la differenza. Questo si nota anche nella sceneggiatura, praticamente priva di didascalie ed inforigurgiti (il terribile difetto di far vomitare ai personaggi nozioni utili per il lettore, senza però un'adeguata contestualizzazione), nonché di date. E' evidente la documentazione della mangaka, però è camuffata in modo abile, in modo da non far sembrare la vicenda artificiosa e – detto fra i denti – noiosa.
Forse anche per questo motivo particolare attenzione viene data all'introspezione psicologica, davvero puntuale. Personalmente odio usare quest'espressione, ma Mitsuko è una donna, una moglie ed una madre al tempo stesso. E noi lettori abbiamo il privilegio di vedere queste trasformazioni: la governante che comincia a provare strane sensazioni di fronte a quel bell'occidentale, nonostante sappia che la loro unione sarebbe piena di difficoltà; la moglie che lotta per farsi accettare dalla famiglia di lui, ma che non è disposta a rinunciare a sé stessa ed alla propria identità; la madre che a volte è troppo rigida, e rischia di causare le stesse sofferenze che ha subito lei, ma lo fa soltanto per amore dei propri figli. Certo la strada è accidentata – vedi la profonda disperazione che la colpisce alla morte di Heinrich, suo unico amore – ma la volontà non manca. Tutto ciò la rende una figura estremamente umana, positiva nonostante i suoi sbagli, e che sentiamo vicini; non come certe figure storiche, poste sempre sopra un piedistallo a noi.
Anche i personaggi maschili non sono tratteggiati male. Heinrich risente molto del minore spazio dedicatogli, ma anche lui è umano come Mitsuko: particolare attenzione viene data al suo passato, principalmente alla storia d'amore finita tragicamente che lo porta quasi a scappare in Giappone per non innamorarsi più. Onestamente non ho idea se questo è successo davvero o meno, ma non importa, perché questo aggiunge molto alla sua caratterizzazione.
Come personaggio maschile, è anche degno di nota il suo migliore amico: segretamente innamorato di Mitsuko, alla morte di Heinrich è diviso tra il desiderio di aiutarla e quello di entrare finalmente nel suo cuore. Il suo tormento amoroso non ha molto spazio, ma è ben trattato e dà colore al personaggio, staccandolo nettamente dalla massa dei comprimari che, più che ostacolare/favorire Mitsuko, molto di più non fanno.

Il tratto di Waki Yamato è puro shojo anni '70, nel bene e nel male. Provate a guardare prima le foto dei due protagonisti, e poi confrontarli con i disegni: riderete, da quanto poco sono somiglianti. Le figure sono longilinee, e tutte bellissime; gli sfondi sono piuttosto semplici, ma i retini sono usati in maniera intelligente; mancano inoltre gli orpelli tipici delle pagine dei manga dell'epoca, che a volte erano estremamente pesanti. Non è uno stile molto personale – a me ricorda molto quello della prima Riyoko Ikeda – ma senza dubbio si adatta molto bene alla narrazione.

...E con questo è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

1 commento:

  1. Questo è una chicca veramente, solo dallo stile, non avrei neanche bisogno di leggere la trama per acquistarlo.
    Waki Yamato con mademoislle Annwe mi ha conquistata.

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