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A cura di Surymae Rossweisse
Quest'ultimo non è il caso di
questo volumetto. Ormai vecchiotto di età, di un'autrice che ha firmato la
storia dello shojo, si concentra su una figura storica: Mitsuko Aoyama. Come a
scuola: chi mi sa dire qualcosa a riguardo?
…
Non sgomitate, mi raccomando.
Ammetto la mia ignoranza prima di leggere questo manga, quindi siete perdonati.
Volete saperne di più? Allora questo manga – pare ancora popolare in Giappone,
così come Aoyama stessa – è quello che ci vuole. Ecco a voi “Lady Mitsuko” di
Waki Yamato. Buona lettura!
Il manga segue fedelmente –
Wikipedia alla mano – la storia d'amore tra Mitsuko ed il diplomatico
austriaco Heinrich von
Coudenhove-Kalergi.
La prima parte riguarda il loro incontro
e successivo innamoramento. I due si conoscono quando Aoyama – figlia di un
misero commerciante – ha diciotto anni: dopo una reciproca conoscenza nata da
un banale incidente sul ghiaccio, viene assunta come governante nella residenza
del nobile. Da qui all'innamoramento, il passo è breve: meno dal matrimonio,
osteggiato dalla famiglia di lei ma non per questo non celebrato.
La seconda parte si sposta alcuni
anni dopo: Heinrich è costretto a tornare in Europa ad amministrare i suoi
territori, e Mitsuko lo segue. Prevedibilmente, non sarà facile per la nostra
giapponese: sola, disprezzata dalla famiglia di lui, che nemmeno la riconosce
come moglie legale, e dalla nobiltà. Soltanto il duro impegno, e l'amore per
Heinrich, le consentirà di vincere le diffidenze. Quando la strada sembra in
discesa, però, una tragedia incombe sulla coppia: il diplomatico, nel 1906
muore prematuramente.
In tutta onestà, nel Giappone
contemporaneo c'è ancora tanta strada da fare per la battaglia dei sessi, e
basta leggere qualche manga per notarlo: figure femminili all'ombra dei
protagonisti maschili, anche nel genere a loro dedicato (lo shojo), sempre
allegre, goffe, che raramente prendono l'iniziativa e dimostrano in maniera
forte le loro emozioni. Perciò, devo ammettere che avevo un po' paura a leggere
“Lady Mitsuko”, perché temevo di ritrovarmi fra le mani un personaggio simile.
Per fortuna, mi sbagliavo. Tanto
per cominciare, nell'economia della storia Mitsuko tiene testa al marito: ha
più spazio ed i suoi sentimenti vengono approfonditi di più.
Non solo: i valori proposti dalla
storia di Mitsuko sono la determinazione e l'impegno smodato, che i giapponesi
tengono in altissima considerazione. Inoltre – e qui anche tante opere
occidentali dovrebbero imparare... – non ci viene proposta l'ennesima versione
de “la forza dell'amore” o “l'orgoglio di una madre”. Ovviamente Mitsuko ama il
marito ed i figli, ed è senza dubbio per poter vivere serenamente con loro che
lotta: ma non è mai posta come motivazione principale. Anche i successi che
ottiene sono in primo luogo prodotti dalla sopraccitata determinazione, e solo
secondariamente dall'amore. Si sente la mano femminile che l'ha disegnata, ed
in positivo.
Ma come è resa la donna
protagonista non è l'unico asso nella manica di Waki Yamato. Un altro, importantissimo,
è il fatto che la vicenda non sia narrata in modo storico, ma come una trama
qualunque di una storia qualunque: che poi si sia effettivamente svolta non fa
la differenza. Questo si nota anche nella sceneggiatura, praticamente priva di
didascalie ed inforigurgiti (il terribile difetto di far vomitare ai personaggi
nozioni utili per il lettore, senza però un'adeguata contestualizzazione),
nonché di date. E' evidente la documentazione della mangaka, però è camuffata
in modo abile, in modo da non far sembrare la vicenda artificiosa e – detto fra
i denti – noiosa.
Anche i personaggi maschili non
sono tratteggiati male. Heinrich risente molto del minore spazio dedicatogli,
ma anche lui è umano come Mitsuko: particolare attenzione viene data al suo
passato, principalmente alla storia d'amore finita tragicamente che lo porta
quasi a scappare in Giappone per non innamorarsi più. Onestamente non ho idea
se questo è successo davvero o meno, ma non importa, perché questo aggiunge
molto alla sua caratterizzazione.
Come personaggio maschile, è
anche degno di nota il suo migliore amico: segretamente innamorato di Mitsuko,
alla morte di Heinrich è diviso tra il desiderio di aiutarla e quello di
entrare finalmente nel suo cuore. Il suo tormento amoroso non ha molto spazio,
ma è ben trattato e dà colore al personaggio, staccandolo nettamente dalla
massa dei comprimari che, più che ostacolare/favorire Mitsuko, molto di più non
fanno.
Il tratto di Waki Yamato è puro
shojo anni '70, nel bene e nel male. Provate a guardare prima le foto dei due protagonisti, e poi confrontarli con i disegni: riderete, da quanto poco sono
somiglianti. Le figure sono longilinee, e tutte bellissime; gli sfondi sono
piuttosto semplici, ma i retini sono usati in maniera intelligente; mancano
inoltre gli orpelli tipici delle pagine dei manga dell'epoca, che a volte erano
estremamente pesanti. Non è uno stile molto personale – a me ricorda molto
quello della prima Riyoko Ikeda – ma senza dubbio si adatta molto bene alla
narrazione.
...E con questo è tutto, cari
amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
Questo è una chicca veramente, solo dallo stile, non avrei neanche bisogno di leggere la trama per acquistarlo.
RispondiEliminaWaki Yamato con mademoislle Annwe mi ha conquistata.