martedì 8 maggio 2012

Recensione: Apocalypse Kebab di J. Tangerine


«Sei una guerriera valorosa e vorrei conservare il tuo nome» disse Tamel, fradicio di pioggia, il volto coperto di sangue. «Conservati questo!», rispose Alexandra alzandogli il dito medio. È una Praga impazzita, soglia tra passato e futuro, il luogo prescelto dagli Esterni per fare ritorno, potenti e pericolosi, più temibili di quelli che giunsero ai tempi di Golem e Gargoyle. Alexandra non ha l’aspetto guerriero che vive nel suo nome: minuta, consegna kebab a domicilio a bordo di un rottame che definisce pomposamente scooter. I suoi giovani occhi già troppo hanno visto e troppo hanno sofferto per sollevarsi da terra. Forse per questo evita la voragine che si è aperta davanti al catorcio lanciato al massimo. Alex, guardiana della frontiera orientale del continuum spaziotemporale, si china sul cratere e annusa il cielo. Inizia per lei una battaglia senza esclusione di colpi contro l’invasione e contro il terribile Arconte, mostro senza tempo che sa entrare nell’anima. Forse anche in quella di Alexandra.

Voto:


In una Praga pre-apocalittica Alexandra Zahradnik svolge una doppia vita: ragazza delle consegne presso il “Re del kebab” e Column, una sorta di paladina del bene dotata di poteri psichici che le permettono di individuare ed eliminare le creature che provengono da altre dimensioni. Ex tossica, volgare e senza famiglia –fatta eccezione per un cagnolino bruttissimo, Radicchio-, con meches viola su capelli neri e appassionata di uncinetto, lavora al servizio di un’organizzazione sub-ministeriale, la Dispensa, che raccoglie le persone come lei. Una minaccia si profila però tra le strade impazzite di Praga: sette nuove entità venute dal continuum spazio-temporale, gli Inferenti, capeggiati da un Arconte che utilizza la forza psichica per creare disordini, vogliono distruggere la città e l’intera Europa con un grave disastro nucleare. La risposta di Alexandra e dei suoi sarà ovviamente l’attacco, ma una vicenda imprevedibile, che la coinvolgerà nella sua sfera più intima, dimostrerà che il confine tra bene e male non è sempre così netto…

Apocalypse kebab, se vogliamo riprendere il paragrafetto in cima al primo capitolo del libro, parte col botto: una scrittura coinvolgente catapulta il lettore direttamente tra le strade di Praga, incalzandolo con un linguaggio veloce, ironico, divertente e per nulla buonista. Ho letto in giro per il web delle lamentele del tutto fuori luogo sul linguaggio sboccato di Alexandra –sarebbe stato assurdo per una ragazza di strada parlare come una santarellina, e non mi sembra nemmeno ci sia poi questa esagerazione da parte dell’autrice-, che invece ci viene ritratta come un personaggio reale, sicuro, un’eroina con molte macchie ma senza paura, decisamente inusuale nel panorama letterario fatta eccezione per alcune cultrici delle donne forti come Laurell K. Hamilton e la sua Anita Blake.
Il tema abbondantemente abusato della lotta tra bene e male viene rinnovato dalla Tangerine grazie al tarlo del dubbio, che, se sfiora appena Alexandra, si insinua invece nel lettore: “se potessi tornare indietro nel tempo, uccideresti la madre incinta di Hitler?” chiede l’Arconte ad Alexandra, cercando di giustificare la missione che è costretto a portare a termine.  
Il messaggio ambientalista, più o meno intenzionale, contribuisce non poco a scuotere la coscienza del lettore sulla giustizia di un mondo corrotto e caotico, riflesso perfetto del clima invasato di Praga, dove le istituzioni –e anche le organizzazioni segrete come quella di Alexandra- non sono capaci, per incompetenza o negligenza, di agire al meglio per i cittadini.
Se la magnifica caratterizzazione di Praga si mantiene fresca e innovativa fino all’ultima pagina, i personaggi di Alexandra e dell’Arconte, da metà libro in poi, mi hanno invece creato non poche perplessità. La nostra eroina, così tosta e con la lingua affilata, cede infatti alle lusinghe non tanto della comprensibile attrazione fisica, quanto dell’amore un po’ troppo sdolcinato -imbarazzante per alcune frasi- che la rende decisamente incoerente con la sua personalità. Lungi da me condannare il sentimentalismo, ma il mutamento drastico della narrazione, dato il contrasto con la tempra dimostrata da Alexandra, è reso in maniera troppo evidente.
Anche l’Arconte non si sottrae a certe contraddizioni: descritto come un nemico micidiale, si fa poi mettere al tappeto da Alexandra e catturare e torturare dai Column. A lasciarmi basita è stata però soprattutto la versione sorprendentemente Harmony del romanzo, che ha abbassato di uno o mezzo punto quelle che dovevano essere quattro stelle di voto.
Lo stile è asciutto e si uniforma con qualche parola colorita alle battute della sua eroina, estremamente scorrevole e semplice, ma non elementare. Il romanzo si inquadra nel genere d’evasione facendosi leggere volentieri e  riuscendo bene nell’intento di far trascorrere qualche ora senza particolari pensieri. Non vi trovo altro merito se non questo, e quello di un’eroina dotata di moltissimo potenziale ma che mi ha un po’ deluso.

1 commento:

  1. Qui c'è un premio per te:
    http://thereadingcorner-sere.blogspot.it/2012/05/premio-almohada.html

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