La luce sugli oceani - M.L. Stedman
Isabel
ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le
mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel
faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la
scogliera e si concede un momento per perdere lo sguardo tra il blu, nel
punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si
stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull’isola remota e aspra,
abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non
ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore
assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di
gabbiani rompe d’improvviso la quiete dell’alba. Quel grido, destinato a
cambiare per sempre a loro vita, è il tenue vagito di una bambina,
ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al
cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il
regalo più grande che l’oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha
sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo
infrangere una piccola regola. Basterà solo che Tom non segnali il
naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di
chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa
d’attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle
ombre. E quell’ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più
indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto
illuminare con la luce del suo faro. Perché sulla terraferma, tra la
civiltà, c’è una donna che spera ancora. Una donna disperata, ma tenace.
Questa è una storia su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e su come
spesso sembrino la stessa cosa. Questo è il romanzo di una madre e di
un padre e della loro figlia segreta. Questo è il punto in cui amore e
colpa si incontrano, e non vi lasceranno più.
A cura di Miki
Voto:
Gli
abitanti di Point Partageuse, un paesino sulla costa dell'Australia, sono
protetti da un faro che illumina le rotte dei naviganti e veglia sulle loro
vite. Tom Sherbourne, il guardiano del faro di Janus Rock, e sua moglie Isabel
Graysmark, segnata da tre aborti, hanno bisogno di una luce che li risollevi
dal baratro in cui sono caduti: ed ecco che, come per magia, arriva sull'isola
una barca con a bordo Lucy, la bambina che hanno sempre sognato. Senza pensare
alla possibile gravità del loro gesto e guidati dal desiderio di diventare
genitori, decidono di tenere la piccola e la crescono come fosse la loro vera
figlia, fino a che la terraferma non torna a reclamare ciò che le appartiene..
La
luce sugli oceani cerca di descrivere
il rapporto speciale e indissolubile che si crea tra una madre e un figlio, ci
mostra i risultati a cui può portare un dolore troppo forte o una mancanza
troppo radicata e si chiede quale sia la sottile linea che separa ciò che è
moralmente giusto da ciò che è sbagliato. A quest'ultimo quesito non possiamo
dare una risposta definitiva ed oggettiva, possiamo solo lasciar parlare il
cuore e i sentimenti di Isabel e Tom o ancora piuttosto affidarci alle parole
sagge del sergente Knuckey, uno dei personaggi più positivi e accorti di tutto
il libro: "Quando si tratta dei figli, i genitori diventano puro istinto.
Speranza e paura. Regole e leggi volano via dalla finestra". Tutto il
romanzo è costellato di riferimenti materni e famigliari, rapporti spesso
imperfetti e spezzati che lasciano assenze e cicatrici indelebili: Isabel e
Lucy, l'amore che si è scelto, Lucy e la madre biologica, l'amore che non si è
arreso, Tom e la madre, l'amore che ti abbandona e ti dona insicurezza, la
signora Graysmark e i fratelli di Isabel, amore e morte, fino ad arrivare
all'Australia, l'amore di un grande stato sterminato per i suoi abitanti.
Il
ritmo del libro è incalzante, per nulla banale o noioso, senza momenti morti o
parti prolisse. Si inizia nel 1926 con l'arrivo della bambina sull'isola, per
poi tornare indietro di 8 anni con un flashback che ci regala l'incontro di
Isabel e Tom e i fatti che precedono la loro vita a Janus Rock: questa
improvvisa pausa nella narrazione, a solo un capitolo dall'inizio, ha la
funzione di spezzare la tensione e aumentare la curiosità, oltre ad essere
utilissima per capire le parti successive e i comportamenti dei vari
personaggi.
Tra
questi i meglio caratterizzati sono sicuramente i due protagonisti, Tom e
Isabel, ma nulla è lasciato al caso anche per quanto riguarda la madre
biologica di Lucy, la famiglia Graysmark o gli amici del guardiano: ognuno di
loro dà come può il suo contributo emotivo alla creazione del grande universo
che questo libro crea. L'introspezione più forte è però senza dubbio
indirizzata sul personaggio di Tom, di cui colpiscono soprattutto le
considerazioni sulla vita del reduce di guerra, che aprono quasi un capitolo a
parte: toccante e disperata la scena del terzo aborto di Isabel, in cui Tom
stende il corpicino sul tavolo e vede per la prima volta la morte nella sua
essenza, senza battaglie o spari e ne rimane sconvolto. Ne esce un personaggio
interrotto dalle esperienze di guerra e di vita, attanagliato dal senso di colpa
per essere sopravvissuto a troppi compagni d'armi e trincerato in un silenzio
che, per chi legge, diventa più vero e significativo di mille parole e che
verrà spezzato solo dall'arrivo di Lucy. Anche Isabel è collegata in modo
crudele alla guerra che l'ha segnata portandole via due fratelli e la spinge
ossessivamente a cercare di rendere felici i propri genitori dando loro un
nipotino. In questo, marito e moglie sono molto simili, uno occupa gli spazi
dell'altra e si completano a vicenda, trovando nel proprio rapporto un motivo
per andare avanti.
Lo
stile dell'autrice è classico, pulito e chiaro, alterna il dialogo realistico
alla terza persona, una scrittura che definirei sensibile e che trova i suoi
punti più alti nelle descrizioni poetiche dell'isola bagnata dai due oceani:
riusciamo quasi a percepire il vento, le onde e il sole che luccica sull'acqua.
La descrizione cambia completamente quando la narrazione si sposta sulla
terraferma, quasi a voler sottolineare il passaggio da quello che per Tom e Isabel
è il paradiso terrestre ad una sorta di inferno triste e cupo, quasi noir.
Da
sottolineare, infine, anche le ricerche storiche attuate da M. L. Stedman prima
della stesura: documentazioni sui fari, che con la loro luce sono quasi la
metafora di questo libro, e sui volontari dell'Australia Occidentale inviati in
Europa durante la prima guerra mondiale, ricerche che non fanno altro che
aumentare la verosimiglianza della narrazione.
In
conclusione, nonostante l'errore che sta alla base di tutta la vicenda, non si
può che provare simpatia e un po' di amarezza nei confronti di Tom e Isabel,
protagonisti incompleti e disperati ma pur sempre maledettamente umani. Per la
trama coerente, i personaggi perfettamente caratterizzati e profondi e la
poesia di certe immagini, La luce sugli oceani dà nuova linfa al romanzo
psicologico e tocca con delicatezza temi importanti, quali la maternità e il
dolore per la perdita di un figlio e temi non meno importanti come la guerra e
la famiglia. Lo consiglio a chi ha la sensibilità e la voglia di comprendere il
dolore e la rinascita che può esserci dietro ad un cuore umano e in definitiva
un po' a tutti, essendo una storia in cui ci si può identificare facilmente.
Che bella questa recensione :)
RispondiElimina