Scritto da Surymae Rossweisse
Salve a tutti, e
benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi
ritorniamo a parlare di una mangaka di cui, in verità, avevamo già
parlato: Wataru Yoshizumi. Allora ci eravamo soffermati sulla sua
opera più famosa, “Marmalade Boy”. Adesso invece guardiamo un
suo lavoro successivo, diverso dalla serie sopraccitata sia per
formato – è formata da un solo volume – che per target, più
maturo: dallo shojo siamo passati alla sua variante più matura, lo
josei. Non che “Marmalade Boy” non fosse privo di tematiche più
importanti, ma se la possibilità che due fidanzatini siano in realtà
fratelli è piuttosto bassa, non lo è sicuramente la convivenza,
realtà che si sta affermando sempre di più, anche nel Giappone
chiuso e attaccato morbosamente alle sue tradizioni. Ma questa è
solo la punta dell'iceberg di un volume che ha tanto da raccontare...
Signore e signori, “Cappuccino” di Wataru Yoshizumi!
Ari Kojima e Sousuke
Fujitani sono due giovani fidanzati con tante belle speranze ed idee
per il loro futuro insieme. Lei lavora in una fabbrica di articoli di
cancelleria, e lui è un insegnante. Siccome i rispettivi impieghi
non gli consentono di vedersi spesso, decidono di fare il grande
passo e convivere.

Ma non si può sempre
vivere con gli occhiali rosa, e non notare i problemi. All'inizio,
per Ari, sono quisquilie: Sousuke non fa mai nessun lavoretto di
casa. Capita. Tuttavia, quando una delle sue giovani studentesse
comincia a fargli la corte, e questi non riesce a rifiutarla, le cose
si fanno molto più serie. Tutto questo all'insaputa della sua
convivente... o forse no. La situazione si mantiene in un equilibrio
precario, ma presto per tutti e due arriverà il momento di prendersi
le proprie responsabilità e decidere che strada prenderà la loro
convivenza. Le parole non dette prevarranno sul cappuccino?
Se dovessi definire “Il
cappuccino” in una parola, sceglierei realistico. La storia, i
personaggi... tutte cose che ciascuno di noi potrebbe vivere prima o
poi, praticamente uguale. C'è quasi da domandarsi se non sia una
storia autobiografica, da quanto è accurata e plausibile. Non un
avvenimento fuori posto, non una strana coincidenza, ma semplicemente
la vita vera.
Ci offre un vero e
proprio spaccato di vita giapponese, soprattutto sul tema della
convivenza. E' arcinoto che sia un paese piuttosto in bilico tra
tradizioni e modernità, e questo emerge parecchio dal manga.
Particolarmente degne di nota sono le reazioni dei genitori di Ari:
non sono molto contenti nel sapere la scelta della figlia, ed infatti
si tranquillizzano soltanto quando Sousuke promette loro di sposarla.
Tra il vecchio Giappone e
i costumi occidentali si trova anche la donna, e “Il cappuccino”
non se ne dimentica, anche se non è affatto un tema centrale. Questo
è evidente soprattutto dal personaggio della studentessa, Aina
Masaki: si veste come l'ovest comanda, è disinibita – quasi
sfacciata – nel mostrare i suoi sentimenti verso il suo professore,
di cui tra l'altro non tiene nemmeno in conto la differenza delle
loro posizioni. Tutto il contrario non solo di Ari, ma anche
dell'archetipo della donna giapponese, sempre posata e attenta a non
mostrare i propri sentimenti più intimi.
Realismo è la parola
d'ordine anche dei personaggi. Pur essendo caratterizzati con pochi
tratti, sono efficaci ed il pensiero di aver incontrato prima o poi
qualcuno come loro non è così fuori dal mondo. Naturalmente coloro
che ne beneficiano di più sono Ari e Sousuke. Entrambi, a causa
della loro giovane età, peccano di ingenuità: soprattutto lei, che
è talmente accecata dall'amore da non vedere i difetti del loro
rapporto, in particolare il non pensare mai sul serio ad un futuro a
lungo termine. Ad esempio alla convivenza: come già detto, è stata
una scelta dettata unicamente dal potersi vedere più spesso, e non
dal voler veramente condividere una vita insieme. Questo denota
un'immaturità di fondo comprensibile, che tutti noi prima o poi
abbiamo sperimentato.
A proposito di
immaturità, comunque, anche Sousuke si trova sulla stessa barca
della sua compagna, anche se per motivi diversi. Lui, infatti, la dà
per scontata, dal fatto che lei pulisca la casa al posto suo al fatto
che non si accorga mai della sua amante. Anche la questione del
tradimento è controversa, ma plausibile: la mangaka è brava nel
sottolineare come lui provi veramente sentimenti sinceri per Ari, e
che non desideri davvero tradirla, ma si lascia trascinare dagli
eventi. E' ingenuo, e debole: sta male per il costante mentire alla
sua amata, ma non abbastanza per staccarsi da una relazione
clandestina che non porterà nulla di buono, né da una parte né
dall'altra. Sa bene che se nel suo ambiente di lavoro si sapesse la
vera natura dei rapporti con Aina sarebbe finito, ma questo non
riesce a trattenerlo. E pensare che nemmeno la ama...!
Pur essendo quello della
coppia che “si comporta peggio”, comunque, non viene mai dipinto
in termini demoniaci: a differenza di tante altre opere simili,
infatti, il fatto che sia lui a tradire lei è casuale, e non vuol
dire assolutamente che le donne siano sante e gli uomini il male
assoluto.
Altri personaggi
importanti in “Il cappuccino” sono gli amici della coppia: amici
per modo di dire, perché – neanche tanto – segretamente
innamorati proprio di coloro a cui stanno vicini. Per ovvie ragioni
gli viene dato meno spazio, e quindi sono caratterizzati peggio dei
due protagonisti, però sono comunque convincenti, ed indovinate un
po'...? Esatto, realistici. In particolare Inaba, innamorato di Ari:
pur non riuscendo a dimenticarla si fa comunque da parte, accettando
anche solo di esserle suo amico. Nonostante ciò soffre parecchio, e
non sempre riesce a nascondere quello che prova veramente: ad
esempio, quando scopre l'inganno di Sousuke ha parole piuttosto dure,
e lo sprona a lasciarla. A voi sapere se e quando il suo consiglio
verrà seguito, e se il povero Inaba avrà una possibilità...

… E con questo è
tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il
tempio degli Otaku”!
L'ho appena letto. Qualche considerazione sparsa...
RispondiEliminaMi rendo conto seriamente di come lo stile di Wataru Yoshizumi sia praticamente identico a quello dei suoi primi manga. Incredibile quanto Sousuke somigli a Yu un po' cresciuto. Il fatto è che, a differenza di altri autori, lei non è mai cresciuta.
In ogni caso, in generale, secondo me è abbastanza poverello come manga. L'ho appena finito e già ho rimosso tutto quanto ha a che fare con i personaggi secondari. A parte la terribile decisione di Inaba di sposare la ragazza che da anni lo seguiva come un cagnolino nonostante fosse innamorato di un'altra, per 'premiarla', sì. Se ci si pensa, è una cosa terrificante.
Andiamo a loro: Sousuke, una persona terribilmente mediocre. Zero forza di volontà nel resistere alle avances di una sciacquetta, zero maturità e coraggio per non aver saputo confessare la verità, zero rispetto per la sua fidanzata. Ari, piuttosto, è molto più forte di quanto appare, ha la forza di resistere ai sospetti premettendo alla sua felicità la sopravvivenza della loro relazione. Non è una colpa, il non avere progetti per il futuro: sia pure in Giappone, ventiquattro anni sono pochi per pensare di sposarsi. Non c'è nulla di male nel desiderare una relazione che vada avanti giorno dopo giorno, semplicemente. E visti i risultati, sposarsi sarebbe stato un errore: Sousuke l'avrebbe comunque tradita.
Ari ha tutta la mia simpatia. Al contrario di Sousuke, è riuscita ad avere il coraggio di guardare in faccia la realtà, troncare la relazione con una persona in cui non riusciva a riporre (a ragionissima!) più fiducia, e si è presa il suo tempo per rialzarsi.
Insomma, realistico sì, non lo metto in dubbio, ma anche piuttosto banale.