
Scritto da Surymae Rossweisse
NOTA BENE: Come si evince dal nome “Z Gundam” è strettamente legato al suo predecessore. I riferimenti a situazioni e personaggi passati si sprecano: quindi, siccome già la trama è abbastanza complicata da sola, vi consiglio vivamente di dare la precedenza al primo Gundam, di cui tra l'altro tanto tempo fa ne ho fatto la recensione proprio su questo blog. Uomo avvisato, mezzo salvato...
Sono passati sette anni dagli
avvenimenti della prima serie, ossia la guerra tra la Federazione Terrestre
ed una delle sue colonie spaziali, il Principato di Zeon. Quest'ultimo ha avuto
la peggio, ma per evitare ulteriori disordini è stato creato un corpo militare
speciale atto a toglierne gli ultimi rimasugli: i Titani. Col passare del
tempo, però, quella che era un'unità subordinata in tutto e per tutto alla
Federazione si è allargata decisamente troppo: non solo ormai non vi sarebbe
più necessità di usarla, ma i loro capi sono liberi di dettare legge senza
nessuna conseguenza, tiranneggiando le colonie spaziali. Inutile chiedere alla
Terra di intervenire: c'è quasi da domandarsi chi in realtà comandi chi. Questo
però non significa che nessuno provi a mettere freno a questo brutto andazzo.
Ad esempio c'è l' A.E.U.G, Anti Earth Union Group, che si batte strenuamente
contro entrambi.
Per sua fortuna, o sfortuna,
quello è anche il giorno in cui l' A.E.U.G. ha deciso di sferrare un attacco
proprio laggiù, visto che vi è nascosto un modello del nuovo mobile suit federale,
che tra l'altro è stato costruito dal padre di Kamille – le coincidenze della
vita... Nella confusione generata dall'attacco l'adolescente se ne appropria, e
con questo cerca di fuggire. Il nuovo prototipo viene coinvolto in un
combattimento: il nostro non solo non ci rimette la pelle, ma anzi dimostra a
tutti i presenti un potenziale non indifferente.
Però non è così stupido da non
capire che la storia non finisce qui, ed anzi è appena cominciata. C'è il
problema di cosa fare del Gundam, e di conseguenza della sua vita. Tornare
indietro e riconsegnarlo? No di certo, dopo tutto quello che è successo con
Jerid. La Federazione ?
Figuriamoci. A meno che non consegnare il prototipo all' A.E.U.G., e rendersi
utile alla causa...
Ecco, parliamo della trama.
Yoshiyuki Tomino, il “papà” di Gundam, ha imparato dagli errori della
precedente stagione, e adesso ci offre una storia più matura e realistica. Se nell'originale
la guerra veniva vista dagli occhi di civili involontariamente arruolati
nell'esercito – non una situazione credibile al cento per cento... - questa
volta i conflitti sono dal punto di vista di chi ha deciso di propria spontanea
volontà di farne parte. Se qualcuno si pente e vorrebbe tornare sui suoi passi,
è troppo tardi: nessuno li ha costretti a diventare militari, e se non vogliono
più... beh, o mangiare la minestra o saltare dalla finestra. A ben pensarci,
questo pone un deciso limite ai personaggi: se prima era comprensibile che si
lamentassero della loro situazione, adesso non lo è più, e di conseguenza il
gradimento degli spettatori rischia di scemare paurosamente al primo segnale di
lagna. Non che questo impedisca ad alcuni di provarci comunque, ma tant'è.
Anche per questo, ma non solo,
l'atmosfera generale è molto più pesante e nichilista, tant'è che questa è
spesso definita una tra le più deprimenti serie di Gundam in generale. Capita
di frequente di vedere qualche personaggio lasciarci le penne in modo
inaspettato e crudele. Vedere gli ultimi episodi per credere: una vera e
propria carneficina.
Ma adesso è un po' prematuro per
parlare delle loro morti: concentriamoci invece su quello che fanno quando sono
ancora vivi. Il cast di Zeta Gundam è piuttosto numeroso: e nonostante uno
spazio generoso – cinquanta episodi – ci sono alcuni che sono meglio
caratterizzati e altri meno, complice anche l'incipiente depressione di Tomino
che si è sfogata su alcuni personaggi. Qualcuno si è salvato dal macello
mentale dell'autore, avendo un carattere sfaccettato e coerente: penso ad
esempio a Jerid, che fa passi da gigante con l'avanzare della storia, alla
titana Emma Sheen, il cui rivedere delle proprie priorità ed esigenze è
compiuto con cura, al veterano Bright Noah, che poco o nulla è cambiato
rispetto ai tempi del primo Gundam.
Altri invece non sono stati così
fortunati. Da Katz Kobayashi, che in sé riassume tutti i difetti
dall'adolescenza, alla ragazza dai poteri psichici Four Murasame, che per ben
due volte si è vista negare la chance di avere una buona introspezione
psicologica, passando per Reccoa Londe, che dopo una metà di episodi di sanità
mentale fa una drastica inversione ad u senza un motivo – o meglio, un motivo
non troppo stupido e volgare, cosa che invece viene più volte indicata. Un vero
peccato, perché le potenzialità c'erano tutte. Infine, un'inspiegabile
categoria: quelli che non si riesce a capire quanto siano criptici e complessi
e quanto frutto di una sceneggiatura confusa. Purtroppo tra questi rientra il
nostro protagonista: pur essendo adolescente non si spiegano molti suoi
radicali cambiamenti di atteggiamento ed umore, che a volte avvengono anche
nella stessa puntata. Oppure Quattro Bajeena, l'improvvisato mentore di Kamille
con numerosi scheletri nell'armadio: i suoi problemi sono dati dal passato da
incubo che ha vissuto (maggiori informazioni nella prima serie) o semplicemente
Tomino era indeciso su che cosa fargli fare? Sono passati più di vent'anni,
eppure questi sono ancora interrogativi irrisolti.
Care femministe del ventunesimo
secolo, una cosa è certa: Z Gundam non fa per voi. Fate ciao con la manina a
Bridget Jones e compagnia, perché qui non ne troverete. Anzi: le donne ci fanno
una pessima figura. Volubili, succubi del primo maschio che incontrano,
disposte anche a cambiare schieramento per i loro interessi, che si fanno usare
e, nonostante ne siano consapevoli, ne sono felici. Davvero deprimente per una
spettatrice, perché sa che persone del genere esistono anche nella realtà,
checché ne dicano le sopraccitate commedie. Ma Z Gundam è deprimente in tutti i
campi, non solo nella condizione della donna...
… A parte il comparto tecnico.
Essendo una serie degli anni '80, non aspettatevi miracoli, ma se si chiude un occhio sull'età, ci ritroviamo con risultati niente male. Ad esempio il
character design di Yoshikazu Yasuhiko, morbido e realistico allo stesso tempo;
la ricostruzione curata degli ambienti e dei fondali; le musiche, solenni e
sempre adatte alle scene; la regia di Tomino, almeno quella in stato di grazia.
D'accordo, messe a confronto con una qualsiasi serie di oggi niente di tutto
questo può vincere, ma preso a sé stante fa un'ottima figura. Quanto di meglio
ci potesse essere all'epoca per quanto di meglio ci può essere negli anime
mecha di tutti i tempi.
E con questo è tutto, cari amici.
Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
Mi ero persa questa tua rubrica! Molto interessante! Io con i robottoni giapponesi non è che abbia mai simpatizzato particolarmente, ma ora mi vado a vedere che hai scovato nelle altre 33 puntate :)
RispondiEliminaMolto molto bello, una serie fondamentale per l'animazione nipponica e non solo. Forse un po' invecchiata male e magari un po' pesante, proprio per la complessità della trama e la sua corposità, ma eccezionale, realistico e profondo per personaggi e situazioni. Un Tomino al suo meglio nonostante la depressione che in quegli anni lo portava, come dici a tu, a creare orribili figure femminili, oltre che finali devastanti. :)
RispondiEliminaCiao!
Grazie a tutti e due per i commenti! Sinceramente non me lo aspettavo, visto che si tratta di una serie vecchia e di un genere un po' di nicchia. Beh, non posso certo lamentarmi! :)
RispondiElimina@ Simone
Ovviamente, concordo su tutta la linea, anche nei difetti che segnali. Ps: go to DMC! ;)