lunedì 6 agosto 2012

Recensione: Chi è Mara Dyer di Michelle Hodkin


Chi è Mara Dyer – Michelle Hodkin
Era solo un gioco. Eppure Mara non voleva partecipare alla seduta spiritica con le sue amiche Rachel e Claire. Sei mesi dopo, Mara si risveglia dal coma in una stanza di ospedale. E le sue amiche sono morte. Cos'è successo quella notte al manicomio abbandonato? Perché Mara è l'unica sopravvissuta? Orribili allucinazioni iniziano a perseguitarla e un dubbio si insinua nella sua mente: e se fosse stata lei a causare quelle morti, come aveva predetto la seduta spiritica? L'incontro con il turbolento, bellissimo Noah potrebbe essere la sua salvezza o la sua definitiva condanna. Perché anche Noah ha un segreto, legato al grande mistero che la tormenta: chi è Mara Dyer?







Voto: 

A cura di Lizy

Ho avuto il terribile presentimento, leggendo il primo capitolo di questo romanzo, di trovarmi in un horror americano di quart’ordine, nel quale un gruppo d’amici si riunisce per una seduta spiritica per poi ritrovarsi, sei mesi dopo, tutti morti meno una, in un classico cliché narrativo. La sensazione di trovarmi davanti a qualcosa di già letto mi ha accompagnato fino a quando non ho trovato una strabiliante somiglianza con l’ormai collaudato modello young adult/paranormal romance Twilight, nonché con situazioni che mi facevano pensare all’anime “Death Note” (non vi svelo di più, altrimenti potrei essere tacciata di spoileraggio).
La storia è quella di Mara, della quale ci viene detto in una sorta di prologo che il suo nome è fittizio, suggerito dall’avvocato, una ragazza che si trova coinvolta nel crollo di un manicomio e che si risveglia in ospedale non ricordando assolutamente nulla di ciò che le è capitato. Le amiche Claire e Rachel, oltre che il fidanzato Jude, si trovavano con lei ma non sono state così fortunate. La famiglia di Mara decide di trasferirsi in una nuova città, Miami, nella quale la teenager si trova a dover fare i conti con la nuova scuola, i nuovi compagni e i ricordi che a poco a poco affiorano.
Ci sono tutti gli elementi tipici dei romanzi americani dunque: la compagna bionda e antipatica, il compagno strano ma disponibile e quello mozzafiato, con una brutta reputazione, ricco e ambito (e con un sexy accento inglese). Condiamo il tutto con del romanticismo da quattro soldi, una ragazzina che crede di essere pazza, ma che nello stesso tempo se la tira col ragazzo al quale segretamente vorrebbe “rubare la virtù” ed è fatta: questo è il libro della Hodkin.
Naturalmente fin da subito si capisce che Mara non è una ragazza comune, turbata da questo evento traumatico che non riesce a ricordare e persa d’amore per il suo compagno Noah, la versione umana di Edward Cullen (sebbene abbia un pizzico di carattere in più e non faccia perennemente il depresso). Gli unici che veramente hanno conquistato la mia simpatia sono stati Daniel e Joseph, i fratelli di Mara, sebbene solo andando avanti con la storia abbiano un vero e proprio ruolo.
Pochi i capitoli veramente interessanti, e benché la trama possa attrarre, credo non venga sviluppata al meglio che si possa, e quello che all’inizio sembrava un potenziale buon libro si trasforma in un collage di situazioni già viste o lette.

“E fu così che divenni completamente, totalmente, interamente  sua”.

Non so voi, ma io ho avuto un dejà vu. Come non dimenticare infatti la dichiarazione d’amore di Bella? Non ho svelato alcun finale poiché suddetto pensiero si trova a pagina 170, ma personalmente ha ridotto sensibilmente l’interesse per la storia. Ci sarebbe un’altra scena sulla cui “originalità” si potrebbero sollevare obiezioni, ma mi riservo di evitare ulteriori commenti.
Oggettivamente è un romanzo scritto bene (o, nel nostro caso, tradotto bene) ma editato male: il tutto è narrato in prima persona e spesso si fatica a capire che ci si trovi all’interno di un dialogo perché mancano i segni grafici che indicano l’inizio di una conversazione. In genere non si fa caso a queste che sembrano minuzie, ma quando ciò capita per almeno la metà delle 430 pagine diventa un vero e proprio difetto.
Altra pecca: che tipo di libro ci troviamo davanti? Un romanzo può contenere tanti elementi, ma di solito questi dovrebbero essere ben essere dosati all’interno della storia, invece qui è possibile fare una vera e propria scansione dei vari generi letterari presenti: si inizia volendo lasciare intendere che si abbia tra le mani un giallo, e invece subito dopo ci ritroviamo in uno young adult che molto prende spunto dalle atmosfere degli anime giapponesi, per poi passare ai contenuti romance e infine al paranormal. Questa divisione netta di generi non fa altro che amplificare la sensazione che l’autrice non sappia amalgamare bene il composto e preferisca metterli giù come se si trattasse dei passaggi differenziati di una ricetta.
“Chi è Mara Dyer” è il primo volume di una duologia della quale non sono per niente curiosa di leggere il seguito, poiché chiuso il volume non solo mi sono resa conto che c’è la tendenza a passare oltre ciò che nemmeno l’autrice riesce a spiegare, ma anche che nel corso del romanzo le mie previsioni iniziali sull’andamento della trama si sono rivelate corrette, rendendo ancora più deludente la lettura.
Questo romanzo è la dimostrazione che non basta saper scrivere bene per scrivere un buon libro, e che purtroppo non si ha abbastanza inventiva per scrivere di cose nuove, ma piuttosto si sceglie di prendere elementi vari in prestito e combinarli spacciandoli per innovativi, non riuscendo nemmeno a celare tale intenzione.



5 commenti:

  1. Wow! Davvero ben scritta - la recensione. Complimenti!

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  2. Un altro fantastico libro insomma! Il clichè da horror moderno è terribile, non cambiano mai nemmeno l'aspetto del gruppo di amici!

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  3. Mi dispiace tu non lo abbia apprezzato, comunque hai fatto un'ottima recensione :)
    Io clichè a parte lo sto attualmente leggendo e mi sta piacendo un sacco ^^

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  4. Mi piacciono le recensioni dissacranti, soprattutto se bene argomentate come questa! Complimenti!

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