Dopo I guerrieri del ghiaccio ecco la seconda parte di A Dance with dragons. Mentre la regina dei Draghi affronta soverchianti forze malefiche, Tyrionn Lannister continua nella sua ricerca di riscatto e Jon Snow stabilisce il suo comando sui guardiani della notte.
A cura di Sakura87
Voto:
Si può giudicare obiettivamente il capitolo di una saga amatissima partorito dopo cinque anni di promesse e di false speranze (la postfazione a Il banchetto dei corvi prometteva a breve il seguito)?
Forse non si può. In ogni caso: A Dance with Dragons è una parziale delusione, un romanzo corale i cui i punti di vista – punto di forza della saga di Martin – si sono moltiplicati a dismisura e i cui archi narrativi restano praticamente in stallo.
Dopo l’assenza dal precedente volume torna infatti Daenerys, immobilizzata in una situazione senza uscita, incapace di prendere una decisione tra il tornare a Westeros dove sarà accolta e acclamata da un popolo piegato dalla guerra tra i re (il suo popolo di diritto) o restare nella baia degli schiavisti da cui non può muoversi salvo vanificare i suoi tentativi di abolire la schiavitù (proteggendo così il suo popolo acquisito). Torna anche Tyrion, che è l’ombra di se stesso, un giullare che gira in tondo nel tentativo di raggiungere Daenerys e che ha perso tutto il suo smalto, tanto che persino le sue battute mordaci ormai odorano di stantio. Dalle nebbie del passato riemergono anche Bran, in un pellegrinaggio senza fine verso il nord, Jon Snow, impegnato a imparare il prezzo del potere, Ser Davos Seaworth, alla ricerca di nuovi alleati per il suo signore Stannis, Theon Greyjoy, spezzato nel corpo e nello spirito. Torna anche Arya, sia pure per un singolo capitolo.
A tali personaggi si aggiungono nuovi punti di vista: Asha Greyjoy, sorella di Theon, che fortunatamente costituisce una nuova interessantissima voce in mezzo al grigiore; Melisandre, con troppi pochi capitoli perché il personaggio venga esplorato significativamente; Quentyn Martell, new entry praticamente superflua; Griff, misterioso compagno di viaggio di Tyrion – lui sì che fortunatamente ha qualcosa da aggiungere alla linea narrativa principale; Areo Hotah, capo delle guardie a Lancia del Sole, che conferma il mio spregiudicato amore per i dorniani e la casa Martell.
Esclusi Prologo ed Epilogo, in tutto ADWD parliamo di qualcosa come sedici pov diversi, ad alcuni dei quali è dedicato un solo capitolo: decisamente troppi, tanto che mi chiedo se non sarebbe stato meglio spostarne alcuni nel volume successivo, che di questo passo vedremo… nel 2017.
L’unico motivo per cui ADWD – finora, a mio parere, il peggior volume della saga – si riscatta è che Martin riuscirebbe a rendere interessante persino una saga familiare in cui i vari membri si tramandano una leggendaria ricetta della polenta: personaggi inutili o meno (Quentyn, tanto per citarne uno, lo è), lo scrittore riesce a renderli interessanti. Purtroppo si avverte in modo forte l’odore di minestra allungata, probabilmente non per aumentare le vendite tirando in lungo, ma per un calo di ispirazione (non è un mistero il blocco dello scrittore che per molto tempo ha impedito a Martin di continuare a scrivere) che forse lo ha costretto ad aggiungere personaggi per risolvere situazioni critiche.
Indipendentemente dal mio giudizio sul libro (che, in ogni caso, è riferito all'intero tomo – come si può giudicare un terzo di romanzo?), la mia opinione sul modo in cui la Mondadori sta trattando una gallina dalle uova d'oro qual è G.R.R. Martin è tutt'altro che positiva.
In questa sede mi limito a ricordare errori di traduzione di Altieri ormai entrati nella storia – qualcuno ha presente il cervo che ha ucciso la metalupa nel primo libro diventato magicamente un unicorno? Oppure i capelli di Catelyn, Robb, Sansa, Bran e Rickon, da color bronzo erroneamente diventati corvini, per poi tornare bronzo nel terzo volume? -, lo smembramento dei volumi in due o tre parti, la generale poca cura delle edizioni con titoli inventati di ben poca attinenza e terribili copertine in computer grafica.
A Dance with Dragons, in particolare, ha fatto full: tripartizione, copertine indecenti, titoli illogici, errori di traduzione, refusi di stampa a quasi ogni pagina (persino nelle mappe). Un prodotto, ricordiamolo, pagato (19x3) euro, ossia il triplo dell'edizione originale con un terzo della qualità, uno dei libri Mondadori meno curati che mi siano capitati tra le mani. Invece di stampare e ristampare nuove edizioni non corrette per cavalcare il traino della serie televisiva, qualcuno lassù avrebbe fatto meglio a pensare che forse i lettori (vecchi e nuovi) si meritano un libro che sia stato almeno riletto prima della stampa definitiva. Ma d'altronde, cosa ci aspettiamo? E' solo fantasy.
Fatto! ^^
RispondiEliminaFatto!
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