lunedì 13 agosto 2012

I libri più visti in televisione: microspettiva sul piccolo schermo (1)


A cura di Lizy

Capita molto spesso che il soggetto dal quale parte l’idea di una serie televisiva non sia propriamente originale, ma ispirato ad un testo già scritto e da fenomeni cinematografici che hanno lanciato una certa tendenza: parliamo oggi dei telefilm ispirati ai romanzi.
Forte del successo cinematografico della saga di Twilight, si è diffusa in America una Vampire Culture che ha reso conosciutissimi in patria e nel resto del mondo i romanzi urban fantasy di Lisa Jane Smith (tradotti per la prima volta in Italia da Newton Compton nel 2008, sebbene il primo volume – Il risveglio – risalga al 1991) e di Charlaine Harris (in italiano dal 2007 per Delos Books).

Da queste famosissime saghe sono state tratte le due serie di enorme successo “The Vampire Diaries – I diari del vampiro” e “True Blood”.

Wallpaper: la nuova serie di The Vampire Diaries“The Vampire Diaries” narra la storia di Elena Gilbert, una ragazza sopravvissuta misteriosamente ad un incidente nel quale hanno perso la vita i suoi genitori (che poi scopre essere adottivi) che si innamora di un ragazzo misterioso, Stefan Salvatore, un vampiro con un irriverente fratello, Damon, scapestrato e come lui soprannaturale. Elena e Stefan cominciano la loro storia, ma la ragazza scopre di essere identica alla donna – o meglio vampira – che ha reso i due fratelli dei non-morti ed è la causa dei loro dissapori: Katherine Pierce. La storia si evolve tra i sentimenti contrastanti di Elena per i due Salvatore, giochi pericolosi con la magia da parte della strega Bonnie, l’arrivo dei licantropi ma, soprattutto, dei vampiri Originari, da cui discende l’intera razza dei vampiri presenti sulla terra. La serie televisiva si presenta fin da subito molto diversa dal ciclo di romanzi, dal quale differisce non solo per il temperamento dei personaggi (l’Elena del telefilm è ingenua quanto la Katherine del romanzo, e tra l’altro le due sono bionde), ma anche per l’epoca in cui è avvenuta la loro vampirizzazione dei fratelli Salvatore (che nel romanzo avviene intorno alla metà del Quattrocento e nel tv-film alla fine dell’Ottocento) e la loro nazionalità che nel libro è italiana piuttosto che americana. Inoltre, a mio avviso, la serie è molto più coinvolgente del ciclo cartaceo, che risulta molto semplicistico e più incentrati sul romance, sebbene sia più godibile in lingua originale che in italiano. Nella versione italiana, infatti, si nota una certa influenza della saga di Twilight sebbene dovrebbe essere al contrario visto che “I diari del vampiro” sono stati scritti prima dei romanzi della Meyer, che a proposito sembra abbia tratto molta ispirazione da questo ciclo per i suoi intrecci. A buon intenditor, poche parole.

Parliamo poi di “True Blood”, che prende soggetto dal ciclo di Sookie Stackhouse, ed è decisamente una serie poco adatta ad un pubblico teenager: in essa infatti la crudezza di certe scene e la frequente presenza di amplessi acrobatici tra vampiri, nonché un forte richiamo allo splatter. Il True Blood del titolo è una speciale miscela sintetica che può soddisfare la sete di sangue dei vampiri permettendo una coesistenza semi-pacifica tra vampiri e umani. La vita di Sookie, umana telepatica, cambia quando conosce Bill, vampiro della guerra di secessione, e se ne innamora, scatenando lo scandalo nella cittadina di Bon Temps. Il loro legame è messo in pericolo anche dalla rigida gerarchia dei vampiri, che hanno un loro Re e Regina che li governano per rendere la coesistenza il più possibile regolata. Non conosco i romanzi sinceramente, ma devo dire che questa serie è abbastanza forte anche per me che ho guardato “I Tudors” e sto seguendo “I Borgia”, soprattutto per la crudeltà e il disgusto che molte scene provocano nello spettatore.

Un’altra serie paranormal, che però ha avuto poco successo ed è dunque stata cancellata dal suo network, è “The Secret Circle”, basata sull’omonima saga dalla stessa scrittrice de “I diari del vampiro” (in italiano il titolo è “I diari delle streghe”, ma solo il primo ciclo a quanto pare sarebbe stato scritto dall’autrice, come per l’altra saga). Il tema principale dell’unica stagione è la scoperta del mondo della magia da parte della protagonista Cassie che entra a far parte di un gruppo di streghe e stregoni adolescenti che deve rimanere segreto agli adulti. Fin dall’inizio la serie non decolla, sebbene vi sia una bellissima scena proprio nell’episodi pilota ambientata nella foresta nella quale due dei protagonisti fanno librare le gocce di rugiada.



Ma passiamo a serie televisive dalla tematica più frivola, ma decisamente adatta ad un pubblico adulto: per tutti coloro che vorrebbero vivere a Manhattan, consiglio di fare una (in)sana immersione in “Sex and the City”, serial basato sull’omonimo romanzo di Candace Bushnell (ma solo per la prima stagione) che è stato uno dei primi esempi di  chick-lit, letteratura dalle sfumature rosa e dedicata alle donne sugli “anta”, incentrato sulla vita di Carrie Bradshaw, giornalista che cura un’insolita rubrica sulle abitudini sessuali della popolazione della Grande Mela. La donna è accompagnata dalle sue tre amiche: Charlotte, posata e puritana; Miranda, avvocato di successo e spaventa uomini; Samantha, la più anziana e libertina. Ma la vera morale di questo telefilm non è tanto il dimostrare che uomini e donne si danno da fare 24 ore su 24, ma raccontare il modo in cui si sviluppano i rapporti interpersonali nel XXI secolo, tra incompatibilità con il partner, la poca pazienza e la paura di un’invasione di spazi personali. Per chi si è perso questa serie potrà sempre rifarsi con il prequel che sarà sugli schermi americani a partire da ottobre col nome di “The Carrie Diary”, dove vedremo la giornalista da giovane, quando si aggirava al liceo negli anni ottanta.

Per chi invece è interessato “alle vite scandalose dell’elite di Manhattan” c’è sempre “Gossip Girl”, serie tratta dall’omonima saga di dodici volumi di Cecily von Ziegesar (gli ultimi quattro attribuiti ad un ghostwriter), che racconta le vite di giovani rampolli di facoltose famiglie dell’Upper East Side di New York, tra i quali Blaire, Serena, Nate e Chuck. L’unico pesce fuor d’acqua all’inizio della serie è Dan Humphrey, che frequenta la stessa scuola dei quattro precedentemente nominati seppur sia un ragazzo alla mano di Brooklyn. I loro segreti più conturbanti, le loro tresche e bugie sono svelati da un’anonima blogger che ha le sue fonti in tutta la città e si fa chiamare Gossip Girl. Nel corso delle serie saremo vicinissimi allo scoprire la sua identità, ma forse questa verrà svelata solo nella stagione conclusiva di dieci episodi che sarà trasmessa anch’essa a partire da ottobre. Questa serie ha suscitato in me emozioni contrastanti: se dapprima la giudicavo snervante, nel corso degli anni tematicamente è andata ad ammorbidirsi, risultando ultimamente un po’ ripetitiva.

Sulla stessa scia di GG abbiamo un’altra stalker virtuale che minaccia “quattro stronzette” di rendere il mondo partecipe delle loro malefatte, questa volta non attraverso un blog, ma degli sms anonimi: sto parlando della famigerata A di “Pretty Little Liars”, serie tratta dagli young adult di Sara Shepard (ma che ha una trama in moltissime parti differente), che ruota sulla vita di quattro amiche il cui legame si rinsalda dopo il ritrovamento del cadavere della comune amica e ape regina del gruppo Alison Di Laurentis. La quattro tentano di far luce sull’omicidio, e per questo sono costrette a mentire alle rispettive famiglie, mentre ognuna di loro cela un segreto personale: Aria ha una storia col suo professore di letteratura, Spencer ha avuto una relazione con ben due ragazzi alla sorella maggiore, Emily si finge eterosessuale mentre sa di essere stata innamorata di Alison e Hanna, divenuta popolare solo dopo essere riuscita a perdere peso e colpevole di diversi furtarelli in città. Si tratta di una serie molto interessante, poiché mette lo spettatore nella parte del detective, mettendo i tasselli al loro posto per scoprire chi abbia ucciso Alison e chi sia il/la famigerato/a A.

Sperando che questa microspettiva possa esser stata interessante, vi rimando alla prossima puntata, nella quale ci occuperemo delle serie di carattere… epico!



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