Ok, non mi potevo più esimere. Saffo, Alceo, Ovidio... e lui? Snobbato da una profana come me, che più che tenerezza, per lui, ha sempre provato un retrogusto di intolleranza, il poeta elegiaco più famoso ed amato dagli studenti non poteva non essere annoverato in questa rubrica (parleremo dei più importanti autori classici, ma a piccole dosi). Di Catullo sarebbe troppo ovvio proporvi il suo Odi et amo, ma gli farei un torto se non riportassi una delle poesie dedicate alla sua Lesbia (Clodia o Claudia nel volgo popolare, la moglie di Celio Rufo più anziana di Catullo di una decina d'anni). Tra i carmina del suo libellum (come lo chiama nel I, dove c'è la dedica a Cornelio Nepote) il mio preferito è sempre stato il carme 72. Forse perché una volta tanto questo benedetto ragazzo, soggiogato dall'amore per una donna che lo tratta come uno dei tanti amanti e di certo non si cura dei suoi sentimenti, vede la realtà della sua relazione con Lesbia-Claudia: i continui tradimenti di lei lo portano a desiderarla di più, ma di certo la stima che ha di lei è ormai sempre più bassa. Ricordando i primi tempi della loro storia con un'amara malinconia, Catullo -finalmente senza piangersi addosso- fa i conti con le bugie della donna (dicevi che non avresti voluto nemmeno Giove al mio posto) e con la profonda devozione che nutriva per lei e che nulla gli ha portato se non dolore e rabbia. Un amore che lo ha forse consumato nel profondo, tanto che la morte prematura a soli trent'anni getta romantiche supposizioni sulla sua scomparsa...
Il secondo carme (il 70) è ugualmente bello ed ha lo stesso tema, ma è più breve. Ve lo propongo ugualmente per la bella immagine delle parole scritte sull'acqua, simbolo dell'inconsistenza delle passioni degli amanti...
Carme LXXII
Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem.
dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam,
sed pater ut gnatos diligit et generos.
nunc te cognovi: quare etsi impensius uror,
multo mi tamen es vilior et levior.
qui potis est, inquis? quod amantem iniuria talis
cogit amare magis, sed bene velle minus.
Carme LXX
Nulli se dicit mulier mea nubere malle
quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat.
dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti,
in vento et rapida scribere oportet aqua.
La mia donna dice che preferisce non sposare nessuno
se non me, neppure se la volesse Giove in persona.
Dice: ma ciò che la donna dice all'innamorato
bisogna scriverlo nel vento e nell'acqua che scorre.
Chi è l'autore?
Gaio Valerio Catullo nacque a Verona intorno all’84 a.C. Ben pochi sono i dati biografici in nostro possesso.
Sappiamo che non ancora ventenne si stabilì a Roma dove incontrò una donna molto nota nei salotti mondani e politici dell’epoca.
Con questa donna, chiamata Lesbia nei suoi carmi (da identificare con Clodia, la sorella del capofila della pars democratica, che venne ucciso da Milone), Catullo intrecciò una storia d’amore che segnò la sua vita privata e artistica. A roma il poeta ebbe la possibilità di conoscere importanti personaggi del mondo letterario (come Cinna, Cornelio Nepote, Asinio Pollione) e del mondo politico, quali Cesare e Cicerone.
Nel 60 a.C. il fratello di Catullo morì nella Troade: in occasione di un viaggio in Bitinia il poeta visitò la sua tomba, e da questo episodio nacque un carme (c. 101, che diverrà poi il modello seguito da Foscolo per il suo componimento “In morte del fratello Giovanni”).
Tornato dalla Bitinia, soggiornò per qulche tempo a Sirmione, dove la sua famiglia possedeva una villa; la sua morte si colloca intorno al 54 a.C.
Resterà per me indimenticabile, tra quelle di Catullo, il passero di Lesbia.
RispondiEliminaUn po' perché non credo di aver mai letto nulla di più ambiguo ("Il passero, delizia della mia fanciulla, con cui suole giocare, e tenerlo in seno, ed a lui bramoso dare la punta del dito
ed eccitare focosi morsi"), un po' perché il carme in cui questo benedetto passero muore è davvero tenero ("era dolce e conosceva la sua padrona come una bimba la mamma, non si staccava dal suo grembo, ma saltellando qua e là pigolava sempre alla sola padrona. E ora s'avvia per una via tenebrosa, da dove dicono che nessuno faccia ritorno.").
Altro che Odi et Amo, il vero protagonista del canzoniere di Catullo è il passero!
L'ho citato ugualmente nell'immagine perché era un po' banale da riportare, solo che... no, il passero col doppio senso no... non puoi rovinarmi catullo così!!! Non ci avevo mai pensato!! XDD
RispondiEliminaCome hai fatto a non averci mai pensato? E' più porno questo carme che l'intero Satiricon di Petronio! :D
RispondiEliminaMa io sono un'animella candida e ingenua =_= pensavo ad un dolce passerotto e alla canzone di baglioni =_=
RispondiEliminami ricordo anche come suonavano in metrica ** ahah il passero xDDD
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