Dopo tre recensioni ed un giveaway è arrivato il momento di dare finalmente voce a Massimo Cortese, autore della Trilogia della speranza e della lettera all'onorevole Levi che ho pubblicato qui. Attivo nelle tematiche sociali, Cortese è laureato in giurisprudenza e racconta, attraverso i suoi libri, la storia dimenticata del nostro paese, ma anche le difficoltà che lo attanagliano e il vissuto -spesso autobiografico- delle fasce vittime di diverse problematiche.
Interview with...
Massimo Cortese
Malitia: Buonasera Cortese
e benvenuto sul mio blog. Può presentarsi ai lettori?
Cortese: Nel ringraziarla per la
bella opportunità di entrare da protagonista sul suo Blog, passo subito alla
presentazione. Mi chiamo Massimo
Cortese , ho cinquanta anni, sono sposato con Daniela, ho una
figlia alla quale ho dedicato il primo libro, che ha rappresentato l’inizio
della mia avventura letteraria. Al primo libro ne sono seguiti altri due: in
buona sostanza, ogni testo è all’origine del successivo. Al terzo libro, ha
fatto seguito lo scritto inedito “L’opinione
di uno scrittore- lettera cortese all’onorevole Levi, con cui protesto per
l’entrata in vigore della nuova Normativa sul prezzo dei libri. Vorrei però
ricordare i racconti, pubblicati anche su varie Antologie e su Visione, il semestrale della sezione
provinciale di Ancona dell’Unione
Italiana per la lotta alla distrofia muscolare, dove curo la rubrica
intitolata Cortese…mente. Uno dei
miei racconti preferiti; “Le ragazze dei
Blog Letterari” è stato pubblicato
all’interno dell’ultima Antologia della Casa Editrice Montag, intitolata “L’amore delle donne”.
M: Il suo primo libro, Candidato
al Consiglio d'istituto, nasce da un'esperienza personale vissuta nella
scuola di sua figlia. Perché ha sentito il bisogno di scriverne?
C: Perché volevo occuparmi di
alcune questioni, come l’educazione, il bullismo, la fiducia o la sfiducia
nelle Istituzioni, che mi stanno molto a cuore, ma di cui si parla soltanto
quando accadono delle tragedie. Avevo desiderio di far sentire la mia voce: tutto
qui.
M: Educazione e bullismo sono
solo due dei temi trattati nei suoi libri. Quanto sono importanti e quanto se
ne parla, in realtà, nel nostro paese?
C: L’educazione è
importantissima, sebbene in questi ultimi decenni venga considerata una questione
superata. La maleducazione e l’arroganza hanno preso il suo posto, ma, sarebbe
il caso di dire “nulla è perduto, niente
è compromesso”. Bisogna recuperare il tempo perduto. Riguardo al bullismo,
è una grande ingiustizia, verso la quale non sempre si interviene nel modo adeguato.
Riporto un fatto: ho partecipato ad un convegno che si occupava di problemi
dell’adolescenza, e ad un certo punto è intervenuta una docente universitaria,
che esponeva i risultati di un sua grande ricerca. La signora mostrava una
grande competenza nell’affrontare il bullismo, ed io gesticolavo con la mano
per mostrare il mio dissenso, ma non c’è stato nulla da fare. Inoltre, il
bullismo di oggi è diverso da quello del passato, basti pensare al ruolo di
Internet; oggi si parla di cyberbullismo. Il bullismo è un fenomeno planetario:
la trasmissione televisiva Tg2 Dossier, mandata in onda dalla RAI alla
mezzanotte del 10 gennaio 2009,
ha fatto il punto della situazione in Francia, Spagna,
Gran Bretagna, Germania e Russia, e onestamente non comprendo come mai il
Ministero della Pubblica Istruzione non
abbia avvertito la necessità di trasmetterla alle scuole italiane: sarebbero stati
soldi spesi bene, a dispetto di tante ricerche inutili. Non può essere uno spot
a risolvere il problema, ci vuole ben altro. A costo di diventare noioso,
iniziamo dal diffondere la trasmissione Tg 2 Dossier della RAI del 10 gennaio
2009.
M: Lei scrive anche, attraverso
il racconto della vita di sua madre, degli anni in cui la miseria nera affliggeva
l'Italia da Nord a Sud, fornendo uno spaccato molto realistico di alcuni
decenni fa. Secondo lei l'Italia è un paese che ha perso memoria del passato?
C: Sì, abbiamo perduto la memoria
del nostro passato, e in molti casi la colpa è anche dei nuovi programmi
scolastici: per esempio, nella classe quinta elementare, non si completa il
programma di storia, ma ci si ferma alla Storia Romana: questo significa che i
nostri ragazzi vivono fuori dal mondo, non conoscendo le vicende degli ultimi
secoli e quelle del più recente passato. A riprova di quanto sto dicendo, ho
notato tanta ignoranza dei giovani in occasione dei festeggiamenti per il 150°
Anniversario dell’Unità Nazionale. Un popolo che non conosce la propria storia,
difficilmente sarà in grado di appassionarsi al proprio futuro.
M: In Non dobbiamo perderci
d'animo lei ricorda con un affettuoso episodio "il carnevale dei
ragazzi", un evento che venne cancellato dal terremoto di Ancona e a cui
attribuiva un particolare valore. Cosa ne è conseguito? Perché, secondo lei, la
scomparsa di questo carnevale ha quasi causato una piaga sociale nei giovani
che non l'hanno vissuto?
C: Nel racconto vi sono due
direttrici: l’età spensierata dell’infanzia e l’attacco alla Politica. Il
terremoto è l’evento imprevedibile che collega questi due elementi. Peraltro,
nel corso degli anni, questa parola ha assunto un significato più ampio: si
parla appunto di terremoto politico o di terremoto finanziario, a sottolineare
la crisi di un determinato sistema. Nel
racconto vi è una delle prime critiche verso il Mondo della Politica, il cui
Degrado è, proprio in questi giorni, sotto gli occhi di tutti. Per questa ragione, io sostengo, che la colpa
dell’attuale degrado, in cui versa la società italiana, è dovuta alla scomparsa
del Carnevale: per risolvere il problema, basterebbe reintrodurre quella
manifestazione soppressa nel 1972
a causa del terremoto. Riguardo alla sua domanda,
relativa alla piaga sociale che la scomparsa del carnevale avrebbe causato nell’attuale
Classe Dirigente, la risposta va ricercata direttamente nella ragione per la
quale ho scritto il racconto: durante una festa di Carnevale organizzata da una
scuola elementare, ho incontrato un uomo politico, mentre si divertiva con una delle prime videocamere a
filmare i suoi figli. Il nostro amico rideva di gusto: in quel momento, il
Politico aveva lasciato il posto al Genitore interessato del Destino dei propri
Figli. Allora io ho pensato: che bella cosa sarebbe se il sorriso di questo
Genitore rimanesse per sempre: avremmo un Paese Migliore. Il problema è che ci siamo dimenticati delle
piccole cose, della gioia di una bambina che indossa per la prima volta una
maschera di carnevale e che festeggia divertita, tanto da attirare l’attenzione
del papà. Poi vorrei dire un’ultima cosa: alla mia proposta di reintrodurre il
carnevale dei ragazzi, il sindaco dell’epoca, che ebbe a premiarmi, non mi
rispose, sicuramente non aveva letto il racconto. Ebbene, qualche mese più
tardi il primo cittadino si è dimesso e, per assurdo, le dimissioni sono state
date il 24 febbraio 2009,. proprio nel giorno di martedì di carnevale.
M: Le vicende giudiziarie di cui
è stato vittima e che ha raccontato in Un'opera dalle molte pretese hanno
modificato l'opinione che aveva della giustizia italiana?
C: No, avevo e ho un grande
rispetto per la
Magistratura del nostro Paese, che spesso opera in condizioni
difficili. Tuttavia, molte cose debbono cambiare e, se è vero che dobbiamo
avere rispetto per l’Ordine Giudiziario, è altrettanto vero il contrario.
M: Nei suoi libri leggiamo dei
vani tentativi di lettere indirizzati ai politici. Perché lo fa?
C: Si tratta di un vizio che
avevo fin dai tempi della scuola superiore, una sorta di chiamata in causa
delle persone che possono e dovrebbero fare qualcosa per i problemi della
collettività, in quanto siamo noi ad averli eletti per risolvere i nostri
problemi. Negli Anni Ottanta, quando scrivevo mi rispondevano tutti: oggi non
risponde più nessuno. Questo testimonia una grande criticità nei rapporti tra
Cittadini e Classe Politica, che, di conseguenza, può diventare anche
arrogante. Io sono quasi certo che l’onorevole Levi non risponderà alla mia
lettera, e forse non lo farà nessun altro politico: ripeto, il mio è solo un
presentimento: come sono solito dire, spero di sbagliarmi.. Le mie sono lettere
di proposta, non di protesta, ciascuno di noi dovrebbe avere il coraggio civile
di pretendere che vi sia un’etica della politica.
M: Quanto è difficile fare lo
scrittore in Italia?
C: Per molti scrittori non è
affatto difficile: si scrive qualcosa, si va in televisione nelle trasmissioni
di maggiore ascolto, e si vendono migliaia di copie. Anche a livello locale, se
si conoscono le persone giuste, non è poi un brutto vivere. Poi ci sono quelle
persone, abbandonate da tutto e da tutti, per le quali scrivere e farsi leggere
è un’impresa disperata, quasi una missione impossibile: avendo vissuto questa
esperienza, ho provato a raccontarla, dopo essermi posto un unico
interrogativo: Perché accade questo? E’ giusto? Allo stesso modo di quando
scrivo ai politici, proponendo loro delle soluzioni, ho scritto una lettera a
me stesso, che ho trasformato in un libro intitolato “Un’opera dalle molte
pretese”. E’ difficile il mestiere dello scrittore libero in Italia, in quanto
non vi è attenzione per la cultura, ed in particolare per la lettura, come ho
cercato di dire nello scritto “L’opinione di uno scrittore”.
M: Perché scrivere al giorno
d'oggi? Sono molti quelli che ambiscono a farlo...
C: Un noto intellettuale ha detto
che molti scrivono perché hanno scoperto che è facile farlo. Forse, potrebbe
avere qualche ragione. Io credo che in un mondo caratterizzato dalla
solitudine, ci sia il bisogno di esprimersi in qualche modo.
M: Ultima domanda: se dovesse
salvare un solo libro al mondo, quale sarebbe?
C: La Bibbia : è il primo libro ad
essere stato stampato, non dobbiamo dimenticarlo.
M: Grazie mille per la
disponibilità e buona fortuna per il suo futuro letterario.
C: Io ringrazio lei e gli utenti
del Blog per avermi sopportato fino a questo momento.
Massimo Cortese
Nato ad Ancona nel 1961, è funzionario di un ente locale. Scrive racconti dalle ore 14.52 del 2 dicembre 2006, a seguito della nomina a Consigliere d’Istituto nella scuola frequentata dalla figlia. Nei suoi scritti sollecita sempre il lettore alla riflessione sulla realtà incontrata. Con Il Carnevale dei Ragazzi si è aggiudicato il XXIV Premio Nazionale Riviera Adriatica di Ancona. Scrive sulla rivista Visione della UILDM di Ancona, dove cura lo spazio intitolato Cortese…mente.
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