Non so se vi sia mai capitato di incontrare un insegnante speciale che vi è rimasto nel cuore. Uno di quelli per cui è molto più importante parlare a quattr'occhi coi propri studenti di come va la vita piuttosto che insegnare la materia, andare avanti col programma, instillare sterili nozioni. Io ce l'ho avuta una professoressa così, anche se per soli due anni. Insegnava inglese nel mio liceo, amava -ama- la lettura, e per noi c'è sempre stata, come una mamma. Mi si spezzò il cuore quando ci comunicò che doveva trasferirsi in un'altra scuola, scoppiai a piangere leggendo alla classe l'ultima lettera che ci aveva scritto. Da lei ho imparato l'importanza di fermarsi a riflettere senza farsi travolgere da quell'inutile tran tran che ci vuole soffocare, ho imparato a scindere le cose importanti da quelle ininfluenti. E di lei, in particolare, mi è rimasto un ricordo meraviglioso, che condivido con la mia ex classe: una poesia di Edwin Morgan, autore scozzese scomparso lo scorso anno, intitolata Strawberries. Ricordo ancora le immagini che mi suscitò, la pioggia e le fragole, il vago profumo dell'estate. E' un piacere riprenderla e condividerla con voi, sperando con tutto il cuore che vi piaccia.
Strawberries
There were never strawberries
like the ones we had
that sultry afternoon
sitting on the step
of the open french window
facing each other
your knees held in mine
the blue plates in our laps
the strawberries glistening
in the hot sunlight
we dipped them in sugar
looking at each other
not hurrying the feast
for one to come
the empty plates
laid on the stone together
with the two forks crossed
and I bent towards you
sweet in that air
in my arms
abandoned like a child
from your eager mouth
the taste of strawberries
in my memory
lean back again
let me love you
let the sun beat
on our forgetfulness
one hour of all
the heat intense
and summer lightning
on the Kilpatrick hills
let the storm wash the plates
Fragole
Mai ci saranno fragole
Come quelle insieme
Quel pomeriggio torrido
Seduti sul gradino
Della finestra aperta
/Rivolti uno all’altro
Le tue ginocchia nelle mie
I piatti azzurri nei nostri grembi
Le fragole scintillanti
Nella luce calda del sole
Le intingevamo nello zucchero
Mentre ci guardavamo
Un banchetto senza fretta
Che altri arrivassero
I piatti vuoti
Riuniti sulla pietra insieme
Con le forchette incrociate
E mi sono chinato su di te
Dolce in quell’aria
Nelle mie braccia
Abbandonato come un bambino
Dalla tua bocca fremente
Il sapore delle fragole
Nella mia mente
Si sporge ancora
Lasciami amarti
Lascia cadere il sole
Sulla nostra incurante dimenticanza
Un’ora tra tutte
Il caldo intenso
E i lampi d’estate
Sulle colline di Kilpatrick
/Lasciamo i piatti al temporale
Chi è l'autore?
Edwin Morgan è nato a Glasgow nel 1920. Ha studiato presso l'Università di Glasgow, interrompendo gli studi durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1947, dopo aver conseguito la sua specializzazione in Letteratura inglese, ha lavorato all'Università di Glasgow come insegnante, fino a ricoprire, dal 1975 al 1980, l'incarico di professore di Letteratura inglese.
Oltre che poeta, è anche drammaturgo (The Apple-Tree, 1982; Master Peter Pathelin, 1983; Phaedra, 2000; A Trilogy of Plays on the Life of Jesus, 2000), critico (Essays, 1975; Hugh MacDiarmid, 1976; Crossing the Border, 1990) e traduttore, avendo tradotto sia dall’antico inglese (Beowulf, 1952), sia da svariate lingue come l’italiano (Poems from Eugenio Montale, 1959), il russo (Sovpoems, 1961; Wi the Haill Voice: Poems by Mayakovsky, 1972), il francese (Cyrano de Bergerac, 1992), e ancora dallo spagnolo, dall’ungherese, dal portoghese, e dal tedesco. Morgan ha pubblicato oltre venti volumi di poesia, e riunito molte delle sue traduzioni in due volumi (Rites of Passage, 1976; Collected Translations, 1996). E' uno dei grandi scrittori e traduttori di lingua inglese degli ultimi cinquant'anni, scomparso lo scorso agosto 2010 all'età di novant'anni.
Questa poesia è veramente bellissima :) Grazie per avermela fatta scoprire!
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