Questo appuntamento di By the Keyhole, la rubrica mensile che spia "dalla serratura" i classici -analizzandoli nel dettaglio e proponendovi brani da loro tratti- avevo inizialmente pensato, data l'uscita nelle sale del film con Mia Wasikowska e il quiz che abbiamo fatto, di dedicarlo a Jane Eyre. Oggi ricorre però l'anniversario della morte di un grandissimo autore e non potevo esimermi dal fargli un tributo parlando del suo capolavoro.
Letto solo una volta -avevo quindici anni e molto voglia di nutrirmi di capolavori- è un romanzo che, nella vita, non necessita di tante riletture, a meno che non si voglia godere ogni volta di quello stile meraviglioso e degli aforismi sagaci. Ma lui era così, cinico e sarcastico, esteta, profondamente innamorato dell'arte (che definisce inutile), un po' misogino -ma il termine è etimologicamente inappropriato, visto che più che un odio per le donne egli le considera semplicemente un "sesso decorativo"-, sensibile e stanco di quella società fatta di cartone, ipocrita e banale perché stereotipata.
Il protagonista del suo racconto è un giovane innocente, bellissimo e dall'animo candido. Un pittore ne sta ritraendo le fattezze, quando riceve la visita di un amico: vedendo il ragazzo, questo lo invita a riflettere sulla fugacità della sua bellezza e della giovinezza. Ricevuto poi in regalo il ritratto portato a termine, il giovane, ancora accaldato dai discorsi appena fatti, pronuncia un terribile desiderio: se solo quel quadro potesse invecchiare al posto suo, e lui restare sempre giovane! Sarebbe pronto a dare qualsiasi cosa...
Anche avendo omesso i nomi, avrete ormai capito che il classico del mese è...
Il protagonista del suo racconto è un giovane innocente, bellissimo e dall'animo candido. Un pittore ne sta ritraendo le fattezze, quando riceve la visita di un amico: vedendo il ragazzo, questo lo invita a riflettere sulla fugacità della sua bellezza e della giovinezza. Ricevuto poi in regalo il ritratto portato a termine, il giovane, ancora accaldato dai discorsi appena fatti, pronuncia un terribile desiderio: se solo quel quadro potesse invecchiare al posto suo, e lui restare sempre giovane! Sarebbe pronto a dare qualsiasi cosa...
Anche avendo omesso i nomi, avrete ormai capito che il classico del mese è...
Il ritratto di Dorian Grey
Il sogno di possedere un ritratto che invecchi al suo posto, assumendo i segni che il tempo dovrebbe tracciare sul suo volto angelico, diviene per Dorian Gray una paradossale, terribile realtà. Ma non saranno tanto le tracce del tempo che passa a fermarsi sul dipinto di quel bellissimo giovane, quanto le nefandezze di cui la sua anima si è macchiata. Un'anima giunta al culmine della dissolutezza, corrotta e degradata, trascinata nell'abisso della turpitudine e del vizio dal cinismo e dalla sfrenata avidità di piaceri di ogni sorta. Dalla sua sfida diabolica alla giovinezza eterna, Dorian uscirà sconfitto, schiavo di un ideale, assurdo desiderio di far coincidere l'arte con la vita. "Il ritratto di Dorian Gray" è considerato il romanzo simbolo del decadentismo e dell'estetismo.
Chi è l'autore?
Oscar Wilde nacque a Dublino nel 1854 in un ambiente colto e spregiudicato, studiò a Oxford dove ebbe come suoi maestri Ruskin e Pater. Il suo ingegno brillante, i successi letterari, le pose eccentriche lo imposero come una delle personalità dominanti nei circoli artistici e nei salotti mondani inglesi e francesi. Alternò come residenza Parigi e Londra, con frequenti viaggi in Italia, Grecia, Nordafrica. Nel 1882 Oscar Wilde recò negli Stati Uniti per un fortunato ciclo di conferenze sull'estetismo. Nel 1884 sposò Constance Lloyd, da cui ebbe due figli. Il matrimonio presto naufragò. La sua relazione con lord Alfred Douglas gli mise contro il padre di questi, marchese di Queensberry, e con lui tutta l'aristocrazia e la classe dirigente che fino ad allora lo osannava come un idolo. Subì un processo che suscitò enorme scalpore. Fu condannato per omosessualità a due anni di lavori forzati (1895). Scontata la pena, in miseria e abbandonato da tutti, si rifugiò in Francia dove morì, a Parigi, tre anni dopo, nel 1900.
Il ritratto di Dorian Gray è uno dei capolavori assoluti della
letteratura inglese, e non è difficile capire perché. Potremmo tributare questa
reputazione alle frasi ad effetto di Lord Wottom –il libro rappresenta pur
sempre il manifesto dell’estetismo, ed è quindi perfetto dal punto di vista
estetico- o all’egocentrica personalità dell’autore che in questo personaggio
si rispecchia, ma il vero protagonista, l’elemento che ci attrae –tra l’altro
soprannaturale- e attorno a cui ruota l’intera vicenda è il ritratto. E la
motivazione è esattamente la stessa per cui al giorno d’oggi ci piacciono tanto
i perfetti, immortali e freddi vampiri. Desideriamo la giovinezza eterna.
Scommetto che, intimamente, avete
pensato “non è vero, io no”. Suvvia, non mentite a voi stessi. Chi non si
farebbe prendere dal panico se qualcuno gli dicesse: “avete soltanto pochi anni
da vivere veramente. Quando la vostra gioventù se ne sarà andata, avrete
perduto anche la vostra bellezza, e vi renderete conto d'un tratto che non ci
sono più vittorie per voi, o che dovete accontentarvi di quelle banali vittorie
che la memoria del vostro passato renderà più amare delle sconfitte. Ogni mese
che passa vi avvicina a qualche cosa di orrendo. Il tempo è geloso di voi, e si
accanisce sui vostri colori di giglio e di rosa. Le vostre tinte appassiranno,
le guance si faranno cave, si appannerà il vostro sguardo. Soffrirete tremendamente...”?
La vecchiaia, che avanza
inesorabilmente, anno dopo anno, ora dopo ora, colpisce tutti, ed è una lenta
malattia. E assieme ad essa sparisce la bellezza. Dorian è bellissimo, e tale
vuole rimanere. Perché la bellezza ti rende affascinante per la società e attraente
per gli amanti. I creditori ti cederanno volentieri i loro soldi, le donne si
uccideranno per il tuo amore. Ma Dorian non è solo bello, è angelico… i suoi
ricci sono d’oro, l’incarnato è roseo, gli occhi azzurri e le labbra rosse. E’
accattivante, ha buone maniere, mantiene la sua aria di fanciullesca innocenza.
Per restare così, Dorian ha però stretto quello che è un patto col diavolo: ha
ceduto la sua anima rappresentata nel ritratto, che, infatti, non invecchia
solo al posto di Dorian, ma ne riflette anche i turpi peccati e imbruttisce
tremendamente assieme alla gravità delle sue azioni. Il primo delitto di cui si
macchia è la responsabilità del suicidio di Sibilla Vane, attrice della cui arte
si era innamorato ma che lascia perché, la sera successiva al fidanzamento, la
ragazza, presa dall’amore, aveva recitato male. In seguito a questo episodio
Dorian nota un leggero cambiamento nel quadro, “si sarebbe detto che vi era,
nelle labbra, una nota di crudeltà”. E’ il principio di omicidi e terribili
vizi che deturpano orribilmente il quadro, l’anima di Dorian. In lui non vi
sono però i segni di questa corruzione, è sempre il solito bellissimo giovane. Oscar
Wilde diceva che dentro questo romanzo c’era una terribile morale, “l’unico
errore del libro”: la condanna dell’eccesso, che richiede un adeguato castigo. I
tre personaggi principali nei quali si rispecchia (il pittore Basil, Dorian e
Lord Wottom) eccedono nella ricerca della bellezza, oppure rimangono spettatori
della vita senza prenderne parte. Ma “chi respinge la battaglia rimane ferito
più profondamente di chi vi prende parte” e Henry Wottom, con le sue profonde e
sarcastiche riflessioni, che si diverte
a giocare con Dorian e con tutto quello che gli sta intorno, non vive. Niente
lo emoziona. Dorian e Basil, d’altronde, vivono forse più di lui? Il primo si
dedica agli eccessi, il secondo si nutre del riflesso della bellezza del ragazzo,
di cui probabilmente è innamorato. In fondo Il
ritratto di Dorian Gray è la dimostrazione dell’inutilità, persino della
nocività, della bellezza - o dell’uso che ne fa l’uomo. La bellezza è solo
bellezza e l’artista ha il compito di svelarla, e tuttavia è così alta e
problematica –o semplicemente se stessa- da non essere mai compresa, idealizzata
o sminuita che sia. E questo rende l’uomo grezzo e inferiore e così la bellezza
rimane il valore assoluto, l’aspirazione che non potrà mai essere raggiunta. C’è
speranza solo per gli spiriti colti, “coloro che scorgono bei significati nelle
cose belle. Essi sono gli eletti per cui la cosa bella significa soltanto
bellezza”. Tutti i vari aspetti del romanzo riconducono alla bellezza, alla sua
labilità, al profumo ammaliatore. E sarà un caso se Il ritratto di Dorian Gray
inizia con le parole “Lo studio era impregnato dell’intenso odore delle rose”…?
Il brano.
Il brano che ho deciso di
proporvi è tratto dal secondo capitolo: l’incontro tra Dorian e Lord Henry che
cambierà per sempre la mentalità e la vita del ragazzo. Henry considera Dorian
quasi un oggetto di studio per via della sua immacolata persona, Dorian vede
Henry come un uomo intrigante. Quella bellezza che gli è sempre stata decantata
è, si rende conto, vera, concreta, vive in lui… ma è destinata a scomparire.
Dorian salì sulla piattaforma,
con l'aria di un giovane martire bizantino, e fece una piccola moue di disappunto a Lord Henry che già
lo attraeva molto. Era così diverso da Basil. Accanto a lui formava
un raffinato contrasto. Poco dopo
gli disse: «Avete veramente una così cattiva influenza, Lord Henry? Cattiva
come pretende Basil?»
«Non esistono influenze buone,
Gray. Ogni influenza è immorale, immorale dal punto di vista scientifico.»
«Perché?»
«Perché influenzare un individuo
vuol dire trasfondergli la propria anima. Egli non pensa pensieri naturalmente
suoi, e non arde delle proprie naturali passioni. Le sue virtù non sono una
realtà, e i suoi peccati, ammesso che i peccati esistano, sono presi a
prestito. Diventa l'eco della musica di qualcun altro, l'attore di una parte
che non fu scritta per lui. Lo scopo della vita è lo sviluppo del proprio io.
Il completo sviluppo di se stessi – ecco la ragione d'essere di ognuno di noi.
Gli uomini oggi hanno paura di se stessi. Hanno dimenticato i doveri più sacri;
quelli che si hanno verso di sé. Sono caritatevoli. Nutrono chi ha fame, e
vestono chi è nudo. Ma il loro spirito è affamato e ignudo. La nostra razza non
ha più coraggio. Forse in fondo non ne ha mai avuto. Il terrore della società,
che è la base della morale; il terrore di Dio, che è il segreto della
religione: questi sono i sentimenti che ci dominano. E però...»
«Dorian, siate bravo, volgete la
testa un tantino più a sinistra» disse il pittore, profondamente assorto nel
suo lavoro, rilevando soltanto che nel viso del giovane balenava una luce che
non c'era mai stata prima.
«Eppure» continuò Lord Henry, con
quella sua voce bassa e armoniosa, e con quell'aggraziato ondeggiare della mano
che gli era particolare fin dai tempi di Eton «io credo che se un uomo dovesse
vivere la vita pienamente e completamente, desse forma a ogni sentimento,
espressione a ogni pensiero, realtà a ogni sogno, credo che il mondo si
rinsanguerebbe di un così puro fiotto di gioia, che dimenticheremmo tutte le
malattie del medievalesimo, e torneremmo all'ideale ellenico -e forse a qualche
cosa di migliore e di più ricco dell'ideale ellenico. Ma anche il più
coraggioso di noi ha paura di se stesso. Le automutilazioni del selvaggio si
ritrovano tragicamente nella autorepressione che martirizza la nostra vita.
Siamo puniti per quello che rifiutiamo a noi stessi.
Ogni impulso che tentiamo di
soffocare, germoglia nella mente, e ci intossica. Il corpo pecca una volta, ed
il peccato è finito, perché l'azione è un modo di purificazione. Non rimane che
il ricordo del piacere, o la voluttà di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi
da una tentazione è di abbandonarsi ad essa. Resistete, e vedrete la vostra
anima intristire nel desiderio di ciò che s'è inibito, di ciò che le sue leggi
mostruose hanno reso mostruoso e illegale. Dicono che i grandi eventi
dell'umanità si svolgono nello spirito. Ed è nello spirito, solo nello spirito,
che si commettono i grandi peccati dell'umanità. Voi stesso, Gray, nella vostra
immacolata infanzia, e nella vostra rosea gioventù, avete avuto passioni che vi
hanno fatto paura, che vi hanno riempito di terrore, sogni a occhi aperti, e
sogni nel sonno, il cui solo ricordo potrebbe farvi arrossire...»
«Basta» balbettò Dorian Gray.
«Basta! Voi mi sconvolgete. Non so quello che vorrei dire. Ci dev'esser qualche
argomento da opporvi, ma non riesco a trovarlo. Tacete. Lasciatemi pensare. O
fate che io tenti di non pensare.» Per quasi dieci minuti rimase così,
immobile, le labbra semiaperte, gli occhi stranamente lucenti. […]
Lord Henry lo guardava,
sorridendo del suo sorriso triste. Intuì l'esatto momento psicologico nel quale
bisognava tacere. Era profondamente curioso. Era stupefatto dell'immediata
impressione che le sue parole avevano prodotto, e, ricordando un libro che
aveva letto a sedici anni, si chiedeva se Dorian Gray in quel momento stesse
provando una simile emozione. Si era limitato a scagliare una
freccia nell'aria. Aveva colpito?
Come era interessante quel ragazzo!
[…] «Basil, sono stanco di
posare» disse Dorian Gray improvvisamente «voglio uscire e sedermi in giardino.
Si soffoca, qui.» […]
«Andiamo a sederci all'ombra»
disse Lord Henry. «Parker ha portato da bere. Se rimarrete ancora nel
riverbero, vi sciuperete, e Basil non vorrà più dipingervi. Non fatevi
abbronzare dal sole. Non vi starebbe bene.»
«E che importa?» esclamò Dorian
Gray ridendo, e sedette sulla sedia in fondo al giardino.
«Può premere molto a voi, Gray.»
«Perché?»
«Perché godete la più splendida
gioventù, e la gioventù è l'unica cosa al mondo che valga la pena d'esser
posseduta.»
«Non me ne accorgo, Lord Henry.»
«Non ve ne accorgete ora. Un
giorno, quando sarete vecchio e rugoso, e brutto, quando la meditazione avrà
scavato i suoi solchi sulla vostra fronte, e la passione avrà corrotto le
vostre labbra con il suo tremendo ardore, lo sentirete spaventosamente. Ora,
dovunque andiate, riempite di gioia chi vi vede. Sarà sempre così? Avete un
viso meraviglioso, Gray. Non abbiatevene a male. È così. E la bellezza è una
specie di genio – in verità più grande del genio, perché non ha bisogno di spiegazione.
È una delle cose grandi del mondo, come la luce solare, o la primavera, o il riflesso
nell'acqua cupa di quella conchiglia d'argento che chiamiamo luna. Non è una
cosa che si possa discutere. Ha un divino diritto alla regalità. Quelli che la
possiedono sono principi. Sorridete? Oh, non sorriderete quando l'avrete
perduta... Si dice a volte che la bellezza è una cosa superficiale. Può essere.
Ma non è mai tanto superficiale quanto il pensiero. Per me la bellezza è la
meraviglia delle meraviglie. Solo la gente meschina non giudica secondo le
apparenze. Il vero mistero del mondo è quello che si vede, non l'invisibile...
Sì, gli dèi furono benigni con voi, Gray. Ma gli dèi, dopo breve tempo
rivogliono i loro doni. Avete soltanto pochi anni da vivere veramente. Quando
la vostra gioventù se ne sarà andata, avrete perduto anche la vostra bellezza,
e vi renderete conto d'un tratto che non ci sono più vittorie per voi, o che
dovete accontentarvi di quelle banali vittorie che la memoria del vostro
passato renderà più amare delle sconfitte. Ogni mese che passa vi avvicina a qualche
cosa di orrendo. Il tempo è geloso di voi, e si accanisce sui vostri colori di
giglio e di rosa.
Le vostre tinte appassiranno, le
guance si faranno cave, si appannerà il vostro sguardo. Soffrirete tremendamente...
Godete della vostra giovinezza finché la possedete! Non sprecate il tesoro dei vostri
giorni ascoltando la gente noiosa, cercando di consolare i predestinati
all'insuccesso, donando la vostra vita agli incolti, ai mediocri, ai volgari.
Queste sono tendenze morbose, idee false della vostra età. Vivete! Vivete la
meravigliosa vita che è in voi! Nulla deve andar perduto per voi. Cercate
continuamente nuove sensazioni. Non abbiate paura di nulla... Un nuovo
edonismo! Di questo ha bisogno il nostro secolo. Potreste esserne il simbolo
visibile. Nulla è vietato alla vostra persona. Il mondo è vostro, per una
stagione... Quando vi vidi, m'accorsi che voi ignorate completamente quello che
siete in realtà, quello che voi in realtà potreste essere. Tante cose di voi mi
piacquero, che io sentii di dovervi svelare qualche cosa di voi stesso.
Immaginai il vostro dramma se voi viveste inutilmente. Perché la vostra
gioventù durerà un tempo così breve – così breve! Gli umili fiori di prato
avvizziscono, ma rifioriranno ancora. Quest'altro giugno l'acacia sarà d'oro,
come è ora. Fra un mese la clematide sarà coperta di stelle purpuree, e anno
per anno, la verde notte delle sue foglie imprigionerà quelle stelle purpuree.
Ma noi non torniamo mai alla nostra giovinezza. L'onda di gioia che pulsa in
noi a vent'anni, si fa tarda. Le membra non ci ubbidiscono più, i sensi si
consumano. Diventiamo ripugnanti fantocci, perseguitati dal ricordo delle
passioni di cui abbiamo avuto timore e delle squisite tentazioni alle quali non
avemmo il coraggio di cedere. Gioventù! Gioventù! Non c'è nulla al mondo che
valga la giovinezza!»
Trasposizioni cinematografiche
Nel 1910 viene girata la prima versione cinematografica del racconto di Oscar Wilde, intitolata Dorian Grays Portræt. Il film danese è diretto da Axel Strøm e interpretato da Valdemar Psilander, nella parte di Dorian Gray.
Del 1913 la prima versione statunitense, The Picture of Dorian Gray, diretta da Phillips Smalley e interpretata da Wallace Reid nella parte di Dorian Gray, Lois Weber e Phillips Smalley.
Nel 1915 ne viene realizzata una versione russa, Portret Doryana Greya, per opera di Vsevolod Meyerhold e Mikhail Doronin. A interpretare il protagonista è Varvara Yanova, mentre Vsevolod Meyerhold è Lord Henry Wotton.
Sempre del 1915 un'altra versione statunitense, The Picture of Dorian Gray, diretto da Eugene Moore e interpretato da Harris Gordon (Dorian Gray), Helen Fulton (Evelyn), Ernest Howard (Basil Hayward) e W. Ray Johnston (Lord Henry Wotton).
Appena un anno dopo, nel 1916 ne viene realizzato un remake, sempre statunitense, The Picture of Dorian Gray, diretto da Fred W. Durrant e interpretato da Henry Victor, Pat O'Malley, Sydney Bland, Dorothy Fane e Jack Jordan.
Nel 1917 viene girata la prima versione tedesca, Das Bildnis des Dorian Gray, diretta da Richard Oswald, con Bernd Aldor, Ernst Pittschau e Ernst Ludwig.
Del 1918 la versione ungherese Az élet királya, diretta da Alfréd Deésy, in cui appare un giovane Bela Lugosi (qui con il nome di Arisztid Olt) nella parte di Lord Henry Wotton, accanto a Norbert Dán che interpreta Dorian Gray.
Nel 1945 esce negli USA il film Il ritratto di Dorian Gray (The Picture of Dorian Gray), regia di Albert Lewin. Con Lowell Gilmore, Peter Lawford, Angela Lansbury (che diverrà popolare durante gli anni ottanta grazie al ruolo di Jessica Fletcher nella serie televisiva La Signora in Giallo), Donna Reed e George Sanders.
Nel 1974 Massimo Dallamano dirige il film Il dio chiamato Dorian, versione cinematografica italiana con un pizzico di erotismo del romanzo di Wilde. Nel film compaiono Helmut Berger, nella parte di Dorian; Herbert Lom in quella di Henry Wotton; Richard Todd, in quella di Basil Hallward. Tra gli altri interpreti: Margaret Lee, Maria Rohm, Beryl Cunningham, Isa Miranda ed Eleonora Rossi Drago.
Nel 1976 il regista spagnolo Jesus Franco ne dirige una versione per adulti intitolata Doriana Gray, in cui la protagonista è interpretata da Lina Romay
Del 1977 è una versione francese del racconto di Wilde, intitolata Le portrait de Dorian Gray. Il film, diretto da Pierre Boutron vede protagonisti Raymond Gérôme (Lord Henry Wotton), Patrice Alexsandre (Dorian Gray), Marie-Hélène Breillat (Sybil) e Denis Manuel (Basil Hallward).
Un film del 2001 di Allan A. Goldstein, dal titolo Dorian, con Malcolm McDowell ed Ethan Erickson, è stato liberamente tratto dal capolavoro di Oscar Wilde.
Nel 2003 Gray compare anche come antagonista nel film La leggenda degli uomini straordinari, ispirato al fumetto La Lega degli Straordinari Gentlemen.
Nel 2004 viene realizzato un film horror, ispirato all'opera di Oscar Wilde, intitolato The Picture of Dorian Gray - Il ritratto del male, con Josh Duhamel nei panni di Dorian Gray.
Nel 2005 ne viene realizzato uno short intitolato semplicemente Dorian, diretto da Vincent Kirk e interpretato da Matthew Jaeger.
Del 2007 è l'adattamento di Duncan Roy per la pellicola The Picture of Dorian Gray, con David Gallagher nella parte di Dorian.
Nel novembre 2009 è uscito un film, ispirato all'opera di Wilde, intitolato semplicemente Dorian Gray, interpretato dall'attore inglese Ben Barnes nei panni del protagonista.
Adoro questo romanzo e il brano che hai scelto è una delle parti che preferisco. Il tema dell'immortalità e dell'eterna giovinezza mi ha sempre intrigata, infatti sono una grande estimatrice dei vampiri (mi hai beccata^^).
RispondiEliminaDei vari films tratti ho visto solo quello del 2009, che mi un po' delusa, però mi sono piaciute le interpretazioni di Ben Barnes e di Colin Firth.
Quanto ho amato questo libro!! L'ho scoperto da piccola guardando il film con la mia mamma: da allora Wilde ha un posto speciale nel mio cuore!
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