martedì 15 novembre 2011

Recensione: L'ultima volta che ho visto Parigi



Le ultime luci illuminano Parigi, fra poco nulla sarà più come prima, nulla avrà più un senso. Non la musica che aleggia per le strade della città, né l’atmosfera spensierata che la pervade. Un negozio di fiori sugli Champs Élysées, con la sua eleganza ostinata, resisterà agli stravolgimenti della storia, diventando un crocevia di vite, tradimenti, amori e speranze. Ed è qui che una donna in fuga da un passato fitto di misteri si ritroverà a lottare per la propria libertà, e per la prima volta anche per quella di chi le è accanto.

Voto: 

Il suo vero nome è Clara May Wagner, figlia di un contadino dell’Oklahoma. Cresciuta in una fattoria fino ai sedici anni, è adesso moglie di un miliardario. E ha un’altra identità. Si chiama Claire Harris Stone, finge di essere una nobildonna e vive a New York, indossa diamanti, organizza feste esclusive e intrattiene i partner di lavoro del marito. Ma le cose stanno per cambiare di nuovo.
Scoperto il suo passato, Claire è costretta a fuggire in Francia, dove vive l’amante Laurent. Il paese è però appena stato occupato dai tedeschi, e Parigi non è la città piena di meraviglie che i racconti europei avevano lasciato trasparire.
Nel mezzo di una città fortemente oppressa dal potere nazista, dove gli omicidi ai danni dei ribelli avvengono regolarmente per strada, Madame Palain, proprietaria di un noto negozio di fiori, assume Claire come aiutante. La ragazza scopre una passione per le composizioni e si trova, suo malgrado, coinvolta dalla Resistenza. L’iniziale ritrosia e il fine opportunistico della collaborazione vengono vinti dall’amore per un uomo, Grey, ma anche per via del debito che Claire sente nei confronti della Francia e di Madame Pelain.

Patriottismo, femminismo e storia con un tocco di passione: questi gli ingredienti che potrete trovare in L’ultima volta che ho visto Parigi, amalgamati con una certa cautela da una discreta narratrice. Alla prova con un periodo difficile ed un’ambientazione complessa, la Sheene sa tratteggiare personaggi interessanti, seppur spesso impelagati nei propri ruoli: Madame Palain resta fondamentalmente bidimensionale –anche se toccante nel suo amore per Parigi-, Laurent, come Von Ritcher e molti altri, è invece una figura sfumata, e lo stesso Grey viene un po’ oscurato dalla protagonista. Claire è infatti l’unico personaggio veramente degno di nota del romanzo: forte, combattiva, si adatta alla vita da signora come a quella da fuggiasca, controlla le proprie emozioni, ha spirito d’iniziativa. Sembrerebbe quasi che non abbia difetti – è infatti un po’ una Mary Sue-, ma ho apprezzato la sua evoluzione all’interno del romanzo: da donna che punta a scoprire le gambe per ottenere dagli uomini ciò che vuole ad eroina senza paura.
Il libro non comincia nel migliore dei modi, anzi: l’atteggiamento lascivo di Claire, le situazioni romance, lo stesso stile dell’autrice suggeriscono un’allarmante parentela con gli Harmony. Dopo l’arrivo a Parigi di Claire, però, tutti questi fattori cambiano, influenzati dalle atmosfere pesanti della guerra. La narrazione si concentra sulla sopravvivenza in città, sull’attività di spionaggio della protagonista e davvero in minima parte sullo sbocciare del suo amore per Grey.
Seppur rivolto ad un pubblico femminile, L’ultima volta che ho visto Parigi non racconta quindi di una passione mozzafiato e totalizzante. L’invasione nazista spoglia la storia di ogni romanticismo, lasciando invece spazio a stupri e crudeltà, e lo stile dettagliato non è poetico ma molto pragmatico.
Scorrevole e poco impegnativo, ha comunque il pregio di una palpabile ricostruzione storica, riprodotta fondamentalmente dal clima di stentato terrore che la Sheene ha conferito alla parte centrale e finale del libro. Quest’ultima in particolare non ci riserva alcuna sorpresa, sebbene l’autrice tenti di fare il contrario condannando con un forzato lieto fine l’originalità del romanzo.
L’ultima volta che ho visto Parigi  risulta quindi un romanzo piacevole (ma dovremmo definire "piacevole" un romanzo sulla guerra?) e per niente pretenzioso, scorrevole e senza pregi né difetti evidenti: una lettura non abbastanza appassionante per i miei gusti, a cui non mi sento di poter dare più di tre stelle.

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