sabato 13 aprile 2013

Un’altra vittima della crisi editoriale: Flaccovio chiude a Palermo.





Tempi duri questi, tempi in cui ciò che sembrava immortale si trova in difficoltà, arranca, cade e poi si estingue. 
In una città come Palermo, immersa nel sole caldo e torrido del Sud, vittima di quel tremendo immobilismo inerziale di cui  Tomasi di Lampedusa ci dà un significativo ritratto, un tale e profondo cambiamento genera, nel silenzio, un tonfo in grado di scuotere chi di questa città conosce i difetti e i tesori. Chiude, dopo settantacinque anni di fervente attività, la libreria Flaccovio, insieme alla Libreria Dante, acquistata da Flaccovio negli anni Settanta. 

Sconfitta dalla crisi, dalla presenza delle librerie-supermercati dei grandi gruppi, Flaccovio ha dovuto rinunciare a competere sul mercato e compiere una scelta difficile, per riorganizzarsi in funzione della nuova faccia del mercato editoriale.  Sergio Flaccovio, figlio del proprietario del ’38, Salvatore Fausto Flaccovio,
afferma infatti che «Il futuro è il multimediale. Il libro di carta diventerà sempre più un prodotto di nicchia per appassionati cultori dell’oggetto-volume. È una rivoluzione nel mondo dell’editoria, con l’avvento degli ebook e l’informatizzazione della lettura, cui è impossibile opporsi. Anche il libro scolastico sta scomparendo. Ecco perché anche una libreria storica come la nostra ha dovuto affrontare questo passaggio doloroso, ma obbligato, per rilanciare gli utili e scommettere sulle nuove tecnologie. Siamo alla terza generazione e vogliamo continuare a fare cultura a Palermo». 
Chiudono infatti le librerie – con annessa cassa integrazione per ben 27 dipendenti -ma cerca di sopravvivere la Casa Editrice, culla di eminenti autori, soprattutto saggisti siciliani, che grazie a Flaccovio hanno trovato la fama, come Luigi Natoli con “I Beati Paoli”. 

E’ comunque con nostalgia  e amarezza che si guarda alla chiusura di quel piccolo angolo di paradiso, luogo di ritrovo per gli intellettuali, anche in tempo di guerra. Il commendatore Antonio Bisso ci raccontava tempo fa di come i libri venissero ricoperti di stoffa per resistere agli urti dei bombardamenti e di come, tra le macerie della città, la gente si recasse in libreria nonostante le sirene potessero suonare da un momento all’altro per annunciare nuovi bombardamenti. Animato dalla stessa passione di Salvatore Fausto Flaccovio, che riunì grandi intellettuali, promosse riviste  illuminate da nomi come Quasimodo e Vittorini, Bontempelli e Borgese, che capì -primo fra tutti - il valore del Gattopardo, Bisso spese la sua vita a lavorare in libreria e, ormai novantenne, offrì questi suggestivi ricordi, in grado di far riflettere su quanto importante possa essere un luogo che custodisce libri e su come, davvero, bisognerebbe distinguere una libreria da un negozio qualsiasi. Come la Flaccovio, aperta per da un fattorino di cartoleria innamorato del profumo di carta stampata, una libreria non vende solo mucchi di carta, ma passione, per questo va considerata altrimenti. 
Ne sono la prova i fantasmi che ancor aleggiano tra gli scaffali della libreria ormai estinta. Tomasi di
Lampedusa infatti ne faceva tappa fondamentale della sua passeggiata mattutina,  Sciascia la sede dei suoi dibattiti, Bruno Caruso una galleria d’arte e Dacia Maraini il luogo incantato in cui fermarsi dopo scuola. 

Sono nomi in grado di ricoprire quegli scaffali ormai vuoti di un alone incantato e quei pavimenti, quelle mura pregne di ricordi, della sensazione di essersi fermati, curiosando fra gli scaffali, nel punto esatto in cui queste grandi personalità sostarono, con la stessa passione e lo stesso incanto, tanti anni fa. 
A coloro che troveranno al posto della libreria Flaccovio un negozio di biancheria intima, non rimane che un’intima riflessione. I libri sono tesori e scrigni meravigliosi, sono i luoghi che, pregni di passione e lontani dagli impersonali scaffali-supermarket, li custodiscono e li diffondono con la missione di esportare cultura e la conoscenza.  Rimane inoltre la speranza che, come sta accadendo altrove nel mondo, le librerie indipendenti tornino a conquistare il cuore dei lettori, a dispetto delle manovre di marketing e della crisi,  che tornino a rifulgere di fascino, lo stesso che colpiva Sciascia e Tomasi di Lampedusa e la Maraini, lo stesso che colpiva i palermitani che si trovavano a passare da lì e che, anche solo per qualche istante, si fermavano ad osservar la vetrina e sorridere di fronte ai titoli delle ultime uscite, sui cari vecchi scaffali... e niente più. 

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