Tempi duri questi, tempi in cui ciò che sembrava immortale si trova in
difficoltà, arranca, cade e poi si estingue.
In una città come Palermo, immersa nel sole caldo e torrido del Sud, vittima di
quel tremendo immobilismo inerziale di cui
Tomasi di Lampedusa ci dà un significativo ritratto, un tale e profondo
cambiamento genera, nel silenzio, un tonfo in grado di scuotere chi di questa
città conosce i difetti e i tesori. Chiude, dopo settantacinque anni di
fervente attività, la libreria Flaccovio, insieme alla Libreria Dante,
acquistata da Flaccovio negli anni Settanta.
Sconfitta dalla crisi, dalla presenza delle librerie-supermercati dei grandi
gruppi, Flaccovio ha dovuto rinunciare a competere sul mercato e compiere una
scelta difficile, per riorganizzarsi in funzione della nuova faccia del mercato
editoriale. Sergio Flaccovio, figlio del
proprietario del ’38, Salvatore Fausto Flaccovio,
afferma infatti che «Il futuro è il multimediale. Il libro di carta diventerà sempre più un prodotto di nicchia per appassionati cultori dell’oggetto-volume. È una rivoluzione nel mondo dell’editoria, con l’avvento degli ebook e l’informatizzazione della lettura, cui è impossibile opporsi. Anche il libro scolastico sta scomparendo. Ecco perché anche una libreria storica come la nostra ha dovuto affrontare questo passaggio doloroso, ma obbligato, per rilanciare gli utili e scommettere sulle nuove tecnologie. Siamo alla terza generazione e vogliamo continuare a fare cultura a Palermo».
afferma infatti che «Il futuro è il multimediale. Il libro di carta diventerà sempre più un prodotto di nicchia per appassionati cultori dell’oggetto-volume. È una rivoluzione nel mondo dell’editoria, con l’avvento degli ebook e l’informatizzazione della lettura, cui è impossibile opporsi. Anche il libro scolastico sta scomparendo. Ecco perché anche una libreria storica come la nostra ha dovuto affrontare questo passaggio doloroso, ma obbligato, per rilanciare gli utili e scommettere sulle nuove tecnologie. Siamo alla terza generazione e vogliamo continuare a fare cultura a Palermo».
Chiudono infatti le librerie – con annessa cassa integrazione per ben 27
dipendenti -ma cerca di sopravvivere la Casa Editrice, culla di eminenti
autori, soprattutto saggisti siciliani, che grazie a Flaccovio hanno trovato la
fama, come Luigi Natoli con “I Beati Paoli”.
E’ comunque con nostalgia e amarezza che
si guarda alla chiusura di quel piccolo angolo di paradiso, luogo di ritrovo
per gli intellettuali, anche in tempo di guerra. Il commendatore Antonio Bisso
ci raccontava tempo fa di come i libri venissero ricoperti di stoffa per
resistere agli urti dei bombardamenti e di come, tra le macerie della città, la
gente si recasse in libreria nonostante le sirene potessero suonare da un
momento all’altro per annunciare nuovi bombardamenti. Animato dalla stessa
passione di Salvatore Fausto Flaccovio, che riunì grandi intellettuali, promosse
riviste illuminate da nomi come Quasimodo
e Vittorini, Bontempelli e Borgese, che capì -primo fra tutti - il valore del
Gattopardo, Bisso spese la sua vita a lavorare in libreria e, ormai novantenne,
offrì questi suggestivi ricordi, in grado di far riflettere su quanto
importante possa essere un luogo che custodisce libri e su come, davvero,
bisognerebbe distinguere una libreria da un negozio qualsiasi. Come la
Flaccovio, aperta per da un fattorino di cartoleria innamorato del profumo di
carta stampata, una libreria non vende solo mucchi di carta, ma passione, per
questo va considerata altrimenti.
Ne sono la prova i fantasmi che ancor aleggiano tra gli scaffali della libreria
ormai estinta. Tomasi di
Lampedusa infatti ne faceva tappa fondamentale della sua passeggiata mattutina, Sciascia la sede dei suoi dibattiti, Bruno Caruso una galleria d’arte e Dacia Maraini il luogo incantato in cui fermarsi dopo scuola.
Lampedusa infatti ne faceva tappa fondamentale della sua passeggiata mattutina, Sciascia la sede dei suoi dibattiti, Bruno Caruso una galleria d’arte e Dacia Maraini il luogo incantato in cui fermarsi dopo scuola.
Sono nomi in grado di ricoprire quegli scaffali ormai vuoti di un alone
incantato e quei pavimenti, quelle mura pregne di ricordi, della sensazione di
essersi fermati, curiosando fra gli scaffali, nel punto esatto in cui queste
grandi personalità sostarono, con la stessa passione e lo stesso incanto, tanti
anni fa.
A coloro che troveranno al posto della libreria Flaccovio un negozio di
biancheria intima, non rimane che un’intima riflessione. I libri sono tesori e
scrigni meravigliosi, sono i luoghi che, pregni di passione e lontani dagli
impersonali scaffali-supermarket, li custodiscono e li diffondono con la
missione di esportare cultura e la conoscenza.
Rimane inoltre la speranza che, come sta accadendo altrove nel mondo, le
librerie indipendenti tornino a conquistare il cuore dei lettori, a dispetto
delle manovre di marketing e della crisi,
che tornino a rifulgere di fascino, lo stesso che colpiva Sciascia e
Tomasi di Lampedusa e la Maraini, lo stesso che colpiva i palermitani che si
trovavano a passare da lì e che, anche solo per qualche istante, si fermavano
ad osservar la vetrina e sorridere di fronte ai titoli delle ultime uscite, sui
cari vecchi scaffali... e niente più.
La mia anima da lettrice di Palermo piange
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