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Il
neoclassicismo è una corrente artistica che si sviluppa tra XVIII e XIX secolo,
mentre in letteratura abbraccia il periodo che va dalla fine della prima guerra
mondiale alla fine della seconda. In questo periodo, come già era avvenuto in campo
filosofico in pieno romanticismo, si ha una riscoperta della magnificenza della
cultura greca, i cui miti e leggende hanno attraversato indenni il mutare dei
secoli, oltretutto ripresi e rivisitati da alcuni autori. Prendiamo per esempio
il mito omerico di Ulisse, l’astuto, che ha ispirato l’immaginario letterario
tanto da essere al centro di alcune delle opere (o parti di opere) più o meno
note. Nel ventiseiesimo canto dell’Inferno
di Dante, l’eroe è posto tra i consiglieri di frode, per aver sfidato il mondo
divino avventurandosi oltre le colonne d’Ercole, assetato di una conoscenza
superiore che trascende la condizione umana, destinato dunque al naufragio
eterno. Ricordate i famosi versi finali dell’orazione di Odisseo?
« Considerate la vostra
semenza:
fatti non foste a viver
come bruti,
ma per seguir virtute e
canoscenza».
(vv. 118-120, canto XXVI, Inferno, Divina Commedia)
Dante
condanna l’eroe all’VIII cerchio degli inferi, pur comprendendo le ragioni che
l’hanno spinto alla mortale ricerca.
Anche
Foscolo, Pascoli e D’Annunzio sembrano risentire del fascino di questa figura
emblematica, mentre oltre Manica Tennyson e Joyce gli consacrano un poema e un
intero romanzo. Volendo però ormeggiare il nostro excursus nel bacino
Mediterraneo, un altro poeta ci racconta del viaggio di Ulisse: sto parlando di
Konstantinos Kavafis e della sua Itaca.
La
traduzione che vi propongo è di Filippo Maria Pontani, una delle più famose.
Il
poeta ci offre una perfetta metafora della vita umana, nella quale i brutti
incontri con “Lestrìgoni e i Ciclopi/o Posidone” non sono altro che l’immagine
stessa delle ombre che ognuno di noi reca nel proprio animo, sconfitto da
pensieri bui e dalla paura dell’ignoto. Ciò che è fondamentale nel viaggio
umano è il sapere dove si sta andando, avendo salde nel cuore le motivazioni
che ci hanno spinto a partire verso la meta, con animo caparbio e innocente.
Colpisce l’esortazione al non aver fretta di giungere a destinazione, ma godersi
il viaggio per tappe, ammirando quello che la vita ci riserva, fino a giungere
il più tardi possibile a destinazione per avere tanti ricordi da vagliare una
volta giunti al tramonto, senza rimpianti. Una poesia dunque molto evocativa,
scritta da un uomo che in vita ebbe numerosi problemi di adattamento ad una
società che ne riconosceva il valore letterario, ma che causava la scissione
interiore: Kavafis visse in modo problematico la propria omosessualità, considerato un lussurioso vizio per chi era nato in un paese rigorosamente cattolico. Eppure
era convinto che l’inquietudine, il malessere del vivere, fossero alla base
delle misere condizioni umane, che il destino umano fosse così segnato
all’infelicità. Il suo unico riscatto era abbandonare il buio interiore e
volgere lo sguardo verso Itaca, riconoscendo quella forza viscerale che spesso
gli accidenti della vita tendono a spegnere ma che, se alimentata, ci porta
vincitori al compimento di un’esistenza ricca di significato.
![](http://static.guide.supereva.it/guide/educazione_alimentare_/301028.jpg)
Se per Itaca volgi il
tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga
la via,
e colma di vicende e
conoscenze.
Non temere i Lestrìgoni
e i Ciclopi
o Posidone incollerito:
mai
troverai tali mostri per
la via,
se resta il tuo pensiero
alto, e squisita
è l’emozione che ti
tocca il cuore
e il corpo. Nè
Lestrìgoni o Ciclopi
nè Posidone asprigno
incontrerai,
se non li rechi dentro,
nel tuo cuore,
se non li drizza il
cuore innanzi a te.
Fa voti che ti sia lunga
la via,
E siano tanti i mattini
d’estate
che ti vedano entrare (
e con che gioia
allegra!) in porti sconosciuti
prima.
Fa scalo negli empori
dei Fenici
per acquistare bella
mercanzia,
madrepore e coralli,
ebani ed ambre,
voluttuosi aromi d’ogni
sorta,
quanti più puoi
voluttuosi aromi.
Rècati in molte città
d’Egitto,
a imparare imparare dai
sapienti.
Itaca tieni sempre nella
mente.
La tua sorte ti segna
quell’approdo.
Ma non precipitare il
tuo viaggio.
Meglio che duri molti
anni, che vecchio
tu finalmente attracchi
all’isoletta,
ricco di quanto
guadagnasti in via,
senza aspettare che ti
dia ricchezze.
Itaca t’ha dato il bel
viaggio.
Senza di lei non ti
mettevi in via.
Nulla ha da darti più.
E se la trovi povera,
Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così
esperto,
avrai capito che vuol
dire un’Itaca
Noto
in Italia anche come Costantino Kavafis (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 –
Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1933), è stato un poeta e giornalista greco.
Pubblicò
154 poesie, ma molte altre sono rimaste incomplete o allo stato di bozza.
Scrisse le sue poesie più importanti dopo i quarant'anni.
E' una delle mie poesie preferite - grazie per averla condivisa qui.
RispondiEliminaFigurati, Camilla, è anche una delle mie preferite ;)
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