giovedì 18 aprile 2013

Poems (55): “Itaca” di Konstantinos Kavafis




Il neoclassicismo è una corrente artistica che si sviluppa tra XVIII e XIX secolo, mentre in letteratura abbraccia il periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla fine della seconda. In questo periodo, come già era avvenuto in campo filosofico in pieno romanticismo, si ha una riscoperta della magnificenza della cultura greca, i cui miti e leggende hanno attraversato indenni il mutare dei secoli, oltretutto ripresi e rivisitati da alcuni autori. Prendiamo per esempio il mito omerico di Ulisse, l’astuto, che ha ispirato l’immaginario letterario tanto da essere al centro di alcune delle opere (o parti di opere) più o meno note. Nel ventiseiesimo canto dell’Inferno di Dante, l’eroe è posto tra i consiglieri di frode, per aver sfidato il mondo divino avventurandosi oltre le colonne d’Ercole, assetato di una conoscenza superiore che trascende la condizione umana, destinato dunque al naufragio eterno. Ricordate i famosi versi finali dell’orazione di Odisseo?

« Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza».
(vv. 118-120, canto XXVI, Inferno, Divina Commedia)

Dante condanna l’eroe all’VIII cerchio degli inferi, pur comprendendo le ragioni che l’hanno spinto alla mortale ricerca.
Anche Foscolo, Pascoli e D’Annunzio sembrano risentire del fascino di questa figura emblematica, mentre oltre Manica Tennyson e Joyce gli consacrano un poema e un intero romanzo. Volendo però ormeggiare il nostro excursus nel bacino Mediterraneo, un altro poeta ci racconta del viaggio di Ulisse: sto parlando di Konstantinos Kavafis e della sua Itaca.
La traduzione che vi propongo è di Filippo Maria Pontani, una delle più famose.
Il poeta ci offre una perfetta metafora della vita umana, nella quale i brutti incontri con “Lestrìgoni e i Ciclopi/o Posidone” non sono altro che l’immagine stessa delle ombre che ognuno di noi reca nel proprio animo, sconfitto da pensieri bui e dalla paura dell’ignoto. Ciò che è fondamentale nel viaggio umano è il sapere dove si sta andando, avendo salde nel cuore le motivazioni che ci hanno spinto a partire verso la meta, con animo caparbio e innocente. Colpisce l’esortazione al non aver fretta di giungere a destinazione, ma godersi il viaggio per tappe, ammirando quello che la vita ci riserva, fino a giungere il più tardi possibile a destinazione per avere tanti ricordi da vagliare una volta giunti al tramonto, senza rimpianti. Una poesia dunque molto evocativa, scritta da un uomo che in vita ebbe numerosi problemi di adattamento ad una società che ne riconosceva il valore letterario, ma che causava la scissione interiore: Kavafis visse in modo problematico la propria omosessualità, considerato un lussurioso vizio per chi era nato in un paese rigorosamente cattolico. Eppure era convinto che l’inquietudine, il malessere del vivere, fossero alla base delle misere condizioni umane, che il destino umano fosse così segnato all’infelicità. Il suo unico riscatto era abbandonare il buio interiore e volgere lo sguardo verso Itaca, riconoscendo quella forza viscerale che spesso gli accidenti della vita tendono a spegnere ma che, se alimentata, ci porta vincitori al compimento di un’esistenza ricca di significato.


Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrìgoni e i Ciclopi
o Posidone incollerito: mai
troverai tali mostri per la via,
se resta il tuo pensiero alto, e squisita
è l’emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Nè Lestrìgoni o Ciclopi
nè Posidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via,
E siano tanti i mattini d’estate
che ti vedano entrare ( e con che gioia
allegra!) in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani ed ambre,
voluttuosi aromi d’ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Rècati in molte città d’Egitto,
a imparare imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna quell’approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all’isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.
Itaca t’ha dato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.

E se la trovi povera, Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un’Itaca



Konstantinos Petrou Kavafis
Noto in Italia anche come Costantino Kavafis (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1933), è stato un poeta e giornalista greco.
Pubblicò 154 poesie, ma molte altre sono rimaste incomplete o allo stato di bozza. Scrisse le sue poesie più importanti dopo i quarant'anni.

2 commenti:

  1. E' una delle mie poesie preferite - grazie per averla condivisa qui.

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    Risposte
    1. Figurati, Camilla, è anche una delle mie preferite ;)

      Elimina

Grazie per aver condiviso la tua opinione!

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