venerdì 26 aprile 2013

Poems (56): la Resistenza e la Liberazione in versi e prosa


 

Visto che ieri è stata una data importante, il 25 Aprile - data storica della fine dell’occupazione tedesca in Italia con la resa dell'esercito nazifascista in seguito alle insurrezioni partigiane di Genova, Milano e Torino –, la nostra rubrica non poteva che celebrare questa ricorrenza che spesso si tende a sminuire e a dimenticare in virtù dell’incertezza politica che ha caratterizzato l’Italia degli ultimi trent’anni. Lungi da me impelagarmi in inutili digressioni politiche, con questo mio scritto voglio invitarvi a riflettere su antichi valori come la pace, la vita e la dignità umana, l’uguaglianza che sono sinonimo e conseguenza naturale – ma forse non sociale e storica – della “liberazione”.


Oggi mi limiterò a riportare testi che ricordano il nostro passato, l’entusiasmo di veder cacciato l’invasore, la gioia per la fine della guerra, il cordoglio per la perdita di tantissime anime, di autori noti e di personaggi sconosciuti. A voi chiedo di non dimenticare, perché solo consapevoli del nostro passato possiamo avere un ruolo decisivo nel nostro futuro.

 


RACCONTO – DINO BUZZATI
Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull'Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia, nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio, tutti sono diventati pazzi, ridono, si abbracciano, i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!
Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte che gelano il sangue e al rombo ansimante dei motori le case non saranno mai più così immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno qua uno là senza preavviso, e sentirle perennemente nell'aria, notte e dì capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici
 

LA RESISTENZA E LA LUCE – PIER PAOLO PASOLINI
Così giunsi ai giorni della Resistenza
senza saperne nulla se non lo stile:

fu stile tutta luce, memorabile coscienza
di sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche quando
l' Europa tremò nella più morta vigilia.
Fuggimmo con le masserizie su un carro
da Casarsa a un villaggio perduto
tra rogge e viti: ed era pura luce.
Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro: ed era pura luce.
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
del piano friulano: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe nuovo nella luce......

Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra luce.
Poi variò: da luce diventò incerta alba,
un'alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge.
Illuminava i braccianti che lottavano.
Così l'alba nascente fu una luce
fuori dall'eternità dello stile....
Nella storia la giustizia fu coscienza
d'una umana divisione di ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.
 

L'ULTIMA LETTERA ALLA MOGLIE DI GIOVANNI MALVEZZI, PARTIGIANO - FUCILATO NEL 1945

Liana amatissima, mia gioia, mia vita, c’è una grande sete nel mio cuore, in questo momento, e una grande serenità. Non ti vedrò più Liana, mi hanno preso, mi fucileranno.
Scrivo queste parole sereno d’animo, e col cuore spezzato nel medesimo tempo per il dolore che proverai.
Ti ho detto stasera prima di partire: Liana, io ho tanta voglia di riposare vicino a te, io riposerò vicino a te, sulla tua spalla, ogni notte, nel tuo animo, per tutta l’eternità.
Mio bene, tanto cara, ho mille scuse da chiederti per le gentilezze che non ho avuto per te, che meriti tanto per tutto…
Pino è stato pure preso e fucilato prima di me. Prega per noi due amici uniti anche nella morte.
È morto con dignità e mi ha salutato con uno sguardo in cui era tutta la sua vita. Spero di morire anch’io, di fare il grande viaggio serenamente. La mia ultima parola sarà il tuo nome, il nome che è inciso sulla fede che ti mando. Tu parlerai alla mamma mia, tu la consolerai se sarà possibile, povera vecchia, povera cara mamma.
E la zia e il fratello Luigino; a Manetta dirai che il mio affetto di fratello maggiore ingigantisce in questo momento. Consolatevi: la vita ha di queste improvvise rotture. I tuoi di Modena, la mamma, il babbone, la Cesira in modo particolare, Tonino, Margherita mi sono tutti presenti. Dì a Tommaso che sarà come ne fossi presente al Battesimo del suo piccolo. Ricordatemi al caro Rino.
Vieni soltanto di tanto in tanto sulla mia tomba a portarvi uno di quei mazzettini di fiori campestri che tu sapevi così bene combinare. Addio, debbo salutarti, cara e tanto amata, non mi importa di perdere la vita perché ho avuto il tuo amore prezioso per quasi 3 anni ed e stato un grande dono. Muoio contento per essermi sacrificato per una idea di libertà che ho sempre tanto auspicata.
Metto la mia firma e sulla fede i miei ultimi baci.

Tuo per sempre
Giovanni

 

 

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