martedì 23 aprile 2013

Recensione: “La Grande Festa di John Saturnall” di Lawrence Norfolk Farnese


La Grande Festa di John Saturnall - Lawrence Norfolk Farnese
Inghilterra, 1625. Nel remoto villaggio di Buckland, John e sua madre Susan stanno fuggendo, inseguiti da una folla scatenata che li accusa di stregoneria. Dopo aver trovato rifugio nella foresta, Susan apre un antico libro da cui non si separa mai - che mescola erboristeria, cucina e riti pagani - e comincia a raccontargli di un'antica Festa, segretamente tramandata di generazione in generazione. Ma mentre i piatti succulenti sorgono dalle pagine, il terreno sotto di loro si fa sempre più gelido. Quell'inverno, la madre di John muore di stenti, lasciandogli una sola preziosissima eredità: il libro della Grande Festa. Scampato miracolosamente alla morsa del gelo, John viene accolto nel castello di Buckland, il maniero di Sir William Fremantle, dove lavorerà come sguattero nelle cucine. Sotto la guida del capocuoco, e grazie alla sua abilità e determinazione, John abbandona presto gli squallidi sotterranei per gli eleganti piani superiori, dove Lucretia, l'ostinata figlia di Sir William, sfida col digiuno la decisione del padre di darla in sposa a un uomo che lei disprezza. Compito di John è tentarla con ogni prelibatezza e indurla a mangiare. La vicinanza porta ben presto all'attrazione e tra loro nasce così un amore tenerissimo, proprio mentre all'orizzonte incombe la guerra civile, che rischia di dividerli. Per conservare ciò che ha di più caro, John dovrà realizzare la visione di sua madre. Dovrà servire la Grande Festa.
Editore: Frassinelli
Pagine: 407
Prezzo: 18,50 €



Voto: 

Non si può negare: il filone culinario va alla grande in questo periodo, come dimostra il successo di vendita dei libri di ricette veloci, come quelli tratti dalla nota trasmissione televisiva “Cotto&Mangiato”, e dei manuali di “cucina e non solo” degli chef più famosi, ormai vere e proprie star mediatiche. Quando ho finito di leggere La Grande Festa di John Saturnall, ho subito pensato che, a modo suo, anche il protagonista del romanzo è una stella della cucina, mastro cuoco dotatissimo, capace di creare piatti deliziosi con una bravura e una maestria quasi sovrannaturali. Con quest'opera, l'inglese Norfolk, apprezzato autore di romanzi storici, dà vita a una grande avventura che si snoda per quasi mezzo secolo, nell'Inghilterra del 1600, restituendo agli occhi del lettore un mondo immaginifico, dove la storia si fonde con il mito, la religione cristiana con i culti pagani, il tutto sapientemente amalgamato dal piacere del cibo... Già, perché per tutte le 406 pagine del libro, è proprio lui a fare da sfondo alla vicenda: cibo non soltanto inteso come sostentamento, ma come banchetto, ossia occasione di convivialità, di godimento, di condivisione.
John Saturnall, che conosciamo all'inizio come John Sandall, è un ragazzino figlio di una guaritrice, che vive ai margini (non soltanto geografici, ma anche sociali) di un villaggio sperduto chiamato Buckland. La madre Susan, infatti, viene a malapena tollerata dagli abitanti, che la considerano una strega e quest'emarginazione, di cui è vittima anche il figlio, raggiunge il culmine con l'arrivo dello spietato Marpot, un fanatico religioso capace di soggiogare gli abitanti di Buckland e di aizzarli contro Susan e John, che si vedono costretti a fuggire nel folto del bosco di Buccla. Ed è proprio in questo luogo che il ragazzo viene a conoscenza a poco a poco dei segreti contenuti nel libro di Susan, del suo rapporto speciale con i cibi, della sua forza evocativa. Nel libro di Susan viene narrata la storia del popolo di Saturno, un popolo egalitario dove gli uomini vivevano in amicizia con le donne, che sapeva godere della vita, disperso però dall'arrivo del rigido e intransigente monoteismo, e la ricchezza di quel mondo, la squisitezza di quelle pietanze, era stata fissata per sempre nelle pagine del volume. E quelle parole su carta, quei racconti hanno il potere di far dimenticare la fame e di “saziare” John, che al contrario della madre Susan già debilitata, riesce a sopravvivere al freddo e all'inedia. Come accennato all'inizio dell'articolo il ragazzo è estremamente dotato, possiede un “demone” che gli consente di  riconoscere immediatamente gli ingredienti delle varie pietanze e di creare piatti deliziosi, come egregiamente descritto a pag. 124 in una scena che ha per teatro la cucina del castello di Buckland, maniero di Sir William Fremantle:

Per la prima volta da Buckland, il suo demone estrasse il proprio cucchiaio.
“Osservate”, riprese Vanian in tono ispirato “come il brodo sussume le proprie parti in un unico liquido, trasformandole. Cominciamo con le spezie.” Rivolse a John un'occhiata carica di teatrale aspettative. “No? In tal caso, mi si permetta...”
“Macis”, disse John.
Underley si voltà verso di lui. Roos assunse un'espressione stupita. Henry Palewick lo fissò.
“Cumino in polvere” proseguì John “Semi di coriandolo, maggiorana, ruta. Aceto. Un po' di miele e...”

L'arrivo al castello di Buckland, dove si fermerà per lavorare in cucina dapprima come garzone e poi come cuoco, sotto la guida di Master Scovell, mastro cuoco che conosce le sue origini, rappresenterà la sua grande occasione, non soltanto per specializzarsi nella sua arte, ma anche per innamorarsi dell'altera figlia del proprietario, Lady Lucretia, che conquisterò cucinandole deliziose ricette.
La  vicenda prosegue poi srotolandosi in un susseguirsi di avventure, che hanno come sfondo le tormentate vicende della storia inglese del XVII° secolo con la guerra civile, la decapitazione di Re Carlo I, la salita e la caduta di Sir Oliver Cromwell. Vediamo così John Saturnall diventare un cuoco sempre più esperto, partire al seguito delle truppe impegnate nella guerra per cucinare ai soldati, rimanere ferito... Norfolk dà una sorta di circolarità al tessuto narrativo, quando la strada di John è di nuovo attraversata dagli antagonisti del passato, Marpot e i suoi seguaci invasati, e sottolinea la figura di Lady Lucretia che diventa una donna fiera, capace di difendere il suo castello e i suoi abitanti riuscendo a venire in qualche modo a patti con il nemico.
Ciò che colpisce di più di questo romanzo è la scrittura vivida, “sensuale”: quando l'autore descrive i cibi e la preparazione delle pietanze sceglie di utilizzare un lessico così evocativo ed efficace che pare quasi di sentire gli aromi e i profumi. Mi è piaciuta inoltre la scelta di intramezzare il romanzo con alcune pagine, scritte con un carattere diverso, che Norfolk ha immaginato “tratte” dal libro di John Saturnall, in cui sono riccamente spiegate le varie ricette cucinate dal nostro chef... che, devo ammettere, non sono esattamente allineate con il mio gusto (troppa carne e troppe farce!), ma centrano perfettamente l'obiettivo di coinvolgere appieno il lettore. Lasciate che vi riporti un estratto della mia preferita, le “mele Quodling al forno servite con una Crema dolce”.

“Lascia cuocere le Mele per una Notte, poi fai scivolare una Buccia sotto il frutto per sollevarlo. Il suo interno sarà morbido e denso come Zuppa di Piselli. Pungilo per far fuoriuscire il Vapore.[...] Versa il Miele e la Crema a cascata in una pentola di Vino Guascone e lascia che schiumi il più possibile. Frulla la Crema dolce finché non forma soffici Creste.
Una mela al forno non è uno Scherzo né una Delicatezza qualsiasi. Disponila meglio che puoi. […] Questo è un Piatto sostanzioso, adatto soprattutto a Coloro la cui Acidità necessita di Dolcezza o a Coloro i cui Bollenti Spiriti hanno bisogno di Raffreddarsi. O entrambe le cose.” (pagg. 238-239)

Non posso negare che mentre leggevo quelle pagine, ho letteralmente immaginato una bella mela al forno, cotta a puntino, da cui si dipanano piccole volute di vapore profumato, servito con eleganza accanto a una nuvola di morbida crema fredda. Semplicemente delizioso!
Inoltre, nell'opera sono presenti termini specifici legati alla cucina che non conoscevo come schidionare (cuocere sullo schidione, uno spiedino lungo per carni), quindi la lettura ha avuto una valenza anche didattica.
Questo romanzo è per me un piatto ben riuscito, anche se qualche punto debole c'è, come la scomparsa improvvisa del personaggio di Master Scovell, che improvvisamente si allontana senza lasciare traccia e di cui non si saprà più nulla fino alla fine del romanzo, ma la storia è così avvincente che si può chiudere un occhio.
Sarà scontato, ma concludo invitandovi a leggere “La Grande Festa di John Saturnall”... sono sicura che come me, anche voi penserete “Che la festa cominci!”

2 commenti:

  1. mi hai convinto. Però non vale, il portafogli piange e tanto! :D

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    1. Grazie! è la mia ambizione convincere un lettore :-D

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Grazie per aver condiviso la tua opinione!

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