martedì 9 aprile 2013

Recensione: Tradimento, ritorno in Sudafrica di Adriaan van Dis



Tradimento. Ritorno in Sudafrica
Tradimento - Adriaan van Dis
Sono passati 38 anni da quando Mulder e Donald militavano in un'organizzazione segreta contro l'apartheid: il sudafricano Donald da severo idealista, figlio dissidente di un pezzo grosso del regime, e l'olandese Mulder da passionale giramondo assetato di avventure. Ritrovato il vecchio amico, Mulder lo raggiunge nel nuovo Sudafrica, ma il ritorno è un brusco risveglio che rimette in discussione il senso della lotta e l'integrità dell'individuo di fronte ai grandi ideali. Un risveglio degli antichi conflitti tra i due compagni, rivali anche nell'amore per Cathérine, figlia ribelle di un ricco afrikaner finita in carcere per un tradimento di cui ognuno sospetta l'altro. E un risveglio ancora più amaro dai sogni della "nazione arcobaleno", dove la segregazione ha radici troppo profonde e lo stesso Donald, paladino degli oppressi, vive in una villa sulle dune lontano dalle baracche dei coloured. Come a riscattare la speranza, Mulder si unisce all'amico in un'ultima battaglia: sfidare trafficanti e pescatori di frodo per salvare il piccolo Hendrik dal tik, la potente anfetamina ricavata da un mollusco che è l'unica fonte di ricchezza locale, e da cui tutti i bambini sono dipendenti. Ma esiste speranza per un paese dove una povera venditrice di ostriche rimpiange l'ordine dell'apartheid? Tradimento è un viaggio nelle contraddizioni di una nazione che diventa specchio delle fragilità umane, nelle sfumature che rimodellano i confini tra il bene e il male ponendo nuove domande senza mai dare risposte...
Editore: Iperborea
Pagine: 288
Prezzo:  € 16,00



Adriaan van Dis, giornalista e scrittore, ma prima di tutto grande viaggiatore dal Sudafrica alla Via della Seta, incentra il proprio lavoro su tematiche vicine all' interculturalità, al rapporto tra identità e cultura e a quello tra paesi tecnologicamente avanzati e quelli in via di sviluppo. Il suo ultimo romanzo Tradimento, il cui titolo originale è Tikkop, viene pubblicato in Olanda nel 2010, preceduto da Il vagabondo, pubblicato in Italia dalla medesima casa editrice Iperborea. Nasce in Olanda nel 1946, da genitori rimpatriati dall'Indonesia dopo la Seconda guerra mondiale e vive insieme alle sorelle, figlie di un precedente marito della madre; la storia privata di van Dis e il legame tra i Paesi Bassi e il Sudafrica (Città del Capo è stata fondata da coloni olandesi nel XVII secolo)  lo hanno portato ad interessarsi agli sviluppi socioeconomici di questo paese travolto da guerre razziali e sfruttamento.
Mulder, olandese, e Donald, sudafricano, si rincontrano a Parigi per caso, dopo aver trascorso tutta la vita senza avere notizie l'uno dell'altro. Avevano militato insieme in Sudafrica per un'organizzazione segreta che cercava di combattere l'apartheid, all'interno della quale le identità erano riservate e dove Mulder era conosciuto come Morten. Però i due avevano stretto una forte amicizia ed anche provenendo da mondi, famiglie e passati totalmente differenti erano riusciti a trovare un equilibrio rotto soltanto da una donna, Cathérine. È la figlia di un ricco afrikaner, che, ribellatasi in segreto e militando nella stessa loro organizzazione, era finita in carcere a causa di un tradimento di cui ognuno sospetta l'altro. L'incontro a Parigi dei due amici porta Mulder alla decisione di andare a trovare Donald in Sudafrica, per rivedere quei posti e quei ricordi che non trova più, a causa di una tenue perdita della memoria. Il viaggio che affronteranno i due vecchi militanti, dopo aver vissuto 38 anni l'uno lontano dall'altro, non è affatto quello che si aspettano.

Il titolo del libro Tikkop, tradotto in italiano Tradimento, ad una lettura superficiale potrebbe allontanare dal vero significato che l'autore vuole comunicare. Di certo il tradimento è stata la causa dell'incarcerazione di Cathèrine: una ragazza ricca, figlia di un uomo in tutto simile a quelli che lei stessa cercava di combattere, allegra, bella, vivace, di cui è facile innamorarsi, così come è accaduto a Morten e a Donald.
Cathèrine sfugge a tutti, si concede per pochi momenti e sparisce di nuovo, ma proprio questa sua evanescenza e forza ha catturato i due amici e, come loro, molti altri. Qualcuno l'ha tradita e questo le è costato la prigione, ma nessuno sa chi sia stato; potrebbe essere stato Morten per gelosia, forse Donald per invidia o forse lo stesso padre che aveva scoperto la vita segreta della figlia nell'organizzazione, lei stessa traditrice nella propria famiglia. In effetti questo è il primo livello del tradimento a cui il titolo fa riferimento, ma ce ne sono altri e primo fra tutti e allo stesso tempo più profondo il tradimento degli ideali. 
Mulder ritorna in Sudafrica dopo 38 anni, spronato da Donald che lo invita a ritrovare la loro giovinezza insieme in quei luoghi; purtroppo molte cose sono cambiate e altrettante non sono come sarebbero dovute essere. Mulder si ritrova a vivere sulle dune, in una casa recintata con filo spinato in cui passa la corrente, circondato da altri bianchi benestanti, lontano dalle baracche dei coloured e lontano dall'abitazione di Donald, una grande casa bianca in cima alla collina dalla quale si può vedere tutto il villaggio, da cui è lontano: un luogo poverissimo abitato da pescatori, dove coloured e bianchi vivono divisi da una zona franca. Qui svetta un albergo, territorio dei bianchi; un villaggio in cui dilaga la delinquenza giovanile e una potente anfetamina, il tik, sta distruggendo pescatori e ragazzi, facendo arricchire chi sta al potere. 
Ecco che tutti i sogni e le speranze che i militanti come Morten e Donald avevano si sono perse e non hanno trovato alcuno spazio in un paese che poteva dare tanto, pieno di potenzialità andate perse. A chi dare la colpa? Ai capi corrotti? A coloro che come Morten hanno lasciato il paese e sono tornati ad essere Mulder dimenticando tutto? Oppure a chi come Donald è rimasto e crede di stare ancora combattendo, ma in realtà è diventato il Dottore che vive lontano dal villaggio? Di certo il paese che immaginavano quando erano giovani era un paese forte, ricco, pieno di volenterosi lavoratori decisi a prendere le redini della propria terra, privo di ogni tipo di discriminazione razziale, in due parole un Sudafrica libero. Però le cose non sono andate affatto così, il Sudafrica che ha di fronte Mulder è una terra corrotta, povera, ancora imprigionata dentro differenze legate all'etnia, al colore della pelle, di certo non un paese liberatosi del ricordo dell'apartheid. La differenza tra i due amici è che Mulder ha capito che la speranza per il Sudafrica svanisce a vista d'occhio, perché le stesse venditrici di ostriche pensano che la vita fosse di gran lunga migliore durante l'apartheid e i giovani sono così pieni di tik da non poter neanche pensare; Donald invece crede ancora di poter riuscire a cambiare la situazione e soprattutto crede di poterci riuscire vivendo nella sua grande casa bianca, lontano dalla sua gente, mostrando lui stesso la differenza tra i coloured e gli altri. L'ultima sfida per loro sarà Hendrik, un ragazzo molto intelligente, ma rovinato dal tik. Hendrik è figlio di una prostituta e non sa chi sia suo padre, come gli altri ragazzi del villaggio compra il tik dai trafficanti e dai pescatori di frodo, sovvenzionati dallo stesso sindaco. I due amici cercheranno di far disintossicare il ragazzo, di aiutarlo a trovare un poco di serenità, si faranno carico di tutte le spese, anche quelle scolastiche: Hendrick è la loro ultima possibilità per riscattarsi dal tradimento che sentono di aver compiuto nei confronti del Sudafrica e dei loro stessi ideali. Tutto quello per cui avevano lottato in passato adesso si rivela esser stato vano e il ritorno in Sudafrica (sottotitolo del libro) di Mulder è un ritorno ai ricordi, una riappropriazione della sua giovinezza, un viaggio per ritrovare la propria identità. In effetti Mulder aveva dimenticato che un tempo era stato Morten, era stato un ragazzo pieno di voglia di vivere, sempre alla ricerca di nuove avventure. Col tempo Morten è scomparso e si è fatto strada Mulder, un olandese cinico e piatto, oppresso da una montagna di ricordi e forse rimpianti tenuta nascosta e inconsciamente dimenticata. Il viaggio identitario di Mulder riporta a galla tante vecchie vicende e tanti volti, tante incomprensioni e segreti con Donald e la loro convivenza forzata per Hendrik li porta ad affrontare tutto ciò che era rimasto sospeso. 

Adriaan van Dis riesce a creare un intreccio di esperienze, sentimenti, personalità a livelli differenti che lasciano al lettore tante domande a cui rispondere in maniera personale e individuale,  domande che non creano confusione, ma spronano ad agire. La prosa è essenziale, composta da battute brevi e dialoghi concisi, nessun monologo lungo e noioso, solo considerazioni dei personaggi, che si muovono dentro un paesaggio costantemente descritto con una vena nostalgica. Credo che ci sia bisogno di libri come questo, che riescono a muovere l'animo del lettore ad una critica, sia essa verso se stessi, la corruzione, il razzismo o verso il presente, poco importa. La lettura deve aiutare ognuno a porsi delle domande finalizzate ad un'azione costante per cambiarsi e cambiare sempre, perché ogni cosa si trasforma e un buon libro, come un Ritorno in Sudafrica, può aiutarci a ritrovare parti di noi che abbiamo perso o ideali che amavamo e che potrebbero rimetterci in gioco. Per poter essere come un Mulder che ritrova Morten, e non come un Donald che crede di non essere cambiato, ma che in realtà si è trasformato senza neanche accorgersene.

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