In questo periodo tanto s’è parlato della crisi dell’editoria, delle manovre di marketing attuate da piccole e grandi case editrici, delle tendenze ultime di lettori dal numero sempre più esiguo.
Sarebbe opportuno, tuttavia, posare lo sguardo anche sui luoghi in cui avviene il magico contatto tra venditore e acquirente. Così facendo, si nota che negli ultimi anni s’è registrato un calo immane delle vendite per piccole librerie di quartiere, le cosiddette librerie indipendenti, a favore di quelle appartenenti a grandi gruppi editoriali come RCS, Mondadori, Feltrinelli, Gems, Barne & Noble.
Per questi grandi gruppi, le cose sono molto differenti. La vendita avviene in grandi librerie che, quasi come supermercati, dispongono copie e copie degli stessi volumi su scaffali impersonali e distribuiscono commessi tutt’altro che specializzati in giro fra questi, affiancando loro l’immancabile pc. Da questo si può sapere sommariamente qualcosa sulla presenza del libro sugli scaffali o in magazzino, sul suo prossimo arrivo, sulla possibilità di prenotarlo.
Di consigli veri e interessanti nemmeno a parlarne, di rapporto cliente-libraio non c’è nemmeno l’ombra, mentre non possono mancare di certo i gadget vicini all’uscita o alla cassa, così che, fra un libro e l’altro, si possa comprare l’agenda, la penna, l’oggettino curioso.
La cosa, per un po’, ha attirato il grande pubblico, grazie anche ai grandi sconti applicati spesso e volentieri a numerosi testi.
Sono infatti questi sconti, queste promozioni, i punti di forza dei grandi gruppi che, contando sulle grandi quantità, possono permettersi di scalare i prezzi. Manovra, questa, che di certo le piccole librerie - che tra calo di lettori e crisi economica stentano a destreggiarsi in questo intricato mondo di vendite e acquisti -non possono permettersi.
A questo punto la domanda vien da sé: non c’è una legge che tutela i librai indipendenti? In Francia e Spagna gli sconti non possono andare oltre il 5%, mentre in Italia fra mille polemiche e perplessità, la Legge Levi -del 2011 - fissa il tetto massimo al 15%, permettendo il 25% per un mese al massimo nel corso di un anno, purché non sia in periodo natalizio. La cosa, oltre a dar la netta sensazione sia in qualche modo possibile da aggirare (e basta far un giro in libreria per notarlo), non sembra aver sortito gli effetti sperati.
Sempre più librerie chiudono, i lettori acquistano sempre meno e i portafogli non si alleggeriscono di più di dieci euro per acquisto. Le prospettive dunque son sempre meno rosee per i librai indipendenti negli ultimi tempi, ma sembra che recentemente i lettori americani superstiti stiano cominciando ad apprezzare nuovamente l’atmosfera magica di una piccola libreria che non c’entra nulla con un supermercato, la voce amica di un libraio con cui instaurare un rapporto personale e unico, fondato sulla conoscenza reciproca, sulla fiducia, su una passione condivisa.
La American Booksellers Association (ABA) ha infatti registrato un incremento delle vendite dell’8% nelle librerie indipendenti dal 2011 al 2012, mentre, al contrario, tante catene legate a grandi gruppi editoriali hanno chiuso i battenti, ennesime vittime di questa crisi che colpisce anche i grandi.
Sembra che tutto sia dovuto a due principali fattori: la varietà e l’originalità. Nell’ambiente ristretto di una piccola libreria, è il libraio a scegliere cosa disporre sugli scaffali, è il libraio a mettere in risalto un romanzo che altrimenti non attirerebbe l’attenzione, è il libraio a proporre, a stuzzicare i lettori secondo gusti che conosce e che dunque trovano perfetta rispondenza nell’offerta del venditore. In un mondo in cui si punta, almeno in linea di massima, a comprare ciò per cui veramente vale la pena, si avverte quindi il bisogno di una figura professionale, che sappia illuminar bene una passione così nobile e guidarla sapientemente fra i classici e i nuovi arrivi.
Tutto questo sembra esser chiaro alla Germania, dove per diventare libraio è necessario un curriculum che prevede la frequenza di una scuola biennale per librai e una conoscenza notevole del mercato locale. La legislazione fiscale è inoltre agevolata per l’avvio dell’attività. Altrove, riescono a stento a sopravvivere invece librerie indipendenti che addirittura offrono sistemi di assistenza sociale per il disbrigo di pratiche e che non ricevono in cambio nessuna agevolazione. Entusiasti quindi i librai indipendenti in America che, di fronte a questa rinascita degli affari, fanno fronte comune e si impegnano fiduciosi, con iniziative e collaborazioni, a riportare alla ribalta la loro figura e l’immagine di una libreria più vicina alla cultura e meno alle vendite in stock.
Saranno quindi i lettori a portare alla ribalta le librerie indipendenti? Saranno loro, con le loro scelte, a permettere il ritorno di quei piccoli spazi in cui comprare un libro è del tutto diverso dal fare la spesa al supermercato? In America, patria dei grandi centri commerciali, sembra che le cose, pian piano, stiano volgendo in questa direzione e, chissà che, come anche in Germania, qui in Italia la diffusione della cultura ad ogni livello cominci ad essere vista come un punto di forza e d’orgoglio per lo Stato e il popolo tutto. Ai librai indipendenti nostrani non resta che lanciare un incoraggiamento: resistete!
Che bello sarebbe avere una libreria di fiducia e un libraio che ti conosce per nome... Sarebbe una tappa fissa di ogni settimana! Io ho notato che negli ultimi due anni i miei acquisti da 20% on line e 80% in libreria hanno del tutto invertito le percentuali: sarà che guardare la disponibilità di un libro a pc posso farlo da sola e poi lo ricevo pure a casa, oppure che spesso e volentieri le grandi catene non avevano quello che cercavo perché tengono 100 copie di quelli che prevedono più vendite e nessuna copia dei meno richiesti: quando mi dicono se vuoi puoi ordinarlo, vado a casa e me lo ordino da sola. L'Italia ne fa poche giuste ma mi auguro davvero che agevoli le librerie indipendenti prima o poi: io ricordo con nostalgia quella vicino a casa dove facevo acquisti da ragazzina:-)
RispondiEliminaIo acquisto on-line solo sul libraccio e solo perché è usato e quindi ho lo sconto del 50%. Le librerie indipendenti sono una realtà che va tutelata, a mio avviso, solo perché si tratta di una minoranza a rischio ed è giusto che le minoranze a rischio di chiusura abbiano la possibilità di andare avanti. Per principio, diciamo, ma non sono sempre e comunque dalla parte delle librerie indipendenti.
EliminaBisogna dire che dipende da libreria a libreria. Io ho avuto esperienza di piccole librerie indipendenti con commessi impreparati, scocciati e maleducati, e librerie di grandi catene con commessi gentilissimi e preparatissimi.
RispondiEliminaPoi se le librerie indipendenti riprendono è solo un bene, intendiamoci :D
Sono perfettamente d'accordo, come ho scritto sopra non credo che le librerie indipendenti siano necessariamente migliori di quelle di catena, anzi anche io ho esperienze al contrario. Tuttavia mi infastidisce che le multinazionali abbiano il dominio del mercato, bisognerebbe cautelare la diversità e le Feltrinelli, per quanto io le adori, sono tutte uguali.
EliminaQuoto Panssj! Conosco gente preparata e gente incapace in entrambi gli ambiti.. :))
RispondiElimina(La Feltrinelli della foto è di Roma per caso?!)
Non ti so dire, la foto l'ho pescata su Internet >.< (ma ora che ci penso potevo anche mettere quella di Palermo, la mia città...)
Elimina