![]() |
Atti osceni in luogo privato, Marco Missiroli
Feltrinelli
256 pagine, 16.00 euro
|
Di storie di formazione siamo pieni fino al collo. Di sesso, pure. Unire i due elementi non risulta particolarmente originale; se poi vogliamo inserire, nel mezzo, anche una contrapposizione piuttosto ridondante tra purezza e oscenità, con tappe banali che scandiscono la fine della prima e l'inizio della seconda – e vogliamo anche mettere la retorica su quanto l'oscenità sia, in realtà, “un tumulto privato che i liberi vivono”, tanto per non essere costretti a mostrarla davvero in questo libro? – comprendiamo forse quanto il “già visto” e la mancanza assoluta, nell'ordine, di: genialità, quid creativo, profondità, abbia cominciato a stancare. A stancare me.
La storia vuole ricostruire la formazione sessuale dell'italo-francese Libero Marsell, dall'età puberale fino a quella adulta. Poche le figure maschili di riferimento – direi solo una, il padre –, moltissime invece quelle femminili da cui il protagonista è ugualmente attratto indipendentemente che si tratti della madre, dell'amica più grande o della ragazza di turno. La sua "educazione" è caratterizzata dal susseguirsi di queste donne e da un'ascesa verso l'oscenità che farebbe ridere a crepapelle Henry Miller. Ma cosa credete, sciocchi, sappiamo tutti che la vera oscenità è quella del cuore. Libero – che impiega tutta la vita a “meritarsi il suo nome” – gode, tronfio, della propria “meravigliosa indecenza”: aver spinto la propria ragazza a una palpatina con uno sconosciuto e averle detto “zitta, negra” durante un rapporto. È così che Libero, reo di fantasie che comprendono il tradimento – della sua ragazza – perde la purezza e si inoltra in un mondo torbido solo a parole.
In questo percorso è accompagnato, poi, da una serie di libri e film di alto spessore, per lo più accennati in un gioco intellettuale che non fa che rendere il protagonista irritante: quel declamato candore – maschera della presunta perversione – non può che essere costituito da cultura, libri, letteratura, Federico Fellini, addirittura dalla professione di educatore; e latente, sotto, si trova però il pensiero “impuro”. Tutto questo è raccontato in maniera così poco viva e graffiante che Libero sembra la caricatura di se stesso, un personaggiucolo senza verve che piacerà a tanti perché mai eccessivo, mai davvero trasgressivo, anzi così comune che a un pubblico “perbene” sembrerà di scorgere il riflesso di se stesso. L'impressione, in effetti, è proprio questa: che Libero sia costruito sull'italiano medio per rispettare il buon gusto di tutti, per non fare storcere il naso a nessuno, per accarezzare l'argomento della perversione accompagnandola però – ci mancherebbe altro – all'educazione sentimentale. L'esito è terribilmente buonista. Ma scrivere un libro carino – e in fondo Atti osceni in luogo privato lo è – non è difficile; scrivere un libro sconvolgente, intelligente, colto, raffinato e perturbante è cosa che appartiene solo al genio.
Potrei aggiungere, con un velo di cattiveria, che se la letteratura ha il potere di svelarci qualcosa di noi stessi – questa, per fortuna, non lo è – Missiroli dà poche speranze all'umanità: probabilmente è ridicola quanto il suo protagonista.
Ad aggravare la trama già scontata arriva poi l'inevitabile struttura ciclica che vede Libero padre dopo la dipartita dei genitori e il lieto fine dato dall'adultità e dal ricambio generazionale, momento in cui comincia a sentire di essere libero, per fortuna non necessariamente con la monogamia.
Nulla è raccontato con vera partecipazione, ma la prima parte risulta migliore rispetto alla seconda – quando il complesso comincia davvero a scadere nella banalità e i personaggi si rivelano delle macchiette che trapelano soltanto dalle azioni del protagonista, che è anche io narrante. Fatte le dovute eccezioni, non mi è dispiaciuta la ricercatezza stilistica: penso che l'autocompiacimento dell'autore, più che in questa, si palesi nella costruzione finto-trasgressiva di Libero, e lo sforzo – perché di sforzo si tratta, non certo di un'esternazione naturale e neanche molto attentamente studiata, piuttosto di un'ispirazione grossolana ma non disprezzabile – non dà esiti spesso tanto brutti. Credo anzi che lo stile renda più interessante una vicenda che, se fosse stata raccontata altrimenti, avrei subito abbandonato.
Voto:






Marco Missiroli

Concordo in pieno!!!
RispondiElimina