Ah, l’amore, tanto decantato dai poeti di ogni epoca e terra, in grado di nobilitare l’uomo o di causargli i più tragici tormenti, fino a spingerlo alla pazzia. Sin dai primi esempi di letteratura, il sentimento più forte al mondo è stato il centro focale delle digressioni che tentavano di risolvere il senso della vita, divenendo ragione di conflitti esistenziali che vedevano l’animo scindersi in sensazioni contrapposte e poco esplicabili:
“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior”.
“Odio e amo.
Forse chiederai come sia possibile;
(Catullo, Carme LXXXV, traduzione di Salvatore Quasimodo)
Che ne è della letteratura contemporanea? L’amore secondo le nuove generazioni è un sentimento che si propaga con un solo battito di ciglia o, in alcuni casi, come il profumo del sangue che scorre nelle vene. Il tutto poco percettibile da chi è… umano. L’amore non è bello se non soprannaturale, se non consumato tra un essere umano fragile e limitato, mediamente gradevole, ed uno immortale, indistruttibile e incommensurabilmente bello. E se l’altro non è un vampiro, un licantropo, una strega o quant’altro, allora è bene che abbia comunque qualche dote sovraumana, perché altrimenti ne risente l’interesse. Ciò che ne consegue è una tendente diminuzione dell’interesse per le storie non classificabili nel genere “fiction” e un pendere della bilancia verso l’emisfero fantasy.
Non sono contro questo tipo di letteratura, anch’io ne ho letta molta in passato e, mio malgrado, ne leggo ancora, ma temo un fraintendimento del messaggio ultimo percepito; sembra che una logica conseguenza del significato dato all’amore da chi mal interpreta la morale narrativa sia l’innalzarsi degli standard richiesti al partner. C’è da chiedersi se prima o poi verrà stilato un decalogo dei requisiti minimi ai quali il partner deve adeguarsi, e se tra queste ci sarà anche la super velocità e la capacità di ascoltare i pensieri altrui. Quello che voglio dire è che credo sia il momento di smetterla di crearsi falsi miti: siamo esseri mortali, pieni di difetti, limitati seppur a nostra disposizione ci sia l’intero universo, e leggere dell’amore vero, quello imperfetto, a volte malsano, altre perfettamente idilliaco – o almeno in apparenza – forse ci servirebbe a ridimensionarci e a vivere meglio i rapporti interpersonali.
non so, ma è proprio così e mi tormento”.
Ovviamente in questo caso, il senso dell’amore è inteso come trasporto passionale, il cosiddetto eros, il vivere la vita in maniera godereccia, contrapposto a thanatos, la morte e la distruzione, un concetto molto lontano da quello greco per cui l’amore era il fine ultimo al quale aspirare e ispirarsi, come ben chiarito ne “Alcesti” di Euripide, dove la donna decide di sacrificarsi al posto del marito in nome della devozione coniugale e dell’intima affezione che li lega. Facendo un salto in avanti, è impossibile non menzionare il così detto “amor cortese” della poesia trobadorica provenzale, nel quale si richiedeva un perfetto equilibrio tra le pulsioni sessuali e la signorilità, in favore di un corteggiamento che si basasse sulla cavalleria intesa come onestà, bontà d’animo e valore, qualità innate che non dipendevano dal lignaggio (tematica ripresa in Italia nel XIII secolo con l’affermarsi della corrente poetica del dolce stil novo da Guinizzelli, Alighieri e prima ancora da Cappellano).
Scorrendo più avanti nel tempo, l’amore è stato decantato anche da poeti come Petrarca, beffeggiato da Boccaccio, visto come motore delle azioni umane da Ariosto e, molto più avanti, ha assunto le sfaccettature di sentimento nobilitante ma, allo stesso tempo, distruttivo con l’avvento del Romanticismo.
Per quanto io sia una grande supporter di chi mette in moto la fantasia, mi pare assai ovvio che si stia esagerando: il senso stesso di amore, sebbene spesso venga citata la parola “eternità”, prospetta scenari macabri che prevedono capitoli sul sacrificio della propria linfa vitale o opprimenti digressioni smielate prive di significato che ci accompagnano per pagine e pagine.
Il più grande abominio editoriale di tutti i tempi |
A volte sembra che ci si limiti a pensare questo sentimento in forma unidirezionale: si incontrano, si guardano, si amano, vivranno per sempre felici. La realtà è ben diversa: a chi crede che l’amore vero sia quello di Edward e Bella, mi permetterei di rispondere che prima di loro la letteratura ha offerto esempi di amori tormentati e sofferti, sebbene non avessero nulla di soprannaturale. Basti pensare alla storia tra Heathcliff e Catherine in “Cime tempestose”, che presenta un vero e proprio capovolgimento del significato di amore, laddove questo porta il protagonista a compiere azioni efferate che lo tramuteranno in un essere privo di pietas e quello che si ottiene non è decisamente un lieto fine. I tanto amati triangoli amorosi ai quali gli young adult ci hanno abituato rispecchiano il perfetto schema già presente in “Guerra e pace” di Tolstoj, dove Natalija Rostova ama Andrej Bolkonskij (che poi la ripudierà per un fraintendimento), ma in segreto è amata da Pierre Bezuchov (che poi avrò modo di esprimere i suoi sentimenti).
Ciò che mi colpisce è il tentare di rendere una novità quelli che invece sono ormai topoi consolidati dalla letteratura. Pur di vendere prodotti commercialmente appetibili, ma privi di una qualsiasi validità letteraria, si tende a trasformare la narrativa classica in una versione trash post moderna che non solo non può acquistare la dignità di re-interpretazione dell’opera originale, come avviene per esempio nel teatro quando si dà vita a rappresentazioni in chiave moderna di un’opera classica, ma addirittura stravolge in toto o in parte la storia, mettendo il lettore in condizione di illudersi di conoscere il prodotto originario.
Perché in fondo credo ancora nella funzione catartica del testo scritto: la possibilità di purificare il lettore dal pregiudizio e nello stesso tempo renderlo partecipe dell’essenzialità dei sentimenti umani.
bellissimo articolo Lizy!! Lo ho letto con molto piacere!
RispondiEliminaGrazie mille, Lamia ;)
RispondiEliminaNon posso non essere d'accordo con ogni parola presente nell'articolo (compresa la didascalia alla foto). Complimenti, davvero un bell'articolo! :)
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