
A cura di Surymae Rossweisse
Solo sulla carta. Dietro al nome
altisonante si nasconde una branca dei servizi segreti, la cui arma principale
è decisamente abietta: delle bambine. Arrivano in fin di vita all'ospedale, e
ne escono cambiate in tutto e per tutto: dall'identità al fisico, modificato
artificialmente per renderlo il più adatto possibile a delle missioni alquanto
pericolose e scomode.
Chi fa da filtro tra la vittima
ed il mondo esterno è il Fratello: costui, infatti, non solo la sceglie
personalmente e le dà un nuovo nome, ma le gestisce anche l'addestramento e la
manda in missione. Ognuno ha un modo di lavorare diverso, ma la sua influenza
sulla protetta è sempre la stessa: dipendenza psicologica.
L'anime si concentra su alcune
“Gunslinger Girl” e i loro Fratelli: Henrietta ed il suo amato José, quasi un
rapporto tra padre e figlia; Rico ed il gelido Jean, che la tratta come uno
strumento di lavoro; la materna Triela e Hilshar, la cui relazione è in mezzo
alle due categorie sopraccitate; Angelica, che ha perso in maniera tragica il
suo Fratello; ed infine Claes e Marco, che dietro la freddezza nasconde un
sincero affetto. Non c'è tempo, però, per i rapporti personali: le missioni
incombono, e soprattutto le complicanze degli interventi chirurgici sui corpi
delle ragazze...
Potremmo dire che “Gunslinger
Girl” sia un anime fondato sui contrasti. Il primo, e più evidente, è la natura
delle “ragazze portatrici di fucili”: fredde killer con un corpo artificiale ed
al contempo bambine comuni, che suonano strumenti musicali, mangiano i gelati,
amano le favole, ecc. Un contrasto stridente, che lascia interdetti sia i
personaggi secondari – uno di loro, ad esempio, nota come la camera di Triela
assomigli in maniera inquietante a quella di sua nipote – sia gli spettatori.
Anche perché, soprattutto nel caso di Henrietta, il cambio tra le due
personalità avviene a velocità impressionante: basta il minimo stimolo, o la
minima minaccia al Fratello e la dolce bambina scatta, liberando subito la sua
potenza sovrumana. E una volta che il processo comincia, è piuttosto difficile
interromperlo. I malcapitati in genere se ne accorgono troppo tardi, ma è
comprensibile: uno non si aspetta che solo perché ha per sbaglio urtato con la
forchetta il cliente, una ragazzina attenti alla sua vita. I Fratelli, invece,
lo sanno: alcuni, come José, cercano di porvi freno; ad altri come Jean, basta
che non dia troppo nell'occhio ed è tutto a posto. Ma le ragazze, se ne rendono
conto?
Collegato al precedente, ecco a
voi un altro contrasto: le ragazze sembrano essere quasi contente di essere
carne da macello robotica. Uno si aspetterebbe di vederle disperarsi, e contare
con preoccupazione i (pochi) giorni che la separano dal renderla totalmente
inutilizzabile: ed invece no. Anzi: Rico è grata all'organizzazione perché
l'hanno guarita da una malattia, dandole la possibilità di camminare; Claes non
vede l'ora di andare in missione; Henrietta è tutta orgogliosa perché, il mese
passato, ha ucciso più persone di Triela. Il motivo è semplice, e si può
riassumere in due parole, le solite: condizionamento psicologico. Le ragazze
non hanno una volontà propria: sono consacrate, nel corpo e nella mente, al
“bene comune”, ossia sporcarsi le mani al posto dello stato. Sono “strumenti di
lavoro”, con pari dignità dei fucili che conoscono così bene: o almeno per la
maggior parte nei Fratelli, e di chi ha avuto la bella pensata di manipolare i
corpi di bambine in fin di vita e renderle mezze cyborg.
I riflettori dell'anime, però, si
puntano anche sui Fratelli, in particolare nei loro rapporti con le protette.
Rapporti che a volte possono lasciare anche spiazzati, visto che gli uomini
prima mandano a morire delle bambine e dopo – alcuni – le ricoprono di regali.
E' il caso di Josè, che stravede per la sua Henrietta: la porta a fare un
viaggio, le regala una macchina fotografica, si intenerisce quando questa,
arrossendo, gli dice che il suo regalo ideale di Natale sarebbe passare del
tempo con lui. Sarà un modo per tenere a bada i rimorsi? O semplicemente, sono
due aspetti diversi della faccenda? Di parere opposto è Jean, suo fratello –
per davvero. Le sue parole sono secche, dure, e riguardano sempre il lavoro.
Probabilmente Rico ci è talmente abituata da non farsene un problema. Hilshar, invece, è in mezzo ai due.
Dall'esterno, sembra freddo con la sua Triela: in realtà invece si preoccupa per
lei, e ogni Natale, puntuale, le lascia sempre un orsacchiotto di peluche, a
cui lei tiene soltanto perché sa che sono da parte sua. Gli altri Fratelli si
dividono equamente tra questi tre, ma alla fine ognuno di loro ha un rapporto
diverso con la sua ragazza.
La fine, però, è sempre quella:
la morte della bambina. I pesanti rimaneggiamenti fisici, e gli sforzi compiuti
durante le missioni, finiscono per distruggere lentamente le piccole. Vediamo
“soltanto” due morti, ma state certi che sono veramente strappalacrime.
E per oggi è tutto, cari amici.
Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
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ciao e complimenti per il blog