Uscirà tra pochissimi giorni (l'8 novembre) per Einaudi il nuovo romanzo di Haruki Murakami, best seller in Giappone nel 2009 dal titolo enigmatico di 1Q84: a primo impatto vi ricorda qualcosa? No, non è un caso se la memoria ha pizzicato Orwell: proprio quella Q in giapponese ha la stessa pronuncia della parola "nove", che significa anche "dolore". Il libro è considerato il capolavoro dell'autore nipponico, già meritatamente al vertice delle classifiche mondiali per romanzi di pregio come La fine del mondo e il paese delle meraviglie, vincitore del premio Tanizaki nel 1985, L'uccello che girava le viti del mondo, che gli vale il prestigioso premio Yomiuri nel 1996 e Kafka sulla spiaggia, con cui vince nel 2006 il World Fantasy Award e il Premio Franz Kafka, di cui si sono in passato fregiati autori come Philiph Roth, Harold Printier ed Elfriede Jelinek. La pubblicazione in tre volumi di 1Q84 e la grande palpitazione dei media attorno all'uscita del libro hanno fatto scattare in Giappone una vera e propria Murakami-mania, che non ha però sminuito quello che, a distanza di due anni, sembra un libro che rimane. La storia è concentrata su due personaggi, amici d'infanzia che non si vedono ormai da vent'anni: la killer Aomame e l'insegnante di matematica Tengo, anonimo ghost writer. La storia dei due si intreccia con esasperante lentezza, snodandosi per circa millecinquecento pagine, e la surreale realtà in cui sono immersi i personaggi cozza con il nostro mondo, a cui confusionari riferimenti equivocano l'anno effettivo di ambientazione del romanzo. In Italia, la pubblicazione è divisa in due parti: ben 724 pagine per € 20,00 di prezzo di copertina. Ma per Murakami, scusate, io li spenderei...
1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L'autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all'appuntamento che l'aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: «Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola».
Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d'ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un'enigmatica diciassettenne così da candidarlo a un famoso premio letterario. Ma La crisalide d'aria è un romanzo fantastico - o almeno così dovrebbe essere - tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L'incontro con l'autrice non farà che aumentare la sua vertigine: chi è veramente Fukada Eriko?
Intanto Aomame (che pure non è certo una ragazza qualsiasi: nella borsetta ha un affilatissimo rompighiaccio con cui deve uccidere un uomo) osserva perplessa il mondo che la circonda: sembra quello di sempre, eppure piccoli, sinistri particolari divergono da quello a cui era abituata. Finché un giorno non vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l'unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84.
Ma capisce anche un'altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi.
1Q84 è stato accolto, alla sua uscita in Giappone, come il capolavoro di Murakami Haruki e immediatamente elevato a oggetto di un autentico culto, tanto che sono comparsi libri e riviste che provano a indagare i misteri e rispondere agli interrogativi che solleva questo romanzo fluviale, ricco di storie (e storie dentro storie), personaggi, idee.
Un Murakami al suo meglio che riesce come non mai a centrifugare le suggestioni più diverse (dal folklore giapponese all'immaginario manga, dalla fantascienza occidentale alla tradizione letteraria orientale) e a esplorare le nostre ossessioni per dare vita a un mondo del tutto personale, onirico e malinconico, in cui nessuna realtà parallela ripaga per la nostalgia di un'amicizia d'infanzia, per un amore mancato.
«Avviso ai nuovi lettori di Murakami: crea dipendenza».
San Francisco Chronicle
«I romanzi di Murakami resistono a ogni definizione: sembrano vivere di vita propria».
Daily Telegraph
CAPITOLO 1
Aomame
NON FATEVI INGANNARE DALLE APPARENZE
La radio del taxi era sintonizzata su una stazione di musica classica. La Sinfonietta di Janácek - probabilmente non la musica ideale da ascoltare su un taxi imbottigliato nel traffico. Il guidatore, un uomo di mezza età, non sembrava comunque prestarvi molta attenzione. Bocca cucita, guardava fisso davanti a sé verso l’interminabile colonna di auto che si snodava sulla superstrada sopraelevata, come un esperto pescatore che, in piedi sulla prua della sua imbarcazione, osserva l’infausta confluenza di due correnti. Aomame si accomodò sull’ampio sedile posteriore, chiuse gli occhi e si mise ad ascoltare la musica.
In quanti sarebbero in grado di riconoscere La Sinfonietta di Janácek dopo le primissime battute? Probabilmente un valore qualsiasi tra “molto pochi” e “praticamente nessuno”. Ma, per qualche motivo, Aomame era tra i pochi che ne erano in grado.
Janácek compose questa breve sinfonia nel 1926. L’apertura fu originariamente scritta come fanfara per una rassegna di ginnastica. Aomame si immaginò la Cecoslovacchia del 1926: la Prima Guerra Mondiale era finita, e il paese era libero dal lungo dominio degli Asburgo. Godendosi questo pacifico intervallo, la gente beveva Pilsner nei caffè e fabbricava meravigliose mitragliatrici leggere. Due anni prima, nell’oscurità più totale, Franz Kafka si era lasciato il mondo alle spalle. A breve sarebbe sbucato fuori Hitler e si sarebbe divorato il suo piccolo e grazioso paese in un batter d’occhio, ma a quell’epoca nessuno poteva sapere quali disgrazie erano là da venire. Questa potrebbe essere la massima più importante consegnataci dalla storia: “A quell’epoca nessuno sapeva cosa stava per succedere.” Ascoltando la musica di Janácek, Aomame si immaginò il vento spensierato che spazzava le pianure della Boemia e pensò alle vicissitudini della storia.
Nel 1926 morì l’Imperatore del Giappone Taisho, e l’era cambiò nome in Showa. Era anche l’alba di un’epoca terribile, oscura, per il paese. Il breve intervallo del modernismo e della democrazia stava per finire e cedere il passo al fascismo.
Aomame amava la storia tanto quanto amava lo sport. Di rado leggeva romanzi, ma i libri di storia potevano tenerla impegnata per ore. La cosa che le piaceva della storia era il modo in cui tutti gli avvenimenti erano collegati tra loro con date e luoghi determinati. Non le risultava particolarmente difficile tenere a mente le date storiche. Nonostante non le imparasse meccanicamente a memoria, una volta che aveva capito in che modo un avvenimento era legato a quelli che lo precedevano e lo seguivano, la data avrebbe automaticamente preso corpo. Sia alle medie che alle superiori aveva sempre preso il massimo negli esami di storia. La sbigottiva sentire alcuni dire che avevano difficoltà nell’imparare le date. Come poteva una cosa tanto semplice essere un problema per qualcuno?
Dal primo capitolo, interamente pubblicato dall'autore nella sua pagina Facebook
Fonte: Traduzione di Annamaria Arancio
è nato a Kyoto nel 1949 ed è cresciuto a Kobe. È autore di molti romanzi, racconti e saggi e ha tradotto in giapponese autori americani come Fitzgerald, Carver, Capote, Salinger. Con La fine del mondo e il paese delle meraviglie Murakami ha vinto in Giappone il Premio Tanizaki. Einaudi ha pubblicato Dance Dance Dance, La ragazza dello Sputnik, Underground , Tutti i figli di Dio danzano, Norwegian Wood (Tokyo Blues), L'uccello che girava le Viti del Mondo, La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Kafka sulla spiaggia, After Dark, L'elefante scomparso e altri racconti, L'arte di correre, Nel segno della pecora, I salici ciechi e la donna addormentata e 1Q84.
Fin dal suo primo romanzo, Ascolta la canzone del vento, del 1979, Murakami si è imposto sulla scena letteraria giapponese come uno scrittore di primo piano che non sembrava appartenere alla tradizione nipponica. I suoi scenari metropolitani e i riferimenti alla cultura popolare occidentale (da Michel Polnareff ai Beach Boys, dai film di Peckinpah a Jean Seberg), perfino la forma della scrittura, debitrice a Fitzgerald e a Capote, piú che a Kawabata o Tanizaki, proiettavano la letteratura giapponese in spazi nuovi e inattesi. L'influenza della cultura occidentale su uno scrittore giapponese nato nel 1949 non era certo cosí sorprendente di per sé, anzi rispecchiava una formazione comune a un'intera generazione di giovani; ma era la prima volta che queste atmosfere venivano rappresentate nell'ambito della letteratura «alta». Alla sua attività ricca e costante di narratore e saggista, Murakami ha affiancato il lavoro di traduzione letteraria facendo conoscere in Giappone l'opera completa di Raymond Carver, oltre a numerosi racconti e romanzi di Francis Scott Fitzgerald, Truman Capote, Tim O'Brien, John Irving.
Ho letto la trama e mi ha incasinato parecchio °__° è un libro particolare sicuramente....descrive l'esistenza di un qualcosa di parallelo per me difficile da capire a primo impatto...chissà magari una lettura più approfondita mi farà capire meglio xD è comunque interessante!
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