lunedì 31 marzo 2014

Tolkien traduce Beowulf: un altro manoscritto ritrovato


Sono passati alcuni mesi dalla pubblicazione de La caduta di Artù, frutto degli studi filologici del Professore inglese J.R.R. Tolkien, ma sembra che la sua storia di scrittore non si esaurisca mai e che, anzi, mostri nuovi inaspettati risvolti e novità.

Risale a pochi giorni fa l'annuncio di Christopher Tolkien, erede e curatore degli scritti del padre, al The Guardian dell'uscita di una traduzione del poema epico Beowulf, risalente all’epoca dell’Antico Inglese (Old English) di cui Tolkien era appassionato e insigne studioso. Il rimaneggiamento del Professore risale invece al 1926, ed è accertato che egli stesso non avesse ipotizzato una futura pubblicazione.
La traduzione tolkieniana sarà resa disponibile, così come le sue opere precedenti, dalla casa editrice Harper Collins il 22 Maggio 2014, e sarà accompagnata da alcune trascrizioni dei convegni che Tolkien tenne a Oxford negli anni di insegnamento, e dal racconto Sellic Spell.

La storia di Beowulf è stata ampiamente discussa da Tolkien ne Il Medioevo e il Fantastico, raccolta di sette saggi contenente anche le indicazioni con cui Tradurre Beowulf, omonimo titolo di una sezione dell’opera sopracitata. La vicenda ha per protagonista un eroe del Sud della Svezia, un principe della tribù barbarica dei Geati che insegue la fama e l’immortalità cogliendo qualsiasi occasione per dimostrare la propria forza e scaltrezza. Beowulf ambisce ad affrontare non solo gli eroi più potenti del suo tempo, ma anche i mostri, in una costante e smodata ricerca della gloria. Il testo epico si divide in due parti, che differiscono cronologicamente di cinquant'anni: nella prima, l'eroe affronta il temibile Troll Grendel nelle terre dei danesi - episodio dal quale sono state tratte molte trasposizioni cinematografiche; la seconda parla invece dell’ultimo grande scontro che l’eroe geata dovrà sostenere contro una delle creature più temibili dell’intero mondo delle leggende antiche: un drago.

Il poema testimonia uno dei primi tentativi di costituzione dell’identità mitologica e culturale britannica. L'eroe protagonista è caratterialmente propenso al bene, ma incline anche ai sentimenti più abietti e comuni: l’ira, l’odio, il desiderio di superare se stessi e i propri limiti. Sono proprio questi elementi dicotomici, di luce e tenebra, che si caricano di umanità e di grande pathos narrativo, gli stessi che appassionano Tolkien e che si rifletteranno sulla sua produzione letteraria - l'autore ha dichiarato sovente di essere stato ispirato profondamente dal Beowulf. Non stupisce, dunque, che il potente e temibile drago Smaug, nato dalla penna dello scrittore inglese, presenti molte analogie con la creatura affrontata dallo stesso Beowulf: avidità, iracondia, malvagità e, ovviamente, una buona dose di forza bruta –, né si può escludere che il Bard de Lo Hobbit riprenda qualche tratto della personalità di Beowulf.
I commenti entusiastici rilasciati da Christonfer Tolkien, – che ricorda con quanto impegno e passione il padre, autentico estimatore del Poema, si fosse dedicato alla sua traduzione – lasciano presagire il valore di questa pubblicazione:
“È come se [J.R.R. Tolkien] fosse entrato in quel passato immaginario: schierandosi di fianco a Beowulf e ai suoi uomini che scuotono le loro cotte di maglia, mentre ormeggiano le loro navi sulle coste della Danimarca... ascoltando la crescente rabbia di Beowulf dinnanzi alle provocazioni di Unfert, o guardando con orrore alla terribile mano di Grendel affissa al tetto di Heorot.”

It is as if he entered into the imagined past: standing beside Beowulf and his men shaking out their mail-shirts as they beached their ship on the coast of Denmark, listening to the rising anger of Beowulf at the taunting of Unferth, or looking up in amazement at Grendel’s terrible hand set under the roof of Heorot.” (Cit. Christopher Tolkien)


L'ennesima riscoperta tolkieniana, una di quelle che figura casualmente tra le confusionarie carte vergate dal pugno del padre de Il Signore degli Anelli, crea stupore e gioia tra gli studiosi e gli appassionati, che ritroveranno nuovi spunti per approfondire le tematiche, le fonti di ispirazione, le immense e capacità dello scrittore inglese scomparso nel 1973, di cui è però rimasto un corpus che sembra pressoché inesauribile. 


A cura di Tonino Mangano.

2 commenti:

  1. Tolkien pubblica praticamente più da morto che da vivo...

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    1. Qualcuno dice che sia il figlio a scrivere e riscrivere =P

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