Lo strano mondo di Alex
Woods – Gavin Extence
Per
Alex Woods la notte è un momento magico, l'unico momento in cui può gettarsi la
paura alle spalle. Ogni notte si affaccia alla finestra per guardare le stelle.
La stanza è invasa da libri di astronomia, la sua passione. Studiare le eterne
e immutabili leggi che regolano l'universo è l'unico modo per fuggire dalla sua
vita disordinata. Alex sa cosa significa essere strano. Non ha mai conosciuto
suo padre, e sua madre è una lettrice di tarocchi che l'ha cresciuto in un
negozio pieno di candele, incensi e pozioni. E da quando ha dieci anni soffre
di attacchi epilettici che riesce a controllare solo ascoltando musica classica
ed enumerando i nomi delle costellazioni. A scuola i bulli lo perseguitano
senza tregua. Un giorno, mentre fugge dall'ennesimo pestaggio, Alex cade e
rotola in un giardino, devastando la siepe. Quando apre gli occhi si trova la
canna di un fucile piantata in faccia. A imbracciare l'arma è il signor
Peterson, un bislacco e arcigno vedovo. Un uomo solo, con una ferita nel cuore
che non ha intenzione di rivelare a nessuno. Fra i due nasce la più improbabile
delle amicizie, fatta di coltivazione di sostanze stupefacenti e letture dei
romanzi più dissacranti. Ma quando il signor Peterson scopre di avere una grave
malattia, per Alex giunge il momento di sovvertire tutte le leggi dell'universo
e intraprendere il più strambo dei viaggi. Perché solo lui può salvarlo…
Editore:
Garzanti
Pagine:
352
Prezzo:
€ 16,40
Voto: 









Era
dai tempi di Finché le stelle saranno in
cielo che non mi imbattevo in un “caso letterario”. La possibilità di
leggerne uno si è presentata con questo romanzo dell’esordiente Gavin Extence,
che ho avuto modo di leggere sia in inglese che in italiano.
Lo strano mondo di Alex
Woods (che in inglese ha un titolo molto più confacente
alla storia, ossia The Universe versus
Alex Woods, L’universo contro Alex
Woods) è un romanzo davvero “strano”: riesce a tenerti incollata alle
pagine però spesso e volentieri fa perdere la bussola. Ma procediamo con la
dovuta cautela.
La
storia comincia dalla fine: la polizia ferma Alex alla dogana, mentre sta
guidando una macchina e sul posto del passeggero ha un’urna cineraria. È lo
stesso protagonista a suggerire che, per intendere appieno le vicende che lo
hanno coinvolto e questo incipit,
deve tornare indietro con la mente e raccontare ciò che è successo quando aveva
circa dieci anni – riservandosi il ritorno agli eventi iniziali solo al
capitolo diciannove. Alex è stato vittima di uno straordinario incidente: un
meteorite ha colpito la sua casa e lo ha ferito alla testa, lasciandogli una
grande cicatrice e cambiando radicalmente la sua vita. Questo fatto cambia
tutto ciò che lo riguarda, ma non solo in negativo: sebbene soffra di crisi
epilettiche (che pian piano imparerà a controllare), grazie a questo evento da
prima pagina inizia ad amare le stelle e a studiarle. Naturalmente a scuola è
considerato un diverso, i bulli scoprono sempre nuovi modi per farlo sentire un
disadattato, ma quando incontra il signor Peterson, veterano della guerra del
Vietnam, tutto assume una nuova forma. Scopre i romanzi di Vonnegut e insieme
al suo burbero amico adulto fonda un circolo che ha come scopo la lettura
dell’intera opera letteraria dell’autore statunitense: la chiesa laica di
Vonnegut. La più grande difficoltà che si trova ad affrontare è la possibilità
che per quello che è il suo unico vero amico non abbia tanto da vivere: i
medici hanno diagnosticato a Peterson una malattia degenerativa molto grave.
Alex si trova a fare i conti con il dolore, i tentativi di suicidio del
veterano, le stramberie della madre e la sua stessa coscienza.
Per
quanto la storia sia davvero interessante, il romanzo in molte sue parti è
davvero dispersivo. Alex apre un numero incredibile di parentesi, confondendo a
volte il lettore nonostante i suoi ragionamenti siano lineari. Nonostante ciò,
è ricco di spunti interessanti. Si parla di libero arbitrio, suicidio assistito,
illazioni dei tabloid e pedofilia, il tutto raccontato da un ragazzo che sta
crescendo in modo innocente ma, nello stesso tempo, disilluso. Si parla di
amore per la lettura, di diversità e di stelle. È un romanzo che apre la mente
a tanta conoscenza, un vero e proprio romanzo di formazione perché vediamo il
piccolo Alex diventare un giovane adulto, capire che la vita non è rosa e
fiori, ma che in ogni caso vale sempre la pena viverla, ma che ci sono
circostanze in cui si può essere stanchi di vivere.
«Nella vita non ci sono veri inizi né vere fini. Gli eventi fluiscono l’uno nell’altro, e più cerchi di contenerli, più traboccano oltre i bordi, come acqua di fiume che rompe gli argini di un canale artificiale. Di conseguenza tutte le cose che etichettiamo come “inizi” o come “fini” sono spesso indistinguibili. Formano un tutt’uno, sono la stessa cosa».
Molto
interessante la figura del signor Peterson, uomo burbero e tutto d’un pezzo,
con un passato pesante alle spalle, che non ha mai superato la perdita della
moglie, che spinge Alex a vivere la sua vita pensando con la sua testa,
avvicinandolo alla lettura e al succitato Vonnegut. È grazie a lui che il
ragazzo affronterà gran parte delle sue avventure e imparerà il vero
significato della vita, sebbene sia spesso Alex a fare da adulto tra i due.
Altro personaggio che ha un suo peso, seppur marginale rispetto al signor
Peterson, è il neurologo di Alex, il dottor Enderby, persona molto colta che lo
aiuta a divenire più sicuro di sé e della possibilità di gestire la sua
epilessia.
Per
il resto, devo dire che da metà in poi lo stile di Extence mi ha davvero conquistata, perché la narrazione diventa più fluida e scorrevole, senza quelle
continue precisazioni che stancano, ma che poi diventano ben gestite
soprattutto nella parte finale, dove finalmente l’autore riesce a trovare il
giusto modo per non rendere confusionarie le continue incongruenze tra tempo
della storia e tempo del racconto.
La
traduzione italiana rende pienamente giustizia al testo e, se devo essere
sincera, in alcuni passi ho trovato che ragionamenti di Alex fossero più chiari
in italiano che nella lingua originale. Unica differenza che non ho inteso è che
la versione inglese riporta un capitolo in meno rispetto a quella italiana, e
molti capitoli hanno titolo diverso (ma anche qui ho trovato un plus nella versione italiana, per una
volta).
Quello
che all’inizio poteva sembrare un romanzo rigorosamente per ragazzi, infine, si
è rivelato un gran bel libro sull’amicizia che dovrebbero leggere gli adulti.
Sebbene per molti versi sia un testo acerbo – in parte anche volontariamente,
visto che il protagonista della storia è un ragazzo –, devo dire che si tratta
di qualcosa di diverso da quello che mi sarei aspettato: la storia di un
ragazzo che guarda le stelle, che vive in un mondo tutto suo, non il romanzo di
come si diventa grandi accettando che a volte siamo portati a sbagliarci perché
condizionati da una morale impostaci dalla società. Queste quasi quattrocento
pagine si arrovellano sulla possibilità di una via alternativa per considerare
quello che ci accade, ma anche su problematiche scomode e profondamente
attuali. Piccola critica: era davvero necessario elencare tutto l’occorrente
per coltivare la marjuana in casa? Devo ammettere di aver bypassato
volontariamente quella parte, ma anche che gli ultimi capitoli sono stati
davvero esilaranti nella loro tragicomicità (e qui mi fermo per evitare
spoiler):
«L’umorismo, l’irriverenza, il non senso,: molto spesso queste cose affondano le radici nella disperazione».
Lo
consiglio, se volete una lettura diversa, ma non se volete qualcosa di leggero.
È un libro complicato, che non a tutti piacerà, ma che sicuramente vi farà
molto riflettere.
Gavin Extence
Nato
nel 1982 e cresciuto nel villaggio di Swineshead, Lincolnshire, Inghilterra.
Tra i 5 e gli 11 anni ha goduto di una carriera breve ma illustre come
giocatore di scacchi, vincendo numerosi campionati nazionali. A Mosca e San
Pietroburgo si è trovato a competere con le giovani promesse degli scacchi: ha
vinto una sola partita.
Dopo
il successo mondiale del suo primo romanzo Lo strano mondo di Alex Woods, sta
già lavorando al suo secondo. Quando non scrive ama cucinare, dedicarsi
all'astronomia amatoriale e andare ad Alton Towers, il principale parco
divertimenti della Gran Bretagna.
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Speciale, davvero. Io ho 15 anni e ne ho letti a mucchi di libri, ma questo è uno dei migliori.
RispondiEliminaSei giovane, ti auguro tante altre meravigliose letture :)
EliminaCredo sia un libro decisamente adatto alla tua fascia di età ma spero anche, come ha scritto Malitia prima di me, che questo libro ti spinga a cercare letture sempre diverse e coinvolgenti.
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