A cura di Surymae Rossweisse
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Notizia bomba: il Giappone è a grosso rischio di terremoti. Sorpresi, vero? Eh, lo so, anch'io ci sono rimasta
di sasso quando l'ho saputo. Siccome è noto che i mangaka e gli animatori
pescano da tutto lo scibile della vita reale per le loro opere, queste
catastrofi naturali compaiono spesso: come scusa per fare interagire personaggi
totalmente diversi tra loro, per dare una nuova personalità allo stereotipo del
viaggio come mezzo di crescita personale, semplicemente per intrattenimento,
ecc.
Come avrete capito, questa
settimana parliamo di un anime con questo tema: e magari i più “otaku” di voi
cominceranno già a farsi un'idea di che titolo sia, visto che è stato trasmesso
– anche sul canale di Sky dedicato agli anime, “Man-Ga” - di recente in
televisione. Il tutto con un livello di realismo incredibile, anche
considerando che è stato realizzato prima del drammatico terremoto del marzo di
quest'anno. Beh, avete capito di che sto parlando? Avanti, è facile: ma di
“Tokyo Magnitude 8.0.”, naturalmente! Buona lettura (e visione)!
Mirai Onazawa ha solo tredici
anni, ma quanto a pessimismo in pochi la battono, anche tra gli adulti. In
particolare è molto critica sulla sua famiglia: non vanno in vacanza da chissà
quanto, perché mamma e papà lavorano sempre; e quando tornano a casa – stanchi
morti – passano gran parte del loro tempo a litigare. E chi pensate debba
badare al fratellino Yuki in loro assenza, eh? Ovvio, Mirai.
Per questo è lei a doverlo
portare ad una mostra di robot – sua grande passione, che naturalmente non condivide – sull'isola artificiale di
Odaiba. Mentre Yuki è alla toilette, lei lo aspetta fuori armeggiando con il
cellulare, il suo unico rifugio dalla cattiveria degli adulti. Quanto vorrebbe
che il mondo crollasse in pezzi...
… Che è esattamente quello che
accade di lì a pochi secondi: un terribile terremoto di magnitudo 8.0 si
scatena sulla capitale giapponese. Angosciosamente, Mirai ritrova il fratello,
rimasto ancora nell'edificio mezzo crollato della mostra; nella ricerca viene
aiutata da una signora, Mari Kusakabe.
Ma i problemi non sono ancora
finiti, anzi. La casa degli Onazawa è piuttosto lontana da Odaiba, e tutte le
principali vie di comunicazioni sono state distrutte. I due fratellini non
sanno che fare: ma per fortuna in loro aiuto interviene Mari. Nonostante abbia
madre e figlia che l'aspettino, infatti, si offre di portarli a casa, visto che
abitano in zone vicine. Nonostante sia diffidente, Mirai accetta. Così i tre
partono alla volta delle loro abitazioni, sperando di trovare ancora vivi i
loro cari e promettendosi di tornare a casa tutti insieme. Ce la faranno?
Basterebbe soltanto guardare
l'opening – le cui immagini riguardano la scia di distruzione lasciata da un
terremoto – per rendersi conto del realismo di cui è impregnato Tokyo Magnitude
8.0. La casa di produzione dell'anime ha fatto diversi studi e proiezioni
sull'impatto di una catastrofe del genere, e il risultato si vede: danni
plausibili e tanta attenzione data alla macchina dei soccorsi (un'intera
puntata, ad esempio, è stata dedicata ai robot della mostra di Odaiba, che
individuano e aiutano ad estrarre dalle macerie i sopravvissuti). Qualcuno di
voi si chiederà: e perché mai si sono dati tanta fatica? E' un'opera di
finzione, quindi errori nella ricostruzione degli eventi ci stanno.
Ecco la risposta. “Tokyo
Magnitude 8.0”
ambisce a molto più che all'intrattenimento: vuole piuttosto formare gli
spettatori – soprattutto i più giovani – su cosa fare in caso di terremoto. Non
a caso sono in molti a definirlo “docu fiction”, e probabilmente hanno ragione.
I tre protagonisti rappresentano i due atteggiamenti prevalenti nelle
catastrofi naturali: quello saggio e pertinente, rappresentato da Mari, e quello
incosciente dei due bambini, che commettono di frequente errori. Sbagli che
allo spettatore potrebbero sembrare patetici: entrare in edifici chiaramente
pericolanti, separarsi dall'adulto di turno per motivi sciocchi, correre
esattamente dove c'è più rischio che si verifichino crolli, non dire che si sta
male, confidenti che prima o poi passerà. Ma sono tutte cose comprensibili, che
sicuramente nella realtà si sono verificate in tantissime occasioni. Nonostante
si faccia tanta prevenzione sui terremoti – soprattutto in Giappone – una cosa
è fare delle simulazioni ed un'altra trovarsi nell'occhio del ciclone.
Comunque, non solo Mirai e Yuki
ma anche tutto il cast, anche le semplici comparse, si comportano in maniera
realistica. Abbiamo quindi coloro che pensano soltanto al proprio interesse,
anche a scapito di quello degli altri: gente che non degna di uno sguardo dei
bambini sperduti, o una giovane mamma in difficoltà, che inveisce contro chi è
riuscito a salire sul traghetto che li porterà via da Odaiba, che nella stessa
circostanza di aggrappa con tutte le proprie forze al mezzo, con conseguenze
drammatiche; che prende più cibo di quanto dovrebbe; ecc.
Per fortuna vi sono anche delle
eccezioni, con Mari come esempio più lampante. Si contano sulle dita di una
mano le volte in cui non ha agito in maniera responsabile ed altruista: lei che
si prende cura di Yuki e Mirai, anche se è angosciata per le sorti della sua
famiglia, lei che fa capire a quest'ultima come gli adulti non siano tutti
terribili ed egoisti, lei che aiuta la sopraccitata mamma, lei che in ogni
situazione ha le idee chiare su cosa fare, senza quasi mai lasciarsi
trasportare dal caos che la circonda. A volte potrebbe pure sembrare fin troppo
angelica, ma non bisogna scordarsi che lei deve fungere da modello per lo
spettatore. E in ogni caso, non è la sola: esempio lampante è il signor
Furuichi, che sebbene abbia da poco perso i nipotini nel sisma non si stanca
mai di aiutare le persone in difficoltà; oppure il giovane Kento, che nutre una
venerazione per i robot che, tempo prima, avevano salvato la vita ai suoi
genitori.
Più in generale, comunque, da
quando Mirai si avvicina a Mari gli adulti ingrati ed insensibili spariscono
quasi del tutto dallo show. Questo perché “Tokyo Magnitude 8.0” non è soltanto l'asettica
telecronaca di un cataclisma, e nemmeno un semplice viaggio fisico: è anche il
viaggio psicologico della protagonista. Durante le prime puntate è facile
prendere in antipatia Mirai: a soli tredici anni si atteggia a donna vissuta, credendo
di comprendere alla perfezione come gira il mondo (ovviamente male), sputando
sopra agli sforzi dei suoi genitori per non farle mai mancare nulla,
disprezzando Yuki soltanto perché non ha ancora perso l'ottimismo. Perché,
insomma, non è un cinico come lei, che non crede minimamente in un domani
positivo – eppure, ironia della sorte, il suo nome significa proprio “futuro”.
L'unica cosa che la consola è il cellulare, a cui fa un affidamento quasi
patologico.
Doversi per forza fidare di una
persona che non conosce, prendersi cura del fratellino – quindi garantire l'incolumità di tutti e due – e
soprattutto non sapere come stiano i suoi genitori: tutte prove durissime per
Mirai. Aggiungiamoci un orgoglio smodato, ed infornate il tutto. A parte gli
scherzi, è comprensibile se durante i primi episodi non è esattamente Miss
Simpatia: soltanto quando finalmente capisce che è ingiusto dare la colpa a
Yuki delle loro disgrazie, e piange a calde lacrime il suo dolore, avviene la
sua definitiva maturazione. Saranno comunque tante le difficoltà che dovrà
affrontare: ma lo farà una ragazzina più forte, che invece di lamentarsi e
subire passivamente lotterà, sebbene non possa caricarsi il peso del mondo
sulle spalle. Non a caso negli ultimi episodi – i più duri, e a dire la verità
anche i meno realistici – sarà proprio Yuki quello più forte della coppia,
sostenendola e guidandola nelle scelte giuste. Chissà se i suoi sforzi
funzioneranno, e se ci sarà un prezzo da pagare per tutto questo...
Il comparto tecnico è, come tutte
le serie di oggi, buono. Il character design, semplicissimo, può piacere o non
piacere, ma il contrasto con la drammaticità dei temi è gradevole; la
fotografia e la regia sono ottime, soprattutto nelle scene più ad effetto; le
musiche, invece, non sono niente di trascendentale, e svolgono il loro compito
senza infamia e senza lode. Poco male: una delle poche note stonate (scusate
l'orrenda battuta) di un anime che, pur con i suoi difetti, è decisamente sopra
la media delle serie odierne.
E con questo è tutto, cari amici.
Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!
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