A
Natale sono tutti più buoni
Di
Irene Pecikar
Parte II
«Forza, vampiro, riprenditi!» inveì
Loren contro il suo prigioniero.
Lo
aveva legato alla sedia delle torture, nel piccolo vano situato nell’ala destra
dello scantinato, quella riservata agli ospiti non umani, nascosta dietro la
libreria di famiglia. Aveva usato ogni accortezza necessaria: argento ai polsi
e alle caviglie e una capsula di acqua benedetta a disposizione. La luce era
ritornata in tutta la via da quando l’essere si era accasciato a terra.
«Chi
sei? Cos’è questo posto?» chiese rabbioso il vampiro tentando di divincolarsi
invano.
«Vladimir
il Temerario» disse Loren sbirciando il polso del malcapitato. «Mio padre sarà
orgoglioso del mio regalo di Natale, aspetta solo che torni» aggiunse con un
sorriso soddisfatto.
«Sei
una cacciatrice? Non è possibile, non ho avvertito il tuo odore! Tu sei… umana!».
Vlad era sorpreso e sbigottito.
«Sono
una cacciatrice e sono umana, una cosa non esclude l’altra: mia madre è
un’umana… ecco svelato l’arcano. E ti trovi nel peggior posto che ti potesse
capitare: sei nella tana di un Maestro! E io sono Loren, una delle sue allieve»
lo informò Loren ridacchiando divertita.
«Non
penserai di tenermi qui per molto, vero?» la stuzzicò il vampiro. Loren
l’osservò per la prima volta con occhi differenti. Non aveva ancora tentato di
controllare i suoi pensieri, e comunque non ci sarebbe riuscito, e non aveva
assunto nemmeno quell’aria patetica di chi cerca una via di fuga con codardia,
disposto a ogni tipo di folle e improbabile alleanza. Certo, forse non la
temeva, era solo una ragazzina, ma altri al posto di Vlad avrebbero già
mostrato segni di debolezza. Chissà chi aveva sparso la voce che i vampiri non
temevano nulla?
Gli
occhi di smeraldo del vampiro era incollati ai suoi e Loren provò un certo
imbarazzo. Lui l’osservava con aria di sfida, gelido, ma sereno. I suoi capelli
erano neri e lunghi fino alle spalle, era di una bellezza eterea: una pelle di
bianca porcellana, sembrava un angelo nero. Lui gli sorrise beffardo senza
estrarre i canini. Sembrava solo un innocuo e affascinante ragazzo, dimostrava
vent’anni non di più, solo tre più di Loren. All’improvviso si affacciarono
nella mente della ragazza delle immagini davvero… interessanti. Vide il suo
corpo nudo insieme a quello di Vladimir il Temerario, aggrovigliati e rapiti
dalla passione. Si inumidì le labbra colta da un’eccitazione crescente. Fu la
risata divertita del vampiro a risvegliarla dal piacevole torpore.
«Quanta
passione! Potrai realizzare i tuoi sogni se…» ci provò Vlad, prima che alcune
gocce di acqua santa lo colpissero in pieno viso ustionandolo e facendogli
lasciare la frase a metà. Imprecò abbassando lo sguardo.
«Ho
creduto fossi diverso, ma alla fine sei come tutti gli altri…» disse
indispettita la ragazza con gli occhi stretti a una fessura. «Sono stata
un’ingenua, ma non credere che questo possa trarti di impiccio, mostro!».
Il
vampiro alzò di nuovo gli occhi. Era rispetto quello che a Loren parve di
cogliere? No, meglio non fidarsi. Ma quanto avrebbe voluto poterlo fare…
«Mi
ucciderai? Attenderai che sia tuo padre a uccidermi? O mi consegnerai al
giudizio dei Primi?».
«Non
ho ancora deciso» constatò Loren. Poi si udirono le note del Coro Natalizio che
si avvicinavano lungo la via.
«Avevo
quasi dimenticato che è Natale. Proprio ora festeggiamo la nascita del nostro
salvatore. Ma per te è una non festa, vero? Cosa pensavi di fare questa notte?
Volevi sterminare tutti gli abitanti della via?» chiese Loren a raffica.
«Sì,
questa era l’idea. Volevo festeggiare anch’io… Ma poi ho sentito il tuo odore e
ho scelto un unico pasto succulento. Il tuo elisir è irresistibile. Tu sei
irresistibile» confessò sarcastico il prigioniero.
«Ma
ti è andata male».
«Già…
A quanto sembra tu hai risvegliato, però, anche altri miei istinti assopiti da
decenni» sussurrò Vlad con voce roca. La sua eccitazione era evidente e
contagiosa. Loren sentì il suo cuore battere forte e desiderò di oltrepassare
il limite imposto dal buonsenso, ma soprattutto da suo padre.
Si
avvicinò a quel corpo forte e attraente, avvertì la tensione erotica che
saettava tra di loro. Abbassò il viso e sfiorò quasi le labbra del vampiro con
le sue. Il suo respiro si fece affannoso. Lui era legato con piastre d’argento,
lei reggeva in mano l’acqua santa, cosa sarebbe potuto succederle? Posò le mani
sulle spalle algide e scolpite e le labbra vennero rapite dalla tormentata e
ardente voglia. Vlad rispose con foga a quel bacio. Le loro lingue si mossero
in una danza di intenti. Loren voleva di più, non aveva intenzione di tirarsi
indietro. Si appoggiò sulle ginocchia marmoree e senza pensarci sbloccò le
piastre che immobilizzavano le mani.
Quella
mossa colse Vlad alla sprovvista, quella creatura era meravigliosa, invitante e
coraggiosa. Lui non aveva nessuna intenzione di scappare, né di ucciderla. Non
per il momento. Quel che stava succedendo tra loro gli piaceva. Infilò le mani
libere sotto la felpa di Loren che rabbrividì al freddo contatto, ma non si
ritrasse. Quella ragazza era piena di sorprese. Vlad si lasciò andare al dolce
delirio. Le accarezzò la schiena, annusò il profumo invitante dei capelli che
erano come raggi di sole. Il sole che lui rifuggiva da secoli. Le baciò le
guance. Provò un insolito istinto di… protezione nei confronti di quella
cucciola tenera e dolcissima. Sì, doveva essere proprio dolcissima. L’impulso
era incontrollabile e fece scattare i canini che un secondo dopo erano infilati
nel collo di Loren. Era sì dolce e caldo il suo sangue, ma aveva anche un
sapore particolare, insolito e irresistibile. Lei non era terrorizzata, ma
pareva godere insieme a lui. Un gioco dei sensi, un piacere immenso. Vlad si
rese conto che lei stava perdendo le forze e con stupore riuscì a fermarsi.
Guardò il volto della ragazza: le sue gote erano arrossate, nonostante fosse
stata privata di parte del suo sangue e sembrava estasiata.
«Loren,
dove sei? Siamo mamma e papà, siamo tornati, non immagini che avventura! Loren!
Ma dove ti sei cacciata, cara? Abbiamo un sacco di regali per te…» annunciò la
voce di una donna.
«Oh,
cavolo, mio padre mi ucciderà! Presto, fa’ qualcosa!» lo esortò Loren.
«Tuo
padre ucciderà me, vuoi dire…» disse
Vlad appena preoccupato mentre si mordeva il polso per chiudere col suo sangue
i due piccoli buchi sul collo di Loren.
«No,
vedrai. Sei un mio… compagno di corso, recitazione, qui per inscenare la parte
del vampiro, insomma funzionerà, vedrai… Vedi, ho deciso cosa fare di te, ti
lascio andare. Be’, ora come ora non ho scelta: sono ricattabile. Stupida, che
stupida!».
«Pensi
davvero che tuo padre non sospetterà nulla?» le chiese poco convinto Vlad. «È
un Maestro, non dimentichiamocelo».
«Be’,
fa’ che funzioni, Vladimir il Temerario» lo minacciò imbronciata Loren
pizzicando le guance del vampiro.
«Ma
che fai?».
«Cerco
di darti un po’ di colore, sei cadaverico, mio caro».
Lui
la strinse in un ultimo abbraccio e la baciò con trasporto. Quando la lasciò
andare lei sembrò essere imbarazzata e… felice? Vladimir, uno dei più temuti
vampiri sanguinari di tutti i tempi, si era a tal punto rammollito da far
felice la vittima designata? Nessuno avrebbe dovuto saperlo, nessuno!
«Quanto
accaduto qua sotto deve rimanere segreto!» squittì Loren.
«Senza
alcun dubbio!» replicò Vlad.
«Visto,
a Natale tutti sono più buoni, perfino i vampiri» disse Loren.
«E
le allieve cacciatrici di vampiri…» aggiunse Vlad.
«Già…»
convenne Loren, «andiamo! Mamma, papà, siamo qui sotto! Facevo vedere al mio
amico… l’antica libreria di famiglia» concluse Loren spostandosi velocemente
nell’ala sinistra.
Ora
i due complici, due creature in lotta tra loro, avrebbero dovuto andare
d’accordo, almeno per quella notte. E chissà che la loro intesa non continui
ancora…
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