venerdì 30 dicembre 2011

Il tempio degli Otaku: quarantatreesimo appuntamento "Claudine"


A cura di Surymae Rossweiss


Salve a tutti, e benvenuti ad un'altra puntata de “Il tempio degli Otaku”. Oggi parliamo di transessualità: lo avevamo già fatto tempo fa con “G.I.D. - Gender Identity Disorder” di Yoko Shoji, ma siccome i giapponesi sguazzano in queste tematiche controverse...
Non che, prima dell'avvento dei manga, non se ne parlasse. Soltanto nel 1980 l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'ha riconosciuta come malattia (mentale, anche se la questione è aperta), ma anche in passato erano noti casi di transessualità. L'avreste mai detto che anche un imperatore romano, Eliogabalo, ne ha sofferto?
Tutto questo, però, è solo un di più per una mangaka da sempre abituata a trattare – con la massima cura – personaggi tormentati psicologicamente: è Riyoko Ikeda, con l'opera “Claudine”. Buona lettura!

NOTA BENE: purtroppo questo volume unico non è mai stato licenziato in Italia. L'unico modo per leggerlo è affidarsi alle scan: ma non perdete la speranza, magari qualche editore coraggioso prima o poi lo porterà qui...

La giovane Claudine de Montesse, ad un primo sguardo, sembra avere tutto dalla vita. Di nobile famiglia – e figlia prediletta dal padre – colta, atletica ed intelligente. Tutto ciò, però, non basta: non per lei, che si sente un uomo intrappolato in un corpo femminile.
Sua madre, preoccupata per il suo disagio, ne parla con il marito, che minimizza. In ogni caso la donna decide di portarla da uno psichiatra. Proprio quest'ultimo sarà la voce narrante del manga, che ci accompagnerà lungo gli amori di Claudine, ognuno più triste e sfortunato dell'altro. Riuscirà la nostra a trovare la pace con il mondo e soprattutto con sé stessa?

Nell'introduzione ho citato il manga “G.I.D.” di Yoko Shoji, eppure non penso che questa sia l'opera con cui si potrebbe confrontare al meglio “Claudine”. No, io propendo per il libro “Il pozzo della solitudine” di Radclyffe Hall, romanzo parzialmente autobiografico ed uno dei primi a scrivere a chiare lettere di lesbismo e transessualità – anche se sua protagonista era la prima. Certo, Riyoko Ikeda parte in vantaggio: Hall è vittima della mentalità del suo tempo (primi decenni del '900) secondo la quale la donna lesbica è semplicemente “un uomo mancato”: la causa del malessere di Stephen sta ad imputarsi, secondo il romanzo, al nome mascolino che le è stato dato ed al fortissimo desiderio dei suoi genitori di avere un maschio in famiglia. Naturalmente noi oggi sappiamo che questa teoria non ha il minimo fondamento, ed infatti in “Claudine” non se ne ha il minimo accenno.
Tornando al confronto, Claudine e Stephen hanno parecchio in comune. Entrambe vivono pressappoco nella stessa epoca, ed in una famiglia piuttosto agiata. Tuttavia, Stephen è figlia unica, mentre Claudine è la minore di quattro fratelli, tutti maschi. Ironia della sorte, assomigliano alla madre, mentre l'ultimogenita al padre.
Sia Stephen che Claudine, ovviamente, non sono state fortunate nei loro amori. Se però nel caso dell'eroina della Hall è fatto chiaramente intendere che molti dei suoi problemi sono dati da una sotterranea paura degli uomini, per Claudine questo non si applica. Anzi: ha uno splendido rapporto con i fratelli.
I grandi amori di Claudine sono tre: Maura, quando entrambe erano poco più che bambine, troncato quando stava per sbocciare dalle loro famiglie; Cecilia, che senza spoilerare troppo aveva una relazione con un altro; ed infine Sirene, l'amore più maturo. La nostra povera Claudine ama tutte e tre con un'intensità travolgente, che fa sperare il lettore un meritato happy ending; ma tutti tradiscono la sua fiducia. Non saranno queste donne, comunque, ad infliggerle la ferita più grande, ma suo padre, la persona che ammirava di più in assoluto e che invece si rivela tutto fuorché un modello da seguire. Attraverso queste relazioni complicate vediamo la nostra crescere, passare da bambina a donna, diventare mano a mano sempre più disillusa ed impaurita dall'amore. A differenza di Stephen, infatti, che ha sempre fatto della forza d'animo una delle sue caratteristiche principe, Claudine è tanto intelligente quanto fragile ed emotiva. E noi lettori possiamo soltanto incrociare le dita da lontano, sperando che prima o poi la mangaka la smetta di fare la sadica. Naturalmente io non ve lo dico...
Tuttavia, Claudine non è totalmente sola nel suo calvario. Con questo non voglio dire che le vada tutto bene: ovviamente molti benpensanti, sua madre in testa, non reagiscono bene nel sapere delle sue affezioni. Anche da piccola ha sempre avuto pochi amici: di cosa poteva parlare con le sue piccole coetanee, che la vedevano come una tipa strana?
Un'amica, però, l'ha trovata. Si tratta di Rosemarie: una persona non di carattere facile, e che eppure è sempre stata vicino a Claudine, che probabilmente ama. Come dice lei, è l'unica ad averla capita davvero, a non averla mai abbandonata nonostante le circostanze avverse. La sua dedizione ha quasi del commuovente. E naturalmente, anche se in chiave minore, lo psichiatra: pur prestandosi ad essere un caso studio come pochi, egli capisce all'istante che i problemi di Claudine non sono da ricercarsi nei dettami di Sigmund Freud; non la vede come paziente, ma semplicemente come una persona molto intelligente, sensibile ed ahimé sfortunata. Come narratore, poi, si dimostra la scelta migliore: abbastanza distaccato da non far risaltare troppo le doti da Mary Sue della nostra eroina, ma abbastanza vicino a lei da non trasformare il manga in un trattato.
Tutto si può dire di quest'opera, comunque, ma non che i personaggi non siano caratterizzati: come sempre la Ikeda in questo campo non delude mai. E le sue storie non sembrano nemmeno (troppo) dei melodrammi!
Anche il ritmo della narrazione riserva delle ottime sorprese: è veloce, trattandosi di un volume unico – che occupa a malapena cento pagine – ma calzante alla storia. Mai una volta il lettore ha l'impressione che la mangaka corra troppo, e le sottotrame trovano tutte il loro spazio. Sarà comunque sorprendentemente facile parteggiare per la nostra Claudine, e sperare che finalmente risolva i suoi tormenti interiori... non male per un manga del 1978, vero?

Che dire del tratto di Riyoko Ikeda? E' figlio della sua epoca e del suo target, ossia gli shojo anni '70: figure slanciate dalle acconciature elaborate, attorniate da sfondi stracarichi di orpelli, inseriti in tavole dalla regia particolare, ma sempre pertinente alla storia. Unico difetto: non è che la mangaka sappia fare molte tipologie dei volti. Per cui a volte dà un po' fastidio vedere una protagonista uguale in tutto e per tutto, di volto, alla famosa “Lady Oscar”, ed i suoi fratelli sembrare tante copie dell'unico maschio presente in “Caro Fratello” - sì, ho recensito anche questo. Tuttavia, queste facce tutte simili hanno una vasta gamma di espressioni, cosa che un pochino allevia questo difetto. Uno dei pochi dell'opera, in generale: io, fossi in voi, non me la lascerei scappare...

...E per questo è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con “Il tempio degli Otaku”!

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