Anche in questo giorno di festa vi proponiamo una bella lettura natalizia per aspettare insieme l'avvento del 25 dicembre. Vi immaginiamo già circondati da parenti, dare una sbirciata al computer, aprire Dusty pages in Wonderland e godervi la prima parte di A Natale sono tutti più buoni, il racconto -vampirico!- di Irene Pecikar, la scrittrice triestina autrice di L'antico profumo del gelsomino, Transilvania Love e Segreti, nonché collaboratrice di riviste come Confidenze, Confessioni donna, Romance Magazine e admin del blog letterario Tutto sui libri.
A
Natale sono tutti più buoni
Di
Irene Pecikar
Parte I
Loren
si schiarì la voce prima di incominciare la sua lettura.
Era
sola anche la notte di Natale: i suoi genitori erano bloccati a Washington per
la bufera di neve e suo fratello Jason avevo deciso di trascorrere la vigilia
di Natale a casa dei genitori della sua fidanzata Karen. Anche Loren era stata
invitata, dopo che avevano saputo del disguido legato alla bufera, ma lei non
aveva accettato accampando la scusa di dover studiare bene il copione per lo
spettacolo di Capodanno.
Si
mise in poltrona davanti al camino e spense tutte le luci, tranne quelle che
addobbavano il grosso abete nel salone. Inusuale quel silenzio. Ma le strade
erano poco praticate da quando aveva ricominciato a nevicare e tutti erano di certo
chiusi nel tepore di casa a festeggiare allegramente e in compagnia di parenti
e amici.
Si
guardò attorno e, per un attimo, si pentì di aver declinato l’invito di Karen.
Poi, ripensando ai discorsi che avrebbe dovuto sorbirsi, di certo noiosi,
sorrise soddisfatta. Bevve un sorso di cioccolata calda e iniziò a leggere il
copione a mente.
Miss
Moore, le aveva affibbiato una parte che a Loren non piaceva per nulla. Avrebbe
dovuto essere una ragazzina sfigata e piena di paure. E dopo il primo atto
veniva uccisa da un vampiro feroce. Che cazzata! Perché mai Miss Moore aveva
scelto proprio lei per quella parte? Be’, forse un motivo c’era, aveva poche
battute e spariva subito… Qualche mese prima, allo spettacolo di fine corso,
Loren si era dimenticata gran parte delle battute e aveva improvvisato. Avrebbe
potuto ascoltare Rose che aveva il compito di suggerire, ma invece aveva fatto
di testa sua. Il pubblico era esploso in una risata generale e Miss Moore era
quasi svenuta.
Loren
sospirò e cercò di concentrarsi.
Il
suo personaggio si chiamava Susan ed era una ragazzina senza parenti fuggita
dall’ultima famiglia affidataria e viveva per strada. Sotto a un ponte, una
notte, era stata assalita da un vampiro affamato.
Concentrati, ora sei Susan,
pensò andando a specchiarsi nel vetro della finestra. Non vide la sua immagine
riflessa, ma un’ombra che si era nascosta repentina dietro il muro della sua
villetta.
Indietreggiò
colta da un moto di stizza cercando di convincersi che era solo un’impressione.
Sbirciò di nuovo alla finestra, ma non vide nulla e si avviò verso la poltrona.
Finì la tazza di cioccolata e impostò la voce iniziando a leggere le parole di
Susan.
“Chi
sei? Che cosa vuoi farmi?” declamò poco convinta. Non lo immagini?, pensò riluttante.
Il
cellulare sul tavolino si illuminò e iniziò a vibrare. Era un sms della sua
amica Julie.
Sto morendo di noia! La nuova tipa di papà? Jessica Rabbit con
l’avvenenza della strega di Biancaneve e la mente di Frankenstain. Del mostro,
non del dottore, se te lo stai chiedendo! Tu?
Loren sorrise immaginando la cena a cui l’amica
era costretta a presenziare per ingraziarsi il padre e i suoi soldi. E sentì
una fitta di nostalgia: erano dieci giorni che non si vedevano e per loro due,
abituate a vivere quasi in simbiosi, era davvero tanto.
Sono sola. I miei sono ancora a Washington causa neve. Relax totale!
:P
Il cellulare squillò subito dopo, ma la
ricezione era pessima. Loren riuscì solo a captare alcuni lemmi “Fortuna”,
“Buon” e “Natale” prima che l’apparecchio si spegnasse definitivamente.
Andò verso l’ingresso per richiamare Julie dal
telefono di casa, ma anche quello non dava segnale. Loren premette
sull’interruttore dell’ingresso per controllare la spina del telefono che ogni
tanto si allentava, ma la luce non si accese. Provò con un altro interruttore,
ma niente. Non c’era elettricità o forse era saltato il salvavita, se solo
avesse trovato la torcia sarebbe andata nello scantinato a controllare senza il
rischio di cadere, ma chissà dove Jason l’aveva messa. Anche la strada era al
buio e da dietro le tende constatò che la casa di fronte sembrava inghiottita
nell’oscurità. Eppure il suo albero di Natale era ancora illuminato. Ma appena
fatta la considerazione, anche quelle luci si spensero.
«Buon Natale, Loren…», disse a denti stretti la
ragazza avviandosi verso lo scantinato.
«Sei sempre così teatrale, Vladimir!» lo
rimproverò Ginger.
«Lo sono sempre stato» sbuffò il vampiro con
una risata mettendo fuori uso le ultime le luci della via.
«Non voglio guai, mio caro, quindi me ne andrò
in California. Lontano dai tuoi folli e sciocchi intenti!» lo informò Ginger
prima di sparire dissolvendosi nel buio.
Vladimir non era mai stato alle regole e negli
ultimi anni, da quando I Primi avevano posto ancora maggior veti, la sua libertà
d’azione sembrava essersi molto ridotta. Troppo. Così aveva imparato a studiare
bene le situazioni prima di agire, per non farsi scoprire, per incolpare altri
delle sue razzie. E fino a quel momento ogni cosa era andata per il verso
giusto. Ginger però sapeva, era al corrente di ogni trasgressione e spesso ne
era stata partecipe. Ma le nuove disposizioni dei Primi l’avevano forse
spaventata. Un vampiro non può aver
paura: è orripilante, pensò Vlad, annusando un dolce profumo speziato e
pregustando il prelibato pasto natalizio.
Loren tastò il muro e cercò con il piede lo
scalino. Non aveva nessuna intenzione di ruzzolare come una sprovveduta giù per
le scale: non avrebbe sopportato le battute con cui Jason l’avrebbe schernita
se lo avesse scoperto. La ragazza aveva dalla sua parte l’innata agilità, per
fortuna, e gli innumerevoli allenamenti a cui la sottoponeva il padre
prevedevano anche gli spostamenti al buio, pertanto… non le restava che
buttarsi. A uno a uno scese la scalinata con prudenza. L’umidità dello scantinato l’assalì facendola
raggelare.
C’era qualcosa di strano nell’aria, Loren
percepiva una presenza, ma non ne era certa. La sua fervida immaginazione
l’aveva spesso cacciata nei guai… Respirò a fondo e udì un rumore quasi
impercettibile per un comune mortale, ma per il suo orecchio allenato era un
suono inconfondibile, una scia, uno spostamento repentino d’aria. Le si
accapponò la pelle. Era sola, mannaggia! Che sciocca era stata a non andare con
Jason… a quest’ora avrebbe avuto un vassoio pieno di deliziosi dessert e
avrebbe fatto finta di essere molto interessata ai pettegolezzi che Karen e sua
madre avrebbero raccontato. E invece era lì, al buio, sul punto di affrontare
un piccolo… inconveniente.
Vlad era entrato dalla porta di servizio, aveva
preferito lasciare la casa dei Quinn, piena di ospiti, prima di creare problemi
che avrebbero fatto insospettire i Primi. Si era diretto però nella villetta di
fronte. Quel profumo lo aveva attirato in una spirale incontrollabile. Non che
lui fosse uno che si tirava indietro, ma quel… odore era difficile da ignorare.
Una fragranza dolce e amara al tempo stesso, calda e fresca lo investì appena
entrò in quello scantinato e scattò alle spalle di quell’umana. Aveva ascoltato
il suo cuore battere, era l’unico in quella casa. Bene, aveva pensato, così non
avrebbe avuto spiacevoli sorprese. Era a un passo dalla ragazza che non poteva
intuire la sua presenza. Eppure lei sembrava consapevole di non essere sola. E
sebbene il cuore avesse iniziato a batterle appena più velocemente, il vampiro
non aveva avvertito il puzzo della paura.
A Vlad era sembrato anche troppo facile banchettare
col sangue di quell’essere, per una volta la fortuna era dalla sua parte. In
pochi istanti dentro di lui si stava facendo strada una sensazione particolare,
che fosse ammirazione? Quella giovane donna non temeva la morte seppur l’avesse
percepita, ne era certo. Mentre Vlad esitò nell’affondare i canini rimanendo
immobile a studiare l’umana, questa si girò di scatto prendendolo alla sprovvista.
Un bruciore intenso al petto lo travolse facendogli perdere i sensi prima che
potesse reagire.
grazie x la proposta.. mi hai incuriosito! da accanito lettore ....
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