Nagisa Yamada, per la sua giovane età - tredici anni - ha un bel carico di problemi da affrontare. Il padre pescatore è morto dieci anni prima in una tempesta, lasciando una moglie che fa quel che può per far vivere la famiglia con il suo misero stipendio, un figlio hikikomori che passa tutto il tempo in camera sua e un'altra figlia – Nagisa, appunto - tra questi due poli. Non c'è da stupirsi, perciò, se voglia, una volta finite le medie, iscriversi ad un'accademia militare per potere mantenere i suoi cari. La sua vita all'insegna della noia e del nichilismo viene turbata dall'arrivo nella sua classe di Mozuku Umino, il cui padre è un cantante famoso per una canzone su una sirena che mischia in modo inquietante romanticismo e morbosità. Mozuku non perde occasione di dire a Nagisa – che paradossalmente sembra aver scelto come amica – di essere lei stessa una sirena, e che presto, nel corso di una tempesta, ritornerà nel mare. L'altra è tutto fuorché lusingata da queste attenzioni non richieste: non le interessa una ragazza ricca e strampalata che, inconsapevolmente, non fa altro che gettare fango sul suo dolore. Tuttavia, trascinata dagli avvenimenti, sarà costretta a rendersi conto che sotto la pelle da sirena si nasconde una grande sofferenza...
Ma cari quattro gatti che ancora seguono questa rubrica (ciao, fatevi sentire di tanto in tanto!), non abbiate paura. In fondo sapete che se state leggendo questa recensione significa che il titolo ha delle corde al suo arco. E, nonostante la narrazione un po' farraginosa e la trama un po' esagerata, “A lollipop or a bullet” ne ha una molto importante. Ormai lo sapete: l'introspezione psicologica.
Nagisa e Umino, infatti, hanno un carattere ricco di sfaccettature, che va oltre le decisioni a volte azzardate della sceneggiatura, e che merita di essere approfondito. Nagisa, ad esempio, è partita decisamente col piede sbagliato con me: la classica ragazzina tipica di anime e manga che già a tredici anni non crede più in niente e guarda con occhi storti gli altri soltanto perché hanno una vita migliore della sua. E' dal '95 circa, con “Neon Genesis Evangelion”, che siamo assediati da questo tipo di protagonisti, che a dire il vero non mi hanno mai fatto impazzire. Questioni personali a parte, la nostra ha una caratterizzazione coerente con la sua età e con il suo trascorso: la tragedia di suo padre l'ha costretta a crescere troppo in fretta.
Questo si nota soprattutto dal rapporto con il fratello Tomohiko, studente brillante ora diventato hikikomori. Da un lato lo ammira, perché sa che nonostante tutto rimane un ragazzo intelligente e soprattutto perché capisce la sua decisione di estraniarsi dal mondo, anche se non la convidide. Dall'altro lato, però, non può fare a meno di provare rancore per lui, perché avrebbe potuto evitare di spendere tutti i soldi dell'eredità del padre, e soprattutto avrebbe potuto aiutare non poco il resto della famiglia. E' un rancore molto sotterraneo, che probabilmente nemmeno la stessa Nagisa riconosce, visto che tende a difenderlo sempre, ma presente.
I pochi adulti presenti nell'opera se ne lavano completamente le mani, e lo stesso fanno i suoi coetanei – le sue nuove compagne la isolano dopo pochissimi giorni. L'unica che le rimane è Nagisa, che lei stessa, per chissà quale motivo, si è scelta: forse perché l'ha sentita più simile a lei di quello che sembrava. Non è un sano rapporto di amicizia, il loro: è piuttosto possessivo, basato sulla sofferenza che hanno in comune, pieno di momenti difficili che, invece che superati, vengono accantonati in attesa di dimenticarsene del tutto. E' una dualità che Mozuku non vede, ma che è perfettamente chiara a Nagisa, sopraffatta dagli eventi ed incapace di formarsi un'opinione univoca su quella strana ragazza. Anche il rapporto con il suo carnefice – come ci viene a dire il vero in maniera un po' pedante Tomohiko – è ricco di sfumature sempre plausibili, per quanto crudeli. Se leviamo tutte le scene esagerate ed inutilmente morbose, di “A lollipop or a bullet” rimane un manga dalle situazioni fin troppo realistiche ed attuali.
E' venuto il momento di parlare anche dei disegni di Igura Sugimoto. Si sposano alla perfezione alla storia pur essendo morbidi e delicati, molto shojo, con un character design riconoscibile e gradevole alla vista. Ottime inoltre le inquadrature, che interpretano alla perfezione le scene dandogli sempre un tocco in più e valorizzando al massimo ogni situazione. Senza dubbio uno dei fiori all'occhiello del manga.
… E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci alla prossima settimana, con il Tempio degli Otaku!
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