Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”. E' tempo di celebrare... come
cosa? Il compleanno di Dusty Pages in Wonderland, ovviamente! Per l'occasione,
è stato anche indetto un gioco di gruppo – Path for Wonderland – che spero stia
facendo divertire tutti i suoi partecipanti. Il tema portante è, come si evince
dal titolo, “Alice nel Paese delle Meraviglie”... E anche il tempio si adegua.
Sembra quasi che i mangaka
giapponesi adorino prendere spunto dalle opere occidentali, adattandole e
reinterpretandole in fogge a volte sorprendenti, ed Alice è uno dei bersagli
più in voga, probabilmente perché è tornata di recente di moda. In questo
articolo vi farò una breve carrellata di manga ed anime che pagano tributo al
romanzo di Lewis Carroll... E proprio come l'originale, preparatevi a non dare
nulla per scontato! Buona lettura!
Anime prodotto nel 1983 dalle
case di produzione Apollo Film e Nippon Animation, paga lo scotto del grande
successo dell'adattamento animato della Disney. I suoi cinquantadue episodi
sono stati doppiati in diverse lingue tra cui l'italiano e, pensate un po',
l'Hindi.
La storia adatta in egual misura
– anche se un po' liberamente - “Alice...” e il suo seguito, “Al di là dello
specchio e quello che Alice vi trovò”. La differenza più emblematica riguarda
la struttura delle puntate: alla fine, infatti, la nostra ritorna sempre nel
mondo reale, accompagnata dal fido Benny Bunny, salvo poi tornare di nuovo nel
Paese delle Meraviglie all'inizio di quella successiva.
Lo stile grafico è compatibile
con la sua epoca, quindi non potremo certo aspettarci le animazioni fluide di
oggi, anche se la fotografia è piuttosto vivida e piacevole da vedere, proprio
come dovrebbe essere vista la storia. Il character design ha solo qualche punto
di contatto con quello della Disney, perché nell'anime i personaggi hanno
lineamenti più caricaturali e forse più accattivanti da vedere per un bambino,
visto i bei sorrisi e le figure tozze. Alice stessa, poi, non ha i tipici
capelli biondi e vestito bianco e celeste, ma castano rossicci e un abito rosso
con un grembiulino bianco.
Se l'anime era piuttosto fedele
al romanzo originale, lo stesso non potremo dire delle opere che seguiranno. In
questo volume unico creato dalle CLAMP – gruppo di autrici prolifiche e amanti
delle storie intricate - seguiremo le vicende della sfortunata Miyuki. In ogni
capitolo, infatti, la nostra entra in contatto con altri mondi; ed in ogni
capitolo, verrà importunata sessualmente da ragazze procaci che non è detto
siano disposte ad accettare un no. Ma state tranquilli: la sua virtù sarà
sempre salvata... Tra le ambientazioni spiccano quella di “X”, altra opera
delle mangaka, e naturalmente “Alice in Wonderland”.
Data la grande popolarità delle
CLAMP, forse questo volumetto non gli rende giustizia, perché assai inferiore ai loro standard. Anche
ad un primo sguardo si può vedere come le storie seguano sempre lo stesso
canovaccio; quando poi le si legge, inoltre, si scopre pure che hanno una
durata estremamente breve, e che spesso finiscono all'improvviso, in occasione
del climax.
Dal punto di vista psicologico, questa brevità non giova a nessuno. Le
corteggiatrici di turno si distinguono tra loro soltanto per i diversi outfit,
ma caratterialmente sono tutte uguali:
depravate ed attratte dalla protagonista. Il perché di tutto ciò non ci è
dato saperlo.
Se Sparta piange, però, Atene non
ride. Miyuki, a parte piagnucolare sulla sua virtù messa a repentaglio, non fa
nient'altro per tutta la durata della storia, ad eccezione di un capitolo. Tra
le righe si legge chiaramente che in realtà ci troviamo di fronte alle sue
fantasie sessuali: destinate a rimanere tali, però, perché troppo “bigotta” e tradizionalista
– si chiede spesso come farà a trovare marito – per accettarle appieno. Ma
questa sottotrama non verrà mai trattata con la dovuta attenzione e profondità.
I disegni sono da sempre stati
uno dei piatti forti delle CLAMP, e qui non si fa eccezione, siccome non c'è
molto altro a cui fare attenzione. Lo
stile ricorda molto lo shojo, genere che proprio loro hanno contribuito a
riportare a nuova vita negli anni '90: personaggi snelli ed affilati ma allo
stesso tempo belli a vedersi, costruzione delle tavole che predilige i primi
piani, vagonate di retini e dettagli. Decisamente, il lato migliore di “Miyuki
nel Paese delle Meraviglie”.
Frutto della collaborazione di QuinRose – sceneggiatura – e Soumei Hoshino, disegni, questa serie
di sei volumi è soltanto un tassello di un progetto più ambizioso. E' infatti
un adattamento di un otome game, un
tipo di video giochi la cui missione è sempre quella di fare ottenere la
protagonista più appuntamenti possibili con i ragazzi; non a caso, il manga è
corredato da vari spin-off che esaminano ciascuno una coppia diversa.
Le premesse della storia sono
quelle che tutti noi conosciamo: Alice si annoia con la sorella, e la sua
attenzione viene calamitata da un coniglio bianco che la porta in questo paese
meraviglioso. Fin qui niente di nuovo;
peccato soltanto che il Bianconiglio – Peter White – sia uno stalker, lo
Stregatto un felino antropomorfo estremamente immaturo ed incosciente, il
Cappellaio Matto nientemeno che un mafioso.
Ad Alice viene data una boccetta
vuota: ogni volta che incontra una persona si riempirà un pochettino. Quando
sarà piena del tutto finalmente potrà tornare a casa... sempre che non ci siano
sviluppi amorosi, o che Alice non sappia le oscure verità di Wonderland.
Potremmo definire “...Heartland”
come una rilettura in chiave moderna del romanzo di Carroll, in quanto è
evidente che ogni elemento è stato accuratamente studiato per fare stragi di
cuori – del pubblico, si intende. L'atmosfera dell'opera è cupa, quasi gotica: tutti amano Alice, ma spesso è un amore
malato; e non aiuta il fatto che credano che la violenza sia un ottimo
metodo per risolvere i problemi.
Tratti simili a quelli di Soumei
Hoshino, oggigiorno, sono molto comuni. Costruzione della tavola molto lineare,
amore viscerale per i retini e la computer graphic, che vengono usati in
qualsiasi occasione possibile, odio imperituro per gli sfondi, totalmente
assenti, e una profusione di personaggi dal character design gradevole e
vestiti in modo molto “cool”. Uno stile, seppure poco originale, che si adatta
alla perfezione alla storia ed al suo pubblico.
Opera di Ai Ninomiya, non ancora conclusa in patria – in Italia è da poco
cominciata la pubblicazione da parte della casa editrice Goen.
La storia si incentra su un
ragazzo, che non ha alcun ricordo del suo passato e, cosa forse ancor più
grave, dei suoi sogni - l'unica cosa che gli rimane è il suo nome,
Alice. In molti sono interessati a lui; soprattutto la regina, la quale gli
affida un incarico quantomeno singolare: uccidere
il Bianconiglio. E siccome non ha niente da perdere, ma ha da guadagnare
un'identità, il nostro accetta...
Non è facile capire quanto possa
durare questo manga, né tanto meno dove voglia andare a parare. Anche qui il
romanzo di Carroll viene adattato con molta libertà, a tal punto che sono
davvero pochi i punti di contatto tra le due opere: i personaggi principali,
ovviamente, ed un'atmosfera strana, molto onirica.
Ma questo non è necessariamente
un difetto; anzi, “Are you...” ha
diversi lati positivi ed elementi originali. Alice, ad esempio, è forse più
interessante rispetto alle sue altre incarnazioni: non solo perché è maschio,
ma soprattutto perché non conosce chi sia. L'assassinio del Bianconiglio è una
possibilità come un'altra di recuperare finalmente la memoria: è un personaggio in evoluzione. E'
inoltre simile al lettore sotto certi punti di vista, perché come noi non
conosce bene Wonderland ed i suoi abitanti. Questi ultimi, a parte le battute
sarcastiche dello Stregatto ed il temperamento aggressivo della Regina, hanno
poco in comune con i loro predecessori: soprattutto il Cappellaio Matto,
diversissimo sia come aspetto fisico sia come carattere – chissà perché, ormai
va di moda come personaggio ambiguo, quasi cattivo.
Anche il tratto di Ai Ninomiya è piuttosto attuale, anche se si
notano degli sprazzi personali qui e lì. Ad esempio, c'è un utilizzo molto
netto e definito del bianco e del nero: il grigio – di conseguenza i retini –
non viene usato quasi mai. Gli scenari sono molto scarni: si nota un certo
gusto per i dettagli, che però non vengono “sbattuti in faccia” al lettore.
… E per oggi è tutto, cari amici.
Piaciuta la carrellata? Spero di sì: nel frattempo arrivederci alla prossima
settimana, con “Il Tempio degli Otaku”!
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver condiviso la tua opinione!