Altrettanto soddisfatta sono della prima puntata di questa bella rubrica, che apre Dusty pages in Wonderland al mondo dei manga. La ragazza che ho scelto come collaboratrice si chiama Surymae Rossweisse, di cui ammiro molto l'arguzia delle recensioni così come la capacità di non annoiare mai. Ma bando alle ciance e passo la parola a lei...
Scritto da Surymae Rossweisse.
Salve a tutti, gente! Io sono Surymae, e da oggi scriverò ogni venerdì quaggiù una rubrica su anime e manga, alcune delle mie più grandi passioni. Spero che ci terremo reciprocamente compagnia a lungo.
Ma attenzione: questa non è una serie qualunque. E' un manga
audace, nonostante tutto, con una trama ispirata che non sono le solite “X
vuole diventare il migliore della sua categoria” o “I personaggi si picchiano
senza ragione, ma almeno ci sono un sacco di donzelle formose”, che ultimamente
vanno tanto di moda. No. Questo manga è complesso, articolato, con dei
personaggi che oltre a essere carini esteticamente hanno una personalità
sfaccettata; e, ultimo ma non ultimo, la sopraccitata trama suscita anche
riflessioni etiche mica da ridere. Avete capito di cosa sto parlando? Ebbene
sì: inauguriamo la rubrica con “Death Note” di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata.
Dopo tanti salamelecchi, vorrete sentire nel dettaglio
questa benedetta trama, ed è giusto. Light Yagami è un ragazzo delle superiori,
all'apparenza perfettamente normale: ha un ottimo profitto, vive in una
famiglia comune (padre poliziotto, madre casalinga, sorella minore un po'
rompiscatole), e piace pure parecchio alle ragazze. Ma egli non riesce a godere
di ciò: “Il mondo fa schifo!”, proclama, e di certo non gli si può dare torto.
Crimini e corruzioni sono ovunque, un vero dolore per uno con un così spiccato
senso della giustizia come lui. In una giornata da scuola come tante, però, la
svolta: dal cielo sembra cadere un quaderno. Light si china a raccoglierlo: ha
la copertina nera, recante la scritta “Death Note”. Quaderno della Morte.
Il nostro, stupito, apre l'oggetto, ma le sorprese non sono
ancora finite. Sul retro infatti ci sono delle istruzioni, scritte in inglese,
dal significato quanto curioso quanto inequivocabile: scrivendo il nome di una
persona sul quaderno, questa entro quaranta secondi morirà. Light, ovviamente,
pensa ad uno scherzo, ma il suo senso di giustizia e la sua curiosità hanno
presto il sopravvento.
Come emerge da questa trama, la forza di Death Note si può
riassumere in tre punti: l'intreccio, l'introspezione psicologica e i dilemmi
etici dell'opera. Il primo non sempre è perfetto, visto che a volte la
sceneggiatrice Tsugumi Ohba casca in alcune ingenuità o qualche deus ex machina
di troppo. Non voglio fare spoiler, ma se qualcuno è a capo di un determinato
settore ci sarà un motivo. E allora, perchè questi qualcuno si fanno
perennemente fregare da un ragazzino che puzza ancora di latte? Mistero.
Tuttavia, in generale è buono, riuscendo a risultare avvincente come tutti i
buoni thriller e allo stesso tempo a coniugare momenti più riflessivi e parti
narrate piuttosto lunghe.
Il secondo punto di forza è l'introspezione psicologica.
Come già accennato, i personaggi sono tridimensionali, sfaccettati, con dei
pregi, difetti, dubbi come tutti noi. E questo non vale solo per i due
protagonisti, ma anche e soprattutto per i personaggi secondari. Come
dimenticarsi, ad esempio, dei dilemmi di Soichiro Yagami, padre di Light,
lacerato dal sospetto che il suo amato figlio sia Kira? Oppure come
dimenticarsi della devozione malsana per Light da parte di Misa Amane, idol dal
passato drammatico che, nonostante Kira la usi sfacciatamente per i suoi fini,
per amor suo sacrificherà più volte la propria vita?
E per quanto riguarda Light? La sua introspezione
psicologica è, possibilmente, ancora più curata delle altre. Essa non passa
infatti soltanto per il canale narrativo ma anche per quello grafico. La sua
graduale perdita di salute mentale viene infatti testimoniata da come viene disegnato
da Takeshi Obata – a parere di chi scrive, non a caso questa è la sua ultima
grande opera. Nei primi capitoli Light è ritratto con linee morbide e occhi
grandi, come quelli di un bambino, che simboleggiano la sua innocenza. Nel
corso dell'opera, però, i tratti del ragazzo si fanno più spigolosi, scavati; e
gli occhioni diventano piccoli, illuminati da un bagliore cattivo. Qualcuno
potrebbe obiettare che è semplicemente il tratto di Obata che si è affinato,
come sempre accade nei manga, ma questa sembra una scelta ben precisa e che si
sposa perfettamente con la metamorfosi del personaggio.
Ci lasciamo con questi simpatici, per niente angoscianti, e
facili da risolvere interrogativi. Alla prossima settimana, allora, sperando di
parlare di qualcosa di più allegro!
Approvo la rubrica!
RispondiEliminaMi piace moltissimo questa rubrica :D E poi, lo ammetto, adoro Death Note ;)
RispondiEliminaChe recensione meravigliosa *-*
RispondiEliminae grandiosa rubrica XD
mmmh non ho mai letto un manga fino ad ora (mamma mia che figuraccia) comunque questo mi ha incuriosito non poco...ahahha bene ci voleva che cominciassi a indebitarmi per comprare oltre i libri pure i manga!!!! vedrò dove potermelo procurare questo
RispondiEliminaCiao, sono Surymae. Grazie mille per i complimenti alla recensione, alla prossima settimana! :)
RispondiEliminaCiao, io ho guardato tempo fa l'anime in streaming in giapponese sottotitolato in italiano ed è davvero stupendo. Nel complesso è uno degli anime più belli che abbia mai visto.
RispondiEliminaOttima scelta nell'iniziare la rubrica con questo piccolo capolavoro di originalità.
Ottima iniziativa... leggo alcuni manga, leggerò anche voi!!! Complimenti
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