domenica 16 dicembre 2012

Speciale Jane Austen: parliamo di "Mansfield Park"




A cura di Less



Fanny Price è la secondogenita della più giovane delle sorelle Ward e di un “luogotenente di marina sprovvisto di educazione, soldi e relazioni utili”.
All’età di dieci anni viene accolta in casa dai ricchi zii materni per sgravare la famiglia da una bocca in più da sfamare. Qui si scontra con l'ambiente calmo e raffinato della villa di Mansfield Park, la magione che dà il nome al romanzo, e la sua nuova famiglia; l’austero Sir Thomas, l’indolente Lady Bertram, l’economa zia Norris, il dissoluto Mr. Bertram e le due Miss Bertram, Maria e Julia.
L’unico a comprendere il suo spaesamento e la sua nostalgia di casa è Edmund, il secondo figlio di Sir Thomas e Lady Bertram, col quale Fanny intratterrà una tenera e fraterna relazione per lunghi anni.
Col tempo, egli comprenderà anche l'intelligenza e la sensibilità sottovalutate di Fanny.

A otto anni dal trasferimento della fanciulla, fanno la loro comparsa i fratelli Crawford – Henry e Mary. Assieme al promesso di Miss Bertram e a Mr. Yates, affezionato amico di Mr. Bertram, i fratelli Crawford e i fratelli Bertram organizzano una recita, decidendo di inscenare l'opera Giuramenti d’amanti (Lovers Vows).
La compagnia si imbatte nella strenua opposizione di Edmund e Fanny, sicuri che Sir Thomas, al momento all'estero per questioni finanziarie, non approverebbe.
Al suo ritorno, infatti, egli dimostra la sua aperta disapprovazione e interrompe i preparativi.

Lo stile di Jane Austen è scorrevole, ma non per questo mediocre.
L'autrice combina sapientemente un linguaggio aulico e una perfezione stilistica sorprendente rimasta intatta negli anni. Nonostante sia un classico e quindi, per sua natura, più complesso, articolato e meno abbordabile della letteratura media contemporanea, Mansfield Park è un romanzo magistralmente scritto, come non se ne trovano più molti.
I personaggi sono ben caratterizzati, quasi “reali”.
La protagonista, Fanny, viene spesso descritta come innocente, ingenua, tranquilla e remissiva, ma di saldi principi morali – così saldi che non si concede neanche di pensare ad un amore che ritiene sbagliato. Per questo il lettore trova immensamente piacevole il suo fermo rifiuto di fare qualcosa che vada contro i propri valori, nonostante ci si aspetti il contrario per via della sua indole e dell'autorità esercitata su di lei dallo zio.

Edmund è un altro personaggio degno di nota, anche se per ragioni diverse; mentre Fanny sorprende, Edmund è estremamente credibile. Inizialmente oppositore della recita, si vede costretto a rinunciare alla coerenza per impedire che la notizia della recita si diffonda. È un perfetto esempio di come, a volte, sia necessario sacrificare qualcosa per il bene maggiore. Non importa che questo qualcosa sia la coerenza, che sembra poca cosa. Oltre ad essere una questione di principio, per la società dell'epoca un atto come quello di Edmund avrebbe potuto significare molto e screditare il suo nome, anche se, fortunatamente per lui, suo padre comprenderà le sue ragioni e per lui non ci saranno ripercussioni.

Mary Crawford, la donna di cui Edmund si innamora, è molto diversa sia da Fanny che dallo stesso Edmund. Combattuta fra istinti e pulsioni contrastanti, suscita il vago scandalo e il disappunto dei cugini. Si potrebbe forse paragonare ad una ragazza moderna un po' troppo libertina o sopra le righe. Spesso il suo sincero affetto si avvelena di malizia e si spora per mezzo delle maniere che ostenta. Quando perderà l'amore di Edmund si evolverà. Anche molti altri personaggi saranno costretti a crescere loro malgrado, a partire da suo fratello, Henry Crawford. Egli perderà per sempre l'unico amore sincero della sua vita, sacrificandolo per un'avventura con Maria Bertram, e anche questa pagherà le conseguenze delle proprie avventate azioni. Ultimo personaggio che citerò è Thomas Bertram, il più grande dei quattro fratelli.
Dissoluto prima, ravveduto poi; la ragione del suo cambiamento sta nel rischio corso proprio a causa della sua sventatezza.

L'editing della mia edizione del libro (EDIPEM) è curato – anche se non mi aspetto altro quando si hanno così tanti anni per rivedere un romanzo. Un piccolo appunto lo rivolgo al formato: poco più di trecento pagine scritte in carattere così piccolo da risultare illeggibile. Non comprendo la necessità di accecare potenziali lettori, pertanto vi consiglio un'edizione diversa che rispetti la vostra vista.

In conclusione, forse questo non è il romanzo migliore della Austen, ma lascia certamente adito a promesse di perfezione.

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