A cura di Less
Fanny Price è la secondogenita
della più giovane delle sorelle Ward e di un “luogotenente di marina sprovvisto
di educazione, soldi e relazioni utili”.
All’età di dieci anni viene
accolta in casa dai ricchi zii materni per sgravare la famiglia da una bocca in
più da sfamare. Qui si scontra con l'ambiente calmo e raffinato della villa di
Mansfield Park, la magione che dà il nome al romanzo, e la sua nuova famiglia;
l’austero Sir Thomas, l’indolente Lady Bertram, l’economa zia Norris, il
dissoluto Mr. Bertram e le due Miss Bertram, Maria e Julia.
L’unico a comprendere il suo
spaesamento e la sua nostalgia di casa è Edmund, il secondo figlio di Sir
Thomas e Lady Bertram, col quale Fanny intratterrà una tenera e fraterna
relazione per lunghi anni.
Col tempo, egli comprenderà anche
l'intelligenza e la sensibilità sottovalutate di Fanny.
A otto anni dal trasferimento
della fanciulla, fanno la loro comparsa i fratelli Crawford – Henry e Mary.
Assieme al promesso di Miss Bertram e a Mr. Yates, affezionato amico di Mr.
Bertram, i fratelli Crawford e i fratelli Bertram organizzano una recita,
decidendo di inscenare l'opera Giuramenti d’amanti (Lovers Vows).
La compagnia si imbatte nella
strenua opposizione di Edmund e Fanny, sicuri che Sir Thomas, al momento
all'estero per questioni finanziarie, non approverebbe.
Al suo ritorno, infatti, egli
dimostra la sua aperta disapprovazione e interrompe i preparativi.
L'autrice combina sapientemente
un linguaggio aulico e una perfezione stilistica sorprendente rimasta intatta
negli anni. Nonostante sia un classico e quindi, per sua natura, più complesso,
articolato e meno abbordabile della letteratura media contemporanea, Mansfield
Park è un romanzo magistralmente scritto, come non se ne trovano più molti.
I personaggi sono ben
caratterizzati, quasi “reali”.
La protagonista, Fanny, viene
spesso descritta come innocente, ingenua, tranquilla e remissiva, ma di saldi
principi morali – così saldi che non si concede neanche di pensare ad un amore
che ritiene sbagliato. Per questo il lettore trova immensamente piacevole il
suo fermo rifiuto di fare qualcosa che vada contro i propri valori, nonostante
ci si aspetti il contrario per via della sua indole e dell'autorità esercitata
su di lei dallo zio.
Edmund è un altro personaggio
degno di nota, anche se per ragioni diverse; mentre Fanny sorprende, Edmund è
estremamente credibile. Inizialmente oppositore della recita, si vede costretto
a rinunciare alla coerenza per impedire che la notizia della recita si
diffonda. È un perfetto esempio di come, a volte, sia necessario sacrificare
qualcosa per il bene maggiore. Non importa che questo qualcosa sia la coerenza,
che sembra poca cosa. Oltre ad essere una questione di principio, per la
società dell'epoca un atto come quello di Edmund avrebbe potuto significare
molto e screditare il suo nome, anche se, fortunatamente per lui, suo padre
comprenderà le sue ragioni e per lui non ci saranno ripercussioni.
Mary Crawford, la donna di cui Edmund
si innamora, è molto diversa sia da Fanny che dallo stesso Edmund. Combattuta
fra istinti e pulsioni contrastanti, suscita il vago scandalo e il disappunto
dei cugini. Si potrebbe forse paragonare ad una ragazza moderna un po' troppo
libertina o sopra le righe. Spesso il suo sincero affetto si avvelena di
malizia e si spora per mezzo delle maniere che ostenta. Quando perderà l'amore
di Edmund si evolverà. Anche molti altri personaggi saranno costretti a
crescere loro malgrado, a partire da suo fratello, Henry Crawford. Egli perderà per sempre l'unico
amore sincero della sua vita, sacrificandolo per un'avventura con Maria
Bertram, e anche questa pagherà le
conseguenze delle proprie avventate azioni. Ultimo personaggio che citerò è
Thomas Bertram, il più grande dei quattro fratelli.
Dissoluto prima, ravveduto poi;
la ragione del suo cambiamento sta nel rischio corso proprio a causa della sua
sventatezza.
L'editing della mia edizione del
libro (EDIPEM) è curato – anche se non mi aspetto altro quando si hanno così
tanti anni per rivedere un romanzo. Un piccolo appunto lo rivolgo al formato:
poco più di trecento pagine scritte in carattere così piccolo da risultare
illeggibile. Non comprendo la necessità di accecare potenziali lettori,
pertanto vi consiglio un'edizione diversa che rispetti la vostra vista.
In conclusione, forse questo non
è il romanzo migliore della Austen, ma lascia certamente adito a promesse di
perfezione.
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