venerdì 7 dicembre 2012

Recensione: La rosa bianca di Stefania Auci


La rosa bianca - Stefania Auci 
Francia/Scozia, 1745 - Indipendente e misteriosa, Annette Pontmercy è l'amante di un capitano francese al seguito di Carlo Stuart, e per questo, quando Cameron Grant, ribelle giacobita e abile seduttore, cerca di conquistarla, lei lo tiene a distanza con ironia e intelligenza. Presto, tuttavia, Cam comprende che lei è ben altro che l'affascinante compagna di un ufficiale, e che nasconde un oceano di segreti. Ma solo alla vigilia della battaglia di Culloden Annette rivelerà infine il suo vero volto, e allora Cameron dovrà prendere una decisione che lo cambierà per sempre.
Disponibile in edicola dal 1° dicembre
Editrice: Harlequin Mondadori
Pagine: 315
Prezzo: 6.00 euro








Voto: 



Il genere romance, unito al paranormal romance, è sempre stato un grande tabù della mia carriera di lettrice, proprio quel genere che ho sempre indicato come l’unico a cui non mi approccio volentieri e che evito a tutti i costi. Poche, pochissime, le eccezioni, in cui rientrano tuttavia brillanti esempi come la trilogia di Kushiel di Jacqueline Carey, che unisce ad aspetti fortemente romance uno stile superbo e mai volgare, un background intrigante e fantasioso e una laboriosa componente politica e fantastorica.
Lo spirito con cui mi accingo a parlare de La rosa bianca, di Stefania Auci, è quello di una lettrice digiuna di Harmony, ignorante del mondo che vi ruota intorno e dei suoi canoni. Solo negli ultimi giorni ho potuto documentarmi sui cliché che ammorbano il genere, riuscendo più o meno ad individuare gli elementi di innovazione che la Auci ha apportato in questa sua seconda fatica. Il voto è comunque condizionato dal confronto con le mie letture abituali, davanti a cui La rosa bianca perde punti a causa delle lacune di cui risente il suo genere di appartenenza.
La storia è ambientata nel 1745 in Scozia, data di grande importanza per la storia locale. Annette Portmercy, cortigiana d’alto bordo ma, in realtà, spia presso un’organizzazione segreta che fa capo al re di Francia, viene incaricata di proteggere, assieme al sedicente amante Delaunay, Carlo Stuart, pretendente al trono inglese e unica speranza per la Scozia di rivendicare la propria indipendenza. Del  seguito dello Stuart fanno parte i Fedelissimi, un gruppo di uomini votati alla causa tra cui spicca Cameron Grant, eterno dongiovanni, impetuoso e abile combattente, caratterialmente opposto all’amico Oliver Gordon, marito fedele e innamorato, saggio e riflessivo.
Le vicende tra i due protagonisti decollano subito, lasciando un senso di frettolosità che tuttavia scompare dopo aver terminato il libro e aver assistito a tutte le vicende. L’infatuazione tra Annette e Cameron, soprattutto da parte di quest’ultimo, è infatti istantanea. L’uomo avverte subito che la ragazza ha qualcosa di diverso dalle altre, struggendosi in pene d’amore velate da una dose di immaturità. Anche lei, d’altra parte, respinge fermamente la sua corte, arroccandosi dietro giustificazioni professionali ed emotive. Se la situazione vi sembra scontata e tipicamente rosa, vi avverto che, per quanto possa essere banale il cliché dell’uomo conquistato dalla donna che gli resiste, i canoni del genere pongono che uno dei protagonisti goda di una netta superiorità, in termini di esperienza amorosa, sull’altro. In questo caso, invece, sia Annette che Cameron non sono ragazzini alle prime armi ma vantano un numero elevato di amanti. La Auci, inoltre, non descrive amplessi stravolgenti, anzi: le due uniche scene di sesso presenti nel romanzo –all’inizio e alla fine- sono abbastanza sobrie, nel secondo caso vi è addirittura solo un accenno. La parte sentimentale diventa predominante nelle ultime sessanta  pagine, concludendosi con un happy ending –dovuto, visto il genere- già all’inizio facilmente intuibile e che guasta la suspance delle scene di pericolo. L’autrice, nonostante questo, riesce ugualmente ad introdurre una nota amara, seppure ancora una volta mitigata con una notizia finale scontata che riuscirà a coronare definitivamente la relazione di Annette e Cameron.
Le sfaccettature dei personaggi cadono talvolta nello stereotipo, ma riescono a trovare ugualmente una voce forte e personale. Cameron, nello specifico, matura un’evoluzione non indifferente, molto meglio definita di quella di Annette, la cui storia passata e i cui timori da essa suscitata risultano ancora una volta punti da un pizzico di ovvietà. Se la storia d’amore non potrà però soddisfare i lettori avvezzi ad altri tipi di libri, il grande lavoro storico attuato dall’autrice risolleva nettamente le sorti del romanzo. Sono ben studiate, attraverso la figura di Cameron, le motivazioni dell’importanza della missione di Annette:

<<Questa non è una causa come le altre, madame. E’ la ragione di una vita, della mia vita, e di quella di un’intera nazione. Cosa sapete voi di quello che ci hanno fatto gli Inglesi? Siete Francese! […] Hanno strappato ogni diritto alla Scozia. Non c’è libertà per la mia gente: ci hanno tolta la terra, ci hanno privato del nostro Parlamento e delle nostre leggi. Arrivano, si prendono soldi e merci e ci lasciano in ginocchio. Ai cattolici non è permesso avere proprietà o esercitare un mestiere. Sapete che Oliver Gordon ha dovuto giurare di essere protestante per poter lavorare come avvocato? E che Marcus è stato espropriato dei suoi beni perché è stato denunciato da un delatore? Non ha più nulla>>.

La componente storica è quindi fortemente presente e indispensabile agli intrecci della trama, che comprende battaglie ed esecuzioni sanguinose e, pur non eccedendo nel sangue, dà una fortissima impronta al romanzo, superiore a quella romance – tuttavia mai eccessivamente sdolcinata. La parte centrale, in particolar modo, si fa apprezzare per l’avvicendarsi degli episodi conseguenti la fuga di Carlo Stuart, tutti storicamente verificabili, che non risultano funzionali alla storia d’amore ma che costituiscono la struttura del libro. Non una scusa, quindi, per parlare della relazione tra i protagonisti –che matura lentamente e trova davvero poco spazio in questa sezione del libro-, ma la ruota motrice della narrazione.
Ciò che non è assolutamente scontato, soprattutto ricordando il fatto che si tratta di un romance della Harlequin, è pertanto l’urgenza di dare spazio a tematiche più delicate e ad episodi più cruenti e avventurosi. A proposito di questo la Auci non risparmia morti inaspettate, che riescono a sorprendere il lettore, e momenti più comici e rilassati.
Lo stile dell’autrice è abbastanza buono –il libro risulta sicuramente ben scritto- con  espressioni che hanno accolto il mio favore ed esprimono una certa potenzialità. Per distinguersi dalla marea di scrittori e scribacchini serve però una voce più forte e consapevole, che credo che la Auci sia ampiamente in grado di raggiungere. Altra pecca sono le scarse descrizioni del suggestivo paesaggio scozzese, ma sono dell’idea che il libro sia stato fortemente castrato dal genere a cui è dovuto legarsi, distaccandosene parecchio in certi punti –la prominenza dell’ambito storico ne è un lampante esempio- e dovendogli rimanere fedele in altri. Questo gli ha tarpato le ali, costringendolo ad alcuni cliché e ad alcune soluzioni scontate che ne hanno minato il salto di qualità. E’ davvero apprezzabile, comunque, il fatto che risulti godibile anche per coloro che non leggono Harmony. Non c’è generosità né avarizia nelle mie “tre tazzine” di voto: La rosa bianca è un romanzo discreto che riesce ad osare e a raggiungere un pubblico variegato, sicuramente monito per l’autrice dei grandi risultati che, con più esperienza e senza legami di alcun genere, riuscirà ad ottenere.




Stefania Auci 
è nata a Trapani ma vive da anni a Palermo, dopo aver girato l’Italia. Insegnante, ex avvocato, ex cancelliere, si dedica alla narrativa urban fantasy, horror e romance sin dall’adolescenza. A ottobre 2011 è uscito il suo romance di esordio, Fiore di Scozia, edito da Harlequin Mondadori. Nel 2010 ha pubblicato con edizioni 0111 Hidden in the dark, breve raccolta di racconti urban fantasy tratti dalla saga di Moray Place 12, Edimburgo.

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