“Ragione e sentimento” è uno dei
più tipici – da intendersi in senso positivo – e famosi libri di Jane Austen.
La sua stesura iniziale è stata la sua prima prova come scrittrice di romanzi,
a soli diciannove anni. Le differenze con la versione che conosciamo oggi non
mancano: era scritto in forma epistolare, ed il titolo era Elinor e Marianne. Dal 1795 in
poi il manoscritto ha subito diverse modifiche, fino ad arrivare alla
pubblicazione definitiva nel 1811, firmata con lo pseudonimo di “una Lady”. Nel
corso dei due anni successivi il romanzo ha avuto un grande successo e diverse
traduzioni; ed è così ancora oggi, probabilmente anche grazie all'adattamento
filmico del 1995 tra i cui attori figuravano Emma Thompson, Kate Winslet, Hugh
Grant e Alan Rickman.
La trama – come quasi certamente
saprete – si concentra sulle sorelle Elinor e Marianne Dashwood, totalmente
diverse dal punto di vista caratteriale: la prima assennata e razionale, la
seconda perennemente guidata dalle sue sensazioni estemporanee. Questo
contrasto si presenterà in tutta la sua dirompenza quando le due affronteranno
le prime esperienze amorose: Elinor con il timido e dalla difficile situazione
familiare Edward Ferrars, e Marianne con il passionale Willoughby, non
accorgendosi che un suo conoscente, il colonnello Brandon, prova dei sentimenti
per lei. Riuscirà l'una a farsi guidare di più dalle proprie emozioni, e
l'altra dalla ragione?
Primo romanzo ad essere
pubblicato (nel 1811), “Ragione e Sentimento” ha in sé diversi elementi poi diventati
caratteristici della produzione di Jane Austen, soprattutto se si pensa
all'opera successiva, “Orgoglio e Pregiudizio”. Abbiamo le protagoniste, che
nonostante provengano da famiglie non ricchissime riescono a partecipare attivamente alla vita
di società, con i balli e le visite ai parenti ed amici, più o meno gradite. E
naturalmente le relazioni amorose, travagliate – anche per colpa di difetti
caratteriali delle parti in causa - ma che riescono comunque ad avere un lieto
fine.
“Ragione e Sentimento” si attiene
scrupolosamente a questi dettami, che anzi crea egli stesso. Tuttavia la
lettura non viene mai disturbata dalla prevedibilità della formula, perché i
suoi ingredienti si mantengono ancora oggi freschi, come se fossero la prima
volta che vengono affrontati. Sappiamo che Elinor probabilmente riuscirà a
sposare Edward, nonostante la sua rendita infinitesimale - cortesia di Fanny,
l'avida cognata dei Dashwood, ma quello che non sappiamo è come si arriverà a
tutto questo, e come si evolverà la loro unione nel corso del romanzo.
Non mancheranno mai colpi di
scena, nemmeno nelle ultime pagine, e questo renderà la lettura avvincente e
stimolante, soprattutto per quanto riguarda la storia di Marianne: cambieremo
idea su questo o quel personaggio, verranno smentite ipotesi prima date per
certe, ecc. ecc.
Un altro punto di forza del
romanzo è l'ambientazione, sempre all'insegna del realismo. Jane Austen si
dimostra un'osservatrice incredibilmente acuta, trasmettendo con puntualità
pregi e difetti al lettore. A dire il vero, sono quasi più i secondi, dalla
casa in cui si trasferiscono le Dashwood nel corso della storia – troppo
piccola e buia – ma soprattutto le compagnie di cui si circondano. Pur non
essendo cattive persone, infatti, quasi sempre sono noiose e superficiali. Spesso,
poi, si dedicano al pettegolezzo, del tutto ignare di ferire così i sentimenti
delle vittime delle loro supposizioni – che spesso si basano sul nulla. Il vero
asso nella manica però è un altro: l'ironia. Naturalmente “Ragione e
Sentimento” è un romanzo serio, in alcuni punti anche drammatico, ma ci sono
anche diversi momenti divertenti.
Nessun personaggio è al sicuro:
la madre delle ragazze – più immatura delle sue stesse figlie, come accade
spesso nelle opere della Austen - la moglie del padrone di casa, la signora
Middleton, la cui ragione di vita sono i suoi viziatissimi bambini, la sorella
di quest'ultima, con il suo insipido marito... Ma nemmeno Marianne: vedasi la
scena in cui dà l'addio, in modo melodrammatico ed eccessivo, alla casa da cui
sta traslocando. E' davvero un elemento di brio, che rende ancora più godibile
la lettura.
A parte i protagonisti, il cast è
caratterizzato con pochi tratti decisivi, quel tanto che basta per renderli
riconoscibili al lettore e non semplici macchiette. Salvo sconvolgimenti
improvvisi – che non è detto non capitino – i personaggi si comportano sempre
allo stesso modo, in base al loro ruolo nella storia: la sopraccitata Middleton
sarà sempre attaccata ai suoi figli, e coloro che li aduleranno; la signora
Jennings sarà sempre totalmente incapace di capire i sentimenti di coloro che
le stanno attorno, anche se lei è convinta del contrario, e la terza Dashwood,
Margaret, le poche volte che apparirà darà la prova di essere proprio come la
dipinge il narratore onnisciente, vale a dire con i difetti di Marianne ma
senza i suoi pregi. Sappiamo cosa aspettarci da loro, e fa piacere trovarsi di
fronte a dei personaggi coerenti a loro stessi.
Lo stesso discorso, però, non può
farsi per le due sorelle, o almeno non del tutto. Ognuna delle due è ancorata
alla sua posizione, e si comporta di conseguenza: ad esempio, se Elinor soffre
per amore tiene tutto per sé mentre cerca di analizzare freddamente la
situazione, mentre Marianne manifesta nella maniera più drammatica possibile –
non sopporta che venga nominato l'amato, ha crisi di pianto, si ammala... - il
suo dolore. Ma il loro carattere è comunque sfaccettato, perché tanti sono i
volti della ragione e il sentimento, e sopratutto perché è in continua
evoluzione, esattamente come accade ad ognuno di noi nella vita reale.
E' il contrasto del titolo; ma
come dimostra il proseguire del romanzo, nella battaglia non c'è un vincitore
certo. Jane Austen sembra prendere posizione a favore della ragione – dicono
che nella realtà lei fosse più simile a Marianne, mentre la sorella Cassandra
ad Elinor – ma è difficile dirlo, perché sono categorie più fluide di quanto
sembra al primo sguardo, e nessuna esclude l'altra in toto.
Lo provano le stesse Elinor e
Marianne alla fine della storia: l'una ha imparato che a volte sfogare i propri
sentimenti può portare un vantaggio, l'altra che lasciarsi guidare dagli
impulsi del momento senza riflettere non è una scelta saggia. Questo non
significa né che i loro ruoli si siano ribaltati, né che la loro personalità
sia rinnegata: al contrario, quest'ultima viene valorizzata ancora di più,
perché entrambe hanno capito come fare tesoro dai pregi dei rispettivi
atteggiamenti.
Difficile parlare dello stile di
Jane Austen senza ripetere le parole di qualcun altro, però bisogna provarci.
E' fluido e preciso, a tal punto che si stenta a credere di trovarsi di fronte
ad un romanzo d'esordio. Il narratore onnisciente non sempre viene usato con
precisione, ad esempio nel descrivere le personalità e la nascita dei sentimenti
amorosi, ma sono pecche perdonabili, sopratutto considerando che le sorprese –
come le frecciatine ironiche di cui sopra – non mancano mai.
Se non avete mai letto “Ragione e
Sentimento”, o vi chiedete come mai ancora oggi ne possiamo parlare in toni
così lusinghieri, non vi resta che provare di persona. Troverete così contenuti
ancora oggi freschi ed attuali, e personaggi che superano non soltanto le prove
della trama ma quella più importante di tutte: il tempo.
Questo speciale su Jane Austen mi piace da morire :)
RispondiEliminaIl film di "Ragione e sentimento" mi è piaciuto tantissimo - ho il DVD e ogni tanto me lo riguardo! - ma, ahimè, non ho ancora letto il libro. Una lacuna da riempire al più presto, lo so!