sabato 15 dicembre 2012

Speciale Jane Austen: parliamo di "Ragione e sentimento"








Ragione e sentimento” è uno dei più tipici – da intendersi in senso positivo – e famosi libri di Jane Austen. La sua stesura iniziale è stata la sua prima prova come scrittrice di romanzi, a soli diciannove anni. Le differenze con la versione che conosciamo oggi non mancano: era scritto in forma epistolare, ed il titolo era Elinor e Marianne. Dal 1795 in poi il manoscritto ha subito diverse modifiche, fino ad arrivare alla pubblicazione definitiva nel 1811, firmata con lo pseudonimo di “una Lady”. Nel corso dei due anni successivi il romanzo ha avuto un grande successo e diverse traduzioni; ed è così ancora oggi, probabilmente anche grazie all'adattamento filmico del 1995 tra i cui attori figuravano Emma Thompson, Kate Winslet, Hugh Grant e Alan Rickman.

La trama – come quasi certamente saprete – si concentra sulle sorelle Elinor e Marianne Dashwood, totalmente diverse dal punto di vista caratteriale: la prima assennata e razionale, la seconda perennemente guidata dalle sue sensazioni estemporanee. Questo contrasto si presenterà in tutta la sua dirompenza quando le due affronteranno le prime esperienze amorose: Elinor con il timido e dalla difficile situazione familiare Edward Ferrars, e Marianne con il passionale Willoughby, non accorgendosi che un suo conoscente, il colonnello Brandon, prova dei sentimenti per lei. Riuscirà l'una a farsi guidare di più dalle proprie emozioni, e l'altra dalla ragione?

Primo romanzo ad essere pubblicato (nel 1811), “Ragione e Sentimento” ha in sé diversi elementi poi diventati caratteristici della produzione di Jane Austen, soprattutto se si pensa all'opera successiva, “Orgoglio e Pregiudizio”. Abbiamo le protagoniste, che nonostante provengano da famiglie non ricchissime  riescono a partecipare attivamente alla vita di società, con i balli e le visite ai parenti ed amici, più o meno gradite. E naturalmente le relazioni amorose, travagliate – anche per colpa di difetti caratteriali delle parti in causa - ma che riescono comunque ad avere un lieto fine.
“Ragione e Sentimento” si attiene scrupolosamente a questi dettami, che anzi crea egli stesso. Tuttavia la lettura non viene mai disturbata dalla prevedibilità della formula, perché i suoi ingredienti si mantengono ancora oggi freschi, come se fossero la prima volta che vengono affrontati. Sappiamo che Elinor probabilmente riuscirà a sposare Edward, nonostante la sua rendita infinitesimale - cortesia di Fanny, l'avida cognata dei Dashwood, ma quello che non sappiamo è come si arriverà a tutto questo, e come si evolverà la loro unione nel corso del romanzo.
Non mancheranno mai colpi di scena, nemmeno nelle ultime pagine, e questo renderà la lettura avvincente e stimolante, soprattutto per quanto riguarda la storia di Marianne: cambieremo idea su questo o quel personaggio, verranno smentite ipotesi prima date per certe, ecc. ecc.

Un altro punto di forza del romanzo è l'ambientazione, sempre all'insegna del realismo. Jane Austen si dimostra un'osservatrice incredibilmente acuta, trasmettendo con puntualità pregi e difetti al lettore. A dire il vero, sono quasi più i secondi, dalla casa in cui si trasferiscono le Dashwood nel corso della storia – troppo piccola e buia – ma soprattutto le compagnie di cui si circondano. Pur non essendo cattive persone, infatti, quasi sempre sono noiose e superficiali. Spesso, poi, si dedicano al pettegolezzo, del tutto ignare di ferire così i sentimenti delle vittime delle loro supposizioni – che spesso si basano sul nulla. Il vero asso nella manica però è un altro: l'ironia. Naturalmente “Ragione e Sentimento” è un romanzo serio, in alcuni punti anche drammatico, ma ci sono anche diversi momenti divertenti.
Nessun personaggio è al sicuro: la madre delle ragazze – più immatura delle sue stesse figlie, come accade spesso nelle opere della Austen - la moglie del padrone di casa, la signora Middleton, la cui ragione di vita sono i suoi viziatissimi bambini, la sorella di quest'ultima, con il suo insipido marito... Ma nemmeno Marianne: vedasi la scena in cui dà l'addio, in modo melodrammatico ed eccessivo, alla casa da cui sta traslocando. E' davvero un elemento di brio, che rende ancora più godibile la lettura.

A parte i protagonisti, il cast è caratterizzato con pochi tratti decisivi, quel tanto che basta per renderli riconoscibili al lettore e non semplici macchiette. Salvo sconvolgimenti improvvisi – che non è detto non capitino – i personaggi si comportano sempre allo stesso modo, in base al loro ruolo nella storia: la sopraccitata Middleton sarà sempre attaccata ai suoi figli, e coloro che li aduleranno; la signora Jennings sarà sempre totalmente incapace di capire i sentimenti di coloro che le stanno attorno, anche se lei è convinta del contrario, e la terza Dashwood, Margaret, le poche volte che apparirà darà la prova di essere proprio come la dipinge il narratore onnisciente, vale a dire con i difetti di Marianne ma senza i suoi pregi. Sappiamo cosa aspettarci da loro, e fa piacere trovarsi di fronte a dei personaggi coerenti a loro stessi.

Lo stesso discorso, però, non può farsi per le due sorelle, o almeno non del tutto. Ognuna delle due è ancorata alla sua posizione, e si comporta di conseguenza: ad esempio, se Elinor soffre per amore tiene tutto per sé mentre cerca di analizzare freddamente la situazione, mentre Marianne manifesta nella maniera più drammatica possibile – non sopporta che venga nominato l'amato, ha crisi di pianto, si ammala... - il suo dolore. Ma il loro carattere è comunque sfaccettato, perché tanti sono i volti della ragione e il sentimento, e sopratutto perché è in continua evoluzione, esattamente come accade ad ognuno di noi nella vita reale.
E' il contrasto del titolo; ma come dimostra il proseguire del romanzo, nella battaglia non c'è un vincitore certo. Jane Austen sembra prendere posizione a favore della ragione – dicono che nella realtà lei fosse più simile a Marianne, mentre la sorella Cassandra ad Elinor – ma è difficile dirlo, perché sono categorie più fluide di quanto sembra al primo sguardo, e nessuna esclude l'altra in toto.
Lo provano le stesse Elinor e Marianne alla fine della storia: l'una ha imparato che a volte sfogare i propri sentimenti può portare un vantaggio, l'altra che lasciarsi guidare dagli impulsi del momento senza riflettere non è una scelta saggia. Questo non significa né che i loro ruoli si siano ribaltati, né che la loro personalità sia rinnegata: al contrario, quest'ultima viene valorizzata ancora di più, perché entrambe hanno capito come fare tesoro dai pregi dei rispettivi atteggiamenti.

Difficile parlare dello stile di Jane Austen senza ripetere le parole di qualcun altro, però bisogna provarci. E' fluido e preciso, a tal punto che si stenta a credere di trovarsi di fronte ad un romanzo d'esordio. Il narratore onnisciente non sempre viene usato con precisione, ad esempio nel descrivere le personalità e la nascita dei sentimenti amorosi, ma sono pecche perdonabili, sopratutto considerando che le sorprese – come le frecciatine ironiche di cui sopra – non mancano mai.

Se non avete mai letto “Ragione e Sentimento”, o vi chiedete come mai ancora oggi ne possiamo parlare in toni così lusinghieri, non vi resta che provare di persona. Troverete così contenuti ancora oggi freschi ed attuali, e personaggi che superano non soltanto le prove della trama ma quella più importante di tutte: il tempo.

1 commento:

  1. Questo speciale su Jane Austen mi piace da morire :)

    Il film di "Ragione e sentimento" mi è piaciuto tantissimo - ho il DVD e ogni tanto me lo riguardo! - ma, ahimè, non ho ancora letto il libro. Una lacuna da riempire al più presto, lo so!

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