Per il 2013 auguro un anno di speranze, sogni (realizzati, perché non se ne può più di quelli chiusi nel cassetto) e belle letture. Letture costruttive, letture interessanti, letture che lascino il segno, letture originali (davvero originali però), letture che facciano crescere, letture che arricchiscano la mente, letture senza scale di grigi alcuni (nemmeno di rossi e neanche di neri), letture non inflazionate da fascette ipocrite o premi farlocchi o classifiche americane con numeri da capogiro, letture che siano belle insomma, e lo siano davvero. Agli editori auguro un anno migliore di quello che sta per terminare, auguro una presa di coscienza che si distacchi dal morboso e fallimentare intento commerciale, auguro di ritrovare l'amore per i libri, auguro una mano santa che li illumini riguardo una degna offerta editoriale, auguro loro che capiscano che gli italiani non ingurgitano necessariamente ogni porcheria venga loro proposta. Auguro a tutti un anno di libri, auguro di investire nei romanzi, nei saggi, nei libri di poesia. Se la crisi incalza esistono ancora (per fortuna) le biblioteche, il prestito, l'usato. Leggete per combattere l'ignoranza, leggete per pensare, leggete per voi e per un futuro migliore.
lunedì 31 dicembre 2012
Tanti auguri e buone letture per il 2013
Bilancio libri 2012... Il meglio e il peggio!
Anche quest'anno siamo arrivati al 31 dicembre e anche quest'anno è giunto il momento di fare il bilancio delle letture degli ultimi dodici mesi.
L'anno scorso -e anche l'anno prima- mi lamentavo di quanto fossero andate male le letture. Quest'anno sono andate anche peggio. Se alla fine del 2011 mi sembrava di aver letto pochi libri, alla fine del 2012 ne ho letti ben quindici in meno. L'università non mi ha lasciato spazio e tempo, ma almeno la qualità delle letture è un po' migliorata rispetto l'anno scorso, sicuramente perché sono state più selezionate e non solo obbligatorie per il blog. Ho avuto addirittura qualche difficoltà a scegliere i migliori libri del 2012 (sui peggiori non ci sono stati dubbi...), ma in generale ho la certezza di non aver letto molto che mi abbia fatto crescere come lettrice. Per questo ho stilato una lista di libri che dovranno immancabilmente far parte delle mie letture nel 2013 e di cui vi lascio una foto. Sono invece curiosa di sapere quali siano stati i vostri "pro" e "contro" del 2012!
MIGLIOR LIBRO LETTO:
La scelta di questo miglior libro letto dipende anche dal fatto che c'è un'ulteriore divisione tra miglior young adult e miglior classico (che avrei altrimenti premiato con questa dicitura). Di Caduto fuori dal tempo leggerete la mia recensione su Speechless: è un libro straziante ma profondamente bello, intriso di poesia e super consigliato.
PEGGIOR LIBRO LETTO:
Sul podio non poteva non stare lui, le 50 sfumature, anche se metto il primo poiché è l'unico che ho letto. La mia recensione QUI spiega ampiamente le motivazioni.
MIGLIOR CLASSICO:
Non ho letto molti classici quest'anno, me ne dolgo immensamente. Ad essere premiato è Colazione da Tiffany, classico del Novecento che ho trovato semplicemente meraviglioso, scritto bene, leggero al punto giusto ma con un retrogusto malinconico.
MIGLIOR YOUNG ADULT:
Sul miglior Young Adult, quest'anno, non c'è davvero ombra di dubbio: Il circo della notte di Erin Morgenstern è caldamente consigliato agli adulti come ai ragazzi, è avvolto da un'atmosfera dolciastra e croccante, la storia è incantevole, lo stile è meraviglioso. Se desiderate saperne di più, QUI potete leggere la mia recensione!
PEGGIOR YOUNG ADULT:
E' interscambiabile con il peggior esordiente, visto che Io sono Heathcliff corrisponde anche a questa categoria. Esperimento malriuscito, editing assente, trama adatta alle dodicenni. Decisamente il peggior young adult (o il peggior esordiente) del 2012: QUI la recensione.
MIGLIOR LIBRO DI UN ESORDIENTE:
Il "miglior esordiente" va ad un'autrice italiana, Maria Paola Colombo, e al suo Il negativo dell'amore (potete leggere la recensione QUI). Maria Paola ha anche partecipato alla raccolta di racconti gratuiti natalizia Christmas Tales, che potete scaricare a questo link!
PEGGIOR LIBRO DI UN ESORDIENTE:
Come ho scritto sopra, sarebbe interscambiabile con il peggior young adult: Switched è il peggior esordio del 2012, un libro scialbo, mal scritto, non semplicemente acerbo, ma proprio elementare. Nel senso che potrebbe averlo scritto un bambino delle scuole primarie.
QUI la recensione.
LIBRO PIU' DELUDENTE:
Il diario di Bridget Jones è in assoluto la maggior delusione di quest'anno. Adorando il film, pensavo di trovare nel libro lo stesso brio e le stesse risate. Bridget invece è un personaggio insopportabile, lagnoso, antipatico e il suo diario è un resoconto asettico della sua vita noiosa di donna frustrata. Evitatelo come la peste!!!
Libri da leggere nel 2013!!! Sono accetti i suggerimenti!
(clicca sull'immagine per ingrandirla)
domenica 30 dicembre 2012
Looking for books (24)
Torna Looking for books, la rubrica-vetrina, frutto delle mie incursioni in libreria, dove vi mostro ultime entrate che non hanno avuto spazio sul blog o vecchi libri che vorrei riproporvi.
In questa puntata, tra i libri usciti già da qualche anno, ci sono Revolutionary road di Richard Yates, da cui è stato tratto un film e che è consigliatissimo su Anobii (ben quattro stelle e mezzo), e Testimone inconsapevole, il primo libro di Gianrico Carofiglio con protagonista l'avvocato Guerrieri. Se il legal thriller non è il vostro genere potreste appassionarvi a Il bar delle grandi speranze (quattro stelle su Anobii) o al consigliatissimo -almeno per i miei "sensori letterari"- Educazione di una donna. L'unica recensioni su Anobii di questo libro ha però una sola stella, quindi aspetto opinioni da qualcuno di voi perché a me fa molta gola.
Se volete salvaguardare il vostro portafogli e concedervi una lettura profonda c'è il premio Pulitzer Katherine Boo o i bellissimi nove racconti di esordio di David Mitchell. Sempre per restare in tema di antologie è recentemente uscito Chi ti credi di essere? di Alice Munro ed infine una storia per ragazzi, L' ultimo volo. Un caso del giovane Sherlock Holmes di Shane Peacock.
«Chi ti credi di essere?» Troppe volte Rose si è sentita rivolgere questa domanda nel paesino di West Hanratty in cui è cresciuta. Prima fra tutti dalla sua matrigna Flo, donna pratica e un po' volgare, meschina e generosa insieme, l'incarnazione di quella realtà provinciale da cui Rose vorrebbe e sa di non poter fuggire. Per quanto studi, per quanto si ribelli, per quanto scappi. Quarant'anni e dieci racconti in sequenza, fra lealtà e disprezzo per l'universo di Flo, perché Rose arrivi a capire chi davvero crede di essere, chi davvero è.
Come dieci capitoli di un anomalo romanzo di formazione, i racconti di questa formidabile raccolta delineano con sapienza il personaggio di Rose, privilegiando il ruolo che il rapporto con la matrigna Flo ha avuto nel complesso definirsi della sua identità. La voce da cui riceviamo le storie è quella di un narratore provvisoriamente onnisciente il quale organizza in ordine cronologico episodi della vita di Rose lasciando che emerga dalla loro successione il conflitto tra desiderio di fuga e consapevolezza della necessità di restare. Rose è la bambina ribelle e pensosa del primo racconto, punita a cinghiate da un padre imperscrutabile e chiuso; Rose è l'avida lettrice che tiene a bada il pensiero del padre ammalato e l'insofferenza alle meschinità di casa a furia di Shakespeare e Dickens; è l'adolescente in viaggio dalla piccola West Hanratty a Toronto, vittima e complice di una sordida iniziazione sessuale ad opera di un impassibile ministro del culto. Ma Rose è anche la giovane innamorata del modo in cui sembra amarla Patrick Blatchford, dottorando in Storia presso la stessa università che le ha aperto le porte grazie a una borsa di studio; è la donna coinvolta in una relazione extraconiugale destinata a concludersi nell'amarezza; è la madre nervosa di una bambina piú saggia di lei, ed è infine la donna matura che torna là dove tutto era cominciato e ritrova, nel tono brusco e inclemente di Flo, ormai prossima al ricovero in casa di riposo, il filo ininterrotto di un'esistenza interiore, e il ricordo dell'unico amore mai raccontato. Non è un caso dunque che l'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, chiuda a cerchio il percorso e coaguli il senso delle esperienze narrate nella severa domanda retorica rivolta da una maestra arcigna a una Rose di nuovo bambina: «Chi ti credi di essere?» Se, come l'autrice afferma, «la memoria è il modo in cui non cessiamo di raccontare a noi stessi la nostra storia e di raccontare agli altri versioni in certa misura diverse della nostra storia», allora Alice Munro dispone del dono straordinario di attingere a un repertorio di materiale privato senza mai esaurirne la forza.
Anno: 2012
Editore: Einaudi
Pagine: 267
Prezzo: 19,50 €
Si avvicinava la mezzanotte. La donna con una gamba sola era atrocemente ustionata, e ormai la polizia di Mumbai stava andando a prendere Abdul e suo padre. In una povera baracca vicino all’ aeroporto internazionale, i genitori di Abdul presero una decisione dopo aver parlato brevemente. Il padre, malato, sarebbe rimasto nella casupola con il tetto di lamiera e il pavimento ricoperto di immondizia dove vivevano in undici, e si sarebbe fatto arrestare senza opporre resistenza. Abdul, l’unico che guadagnasse per tutta la famiglia, doveva fuggire.Come sempre, l’opinione del diretto interessato non era stata richiesta, e ora Abdul era in preda al panico, incapace di pensare. Aveva sedici anni, o forse diciannove – i genitori non si ricordavano mai una data. Allah, nella sua impenetrabile saggezza, l’aveva fatto piccolo e scattante…Cosa si cela dietro le piastrelle italiane (definite “beautiful forever”) che campeggiano sul muro che separa il viale d’accesso all’aeroporto di Mumbai dallo slum di Annawadi?In un romanzo-reportage che appassiona e commuove, il Premio Pulitzer Katherine Boo racconta la vita di uno slum indiano durante l’arco di alcuni anni, seguendo da vicino le vicende di diversi dei suoi abitanti.Un libro lirico, empatico, per cui già si parla di una nuova evoluzione della narrative non fiction, paragonandolo ai più grandi capolavori del genere.
Anno: 2012
Editore: 2012
Pagine: 350
Prezzo: € 9,90
Educazione di una donna - Elizabeth Percer
Il Wellesley College, nel Massachusetts, è uno dei più prestigiosi college femminili americani. Con la sua architettura gotica, i suoi archi e i suoi giardini, il campus esercita un fascino irresistibile sulle giovani donne consapevoli della propria intelligenza. Persino Rose Kennedy, la matriarca d’America, la madre di JFK, ambì a respirare il romanticismo e il pathos che aleggiano tra le sue mura.
In un angolo appartato del campus vi è una casetta in stile Tudor, un rifugio incantato che si adatta perfettamente agli edifici gotici circostanti. È il luogo di ritrovo delle Shakes, le temute e riverite ragazze della Shakespeare Society.
Ogni tanto le Shakes mettono in scena opere del Bardo alle quali invitano la preside e altre autorità del campus. Tuttavia, simili inviti hanno il solo effetto di accrescere il sospetto del college nei loro confronti, dato che ragazze che interpretano uomini in preda ad angoscia, tradimenti e dubbi, in una forma arcaica della lingua inglese, non sono certo un bell’esempio di decoro e compostezza.
Le Shakes si curano però poco del giudizio altrui. Sono a Wellesley dalla fondazione del college, esattamente dal 1877. Centodiciassette anni trascorsi a osservare le proprie cerimonie iconoclastiche, a unire le loro voci nei versi di Shakespeare per temprare il loro valore di giovani donne dedite all’arte, alla poesia e alla conoscenza.
Sensibile fino all’estremo, incapace di trascurare anche per un solo istante coloro che ama, triste per l’impossibilità di avere accanto Teddy, il suo amico del cuore, Naomi Feinstein mette piede al Wellesley college e, con sua somma sorpresa, diviene quasi subito una Shake, un’appartenente all’élite di Wellesley, al ristretto gruppo di cinquanta invidiate ragazze. Accade tutto per volontà del destino: Naomi salva dalle acque ghiacciate del lago Waban una delle Shakes; viene iniziata alla Società con un rituale vecchio di un secolo sotto un ritratto lacero del Bardo; diventa l’amica più stretta della bella Jun, altezzosa Shake ed elegante giocatrice di tennis.
Come in ogni educazione che si rispetti, tuttavia, anche per Naomi è in agguato la sfida con le svolte inaspettate e maligne della sorte.
Un tradimento per sconfinata gelosia mette in discussione il Codice d’Onore del Wellesley College e trascina nella vergogna l’amica del cuore: la bella, intoccabile Jun, studentessa d’eccellenza in mezzo a studentesse d’eccellenza.
Anno: 2012
Editore: Neri Pozza Editore
Pagine: 352
Prezzo: 17,00 €
L'esordio narrativo di un autore pluripremiato, considerato oggi uno dei migliori narratori britannici, salutato alla pubblicazione come "sensazionale", "stupefacente", "un fuoco d'artificio". Nell'affascinante intreccio di nove storie, tutte collegate fra loro, si muovono personaggi assolutamente diversi per razza e per cultura: da Tokyo alla Mongolia, da Hong Kong a San Pietroburgo, dalla Cina all'Irlanda, un romanzo che analizza il significato attuale di concetti quali comunità, coincidenza, casualità e destino.
Anno: 2012
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 528
Prezzo: € 10,90
È stato ucciso un bambino di nove anni. Il piccolo corpo, privo di tracce di violenza sessuale, viene ritrovato nel fondo di un pozzo. Un delitto atroce, del tutto inspiegabile, di cui è accusato, dopo rapide indagini, un ambulante senegalese, Abdou Thiam, che lavora nella spiaggia vicino la casa dei nonni dove il bambino è solito giocare. Inchiodano il senegalese indizi e testimonianze, ma soprattutto una foto e le dichiarazioni di un barista. Un destino processuale segnato: privo di mezzi, lo attendono una frettolosa difesa d'ufficio e vent'anni con rito abbreviato. Ma è un destino che si scontra con quello di un avvocato in crisi che trova, nella lotta per salvare Abdou in una spasimante difesa, un nuovo sapore alla vita. Abdou è davvero innocente? E come demolire la montagna accusatoria? Si dice che il rito processuale italiano non sia adatto al genere del legal thriller, tanto popolare nel mondo anglosassone. Ma il racconto di Carofiglio dipana il suo intreccio in un'aula di tribunale seguendo passo passo il lavoro di una Corte d'Assise, con i giudici, gli avvocati di difesa e di parte civile, la giuria popolare, il pubblico accusatore: e nel gioco di queste parti, nel fraseggio della noia e del colpo di scena, o dell'acuto retorico e dell'affondo micidiale di una controprova, riesce a creare la tensione dell'attesa, a insinuare il dubbio e, soprattutto, a suscitare l'attesa trepida di una giustizia liberatoria.
Anno: 2004
Editore: Sellerio
Pagine: 316
Prezzo: € 12,00
È il 1955; i Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York, che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: la loro esistenza scorre fra il treno dei pendolari, le cenette alcoliche con i vicini, le recite della filodrammatica locale, ma Frank e April si sentono destinati a una vita creativa e di successo, possibilmente in Europa. Nella storia della giovane famiglia in apparenza felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, e l'inevitabile esplosione arriva con una potenza da dramma shakespeariano.
Anno: 2009
Editore: Minimum Fax
Pagine: 457
Prezzo: € 18,00
Cresce catturato da una voce, J.R. La voce di suo padre, un disc-jockey di New York, che ha preso il volo quando lui non aveva ancora detto la sua prima parola. Con l'orecchio schiacciato contro la radio, vorrebbe spremere da quel timbro caldo e baritonale i segreti dell'identità e del mondo degli uomini. Sua madre è il suo mondo, è la sua roccia, ma lui cerca anche qualcosa di più, qualcosa che riesce, debolmente ma ossessivamente, ad avvertire solo in quella voce.A otto anni, quando anche la voce alla radio scompare, J.R. scappa disperato fino al bar all'angolo, e lì scopre un nuovo mondo, e un coro turbolento di nuove voci. Sono poliziotti e poeti, allibratori e soldati, star del cinema e pugili suonati, la varia umanità che si rifugia al "Dickens" per raccontare le proprie storie o scordare i propri guai. E poiché si diventa grandi per imitazione, a ciascuno di questi uomini J.R. ruberà qualcosa, diventando un piccolo “ladro di identità”. Appassionata e malinconicamente divertente, una grande storia che arriva dritta al cuore, ma anche l'avvincente racconto della lotta di un ragazzo per diventare uomo e un indimenticabile ritratto di come gli uomini rimangano, nel fondo del loro cuore, dei ragazzi perduti.
Anno: 2012
Editore: Piemme (Collana Numeri Primi)
Pagine: 492
Prezzo: € 13,00
Sotto le volte di vetro del Crystal Palace il trapezista Le Coq esegue il suo ultimo numero, ma succede qualcosa e l'artista precipita nel vuoto. A seguire lo spettacolo, tra i molti, un ragazzo speciale: si chiama Sherlock Holmes, ha 13 anni e la straordinaria capacità di indagare mettendo insieme indizi e dando loro un nesso logico. Ha già risolto un caso di omicidio, ma così facendo ha perso sua madre. Sherlock raccoglie le ultime parole di Le Coq ed è l'unico ad accorgersi che la sbarra del trapezio è stata manomessa: qualcuno vuole eliminare l'acrobata. Quello che ancora non sa è che questa scoperta lo porterà ad affrontare il pericolo nelle strade malfamate di Londra sino alla resa dei conti finale. Età di lettura: da 12 anni.
Anno: 2012
Editore: Feltrinelli
Pagine: 235
Prezzo:€ 14,00
sabato 29 dicembre 2012
Speciale Jane Austen: Jane Austen mania. Tutti i sequel che Jane non avrebbe mai voluto leggere
A cura di Lamia
La tendenza a riscrivere quanto già scritto probabilmente
non è una prerogativa solo dei tempi moderni, quel che è certo è che in questi
ultimi anni si è assistito a una crescita vertiginosa di ripresa dei classici.
C'è chi si limita ad ispirarsi ai grandi della letteratura e chi li stravolge
letteralmente. Non è un fenomeno solo letterario ma anche cinematografico.
L'anno scorso abbiamo assistito alla nuova proiezione di Grease, alla
rinascita di film come il re leone o Alvin superstar per citarne
solo alcuni. Merito forse del 3D, forse della poca fantasia o del ricercare un
guadagno facile, prequel, sequel e riprese di vecchi successi la fanno da
padrone anche al cinema.
In ambito letterario l'autrice più gettonata per questi tipi
di lavori sembra proprio essere Jane Austen, in particolare il suo romanzo
Orgoglio e Pregiudizio.
Guardandosi attorno in libreria ci si rende conto che i
libri a lei dedicati sono davvero moltissimi, tanto da far pensare a una vera e
propria “Jane Austen mania” che non si ferma davanti a nulla.
Ci ritroviamo così una Elizabeth Bennett e un Mr. Darcy
dalle molte facce e dalle molte professioni
in completa balia di altri autori e di altri racconti. Bebris Carrie
trasforma i novelli sposi in una coppia di investigatori in una serie di libri
che prende l'avvio con Orgoglio e preveggenza: una realtà universalmente
riconosciuta, in cui i due si trovano a indagare su alcuni misteriosi
incidenti che mettono a repentaglio la vita di Caroline Bingley.
A Seth Grahame-Smith
evidentemente l'investigatore sembrava un lavoro troppo noioso e così ha deciso di liberare per le vie della Londra
dell'800 un'orda di zombie con il suo Orgoglio e pregiudizio e zombie,
in cui Elizabeth Bennet diventa addirittura un'esperta di arti marziali in lotta
contro la terribile invasione.
Gli zombie non vi piacciono e preferite i vampiri? Niente
paura, c'è anche un libro che fa al caso vostro, ossia Mr. Darcy, vampyre di
Amanda Grange. Elizabeth amerà ancora Darcy dopo aver scoperto il suo
terribile segreto? E da cosa sta scappando il suo amato?
Per le più romantiche e affezionate alla storia originale Pamela
Aidan ha pensato bene di mettere la penna in mano proprio a Darcy che
riscrive l'intero Orgoglio e Pregiudizio secondo la sua personale visione
dei fatti, in una trilogia che prende il via con il libro Per orgoglio o per amore. Un romanzo di
Fitzwilliam Darcy.
Anche la più noiosa e bruttina della famiglia, Mary Bennet
ha avuto un libro a lei dedicato, L'indipendenza della
signorina Bennet, di Colleen McCullough, in cui si racconta la sua
storia dopo che le sorelle ormai sposate la hanno lasciata sola e libera di
esprimere il meglio di sé.
Che dire dell'autrice? Pensate che si siano dimenticati di
lei? Nemmeno per idea! Da lei potete imparare a conquistare un uomo, magari
proprio un Mr. Darcy, grazie al libro Come trovare l'uomo giusto secondo
Jane Austen di Lauren Henderson.
C'è poi per le lettrici più appassionate il Jane Austen
Book Club, libro scritto da Karen Joy Fowler.
Se invece siete amanti dei gossip avete possibilità di
scelta fra Il diario perduto di Jane Austen di James Syrie in cui
si narrano amori e avventure di Jane o fra il più piccante Orgasmo e
pregiudizio. Il sesso perduto di Jane Austen di Arielle Eckstut, una
raccolta di scene di sesso censurate dai romanzi della Austen. Non sia mai che
esista una storia senza sesso!
Fin qui abbiamo parlato solo di autrici, sembra quasi
scontato in fondo che la letteratura femminile sia letta dal pubblico
femminile...ma non è il caso della Austen! Ce lo dimostra William
Deresiewicz nel suo La vita secondo Jane Austen (di cui abbiamo parlato QUI), in cui racconta di
un uomo che scopre una vera passione per Jane e per i suoi libri, grazie alla
quale incontrerà poi la donna della sua vita.
Per ora mi fermo qui ma oltre a questi titoli che utilizzano
per lo più quanto già scritto da Jane Austen ce ne sono moltissimi che traggono
ispirazione da lei per raccontare storie nuove non necessariamente legate
all'inghilterra dell'800. Per farvi un unico esempio si potrebbe citare Sognando
Jane Austen a Baghdad di Bee Rowlatt e May Witwt (QUI tutte le info).
Infine una domanda per voi lettrici e lettori del blog.
Secondo voi è giusto riprendere e trasformare in questo modo i classici? Cosa
pensate di questi libri?
Più libri, più liberi: resoconto della fiera dell'editoria romana
Articolo gentilmente offerto da Camilla P. del blog Biliomania
Ciao a tutti, miei cari lettori e mie care lettrici! Spero che stiate passando un bel Natale, pieno di serenità e bei regali.
Io sto sfruttando questi giorni di quiete vacanziera per passare un po’ di tempo con la mia famiglia, mangiare buon cibo in quantità, leggere e preparare qualche post per voi, visto che a Gennaio comincerà la sessione d’esami.
Quello di oggi, in particolare, è un post un po’ diverso da quelli che pubblico di solito, l’avrete capito già dal titolo! Sulla scia dei miei post su Milano Bookcity, ho deciso di parlarvi della mia esperienza a Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria che si tiene ogni anno a Roma: spero che il mio piccolo resoconto possa piacervi.
Quello di oggi, in particolare, è un post un po’ diverso da quelli che pubblico di solito, l’avrete capito già dal titolo! Sulla scia dei miei post su Milano Bookcity, ho deciso di parlarvi della mia esperienza a Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria che si tiene ogni anno a Roma: spero che il mio piccolo resoconto possa piacervi.
La capitale è sempre bella, c’è poco da fare; dopo aver passato il primo giorno in giro per la città, tra mille impegni, il 7 Dicembre sono riuscita ad andare all’EUR e immergermi nel mondo che più amo.
Gli stand erano molti e ordinati, organizzati su due piani e divisi tra spazi più ampi e corridoi un po’ stretti ma funzionali. Trovare le scale per arrivare al secondo piano è stata un’impresa, ma probabilmente è colpa del mio inesistente senso dell’orientamento!
Dato che questa esposizione è riservata agli editori indipendenti, ho avuto la possibilità di scoprire tante case editrici a me ignote: piccole e medie realtà che cercano il loro spazio, che si specializzano in pubblicazioni particolari per genere, tema o autore, che desiderano resistere. Spesso negli stand ci sono persone che fanno parte dello staff dell’editore rappresentato; in molti casi ho trovato persino gli editori stessi, pronti a parlare, spiegarsi e consigliare libri.
Non tutti, ovviamente, sono così gentili ed espansivi – non sto cercando di fare propaganda; ci sono state anche persone poco disposte al dialogo o comunque non inclini alle spiegazioni approfondite. Però, in generale, l’atmosfera era quella di un luogo adatto allo scambio di opinioni e idee e le persone dietro gli stand sono state, nella maggior parte dei casi, molto pazienti con me (che li tartassavo con domande sul loro catalogo, il loro organigramma, la distribuzione dei libri e chi più ne ha, più ne metta).
Gli stand erano molti e ordinati, organizzati su due piani e divisi tra spazi più ampi e corridoi un po’ stretti ma funzionali. Trovare le scale per arrivare al secondo piano è stata un’impresa, ma probabilmente è colpa del mio inesistente senso dell’orientamento!
Dato che questa esposizione è riservata agli editori indipendenti, ho avuto la possibilità di scoprire tante case editrici a me ignote: piccole e medie realtà che cercano il loro spazio, che si specializzano in pubblicazioni particolari per genere, tema o autore, che desiderano resistere. Spesso negli stand ci sono persone che fanno parte dello staff dell’editore rappresentato; in molti casi ho trovato persino gli editori stessi, pronti a parlare, spiegarsi e consigliare libri.
Non tutti, ovviamente, sono così gentili ed espansivi – non sto cercando di fare propaganda; ci sono state anche persone poco disposte al dialogo o comunque non inclini alle spiegazioni approfondite. Però, in generale, l’atmosfera era quella di un luogo adatto allo scambio di opinioni e idee e le persone dietro gli stand sono state, nella maggior parte dei casi, molto pazienti con me (che li tartassavo con domande sul loro catalogo, il loro organigramma, la distribuzione dei libri e chi più ne ha, più ne metta).
Ho fatto incetta di cataloghi (a un certo punto non riuscivo più a tenerli tra le braccia!) e me li sono sfogliata per bene a casa, segnandomi i titoli più interessanti e le case editrici più promettenti. Sempre a proposito dei cataloghi, mi ha fatto piacere notare quante case editrici puntino anche sui propri siti internet, che spesso mi sono stati segnalati per avere un aggiornamento puntuale e “in tempo reale” della loro offerta, senza contare i contenuti extra e le informazioni sulle pubblicazioni future. Trovo sia l’atteggiamento giusto nei confronti del web.
Sempre a proposito dell’innovazione, ho avuto un’ottima conversazione con i tipi di Transeuropa edizioni, che hanno una collana in cui i libri presentano sempre dei contenuti extra, consultabili gratuitamente online; puntano a proporre anche e-book in cui il collegamento a questi contenuti sia immediato e veloce. Spero proprio che i loro progetti si possano realizzare presto.
Sempre a proposito dell’innovazione, ho avuto un’ottima conversazione con i tipi di Transeuropa edizioni, che hanno una collana in cui i libri presentano sempre dei contenuti extra, consultabili gratuitamente online; puntano a proporre anche e-book in cui il collegamento a questi contenuti sia immediato e veloce. Spero proprio che i loro progetti si possano realizzare presto.
Un catalogo molto particolare, invece, mi ha portata ad una conversazione interessante e piacevole con le ragazze allo stand dellaHacca: pensate, era prodotto con ritagli degli scarti di stampa, strisce di carta e cartoncino perfettamente utilizzabili che sarebbero finiti al macero. Un’ottima idea per risparmiare e per riutilizzare creativamente i materiali!
Altri editori non avevano un catalogo cartaceo, ma mi sono comunque rimasti impressi per la loro cortesia e per la gentilezza con cui hanno risposto alle mie domande: penso alla Polillo(non ho parlato direttamente con Marco Polillo – che è anche presidente dell’Associazione Italiana Editori – ma la signorina allo stand era davvero un tesoro), alla Voland (qui sì che c’era la fondatrice, Daniela Di Sora, ma non ho avuto il coraggio di dirle che ho apprezzato i suoi interventi a Milano! In compenso, abbiamo parlato del nostro comune amore per Dulce Maria Cardoso), allaLaurana (una ragazza poco più grande di me mi ha spiegato come è arrivata a lavorare per loro e mi ha dato una carica di positività non da poco!), alla A Est dell’Equatore (casa editrice composta da due fratelli pieni di energia – il sito è ancora in costruzione, ma sembra promettere bene)… insomma, ho ricevuto tanto materiale su cui riflettere e di questo sono grata.
Poi ho avuto un piccolo momento di fangirlismo (rubo il termine allaLeggivendola, sono certa che non se la prenderà) quando, passando per caso di fronte allo stand della Bao, ho visto Lui, il solo e unico Zero Calcare. Se non sapete chi è, vuol dire che non vi interessano molto i fumetti; anche in questo caso, vi consiglio di provare a leggere le sue strisce, perché sono geniali e fanno davvero ridere.
Comunque, tornando al fangirlismo… No, rendetevi conto, io nemmeno sapevo che ci sarebbe stato e BAM! lo vedo lì che fa i disegni personalizzati a chiunque gli porga una copia de La Profezia dell’Armadillo o Un Polpo alla Gola (ma penso avrebbe disegnato su qualunque cosa, era proprio preso). Ah, ovviamente, ero l’unica persona del mio gruppo a sapere chi fosse Calcare… quindi saltellavo come una scema, comprando finalmente la mia copia della Profezia, mentre tutti i miei amici facevano finta di non conoscermi. Ho fatto poco più di cinque minuti di fila (chi era a Lucca ha dovuto aspettare ben di più) e ho ricevuto il mio Armadillo – con il simpatico sorriso e la stretta di mano dell’autore in omaggio.
Ovviamente anche il fondatore-direttore dellaBao è stato gentilissimo e ha chiacchierato un po’ con tutti, parlando un po’ della distribuzione dei fumetti e delle graphic novel, anche lui con molta simpatia. Dev’essere un tratto distintivo di chi lavora in questa casa editrice, c’è poco da fare.
Comunque, tornando al fangirlismo… No, rendetevi conto, io nemmeno sapevo che ci sarebbe stato e BAM! lo vedo lì che fa i disegni personalizzati a chiunque gli porga una copia de La Profezia dell’Armadillo o Un Polpo alla Gola (ma penso avrebbe disegnato su qualunque cosa, era proprio preso). Ah, ovviamente, ero l’unica persona del mio gruppo a sapere chi fosse Calcare… quindi saltellavo come una scema, comprando finalmente la mia copia della Profezia, mentre tutti i miei amici facevano finta di non conoscermi. Ho fatto poco più di cinque minuti di fila (chi era a Lucca ha dovuto aspettare ben di più) e ho ricevuto il mio Armadillo – con il simpatico sorriso e la stretta di mano dell’autore in omaggio.
Ovviamente anche il fondatore-direttore dellaBao è stato gentilissimo e ha chiacchierato un po’ con tutti, parlando un po’ della distribuzione dei fumetti e delle graphic novel, anche lui con molta simpatia. Dev’essere un tratto distintivo di chi lavora in questa casa editrice, c’è poco da fare.
Ehm, bene, ora mi ricompongo. Torniamo a noi!
Ho passato tutta la giornata a camminare su e giù, perdermi, scrutare, sfogliare e curiosare. Insomma, a fare quel che preferisco.
In più anche qui, come a Torino, c’era uno spazio dedicato a Radio3 – la mia stazione radio preferita. Non potevo perdermi la trasmissione in diretta di Fahrenheit, il programma dedicato ai libri e alla cultura: quando sono arrivata si stava discutendo del Manifesto dell’Osservatorio degli Editori Indipendenti. Purtroppo non sono potuta rimanere ad ascoltare a lungo, perché si avvicinava il momento in cui avrei dovuto correre a prendere il treno per tornare a casa; tuttavia, mi sono accaparrata una copia del Manifesto e penso di leggerla a breve. Se ci saranno spunti interessanti, ve ne parlerò.
Ho passato tutta la giornata a camminare su e giù, perdermi, scrutare, sfogliare e curiosare. Insomma, a fare quel che preferisco.
In più anche qui, come a Torino, c’era uno spazio dedicato a Radio3 – la mia stazione radio preferita. Non potevo perdermi la trasmissione in diretta di Fahrenheit, il programma dedicato ai libri e alla cultura: quando sono arrivata si stava discutendo del Manifesto dell’Osservatorio degli Editori Indipendenti. Purtroppo non sono potuta rimanere ad ascoltare a lungo, perché si avvicinava il momento in cui avrei dovuto correre a prendere il treno per tornare a casa; tuttavia, mi sono accaparrata una copia del Manifesto e penso di leggerla a breve. Se ci saranno spunti interessanti, ve ne parlerò.
Spero proprio di poter tornare a questa fiera e ripetere l’esperienza: poter parlare così liberamente con dei veri editori è stato fantastico, per me. Purtroppo Roma è un po’ lontana da dove vivo, quindi si vedrà!
venerdì 28 dicembre 2012
Il tempio degli Otaku: #80 “La storia di Sayo”
Salve a tutti, e benvenuti ad
un'altra puntata de “Il Tempio degli Otaku”. Nella storia di questa rubrica – a gennaio sono due anni – non abbiamo mai parlato di graphic novel, un genere
fumettistico in larga espansione e dalle caratteristiche decisamente interessanti.
Non lo abbiamo mai fatto perché in Giappone non ha assolutamente senso di
esistere: è assodato che i manga siano “romanzi grafici”, quindi non c'è
bisogno di specificarlo.
Tuttavia oggi faremo
un'eccezione, perché è appunto di questo che parleremo: una graphic novel
fatta in Italia. Mi chiederete che cosa c'entri con una rubrica chiamata “Il
Tempio degli Otaku”. Beh, la disegnatrice – Yoshiko Watanabe – proviene dal Sol
Levante, e la storia ha per protagonisti dei giapponesi. Inoltre, credo che le
belle storie, ed i bei fumetti, trascendano la nazionalità e le definizioni più
utili agli scaffali delle librerie che ai lettori. Perciò, non facciamo i
pignoli: accogliamo anche “La storia di Sayo”, di Giovanni Masi
(sceneggiatura) e Yoshiko Watanabe (sceneggiatura/disegni) nella rubrica.
Buona lettura!
Come accennato prima, la storia è
autobiografica. Con i nomi alterati e pochi cambiamenti, infatti, è la storia
della Watanabe e di sua madre, Ayako – qui chiamata Sayo.
A partire dal 1934, il governo
giapponese incoraggia l'emigrazione in massa verso la Cina, la nuova “terra
promessa”. Non aveva fatto i conti, però, con la storia: con il proseguire
della Seconda Guerra Mondiale, infatti, gli eserciti cinesi e russi cominciano
ad avere ragione delle colonie giapponesi. Le notizie dalla madrepatria sono
vaghe, ma positive. La situazione non è molto rosea, ma gli immigrati riescono
ancora a vivere in una parvenza di normalità.
E' in questo clima che vivono
Sayo e suo marito, con una bambina, Miyako (Yoshiko) ed un altro in arrivo;
fino a quando l'uomo viene chiamato alle armi. Il suo consiglio è che
Sayo porti a termine la gravidanza in un'altra città, Dairen, dove vive sua
sorella. Così madre e figlia partono, sperando che tutto vada per il meglio...
In ogni aspetto de “La Storia di
Sayo” si respira l'unione tra uno stile occidentale ed orientale. La
sceneggiatura, ad esempio, è scarna ed essenziale, ma l'uso della punteggiatura
– numerosi punti esclamativi ed interrogativi – è più italiano che giapponese.
Dalla fluidità dei dialoghi, e dalla loro naturalezza, si vede chiaramente che
non ci sono state traduzioni ed adattamenti, e quindi nessuno, a parte gli
autori, che ha manipolato il testo. Per questo la lettura è agile e scorrevole,
nonostante le trecento e oltre pagine di durata e l'argomento non facile.
Quanto a genere narrativo, questo
mix tra graphic novel e manga - graphic
manga? Manga novel? Si accettano proposte... - appartiene perlopiù allo slice
of life. Essendo autobiografico, non esiste una vera trama da fare da collante:
solo vita quotidiana, senza alcun fronzolo. Vedremo così come si viveva nelle
colonie in Cina, in un micromondo fatto soltanto di giapponesi che prima
collaborano tra loro e mantengono rapporti d'amicizia ma poi, con l'aggravarsi
della situazione, cominciano a farsi prendere dalla diffidenza e dall'egoismo.
La signora Kobayashi, ad esempio, fa da tramite tra le famiglie e il mercato
nero: tutti sanno che è tutt'altro che onesta, ma non possono fare a meno dei
suoi servizi. Non mancano comunque commuoventi momenti di solidarietà, come
dimostra l'episodio in cui la piccola Miyako si perde e tutta la comunità si
mette ad aiutare Sayo nella ricerca.
Vedremo così il costante clima
di tensione psicologica in cui vivono Sayo e sua sorella Akiyo: la paura
dei russi, il fare i salti mortali per far mangiare due donne (di cui una
incinta) e tre bambini con i pochi risparmi rimasti, il non sapere cosa sta
succedendo effettivamente a casa, in Giappone, e naturalmente, per Sayo, l'incertezza sulla
sorte di suo marito.
Non sarà facile per le due andare
avanti e far fronte a tutti i problemi che la vita metterà loro davanti.
Proprio su questo si creeranno delle frizioni tra loro: Akiyo è più cinica e
disillusa, e dice quello che pensa con franchezza, mentre Sayo si ostina a
credere ancora che la situazione migliorerà.
L'introspezione psicologica è
molto sottile, garbata: è difficile accorgersi della sua presenza, ma c'è. Dato
il titolo, ci aspetteremmo che il personaggio meglio caratterizzato sia Sayo,
eppure Miyako le contende la “corona”, forse perché la storia originale
è filtrata dai ricordi di Yoshiko. Miyako è spensierata: come tutti i bambini,
riesce a rendere innocue le difficoltà e a trovare tante piccole cose per cui
gioire. Dietro ad un uomo che chiede l'elemosina c'è un bel cane da
accarezzare, papà rimane a casa ma intanto lei e la mamma vanno su una nave
grande e bella, la zia Akiyo alle volte è un po' scostante però ci sono i
cuginetti con cui divertirsi. Non è selettività, è soltanto la vitalità di una
bambina, che riesce a non farsi trascinare dalla disperazione da cui è
circondata.
Si capisce da chi ha preso
guardando Sayo. Uno dei peggiori stereotipi della fiction sulle donne è
quello della madre indomita e coraggiosa, che riesce ad affrontare le peggiori
disgrazie con suprema dignità per il bene dei suoi figli. Lei è proprio così,
eppure la cosa non disturba il lettore: non può fare a meno di ammirarla. Non
ha punti di riferimento a parte Akiyo – ed a volte la convivenza è difficoltosa,
quindi non sempre ci si può contare – è incinta, non sa come andare avanti.
Piange, sviene di terrore, corre a perdifiato, ma è sempre lì, aggrappata alla
speranza di ritrovare un giorno il marito per tornare tutti insieme a casa, sia
Cina o Giappone. Ci si ritrova a fare il tifo per lei.
I disegni sono piuttosto
semplici: ricordano un po' lo stile di Osamu Tezuka – omaggiato pure in una
scena con uno dei suoi personaggi più celebri. Le persone hanno pochi tratti ed
espressioni quasi caricaturali: gli sfondi ed i retini, invece, sono elaborati,
soprattutto nelle scene all'aperto. La costruzione della tavola è “elastica”
come nei migliori manga: anche troppo, visto che alle volte è difficile capire
l'ordine giusto di lettura delle vignette. A fine volume sono presenti degli
storyboard e delle mappe degli ambienti, molto gustosi ed interessanti.
“La Storia di Sayo” è un'opera di
nicchia, ma non per questo meno di qualità. Questi “manga novel”
non sembrano male...
…E per oggi è tutto, cari amici. Arrivederci
alla prossima volta, con “Il tempio degli Otaku”!
giovedì 27 dicembre 2012
Speciale Jane Austen: Lost in Austen: quando la realtà si confonde con l’immaginazione
Siamo quasi al termine dello speciale Jane Austen, mancano solo un paio di articoli! :)
Chiunque abbia letto e amato i romanzi di Miss Jane Austen non può che avere un desiderio nascosto: essere Elisabeth Bennet, quella donna fortunata che, dapprima ritrosa a causa del suo orgoglio, finisce per cedere al suo amore per Mr Darcy, uno dei personaggi più affascinanti della letteratura mondiale di tutti i tempi. Nel corso degli anni si sono susseguite varie trasposizioni di “Orgoglio e Pregiudizio”, ma nessuno aveva mai osato far vivere il sogno di tutte le lettrici di ritrovarsi all’interno del romanzo.
Nel 2008 la BBC trasmette la miniserie in quattro puntate “Lost in Austen”, nella quale una comune ragazza non proprio fortunata, che ha appena ricevuto una patetica proposta di matrimonio dal fidanzato ubriaco (che le ha offerto, come anello, la linguetta per aprire la birra), si ritrova un’ospite speciale in casa, proprio nel suo bagno: si tratta di Elizabeth Bennet (Gemma Artenton) in tenuta da notte. Spaventata crede di avere le allucinazioni – pensiero avvalorato quando, accendendo la luce, si ritrova da sola nella stanza. Passano alcuni giorni e Amanda (Jemina Rooper), questo è il nome della protagonista, racconta alla madre di quello che è successo col fidanzato, spiegandole che per quanto sembrino fandonie, gli scritti di Jane Austen le hanno insegnato a non accontentarsi di una qualsiasi proposta di matrimonio, ma lasciarsi andare all’ istinto nella scelta di un uomo. È così che Lizzie ricompare nel suo bagno, mostrandole una porta segreta che dà proprio sul corridoio di casa Bennet.
Amanda vi entra, ma Lizzie rimane intrappolata nel mondo reale. E così, con una giacca di pelle e una maglia che lascia bene in vista il decolletè, Amanda giunge a Longbourn e, scendendo le scale, fa la conoscenza di Mr Bennet, uomo bonario e riservato, al quale si presenta come un’amica di penna di Lizzie. La giovane non sa spiegare l’assenza della figlia maggiore dei Bennet, se non inventandosi che questa si è recata a casa di Amanda per scrivere il suo primo romanzo, trovando troppo faticoso concentrarsi in casa. Giunge inaspettatamente Mr Bingley (Tom Mison) e tutte le giovani donne vengono presentate a lui, insieme alla nuova arrivata, che sembra attirare l’attenzione di quest’ultimo al posto di Jane Bennet. Iniziano per Amanda una serie di peripezie che la porteranno a sconvolgere l’equilibrio della storia, causando inimicizie, fraintendimenti e spingendo i personaggi verso un’estremizzazione delle loro caratteristiche. Ma sin dall’inizio della sua bizzarra avventura ci sarà un unico punto fisso: il suo amore per Mr Darcy (Elliot Cowan), col suo cinismo volto a nascondere la sua vera natura di uomo sensibile e fidato, sebbene lei sappia bene che nel finale lui sia destinato a sposare Elizabeth.
Nel 2008 la BBC trasmette la miniserie in quattro puntate “Lost in Austen”, nella quale una comune ragazza non proprio fortunata, che ha appena ricevuto una patetica proposta di matrimonio dal fidanzato ubriaco (che le ha offerto, come anello, la linguetta per aprire la birra), si ritrova un’ospite speciale in casa, proprio nel suo bagno: si tratta di Elizabeth Bennet (Gemma Artenton) in tenuta da notte. Spaventata crede di avere le allucinazioni – pensiero avvalorato quando, accendendo la luce, si ritrova da sola nella stanza. Passano alcuni giorni e Amanda (Jemina Rooper), questo è il nome della protagonista, racconta alla madre di quello che è successo col fidanzato, spiegandole che per quanto sembrino fandonie, gli scritti di Jane Austen le hanno insegnato a non accontentarsi di una qualsiasi proposta di matrimonio, ma lasciarsi andare all’ istinto nella scelta di un uomo. È così che Lizzie ricompare nel suo bagno, mostrandole una porta segreta che dà proprio sul corridoio di casa Bennet.
Amanda vi entra, ma Lizzie rimane intrappolata nel mondo reale. E così, con una giacca di pelle e una maglia che lascia bene in vista il decolletè, Amanda giunge a Longbourn e, scendendo le scale, fa la conoscenza di Mr Bennet, uomo bonario e riservato, al quale si presenta come un’amica di penna di Lizzie. La giovane non sa spiegare l’assenza della figlia maggiore dei Bennet, se non inventandosi che questa si è recata a casa di Amanda per scrivere il suo primo romanzo, trovando troppo faticoso concentrarsi in casa. Giunge inaspettatamente Mr Bingley (Tom Mison) e tutte le giovani donne vengono presentate a lui, insieme alla nuova arrivata, che sembra attirare l’attenzione di quest’ultimo al posto di Jane Bennet. Iniziano per Amanda una serie di peripezie che la porteranno a sconvolgere l’equilibrio della storia, causando inimicizie, fraintendimenti e spingendo i personaggi verso un’estremizzazione delle loro caratteristiche. Ma sin dall’inizio della sua bizzarra avventura ci sarà un unico punto fisso: il suo amore per Mr Darcy (Elliot Cowan), col suo cinismo volto a nascondere la sua vera natura di uomo sensibile e fidato, sebbene lei sappia bene che nel finale lui sia destinato a sposare Elizabeth.
“È una verità universalmente riconosciuta che tutti abbiamo voglia di sfuggire alla realtà. Io lo faccio sempre rifugiandomi nel mio libro preferito, "Orgoglio e Pregiudizio". L’ho letto così tante volte che le parole fanno capolino nella mia testa come fosse una finestra aperta; è come se fossi davvero là. È diventato un posto che conosco così intimamente quasi da poterlo vedere, da poterlo toccare. Riesco a vedere Darcy. Ehi, datti una calmata, Amanda!”
Nella serie non è presente solo un cenno all’opera originale, ma frequenti sono i riferimenti alle trasposizioni precedenti, soprattutto alla famosa versione del 1994 con l’affascinante Colin Firth nei panni di Mr Darcy (a tal proposito, Amanda non si risparmia un’emulazione della scena del lago).
La serie è divertente, brillante, e si confronta con uno status simbol della cultura inglese, quale uno dei capolavori di Jane Austen, sul quale i cultori sono intransigenti e pronti alla critica quando si tratta di riproporlo in traduzione filmica/telefilmica. Qui la storia subisce uno scossone dato dalla presenza di questo personaggio reale che scatena una vera e propria serie di reazioni a catena che vanno a modificare la trama, senza però far risultare il tutto sgradevole. Ciò che si è riuscito a cogliere dell’opera letteraria austeniana è sicuramente l’ironia di fondo che, anche nei momenti più cupi, sembra fare capolino dietro le siepi. Una critica che può essere mossa è quella di aver reso il personaggio di Lizzie Bennet un po’ meno caparbio e definito di quanto non lo sia nel libro, forse anche per il fatto che, prendendone Amanda il posto, abbiamo poche occasioni per farci un’idea concreta del suo ruolo. Amanda, di contro, diviene l’incarnazione dell’orgoglio e del pregiudizio, conoscendo a priori tutto ciò che la circonda, senza badare al fatto che il solo essere presente rende tutto imprevedibile. Ho trovato divertente il modo in cui si rivolge a Mr Wickham al loro primo incontro:
Amanda: “Oh, no! State lontano da me, Wickham. Vi conosco”.
Wickham: “Ma, Madame, non ho ancora avuto il piacere di…”
Amanda: “Vedete di abituarvici”.
Inoltre ho adorato la scena in cui alla presenza di Miss Bingley, Mr Darcy e Mr Bingley, Amanda si trova costretta a cantare in quanto incapace di suonare il pianoforte. Non conoscendo alcuna romanza, la nostra protagonista improvvisa un’esibizione sulle note della celebre canzone di Petula Clark “Downtown”.
Sono rimasta piacevolmente impressionata dal talento di Jemina Rooper ed Elliot Cowan, che ho trovato davvero all’altezza dei ruoli da loro impersonati, nonché riscoperto Alex Kingston (attrice resa famosa da “E.R. Medici in prima linea”) nella veste di una divertentissima Mrs Bennet, fastidiosa, ma che alla fine avrà il suo momento di rivalsa.
Il punto forte di questa serie è l’occasione che viene data allo spettatore di studiare accuratamente i personaggi nel gioco del “what if”, combinandoli in modo diverso e valutandoli sotto nuove angolazioni, come avviene per esempio per Mr Wickham o di Caroline Bingley.
Vi consiglio di vederlo, anche se purtroppo non è possibile reperirlo in italiano se non in versione sottotitolata su youtube, soprattutto se conoscete bene la storia perché, paradossalmente, credo possa essere una miniserie adatta a chi ha ben in mente l’intreccio del romanzo, per coglierne le varie sfumature e differenze.
martedì 25 dicembre 2012
Christmas tales: l'ebook gratuito
E' arrivato il momento: il giorno di Natale ho il piacere di presentarvi Christmas Tales, la raccolta di racconti natalizi offerti da quattordici autori per il blog e adesso a disposizione in un unico ebook arricchito delle illustrazioni di Mario Chiabrera e Michele Penco. Un modo che spero apprezzerete per augurarvi Buon Natale :)
Alexia Bianchini - autrice di Minon e Io vedo dentro te
Barbara Fiorio - autrice di Chanel non fa scarpette di cristallo e Per il resto tutto bene, titolo provvisorio del prossimo libro in pubblicazione
Bianca Leoni capello - autrice di Dark Heaven
Lara Manni - autrice di Esbat, Sopdet e Tanit
Laura Bonalumi - autrice de La bambina dai capelli di luce e vento
Leonardo Patrignani - autore di Multiversum
Loredana Limone - autrice di Borgo Propizio
Maria Paola Colombo - autrice de Il negativo dell'amore
Nicoletta Bortolotti - autrice di E qualcosa rimane
Ornella Albanese - autrice de L'anello di ferro e L'oscuro mosaico
Paola Calvetti - autrice di Olivia ovvero la lista dei sogni possibili
Rita Charbonnier - autrice de Le due vite di Elsa, La strana giornata di Alexandre Dumas e La sorella di Mozart
Stefano Pastor - autore de Il giocattolaio
Virginia de Winter - autrice della trilogia Black Friars
Ricordo che hanno partecipato con i loro racconti i seguenti autori:
Ho fatto i ringraziamenti nella prefazione dell'ebook, ma tengo nuovamente a ringraziare tutti gli autori che hanno prestato la propria penna e i due illustratori che hanno tempestivamente realizzato i disegni. Senza di loro questo lavoro non sarebbe stato possibile, o sarebbe stato sicuramente meno bello!
Per scaricare Christmas Tales clicca sulla stella cometa nell'immagine di questo link:
Si aprirà una schermata dove potrai scegliere se scaricare il formato pdf o il formato epub.
Buona lettura!
Buona lettura!
lunedì 24 dicembre 2012
Christmas Tales 3rd Edition: "Rosa Virgo" di Lara Manni
Arriva finalmente anche l'ultimo racconto del progetto che ci ha accompagnato verso il Natale: Rosa Virgo, di Lara Manni, è quello che vi offriamo per augurarvi una buona vigilia, in attesa che domani esca l'ebook gratuito illustrato da Mario Chiabrera e Michele Penco.
Sull'autrice di oggi potrei parlare per ore: l'ho sempre elogiata considerandola un'eccellente autrice fantasy (e QUI e QUI potete leggere le recensioni di Sopdet e Tanit, oltre che un'intervista QUI, e di Lara avevamo già ospitato un racconto, Il Volo). Sono pochi gli autori italiani che scrivono con la sua stessa maestria, riuscendo a plasmare l'universo del fantastico in modo ancora sconosciuto in Italia, e ad equilibrare attualità, fantasy e talento.
Il racconto che ci ha donato, però, non c'entra niente con il suo genere di esordio: si tratta di uno storico con flashback sulla resistenza inglese della seconda guerra mondiale, ovviamente scritto impeccabilmente.
Incipit:
Infine, accanto al tovagliolo di lei posa una rosa bianca, una rosa virgo. E’ stato indeciso fino all’ultimo su quale scegliere, e se la sua memoria non fosse stata bianca come la rosa avrebbe capito che non c’era che una possibilità: petali color avorio che tremano al vento di maggio, odore di erba bagnata, Mit dir Lili Marleen. Se avesse ricordato subito, non sarebbe rimasto per un’ora intera dal fioraio, con il rischio di dover fare tutto di fretta e di arrivare stanco alla sera. Ma quando si era svegliato l’immagine non era completa: sapeva solo di desiderare dei fiori.
Il link porta ad una pagina raffigurante un villaggio invernale in bianco e nero: ci è sembrata un'immagine non scontata rispetto al solito albero di Natale. Solo alcuni elementi sono colorati, ed è lì che dovrete fiondarvi per scaricare il racconto. Appena passerete il mouse, se l'elemento è quello giusto, questo si illuminerà e potrete cliccare per scaricare la storia in pdf. Man mano che i racconti verranno distribuiti il villaggio comincerà a colorarsi, fino a ritornare ai suoi colori originari alla fine del progetto.
domenica 23 dicembre 2012
Christmas Tales 3rd Edition: "Candeggina" di Maria Paola Colombo
Siamo ormai arrivati al penultimo racconto che ci accompagna verso la festività natalizia: a regalarcelo è una grande professionista come Maria Paola Colombo, che ha recentemente pubblicato per Mondadori Il negativo dell'amore (QUI l'intervista all'autrice e la recensione). Maria Paola Colombo nasce in realtà appunto come scrittrice di racconti e quello di stasera è un ottimo esempio del suo talento. Non mi resta quindi che augurarvi buona lettura, con la speranza di farvi trascorrere un'oretta piacevole!
Incipit:
Luce Soledad tiene per mano Diego. Con la mano libera solleva l’orlo della gonna giallo limone. Stanotte la notte non arriverà Avenida Jesùs Menendez è illuminata a giorno dalle fiaccole accese, da un milione di lampadine elettriche appese al muro, un interrotto filo che drappeggia la strada da entrambi i lati. Anche i lampadari sono accesi nelle cucine vuote, con le finestre spalancate: la gente è tutta per strada, persino i ladri.
Il link porta ad una pagina raffigurante un villaggio invernale in bianco e nero: ci è sembrata un'immagine non scontata rispetto al solito albero di Natale. Solo alcuni elementi sono colorati, ed è lì che dovrete fiondarvi per scaricare il racconto. Appena passerete il mouse, se l'elemento è quello giusto, questo si illuminerà e potrete cliccare per scaricare la storia in pdf. Man mano che i racconti verranno distribuiti il villaggio comincerà a colorarsi, fino a ritornare ai suoi colori originari alla fine del progetto.
MARIA PAOLA COLOMBO (1979)
ha nelle vene sangue veneto, siciliano e brianzolo. Dopo aver svolto i mestieri più disparati, nel 2000 viene assunta in un noto istituto di credito. Nel tempo libero, studia un nuovo modello di comunicazione e lo porta come oggetto di tesi. Ci si laurea. Lo applica al proprio lavoro, aggiungendo una buona dose di umorismo: si ritrova direttore di banca. Oggi si occupa di risorse umane per quella stessa banca, ma ha nel cassetto una serie di progetti di scrittura creativa per le carceri e i riformatori, nella convinzione che la liberazione narrativa sia la chiave di un’immensa felicità. Il negativo dell’amore è il suo primo romanzo.
Iscriviti a:
Post (Atom)