venerdì 11 marzo 2011

Settimo appuntamento "Il Tempio degli otaku" Hikaru no Go




Scritto da Suymae Rossweisse.

Ciao a tutti! Come sempre, benvenuti alla settima puntata de “Il tempio degli Otaku” e... un
momento: perché non parte la sigla di testa? Siamo già in onda!
Ehm, scusate... forse è meglio parlare del manga di oggi, vero? Bene: trattiamo di una serie che in Giappone ha fatto tanto successo ma che purtroppo all'estero non ha avuto la stessa fortuna. Senza dubbio non è stato per il suo scarso valore, anzi: probabilmente era perché l'argomento di base è perlopiù sconosciuto a noi occidentali. Il centro della storia è infatti un gioco da tavolo che potremmo paragonare (un po' alla larga, a dire la verità) alla dama: il go. Vediamo insieme i principali rudimenti del gioco. Si gioca con delle pedine bianche e nere lungo una scacchiera apposita, il goban - caratterizzata dall'essere monocromatica, a differenza di quelle occidentali. Si possono mangiare le pedine altrui, ma non è obbligatorio come nei nostri giochi da tavolo; lo scopo finale è accumulare più “territorio” possibile, ossia occupare una porzione maggiore di scacchiera rispetto all'avversario. Il paese in cui è nato, e soprattutto in cui si gioca di più è il Giappone, anche se questo manga ne ha rilanciato parecchio la popolarità. Se conoscevate già tutto questo, i casi sono due: o siete membri della Federazione Italiana Giuoco Go o dell'Associazione Goistica Italiana (giuro, esistono davvero!) oppure avete già letto il manga di cui parleremo oggi. Se no... beh, “Hikaru no Go” di Yumi Hotta e Takeshi Obata è proprio quello che fa per voi!

Hikaru Shindo è un dodicenne come ce ne sono tanti. Un giorno, curiosando nella soffitta del nonno con un'amichetta, trova un goban; se però per Akari – l'amica di Hikaru – è una normalissima scacchiera, per lui non lo è. Per prima cosa, ci vede sopra delle macchie di sangue, che gli altri non sembrano vedere; ma soprattutto... chi diavolo è quel tizio femmineo vestito in modo desueto che blatera di essere uno spirito imprigionato nel goban da più di mille anni? Come potrete capire, è troppo per il dodicenne, che sviene. Quando rinviene, le cose non vanno meglio. Sai Fujiwara-no, lo spirito, c'è veramente, e non ha la benché minima intenzione di levare le tende e lasciare in pace la mente di Hikaru. Come già detto, sono passati mille anni da quando Sai è diventato uno spettro, ma il suo amore per il go – che lo ha indirettamente portato alla morte – non si è mai sopito, anzi. Ora che ha finalmente trovato un disgraz...ehm, un umano sensibile agli spiriti può tornare a dedicarsi al suo obiettivo. Obiettivo pi colissimo e alla portata di tutti: il gioco perfetto. Naturalmente, usando il corpo del giovane Hikaru; naturalmente, il giovane Hikaru non ne vuole sapere. Perché mai dovrebbe mettersi a giocare a qualcosa che ritiene noiosissimo? Molto semplicemente, perché Sai è talmente triste a causa della sua condizione che influenza il fisico del ragazzino. E forse perché lo spirito ha un carattere leggermente pressante...
E' quindi solamente per costrizione, e per conto di un altro, che Hikaru muove i suoi primi passi all'interno del mondo del go. Essendo lo spirito ancora fortissimo, nonostante tutti gli anni passati, tali passi vengono notati da parecchie persone. Primo tra tutti, e quello su cui i nostri eroi avranno l'impatto più violento, è la piccola promessa del go Akira Touya: lui, cresciuto in mezzo ai migliori giocatori esistenti, viene sconfitto clamorosamente da un bambino che non sa nemmeno tenere bene le pedine, e che eppure dimostra una forza ben superiore alla sua età. Nasce così un ossessione che si protrarrà avanti per tutta la serie, che spingerà sia Touya che Shindo verso strade che non avevano mai attraversato prima... Ma stiamo correndo troppo. Altre persone si accorgono del potenziale dello spirito nascosto nel bambino. Per un po' il (disorganizzato) piano di Sai procede per il meglio, ma presto sorge un'eventualità a cui non aveva pensato: Hikaru vuole cominciare a giocare per conto suo...

Se c'è qualche amante degli shonen sportivi tra voi, non se la prenda per quello che sto per dire: i manga di questo tipo sono generalmente tutti uguali. Hikaru no Go, per fortuna, no: e, nonostante l'elemento sovrannaturale, il lato sportivo della storia viene trattato in maniera estremamente realistica. La strada di Hikaru verso il go non è in discesa: spesso perde, o vince per colpi di fortuna, e i suoi miglioramenti sono graduali pur avendo un maestro di tutto rispetto. Tutte cose, queste, che negli shonen canonici non accadono: i protagonisti passano dall'essere schiappe a grandi campioni in un battito di ciglia, perderanno più o meno con la stessa frequenza con cui la cometa di Halley transita per i nostri cieli, ecc. Anche chi non conosce il go o non ne è interessato, quindi, troverà pane per i propri denti. Lo stesso discorso vale per gli altri personaggi. Per prima cosa, nessuno di loro presenta il cliché del rivale con passato tragico che, dopo essere stati sconfitto dal protagonista, diventerà suo amico; ed è già tanto, vista la frequenza con cui i giapponesi ci propinano questo stereotipo. Ma soprattutto, tutti hanno un motivo per giocare: chi è semplicemente nato per farlo, chi vuole rendere contenti i propri familiari, chi viene trascinato da qualcun altro e poi ci prende gusto...


Prima ancora che giocatori, però, sono personaggi, e per di più personaggi ben caratterizzati. Ognuno di loro ha una personalità ben definita che si manifesta nel modo di giocare, diverso l'uno dall'altro, e Yumi Hotta si dedica a ciascuno di loro nella stessa maniera con cui si dedica ad Hikaru. Veniamo così a sapere che sotto la maschera allegra ed ottimista si nasconde un Sai impaurito dall'idea di lasciare questo mondo, e torturato dal non avere un corpo proprio con cui giocare; scopriamo il rapporto tra Akira e suo padre, uno dei più grandi campioni dello sport; vediamo un ragazzo che gioca insieme ad Hikaru, Shinichiro Isumi, combattere contro la scarsa fiducia in sè stesso, che gli impedisce di dare il massimo nel go. E potrei andare avanti con tutti i personaggi. Dato il loro numero e la loro complessità, è impossibile non trovare qualcuno da apprezzare ed in cui eventualmente immedesimarsi. Ma Hikaru no Go non è un manga serioso e drammatico: anzi, ha anche parecchi momenti leggeri. Ad esempio, la meraviglia provata da Sai nei confronti delle innovazioni della nostra epoca, in particolare per i... distributori automatici di bevande. Oppure Hikaru che, in difficoltà per un compito di storia, chiede aiuto proprio al nostro spirito preferito. O ancora, dei rivali di Akira che si domandano come potrebbero fare per batterlo,ideando piani gli uni più strampalati degli altri. E anche qui potrei andare avanti a lungo, ma non posso dirvi tutto: altrimenti come fate a leggere il manga per conto vostro? Segnali positivi anche dal disegno di Takeshi Obata. Vi ricordate di lui, vero? Ne avevamo parlato proprio all'inizio della nostra rubrica, con “Death Note”. “Hikaru no Go” è il suo lavoro precedente, nonché quello che lo ha lanciato definitivamente. A ragione: il sensei Obata, in questo manga, è decisamente in stato di grazia, forse anche più delle sue serie successive. Il suo tratto si adatta perfettamente alla storia, ed è tra l'altro dettagliatissimo. I suoi disegni sono da guardare più volte, perché salta sempre fuori un particolare che prima non si era notato. Cosa che, purtroppo, nelle sue opere successive non sempre accade, sopratutto in quelle più recenti.

Un vero peccato, il decadimento del tratto di Obata: nel frattempo, però, godiamocelo in “Hikaru no Go”. Vi consiglio di cogliere l'occasione anche per rivalutare un'opera troppo sottovalutata qui in Italia, anche se ultimamente grazie alla popolarità del disegnatore sembra che qualcosa stia cambiando. Intanto, si conclude così la settima puntata de “Il tempio degli Otaku”. Arrivederci al prossimo venerdì, e... vai con la sigla di coda!

1 commento:

  1. Ohilà, Surymae! Non sapevo conoscessi Federica :D (bell'articolo, ho letto il manga ma poi mi ha stancata a metà serie circa =P)

    RispondiElimina

Grazie per aver condiviso la tua opinione!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...