Scritto da Suymae Rossweisse.
Ciao a tutti! Questa è l'ottava
volta che ci ritroviamo insieme per “Il tempio degli Otaku”; come passa il
tempo, eh? Bene, oggi parliamo di un manga di nicchia. Niente paura: non una
storia inedita in Italia con un pubblico di più o meno cinque persone, tra cui
il mangaka e sua madre. Direi che nel suo ambiente è un manga conosciuto (ne
hanno, tra l'altro, appena fatto l'adattamento filmico in francese), fatto da
un autore conosciuto... peccato solo che questo ambiente non sia quello in cui
sguazzano i lettori medi in genere più attratti da storie romantiche o di
stampo fantastico e con target adolescenziale. Non che questo sia un male, però
rischia di far dimenticare delle opere importanti che non avrebbero nulla di
meno rispetto alle suddette opere adolescenziali anzi, ma che vengono
sottovalutate e conosciute da poche persone. Lo scopo di questa rubrica è,
almeno a mio parere, farvi scoprire nuovi manga – evitando il più possibile i
soliti bestseller che conoscono anche i sassi – e cercare di farvi capire che
attraverso il fumetto giapponese si possono raccontare tante trame tutte
diverse tra loro, esattamente come la letteratura. Quindi, ben venga una storia
più impegnata e più di nicchia, no? Ecco a voi “In una lontana città” di Jiro
Taniguchi.
NOTA BENE: recentemente, in vista
del succitato adattamento in chiave occidentale, il manga è stato ripubblicato
con un altro titolo, “Quartieri lontani”. Tuttavia, poiché io ho conosciuto
l'opera sotto l'altro nome (e perché mi piace di più il titolo vecchio!)
continuerò a chiamarlo “In una lontana città”.
Hiroshi Nakahara è un uomo
d'affari quarantottenne. Prende il treno per tornare a casa da un viaggio di
lavoro, ma sorpresa: prende quello sbagliato. Si ritrova così nella sua città
natale, Kurayoshi, da cui mancava da tanto tempo. Il nostro coglie così
l'occasione per visitare la tomba di sua madre; ma, una volta al cimitero, si
sente male e sviene.
Quando Hiroshi rinviene, scopre
che è accaduta una cosa incredibile: pur mantenendo il cervello di un adulto ha
di nuovo il corpo agile e scattante di un adolescente. Tutto il paese è tornato
indietro nel tempo, nell'estate dei suoi quattordici anni. Sua madre è ancora
viva, la sorellina è ancora una bambina... e suo padre è ancora a casa.
Quest'ultimo particolare è quello
che colpisce di più il nuovo Hiroshi: originariamente, alla fine di
quell'estate, il genitore si era allontanato da Kurayoshi senza che nessuno ne
sapesse il motivo, e di lui si erano perse le tracce. Com'è ovvio tutta la
famiglia, Nakahara compreso, ne aveva sofferto terribilmente.
Questa strana situazione però,
cambia le carte in tavola per l'ex uomo d'affari il quale comincia ad avere per
la testa alcune idee. Prima tra tutte, potrebbe sfruttare l'essere tornato
indietro nel tempo per fermare il padre o quantomeno scoprire le ragioni della
sua fuga, evitando così tanto dolore alla madre e alla sorella. Ma non è finita
qui: Hiroshi inoltre potrebbe cercare di rifarsi una vita tutta nuova grazie alla
maturità che allora non aveva, magari conquistando quella ragazza di cui si era
tanto invaghito... Riuscirà Nakahara a manipolare il passato a suo vantaggio?
“In una lontana città” è formato
da un unico volume. Non a caso molti lo classificano nel genere “graphic novel”
che, come dice il nome, sono una sorta di romanzi a fumetti che possono essere
sia occidentali che orientali (anche se prevalgono le prime). In ogni caso è
molto difficile conciliare le esigenze del formato – storie corte, di un volume
o giù di lì – con tutto quello che l'autore vuole esprimere, che in genere è
troppo per lo spazio concesso. Bisogna fare dei compromessi, a volte
tralasciando qualcosa per fare più luce su qualcos'altro. Piccola nota
personale: in genere quelli tralasciati sono esattamente gli aspetti che volevo
sapere di più, ma c'è da dire che come lettrice ho dei gusti piuttosto
strani...
Chiudiamo la parentesi, va'. Per
fortuna Jiro Taniguchi, complice anche una esperienza decennale nel campo della
graphic novel, ha un ottimo senso del ritmo, e i compromessi con lo spazio
ristretto sono ragionevoli.
In questa storia, l'aspetto
sovrannaturale è soltanto un pretesto per soffermarsi sull'aspetto emozionale e
psicologico della faccenda. Più che concentrarsi su come si sia verificata
questa strana situazione – ve lo dico già da ora: non verrà mai spiegato –
Taniguchi preferisce farci vedere come Hiroshi reagisce e si comporta. Da un
lato abbiamo infatti un uomo adulto, che vuole sfruttare le conoscenze
acquisite per cambiare il corso della sua vita, senza preoccuparsi più dello
stretto necessario delle conseguenze sugli altri delle sue azioni; da un lato
abbiamo comunque un adolescente, in un corpo di adolescente, alle prese con dei
segreti più grandi di lui. Come fare con la sua nuova condizione? Può dirlo
alle persone che gli stanno vicino, oppure no? E se sì: verrà creduto? Tutte
domande che assillerebbero sia un adulto che un adolescente.
Ma quello non è l'unico segreto
che Nakahara custodisce: nel corso della storia, infatti, verrà a sapere lati
nascosti del proprio padre – i lati che lo porteranno ad andarsene alla fine
dell'estate. Anche questo causerà problemi al nostro uomo: se all'inizio, come
vi ho già detto, non aveva dubbi su quel che doveva fare – scoprire le ragioni
che avevano portato suo padre ad allontanarsi, fermarlo, rendere tutti felici e
contenti – in seguito Hiroshi comincerà a porsi domande, domande che
riguarderanno più che altro la sua coscienza. E' giusto quello che vuole fare?
O forse la verità sta nel mezzo, e non è esattamente quella che pensava a
quattordici anni?
Nakahara, che in fondo voleva
solamente cambiare gli altri, si ritroverà così a cambiare lui stesso, e a mettere in dubbio il piano che prima
sembrava l'unica alternativa possibile. Dovrà scegliere se metterlo in pratica
o lasciare che tutto vada come era andato all'inizio; una scelta piuttosto
difficile, come potrete capire.
Alla fine, il nostro Hiroshi
sceglierà di... ci siete cascati, eh? No, cari miei, il finale non ve lo dico
(anche se temo che lo avrete indovinato da un pezzo)! Come forse ho già detto
altre volte, uno degli scopi di una recensione – almeno a mio parere – è quello
di non dire tutto al lettore, ma dargli una piccola imbeccata, di spingerlo a
cercare da sé quello che non c'è scritto qui: perché nessuna recensione,
nemmeno la migliore possibile, potrà mai dire tutto quello che c'è da sapere su
una determinata opera. Se mi passate il paragone, è un po' come i lati nascosti
del padre di Nakahara: ci sono, ma sta a voi volerli scoprire...
E con questo, si chiude l'ottava
puntata de “Il tempio degli Otaku”. Prima di lasciarci, però, un'ultima cosa:
senza calcare troppo la mano con strumentalizzazioni o roba del genere, vorrei
ricordare le vittime del terremoto e dello tsunami avvenuto la scorsa settimana
in Giappone. Non vi lascio link per donazioni varie – non credo sia il mio
compito, ed in ogni caso credo sappiate comunque trovarli, se li volete – ma vi
inviterei comunque a pensarci un pochettino, senza troppo impegno. E'
importante, non credete? Arrivederci alla prossima settimana!
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