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In bilico tra il mondo reale e
quello dei demoni, tra il presente e il passato, tra la vita e la morte, tra l’amore
e l’odio. Umani, demoni, dee ma soprattutto la
stella del cane, funesta e portatrice di morte. I popoli antichi l’hanno temuta, tanto da sacrificare
animali e umani per impedire che il suo splendore
distruggesse mortali e raccolti. Ha moltissimi nomi, ma noi la chiameremo con
l’antico termine egizio: Sopdet, la luminosa.
Una volta ogni mille anni, Sopdet
diventa visibile non nei mesi estivi, ma in quelli autunnali. In questi settanta
giorni il potere della stella diventa molto più grande, influendo nella vita di
umani e non...
Ivy è una disegnatrice, una
fumettista, una mangaka. Ha soli 16 anni, lunghi meravigliosi capelli e un potere,
anche lei, non indifferente. Ah, ed è innamorata di Hyoutsuki, personaggio del
proprio manga. Ma Hyoutsuki non è fatto di carta. E’ un demone reale, vivo e freddo. Troppo reale per non averne
paura. E così Ivy lo uccide, nel fumetto, si intende. Ma tutto questo è assurdo,
no? Non si può aver fatto l’amore con
un demone che non esiste, così come non è
possibile ucciderlo materialmente.
Ivy, però, non ne è così
convinta. E proprio adesso che Sopdet veglia imperturbabile su di loro, è
cominciata una gara all’ultimo sangue tra Hyoutsuki e il suo antagonista Yobai.
E in ballo non c’è soltanto la vita della ragazza, ma anche quella del nostro
demone…
Sopdet è un libro costruito su
molti e differenti piani temporali, così come è ambientato in tanti luoghi
diversi. Lara Manni costruisce una sorta di puzzle cronologico in cui presente
e passato si frappongono. Se ciò crea inizialmente un po’ di confusione,
intorno a pagina cento –quando la matassa della trama si dipana per coloro che,
come me, non hanno letto Esbat- questo
diventa il punto di forza del romanzo. Trascurare lo stile dell’autrice sarebbe
però un’offesa imperdonabile: affascinante, versatile, mi
verrebbe da dire sospeso. Lara Manni sa
come usare le parole, creando effetti incredibili che sezionano col bisturi l’animo
del lettore. Sa bilanciare il binomio tra “detto” e “non detto” lasciando che
le immagini sgorghino spontaneamente dalla mente e le parole emergano dal buio.
Sa raccontare disseminando paura, tristezza, odio, inquietudine ma anche amore
e desiderio.
Le ambientazioni
sono uniche, allocromatiche, orchestrate con vera maestria. I piani temporali,
di cui parlavo prima, abbracciano la storia del Novecento: prima e seconda
guerra mondiale, anni settanta e 2007. I personaggi sono ben caratterizzati:
dalla misteriosa e sorprendente Misia, ai due demoni Hyoutsuki e Yobai, a
Johann, scagnozzo di quest’ultimo, alla stessa Ivy, ragazzina spaventata, forte
e debole al tempo stesso e con una forte umanità che non la rende diversa da
qualsiasi ragazza reale. Appena accennati risultano invece la dea Axieros, che
sembra avere un ruolo fondamentale e interferisce nella vita dei demoni così come
costoro inferiscono in quella degli umani e Max, il fidanzato di Ivy. Mi hanno
invece colpito alcune figure temporanee che l’autrice dipinge molto bene, come l’infermiera
dell’ospedale dove viene ricoverata Ivy e Billy, vagabondo romano che guadagna
qualche soldo leggendo le carte e facendo ritratti.
E’ anche in
queste figure, infatti, che Lara Manni sa dimostrare la propria abilità nell’introspezione
psicologica. I personaggi principali sono molto approfonditi ed uno spazio
particolare viene riservato ai demoni: entrambi disprezzano gli umani, li uccidono
come mosche, non si curano dei loro sentimenti ma addirittura sono disgustati
anche solo dal breve contatto fisico.
E’ in questa
loro caratteristica che la dea Axieros, per farsene beffe, farà breccia: sia Hyoutsuki
che Yobai diventeranno, nel corso del libro, molto vicini e pericolosamente
simili agli umani.
Ruolo
fondamentale avrà Adelina: bisnonna di Ivy, giovinetta molto più forte e decisa
di quanto l’apparenza possa far pensare nel 1915, donna matura e consapevole
presa anche lei da una passione sfrenata per Hyoutsuki nel 1945. Tra umana e
demone nascerà infatti un amore vero, intenso e tenero, impossibile quanto
doloroso.
Il finale,
infine, emozionante e simbolico – lo scontro mortale, per esempio, tra Misia e
Johann – ripristinerà l’ordine naturale delle cose, chiudendo un ciclo maestoso
e macchiato di sangue.
In
conclusione, Sopdet è un ottimo romanzo: non risparmia scene forti, è poetico e
crudo al tempo stesso, dopo aver preso il ritmo diventa coinvolgente e
avvincente. Gli aspetti quasi inquietanti non rappresentano altro che un
pregio, la struttura risulta originalissima e unica, lo stile ipnotico culla il
lettore nella dolce morsa di un cobra velenoso.
Assolutamente
consigliato se siete alla ricerca di un romanzo appassionante che richiami le
atmosfere dei manga giapponesi.
*_* ho tremenda paura a leggere il finale ma domani questo libro finalmente sarà mio!!!
RispondiEliminaCavolo, mi ispira davvero tanto. o.o
RispondiEliminaDevo trovarlo in libreria e dargli un'occhiata! Mi piacerebbe leggere ancora qualcosa di bello di qualche autore italiano é.è