domenica 20 marzo 2011

Recensione Il profumo delle foglie di limone


(Leggi qui le info e la trama)

Voto:

Sandra e Julian  non potrebbero essere più lontani. Lei è una ragazza incinta che non sa cosa fare della propria vita e non crede di amare il padre di suo figlio. Lui è un ottantenne sopravvissuto al campo di concentramento di Mathausen che non ha mai dimenticato gli orrori della guerra. Sulla Costa Blanca, i loro destini si intrecciano, uniti da un denominatore comune: i coniugi Christensen. Fred e Karin sono infatti due ex nazisti “travestiti” da placidi vecchietti che trascorrono al mare gli ultimi anni della propria vita. E’ qui che li incontra Sandra, per via di un malore dovuto alla gravidanza. Da allora il loro rapporto diventerà sempre più stretto – a causa anche della solitudine della ragazza- fin quando Julian non la metterà a conoscenza della loro vera identità. Trascinati entrambi dal desiderio di denunciare al mondo intero i loro crimini aberranti e di fargli pagare le atrocità commesse in passato, Sandra finirà per diventare un’infiltrata a Villa Sol, la residenza dei due. Tra spostamenti pericolosi e insidie legate alla Confraternita di nazisti in cui si trova coinvolta la protagonista, la vicenda si snoda senza intoppi di grande entità fino alla conclusione.

Il punto focale del romanzo è sicuramente la psicologia dei personaggi. Non tanto quella di Sandra –una ragazza normale presa dalle comuni problematiche della sua età- quanto quella di Julian e ancora di più dei nazisti. Sebbene infatti il punto di vista sia quello di Sandra e Julian, riusciamo forse ad intuire molto di più i pensieri e la forma mentis dei criminali attraverso i loro atteggiamenti. Le parole, pronunciate con leggerezza, sembrano soffiare dalla loro bocca quasi non avessero un peso molto più grave. Il tentativo della Sanchez di penetrare la natura di questi uomini e queste donne dà risultati sorprendenti.


«Ho sempre  pensato di essere venuto al mondo per cambiarlo. La mia vita aveva un  obiettivo,  una missione, altrimenti sarebbe stato assurdo nascere. Il  nazionalsocialismo mi ha dato l’opportunità di agire.»

«Non pensai alla vostra  sofferenza, non pensai neanche a voi. Vi vedevo senza pensare, le cose stavano così.  Facevamo parte di un sistema, di un’organizzazione. Io portavo l’uniforme delle  ss e voi quella a righe dei prigionieri. Eravamo dentro un ordine stabilito,  impossibile da rompere. Non c’era niente a cui pensare. Avevamo raggiunto un  equilibrio, capisci?»
«E ora cosa pensi? Il  mondo è cambiato senza di voi.»
«È stato un duro colpo  perché sono assolutamente convinto che la società si sia sbagliata. Sono  convinto che ora tutto sarebbe più perfetto.»

«La colpa, i rimorsi e  il pentimento frenano il progresso dell’umanità. Provi molti rimorsi quando  squartano una vacca, quando tosano una pecora per prenderle la lana? Se si  scorge con chiarezza l’obiettivo e il cammino per raggiungerlo e  quell’obiettivo è globalmente buono, come si dice oggigiorno, allora non ci  sono dubbi.»

Scorgere la visione dei nazisti e scoprire che molto probabilmente non si siano mai pentiti di ciò che hanno fatto è la vera rivoluzione del romanzo. La Sanchez ripugna questi atteggiamenti e ci vuole offrire lo scorcio della mente di un nazista: convinto fino alla morte del bene della propria missione, egoista fino al midollo (è molto interessante leggere dei capricci e della personalità di Karin, che sembra succhiare la vita da tutto ciò di cui si impossessa e non pone un limite alla propria volontà), spietato e incapace di provare sentimenti veri.
Lo stile è molto scorrevole e non particolarmente elaborato né lirico, ma ricco di belle descrizioni. Il profumo delle foglie di limone (Lo che esconde tu nombre in spagnolo, “quello che nasconde il tuo nome”, titolo che sarebbe stato più azzeccato) però, non dà una panoramica approfondita del periodo, né esplora, al di là dei ricordi di Julian –che per quanto toccanti e verosimili non sono sufficienti- la realtà dei campi di sterminio. Con una scelta probabilmente volontaria (sta a voi decidere se questo sia un pregio o un difetto del libro) l’autrice sorvola sugli aspetti più crudi e pesanti dell’esperienza , focalizzando l’attenzione sul rancore di Julian. Questo non vuol dire che la Sanchez non ne parli (abbiamo anzi brani molto belli) ma che, semplicemente, decide di non fare di questi i protagonisti del romanzo.
La trama non è particolarmente corposa, ma abbastanza lineare. L’attività di spionaggio di Sandra, seppur talvolta impervia, non desta particolari preoccupazioni e la ragazza riesce sempre a cavarsela, vuoi perché è protetta dai Christensen che la discolpano davanti al gruppo degli altri nazisti (episodi che non ci sono nel libro, ma vengono solo riportati dagli anziani), vuoi per una dote naturale della ragazza. Personaggi come Frida (giovane donna delle pulizie implicata nella Confraternita), Martìn, Alice e Sebastian (anche loro nazisti come Karin e Fred) incarnano gli aspetti più inquietanti del romanzo. C’è, infine, anche una pseudo-storia d’amore (di cui non parlo per non fare spoiler) ma che non emerge, non dà, e risulta un po’ artificiosa, visto che è vissuta la maggior parte del tempo nella testa di Sandra.
Questi erano gli aspetti tecnici che, inequivocabilmente, troverete oggettivamente nel romanzo. Adesso mi sento di parlare un po’ più liberamente di ciò che ha trasmesso a me.
Come già detto, mi ha molto colpito l’indagine psicologica, ma la trama (quella che dovrebbe, insomma, reggere il libro) è incerta e non particolarmente coinvolgente, salvo le belle descrizioni. Il finale è un po’ sbrigativo e ci sono alcune incongruenze, ma.
Ma, non so perché, il libro prende, e anche molto.
Dà tanti spunti di riflessione sui temi trattati che forse vogliono invogliare il lettore a ricercare nella propria coscienza le risposte.
Come si giunge ad uccidere vecchi, donne e bambini senza battere ciglio?
Come si può concepire un sistema socio-politico che intende eliminare milioni di persone per dare vita ad un mondo perfetto?
A quale limite può arrivare la razza umana?
Non potremmo parlare di un romanzo che vi cambi la vita, che vi lasci insonni o vi perseguiti con le sue immagini strazianti. La Sanchez vi sta solo dicendo: “guardate, ecco come la pensano. Ecco come uomini che restano impuniti, persone indegne di calpestare il suolo, si godono al mare la propria vita, dopo essersi sporcati le mani col sangue di milioni di persone. Vi sembrano innocenti, non è vero? Non avete idea di cosa stia passando loro per la testa. Non sapete quanto piacere trarrebbero dallo schiacciavi la testa sotto i piedi”.
E’ una denuncia sociale, più che una sorta di thriller. Forse, però, per far arrivare il messaggio più forte, avrebbe richiesto maggiore incisività.

4 commenti:

  1. No affatto, ma dipende anche dalle aspettative :)

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  2. bellissimo!! divorato in due giorni!

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  3. Decisamente deludente.
    Assoluta mancanza di introspezione psicologica dei personaggi, finale banale, il tema dell'olocausto passa in secondo piano rispetto alle avvincenti avventure di Laura.
    Peccato.

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