giovedì 11 agosto 2016

Diario delle letture estive: cinque libri che ho letto in spiaggia



Sono siciliana, ma per anni sono fuggita dal mare, dal caldo e dal sole. Quelle sporadiche volte che mi concedevo un paio di ore in spiaggia le trascorrevo sotto l'ombrellone, con le cuffiette alle orecchie (sempre, incessantemente, Lana Del Rey, senza variazioni) e il desiderio di isolarmi dal mondo. Il mio colorito è rimasto diafano, ma di quelle estati conservo sensazioni che solo la cornice del mare e l'aria salmastra avrebbero saputo imprimere. Ci sono libri che, da soli, costituiscono un'esperienza indimenticabile. E ce ne sono altri che acquisiscono più forza in determinati luoghi e momenti. Così, la lettura da spiaggia ha per me un valore molto più simbolico di quello che gli viene normalmente riconosciuto, perché rappresenta un momento di raccoglimento, oltre che di assoluto relax – una comunione con me stessa, il libro e la natura, in un angolo di paradiso poco affollato e suggestivo, di solito silenzioso, che collima con il desiderio di fare pace col mondo.
La scelta quindi è in tono con il mio umore, libera e non condizionata dal blog o dal lavoro (privilegio), è letteraria ma anche di genere – i primi due libri di agosto 2016, per esempio, sono stati La casa per bambini speciali di Miss Peregrine e Shining di Stephen King – è cartacea e mai digitale.
Le dedico, insomma, un'attenzione particolare, e lei mi ricambia con grandi soddisfazioni: le parole assumono un altro sapore perché ho il tempo di rileggerle con attenzione, la musica fa loro da eco e, quando scelgo libri che hanno una vaga attinenza con l'estate, il paesaggio si fonde con le loro atmosfere.
Ho deciso di condividere con voi quelle che considero le letture più significative delle mie estati: giusto una manciata, appunto perché la lettura da spiaggia è rara e preziosa, anche se quest'anno, dopo il trasferimento a Milano, ho imparato ad approfittare della fortuna di essere nata in un'isola.

  • La lettura assolutamente più intensa che ricordo è quella de L'amante di Marguerite Duras, complice la voce ammaliante dell'autrice francese, l'argomento sensuale e l'elemento del memoir, nonché il sottofondo musicale: c'era qualcosa di doloroso nel modo in cui Young and beautiful riusciva a enfatizzare le scene d'amore. Credo sia uno di quei romanzi che non avrei saputo apprezzare se non lo avessi letto al mare, per la prosa troppo paratattica e per i tempi di lettura che richiede, più lenti, scanditi, intimi.


  • Non molto diversa è stata l'esperienza con Tenera è la notte di Fitzgerald, soprattutto nella prima parte ambientata sulla Costa Azzurra, dove un gruppo di ricchi americani trascorre le vacanze. Difficilmente potrei dimenticare la descrizione della protagonista, Rosemary, il cui corpo «aleggiava delicatamente sull'estremo limite della fanciullezza: aveva diciotto anni, quasi compiuti, ma era ancora coperta di rugiada».


  • Peter Cameron ha uno stile leggero, impalpabile, ma di grande impatto. Ti rimane fastidiosamente appiccicato addosso anche quando sembra discuta del tempo – a volte lo fa – e così, pensando ai suoi romanzi, tornano in mente immagini precise, nitide, pescate da chissà quale anfratto della memoria. Di Andorra, per esempio, potrei ancora oggi descrivere le case, le vie, gli angoli e la stanza circolare con vista mare presa in affitto dal protagonista, in un hotel a forma di torre. È un romanzo inquietante, ma che nella prima parte possiede una luminosità non comune, una forte presenza del colore bianco, una frizzantezza paragonabile alle sere d'estate.


  • Il caldo secco della California infesta invece uno dei più maestosi romanzi che abbia mai letto, Furore di Steinbeck. Non proprio da ombrellone, devo ammettere, neanche per i miei canoni. La poderosità di questo libro non sta tanto nella mole, piuttosto nella granitica coscienza collettiva che dà forma alla narrazione: il possente coro di voci, l'afa, la miseria asfittica di cui sono vittime i personaggi rendono Furore un romanzo accartocciato come una foglia riarsa dalla calura, di una bellezza arida e pura.


  • Infine: Donna Tartt, come Peter Cameron, è un'autrice perfetta per l'estate, nonostante Dio di illusioni sia ambientato in pieno inverno. Ma c'è un racconto denso, conturbante e psicologico, un piccolo mattone che si gode benissimo in spiaggia e fa dimenticare tutto il resto.



Cosa ne pensate di questa carrellata? Se volete seguire le mie letture estive, potete farlo sulla pagina facebook o sul profilo instagram, che sono costantemente aggiornati. Presto, invece, uscirà un nuovo video sul canale YouTube con la mia TBR estiva, sulla lunghezza d'onda di quella dello scorso anno. Stay tuned!


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