Nella prima metà del '900, i bambini inglesi leggevano e si facevano leggere prima di dormire le storie e le leggende tradizionali raccolte dal folclorista Andrew Lang (1844-1912): entravano così nel mondo della Fata Rossa e incontravano streghe, principesse e draghi. Tra questi racconti troviamo anche la vecchia leggenda norrena di Sigurd e il drago Fafnir, che aveva a suo tempo ispirato la saga medievale tedesca dei Nibelunghi e più tardi il Ciclo dell'Anello di Wagner.
Tra questi bambini c'era anche il piccolo Tolkien (1892-1973), già curioso e completamente rapito da un passato lontano anni luce dall'oscurità fatta di guerre e fabbriche propria della sua epoca. Dopo aver vinto una borsa di studio prima alla King Edward's School e poi all'Exeter College di Oxford, il giovane Tolkien scopre un universo del tutto nuovo che lo stimola e lo ispira al contempo. Tra i libri che trova in biblioteca, rimane affascinato in particolare dal Beowulf, un poema epico datato intorno al decimo secolo: questa lettura lo conquista grazie alle sue avventure e ai suoi draghi e lo introduce all'inglese antico. Lo spinge inoltre a studiare le lingue e a crearne una personale, complessa e dotata di un fascino tutto suo. Diventato poi a Oxford professore di letteratura e lingua anglosassoni, Tolkien studia le saghe norrene, l'Edda islandese e la leggenda dei Nibelunghi e legge ai suoi allievi il prologo del Beowulf, soffermandosi in particolare sulla bellezza della poesia e sul fascino delle parole.
Non risulta strano quindi che proprio il Beowulf sia stato uno dei suoi primi lavori di traduzione e interpretazione: questo gli ha poi permesso di cogliere idee e spunti interessanti per quella che sarebbe stata in seguito la sua futura produzione letteraria. I romanzi di Tolkien sono infatti caratterizzati da un contesto per lo più medievale e forgiati nel folclore anglosassone. Nel 2014 è uscita in Italia per Bompiani una preziosa edizione critica del poema, accompagnata dai commenti di Tolkien, utili per godersi appieno un tesoro da troppo tempo relegato nei polverosi manuali del liceo o, ancor peggio, nell'oblio.
Pochi sanno però che dietro al nome Beowulf non si nasconde solo uno dei poemi più lunghi e completi in lingua inglese (conta ben 3182 versi) ma anche quello che potrebbe essere considerato come uno dei primi supereroi della storia della letteratura: il protagonista compie ogni sorta di impresa miracolosa, è molto coraggioso e abile con le armi, gli manca praticamente solo il dono del volo. Nato per essere letto e declamato durante i banchetti davanti ad un pubblico, probabilmente nobile, il Beowulf presenta il prototipo dell'eroe germanico: mancano riferimenti ad una sua effettiva esistenza e la sua figura si avvicina per lo più alle leggende danesi e svedesi, anche se nel testo abbiamo una parte di collegamento tra le due avventure principali in cui i Geati si battono contro Franchi, Frisoni e Svedesi, come probabilmente è avvenuto nella realtà.
potrebbe essere l'antica Svezia o Danimarca: sia la materia che il contenuto appartengono infatti alla tradizione scandinava. Molto probabilmente gli Angli hanno portato questa storia dal continente fin sull'isola britannica, insieme ad altre saghe germaniche dei territori che confinavano con la loro patria d'origine. Ma il grande mistero che circonda questo poema epico-eroico e che da sempre ha fatto discutere gli studiosi riguarda la datazione:
La struttura del Beowulf è ciclica: il protagonista combatte infatti con un mostro sempre più forte e ogni volta la lotta si fa più dura. In tutto il testo incontriamo riferimenti alla bontà e al coraggio dell'eroe, sempre pronto con fermezza ad aiutare chiunque sia in difficoltà. L'argomento del Beowulf è di tipo pagano, ma il manoscritto è stato copiato da qualcuno che si muoveva già nel contesto religioso cristiano e che è stato probabilmente influenzato da questo. Il poema rappresenta quindi in un certo senso quello che potrebbe essere un primo rapporto tra cristianesimo e paganesimo, due correnti che si sfiorano e si sovrappongono modificandosi continuamente. I mostri rappresentano il male che attacca la società e tenta l'anima umana. Nel duello che domina la seconda parte del poema, Beowulf combatte con un drago, che ha poi ispirato Tolkien nella creazione di Smaug: in quest'ultima grande sfida, però, il protagonista è entrato talmente in contatto con il male da non potervi più sopravvivere, è stato infettato. La morte è per questo un modo cristiano per ridimensionare l'eroe e purificarlo dal desiderio di sfidare gli dei nel tentativo di essere migliore di loro o quantomeno simile.






