Strega - Remo Guerrini
Chi è Battistina? Una strega di appena dodici
anni, capace di compiere prodigi e fatture e di convincere i rovi a fiorire,
oppure una povera contadina ignorante, che conosce solo le virtù inebrianti
delle erbe e delle piante di montagna? A chiederselo sono in tanti, in un
remoto angolo dell’Italia del 1587. A inerpicarsi fino all’antichissimo e
oscuro borgo di Triora, nell’entroterra ligure, sarà una spedizione organizzata
dalla Repubblica di Genova, composta dal lucido e crudele Giulio Scribani,
commissario straordinario incaricato di debellare la stirpe delle streghe, da
Juan Ferdinando Centurione, storpio e coltissimo, che con la sua logica sfiderà
i vicari dell’Inquisizione, e dal giovane Niccolò, segretario e scrivano, il
cui destino finirà per legarsi fatalmente a quello della giovane strega.Una
ricostruzione perfetta dell’Italia ai tempi dell’Inquisizione, un’indagine
meticolosa e ricca di particolari, una storia che cattura per la sua prosa
letteraria e i colpi di scena davvero inaspettati.
Casa Editrice: Fanucci Editore
Collana: Nero italiano
Numero Pagine: 301
Prezzo: 9,90 euro
Voto:
Di
“Strega” Dusty Pages si era occupata a Gennaio, annunciando l’uscita di questo
romanzo sotto il Marchio TimeCrime, della Fanucci Editore (link articolo: http://dustypagesinwonderland.blogspot.it/2013/01/fanucci-editore-punta-sugli-esordienti.html).
A mesi di distanza si torna ad indagare le pagine di questo thriller storico,
lasciandosi trascinare nel ‘500 italiano. Fin dai primi capitoli ci si trova
immersi in un mondo che, lo si percepisce, non è quello che noi conosciamo, né
quello che studiamo sui banchi di scuola. E’ il Cinquecento visto con gli occhi
della povera gente di Triora, un paesino nell’entroterra ligure, da poco parte
della Repubblica di Genova.
La gente di Triora viene raffigurata per quello che effettivamente era: gente
semplice, che a stento sapeva cosa fosse la Repubblica di cui gli si diceva
facesse parte, dedita ai lavori della terra e alle feste – religiose e non - utili
a propiziarne la riuscita. E’ così che Remo Guerrini ci mostra un lato diverso
del Cinquecento e del vero terreno in cui l’Inquisizione si muoveva, insistendo
molto sul fatto che, in mezzo a tanta ignoranza, un po’ di sapere poteva
sembrar stregoneria, la bava di lumaca umore di demone e la carestia una
maledizione lanciata da malefiche serve
del diavolo. Il tutto viene raccontato attraverso la vita quotidiana della gente di Triora, tramite
piccoli particolari, come l’unico vestito buono posseduto da Battistina, la
co-protagonista, i problemi legati al cibo, alle cure mediche, alla semplice
sopravvivenza durante un inverno difficile.
I personaggi si muovono in scenari sapientemente rappresentati e a quanto pare
le descrizioni di questo paesino storicamente ritenuto infestato da streghe
corrispondono perfettamente al reale, così come quelle delle campagne
circostanti.
Anche le pratiche portate avanti dall’Inquisizione non sono invenzioni, ma
copie di atti realmente esistenti e persino i nomi delle amiche di Battistina,
come di Battistina stessa d’altronde, non sono inventati ma recuperati da
vecchi atti di tribunale. Abbiamo quindi uno scenario quanto mai verosimile, in
grado di restituire a pieno l’atmosfera che permea il romanzo.
Quanto alla narrazione vera e propria, lo stile è semplice e chiaro, la trama
si sviluppa tramite capitoli che seguono la storia di Battistina o di Nicolò. I
capitoli riguardanti Battistina sono narrati in terza persona, ma riportano il
punto di vista di questa giovane ragazza che viene iniziata ai saperi legati
all’uso di erbe e elementi naturali e
che si convince invece, supportata dall’ignoranza e dalla superstizione, di
essere una strega. I secondi legati a Nicolò sono narrati in prima persona. E’
lo stesso personaggio -scrivano al seguito di un commissario della Repubblica
incaricato di risolvere la questione legata alle streghe a Triora- a ripercorre
le sue esperienze nell’infestato paesino.
Sia Battistina che Nicolò sono personaggi ben delineati. La prima è ingenua,
decisamente ignorante - e si nota l’assenza di una qualsiasi edulcorazione
legata all’elogio della protagonista - selvaggia, sporca, tanto semplice da far
a tratti tenerezza; il secondo è invece immerso in un mondo pieno di
pregiudizi, incasellato in quello che è il suo ruolo, lontano da qualsiasi
forma autonoma di riflessione, da qualsiasi pensiero si allontani da quello che
è il mondo della controriforma.
A Nicolò si oppongono due personaggi, anch’essi interessanti: il primo è Don
Juan Centurione, che, razionale al massimo, riconosce nella stregoneria
nient’altro che un sapere tanto inusuale per chi vive nell’ignoranza da parer
arcano, ma che si rifiuta di render partecipi gli altri di questo suo convincimento
per timore di finir vittima dell’inquisizione. A lui si avvicina Nicolò nel
corso della storia, allontanandosi da uno Scribani che, da maestro interessato
ai soli delitti che van contro la legge della Repubblica, si trasforma nel più
spietato e cieco cacciatore di streghe. Si può notare quindi un’evoluzione di
Nicolò tra i due estremi, le cui conseguenze lascio avvolte nel mistero, così
da non rovinare il finale ai futuri lettori.
Bene quindi fa Guerrini per quanto riguarda ambientazione e personaggi. Ma che
dire della trama? A riguardo si può dire che, nel suo svolgersi, oscilla tra
l’affermazione della stregoneria come pratica legata al sapere e stigmatizzata
perché “ignota”, e una prospettiva molto più misteriosa e arcana. Sebbene per
lo più i trucchi delle streghe appaiano legati alla conoscenza di erbe e dei “segreti della nonna”, come potremmo
definirli noi oggi, e sebbene proprio tramite don Juan l’autore smascheri ciò
che viene additato come stregoneria spiegandone razionalmente l’origine, Guerrini
fa sì che rimanga sempre il dubbio, un dubbio che fino alla fine non viene
sciolto. Tutto ciò in altri contesti sarebbe stata cosa gradita, ma proprio a
causa del marchio raziocinante impresso all’intero romanzo, una tale ambiguità
lascia in sospeso il tutto e stona decisamente con l’impostazione del romanzo,
per nulla costruito – nella sua parte iniziale - su zone d’ombra ed esoterici
misteri.
Che dire poi dell’innamoramento dei due protagonisti? Assolutamente
ingiustificato. Un vero e proprio colpo di fulmine, disceso dal cielo senza
nessuna apparente ragione se non l’avvenenza selvaggia di lei e la raffinatezza
per nulla brutale di lui, “diverso” dai tanti uomini per lo più pervertiti o
autoritari che Battistina ha incontrato nel corso della sua breve esistenza.
Insomma, un amore per nulla chiaro, per nulla giustificato che, sebbene
insaporisca il tutto, sembra un po’ deciso a tavolino dall’autore e persino dagli
stessi personaggi, razionalmente. Siamo ben lontani, insomma, da quello che -
in un intrecciarsi d’eventi ben congegnato - dovrebbe apparire come una plausibile evoluzione degli eventi. Fanno
infatti piuttosto ridere le affermazioni dei due giovani che prima si insultano
o si minacciano vicendevolmente di morte,
poi aggiungono, quasi ricordandosene solo all’ultimo momento un
esilarante “…anche se ti amo”.
In conclusione si può affermare che il romanzo è piacevole, scorrevole,
interessante e a tratti coinvolgente, ma che – purtroppo - ad un iniziale mix
così interessante di elementi non corrisponde un finale altrettanto degno, cosa
che di certo, dopo un così brillante inizio, non può non deludere.
Mi resta comunque una grande curiosità verso questo libro. Grazie per la recensione!
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