venerdì 8 marzo 2013

Libri a 0.99 euro? La politica ammazza-editoria della Newton Compton





Vent’anni fa era la collana “CentoPagineMilleLire”, oggi è la collana “Live”. 
Il nome è cambiato. Il concetto, però, è sempre lo stesso.
La Casa Editrice Newton Compton ha infatti avviato il progetto che vedrà la pubblicazione di classici e best seller contemporanei, tutti di 130 pagine e tutti al prezzo di 0,99 euro.  Le prime dodici uscite hanno visto la luce, con il loro piccolo formato, il 7 marzo, e sono destinate –almeno secondo la versione ufficiale- ad incoraggiare i lettori a recarsi in libreria e, ovviamente, a comprare di più.
Si tratta, più in particolare, di classici quali:




L’arte di essere felici di Seneca



Il Sogno e la sua interpretazione di S. Freud




Il Grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald



Le notti bianche di F. Dostoevsky; 





Lady Susan di Jane Austen




Amleto di W. Shakespeare; 




Racconti del Terrore di E. A. Poe





Il Ballo di I. Némirovsky;





L’arte della guerra di Sun Tzu. 





I classici in prima uscita sono poi accompagnati da un romanzo contemporaneo straniero di successo, come “Il diaro del vampiro – Il Risveglio” di L.J. Smith e da due romanzi inediti di autori bestseller italiani,  ovvero da “I sotterranei della cattedrale”  di M. Simoni e da “Il Tiranno di Roma” di A. Frediani. 







L’iniziativa non è nulla di completamente nuovo, infatti la Newton cominciò a stampare i “Centopaginemillelire” nel 1992, seguendo l’idea che Stampa Alternativa aveva avuto nel 1989 con i “Millelire”.  
Certo è che per i lettori sarà una ghiotta occasione, come quelle che da sempre offre la Newton Compton , ma sarà altrettanto vantaggiosa una mossa del genere per il mondo dell’editoria? 
Sarà davvero un bene per i lettori? 
E servirà davvero a risvegliare la passione per la lettura?



Quello che la casa editrice presenta come un progetto dedito ad incoraggiare la lettura in tempo di crisi, è infatti nient’altro che un’abile mossa di marketing volta, come è sempre stato, a presentare la Newton Compton come casa editrice addetta alle versioni economiche per antonomasia.

 Nel delicato gioco di equilibri tra case editrici -che va sempre più sfaldandosi- una tale mossa può far la differenza e sembra saperlo molto bene la Newton Compton, che in questo modo si assicura di certo l’attenzione dei lettori e probabilmente anche larghi introiti, lasciando in ombra le colleghe che,  tra crisi, ebook e un più generico e desolante calo dell’interesse per la lettura, arrancano sempre di più. 
Inoltre, come non s’è mancato di far notare altrove, spesso le versioni economiche, che pur devono produrre un qualche guadagno, si rifanno sul prezzo immancabilmente basso con una pessima qualità di stampa, pessima rilegatura, pessima impaginazione. 
Certo, a 0,99 euro non ci si può aspettare pregiate edizioni, ma siamo sicuri che abituare il pubblico ad una tale scadenza sia la strada giusta per assicurarsi, alla lunga, vendite consistenti?
Radicalizzando forse lo scenario, potremmo immaginarci lettori che, abituati a spendere non più qualche euro, rifiutano edizioni più costose, costringendo le altre case editrici ad adeguarsi per non esser fagocitate dalla giungla intricata della concorrenza. 
Risultato? Un generale abbassamento della qualità di stampa, accompagnato da un per nulla certo abbassamento dei prezzi, i quali sicuramente troverebbero modo di lievitare. E su questo punto, il futuro per i lettori appassionati non è certo roseo. 
La visione è forse apocalittica e vedrebbe per altro la fine di case editrici che più che sulla quantità delle vendite puntano sulla qualità delle edizioni o sulla pubblicazione di un unico genere letterario, ma forse tale visione non è troppo lontana da quello che è lo scenario che si prospetta in un ambiente sempre più in difficoltà, dove manovre di marketing del genere sono all’ordine del giorno e mirano sempre più a stroncare la concorrenza. 
Per finire, davvero bisogna credere al fatto che l’intento della Newton Compton sia quello di incoraggiare la lettura? Non sarà forse quelli che con 0.99 euro comprano il famoso panino da McDonald, continueranno a farlo?
Sorvolando sull’ ultimo desolante particolare, noi amanti dei libri, noi che teniamo le dita incrociate per il mondo dell’editoria, il mondo –sempre che esista- ancora puro e appassionato di edizioni curate e buoni e onesti affari con i lettori,  possiamo solo sperare che questa collana arricchisca le librerie di chi ama leggere ma non può permetterselo e che, per il resto, non vada a colpire troppo a fondo chi di questa collana non si fregia. 

23 commenti:

  1. Le traduzioni dei classici Newton spesso sono così vecchie che sono scaduti i diritti di copyright, quindi il prezzo di produzione di questi libri si abbassa notevolmente. Logico poi che stia a me, lettore 'scafato', decidere se voglio traduzioni migliori a un prezzo più consistente oppure accontentarmi di traduzioni mediocri a un prezzo basso.
    Non sono comunque gli acquirenti di edizioni pregiate a tener viva l'editoria, come dimostrato dalle basse tirature di queste ultime, quindi non credo che ciò alla lunga danneggerà questo tipo di mercato.

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    1. secondo me neanche gli acquirenti di impulso di questi libri tengono viva l'editoria.

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  2. Be', non è che in generale Newton sia mai stata il massimo della qualità...

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  3. Secondo me la tua visione apocalittica non regge perché si tratta di target diversi, uno che compra sempre libri della Newton Compton non credo sia lo stesso che guarda sempre alla qualità vera di un libro.

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  4. Rispondo a tutte perché il punto della questione è un altro: purtroppo i libri che costano poco vendono. E non c'è voluto molto a rendersene conto, vista la politica iniziata dalla stessa Newton con i libri a 9.90 euro, a cui sono seguite numerosissime "imitazioni" e libri lanciati allo stesso prezzo o addirittura inferiore (basta citare Fazi, Fanucci o Tre60). E' appunto lo spirito di emulazione delle altre case editrici, in virtù dei guadagni facili, a destare preoccupazioni. Basta fare il paragone con le mode letterarie: se un genere fa successo, tutte le case editrici cercano di rincorrerlo. Stessa cosa potrebbe succedere (ed è successa) con il prezzo. La questione del prezzo, come quella del trend, pone però un problema di qualità: giacché il guadagno e non la qualità sono il fine ultimo della casa editrice, alla corsa al prezzo basso consegue una bassa qualità. Nell'articolo si sta criticando il voler abituare i lettori (che sono composti per il 90% da lettori occasionali, non da lettori forti) a prezzi infimi, costringendo quindi il mercato ad adeguarsi a questi a discapito della qualità.

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  5. Sono del parere che molti libri costino troppo. Sono una lettrice abbastanza attenta e un po' "cattiva" eppure, per mera curiosità, ho già acquistato uno dei libricini sopra elencati: quello della Austin.
    Voglio farmi un'idea, quanto meno.

    Tornando al prezzo dei libri. Non credo che sia un male che alcune case editrici rivedano i loro prezzi di copertina. D'altro canto trovare un libro decente ad un prezzo abbordabile non è impossibile.
    In questo "mare magnum", evidentemente, restano in vantaggio le grandi case editrici che possono permettersi più o meno tutti. I piccoli e medi editori no. Loro sono costretti a tenere prezzi meno contenuti perché ammortizzano peggio i costi.

    A questo discorso mi piace affiancarne un altro, a mio avviso ugualmente interessante: ma è proprio così necessario stampare tanti libri visto che, in non pochi casi, ci troviamo di fronte ad immondizia?
    Pochi lettori, troppi (presunti) scrittori. E non è un bene per nessuno.

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    1. Quella che sollevi è una domanda che si agita in me da molto tempo: ci sono troppi libri che restano in libreria per troppo poco tempo perché sono subito sostituiti da altri libri. In genere la qualità è medio-bassa, e come al solito ci sono i pro e i contro: è importante garantire una certa pluralità, ed è importante - purtroppo - che esistano certi libri commerciali, che sono quelli che tengono su il mercato (il motivo è sempre lo stesso: in Italia non si legge e, quello che si legge, deriva più che altro da lettori occasionali con aspettative basse).

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  6. In effeti ci avevo pensato anch'io... però sono comunque contenta perchè sono una "che ama leggere ma non può permetterselo" ;)

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    1. Questo è sicuramente un vantaggio, e il carattere "popolare" dell'iniziativa ha il pro di avvicinare alla lettura chiunque, dal bambino al pensionato (anche se mi chiedo: davvero nasceranno nuovi lettori da questa politica? O alla fine sono sempre gli stessi ad acquistare i libri, perché gli altri sono disinteressati?), ma non può andare avanti a lungo, perché farà solo un grandissimo danno.

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  7. Bisognerebbe sottolineare, però, che a quel prezzo la Newton non rifila solo libri dalla bassa qualità complessiva: prende in giro i lettori in un modo decisamente più grave.
    Non so quanti di voi abbiano comprato "I Racconti del Terrore" di Poe, della collana a 0.99€, ma leggendolo risulta evidente che alcuni racconti, checché ne dica la scritta "Edizioni integrali" leggibile in copertina, sono stati tagliati in più punti (vedesi ad esempio il racconto "La Mascherata della Morte Rossa"). Degli altri libri della stessa collana non so niente, ma sinceramente non ho alcuna intenzione di comprarli, dopo questo.
    Non è la prima volta che la Newton fa di questi scherzetti nelle sue edizioni economiche, ma a quanto pare queste continuano a vedere copie su copie...

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    1. Ho sentito anche io questa cosa, ma a quanto pare la Newton ha detto che si è trattato di un errore di stampa...

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    2. Manca il 75% del racconto. Figli di cane....me ne sono accorto per caso!

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  8. La persona intelligente sa benissimo che la qualità del libro non è nel prezzo, proprio pochi giorni fa una libreria di Taranto molto nota buttava nell'immondizia alcune giacenze invendute. Inutile dire che si trattava di opere di alta qualità.
    Sinceramente, non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma quanto letto in questo blog è un insieme di assurdità, banalità, chauvinismo pseudo-letterario e qualche preziosismo di troppo che fa a pugni con la vera "cultura". E ciò che è peggio è che trova pure adito presso molti.

    La qualità della carta? Tutta carta riciclata, un po' più sottile rispetto la carta utilizzata in altri formati solo per ridurre lo spessore del volume. Ad ogni modo le fibre resistono quando vengono sfogliate e dei numeri "live" che ho acquistato non se n'è strappata manco mezza.

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  9. La qualità della stampa? E' leggibilissima per chi non ha problemi di acuità visiva, male che va si usa una lenta d'ingrandimento, non vedo come possa essere un dramma. Fra l'altro nelle Mondadori/Feltrinelli si vendono a pochi spiccioli (alle volte le regalano pure) delle mini lenti d'ingrandimento a forma di cartoncino. Pratiche, comode e fungono anche da segnalibro, eventualmente.

    La qualità della traduzione? In ogni caso, dal passaggio alla lingua italiana, qualcosina del messaggio inizialmente espresso viene perduto, quindi non esiste la traduzione "perfetta", anche perchè nel 99% dei casi i traduttori non si limitano a tradurre, ma alle volte riadattano i testi, la punteggiatura, libertà creative e così via. Questo è un problema che non riguarda solo la Newton Compton. Anche questa mi sa tanto di un'arrampicata sugli specchi.

    Il prezzo uccide l'editoria? In Italia gli editori davvero seri sono pochi e sparano prezzi assurdi (oltre i 20€, anche la Divina Commedia o I promessi Sposi sarebbero un furto bello e buono) anche per opere la cui qualità è tutta da dimostrare. Se la Newton Compton riduce sensibilmente la qualità della carta, non mi da copertine solide, sceglie brutte immagini di copertina, ecc, ma al contempo offre un prezzo ridotto, stracciato, allora mi spiace per gli altri ma scelgo di spendere 10€ per 10 libri! Giusto un paragone, quello che viene considerato n capolavoro della letteratura occidentale contemporanea, "Il grande Gatsby", opera sconosciuta ai più fino a pochi giorni fa, viene venduta a 17€ solo perchè in copertina ha il bel faccione di Leonardo Di Caprio. Mi chiedo cosa giustifichi la differenza di ben 16€, considerando che a me interessa leggere l'opera, non farmela spiegare da qualcuno che si limita ad annotare, spacciando opinioni personalissime per verità assolute.
    Visto che in Italia c'è sete di cultura e lo scenario generale è a dir poco arido, forse far avvicinare intere famiglie e soprattutto i giovani richiedendo un esborso di soli 99 cents, non è solo una mera operazione commerciale come viene sbandierato in questo blog, che pure reputo utile, in quanto portatore di punti di vista alternativi.

    Infine, l'unico punto su cui non transigo, quelli che in precedenza ho definito "chauvinismo pseudo-letterario" e "preziosismi": non si può e non si deve giudicare la qualità di un libro dalla copertina, dalla rilegatura, da una traduzione che non per forza si attiene all'originale (purchè ne lasci inalterato almeno il senso, ovviamente) o perchè una casa editrice ha già provato in passato a commercializzare "la cultura a basso prezzo" con fortune alterne. Altrimenti si viene a creare un circolo vizioso per cui "se il libro non costa cifra X, allora non è un libro serio". E poi vi rifilano il faccione di Di Caprio a 16e in più. Meditate gente, meditate.

    PS: la Newton ha già detto che "La Maschera della Morte Rossa" di Poe è stato pubblicato in modo "tagliato" per un errore di stampa. Tutte le altre opere della collana non presentano tagli simili, considerando il prezzo, e il fatto che il racconto in questione è presente in centinaia di migliaia di raccolte dedicate a Poe, alcune delle quali più costose e meno esaustive, e che questa "svista" è capitata SOLO UNA VOLTA, una tantum potremmo pensare a fin di bene e non esagerare con uscite del tipo "prendono in giro i lettori" o altre esagerazioni tipicamente italiane, quando poi basta inviare una email all'indirizzo di posta elettronica della Newton-Compton editori e chiarire in modo civile e costruttivo l'arcano.

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    1. Anonimo,
      forse l'articolo è scritto in turco e non ce ne siamo accorti, visto che dell'unico punto di cui abbiamo parlato nell'articolo (il pericolo dell'emulazione in un momento di crisi con conseguenze disastrose nell'editoria) è l'unico che non è stato da Lei trattato.
      Dire che una traduzione vale l'altra, mi perdoni, è un grandissimo errore. La traduzione è il più delicato e importante aspetto di una edizione che si ritenga di qualità. Se possiamo sorvolare su carta, caratteri microscopici, copertine opinabili, la traduzione è l'unica che, per rispetto del libro inteso come contenuto, DEVE essere la migliore interprete del pensiero originario dell'autore.
      Prendendo appunto Il grande Gatsby, basta leggere l'incipit dell'edizione Newton per incontrare subito un orrore come "non ha detto nient'altro, MA SIAMO SEMPRE STATI INSOLITAMENTE COMUNICATIVI IN MODO RISERVATO", che sto ancora cercando di capire cosa significhi.
      E' indubbio che il prezzo dei libri in Italia sia alto, ma solo perché in questo paese, che relega la cultura ad un angolo inosservato, abbiamo l'assurda mentalità per cui spendere 500 e più un euro per un prodotto di tecnologia è giusto, mentre 20 per un libro, solo perché è un libro, perché al libro non viene data importanza, non è nemmeno lontanamente pensabile.
      Come se, dietro ad un libro, non ci fosse il lavoro di autore, editor, grafico, distributore, libraio e via dicendo.
      I prezzi non avvicinano i lettori, certo, ma i lettori sono leggermente chiusi nel provincialismo per cui vale spendere soldi per tutto (vestiti di marca, cellulari) tranne che per i libri.
      Non pretendere la qualità, nemmeno nelle traduzioni, è ancora più pericoloso, il primo passo per far crollare un già fragile sistema editoriale che comunque, ci tengo a precisarlo, ha costruito la sua stessa rovina con politiche sbagliate (anche sul prezzo).
      Mi sembra ovvio che non ci debba essere la corrispondenza tra prezzo alto = qualità indiscussa, anche perché, per fare un esempio, le traduzioni Mondadori che vengono oggidì ristampate sono vecchie talvolta anche di decenni. Qua non si sta facendo passare questo messaggio, assolutamente no. E' altrettanto vero che l'editore di un libro a 0,99 (se dovessimo estendere questa filosofia a tutti i libri in uscita) il suo traduttore probabilmente non lo paga nemmeno. Con conseguenze, oltre che sulla qualità, anche su tutto il circolo editoriale.
      Mi fa piacere pensare che lei creda nella buona fede della Newton, per cui questa NON è un'operazione commerciale. Noi vogliamo essere più smaliziati e meno ingenui.


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  10. sò che magari andrò fuori tema, ma una domanda mi avvolge la mente dopo aver letto l'articolo e tutti i commenti derivati:"a quale casa editrice quindi appoggiarsi?"
    sia per il prezzo magari basso/medio che per la qualità...
    sono una persona abbastanza amante della lettura, però, non ci sono mai entrato così dentro da mettermi a scegliere un libro dalla qualità della traduzione ecc... e sò che è sbagliato, per questo vi ho rivolto questa domanda :)

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    1. e magari sono stato anche troppo riassuntivo... scusate ma stò andando di fretta al momento...

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    2. Ciao Daxel! Io ti consiglio di valutare caso per caso: come ho scritto su, ad esempio, anche nella Mondadori che solitamente ha buone edizioni troviamo traduzioni datate fatte pagare un occhio della testa. Case editrici come Fanucci, invece, sono ottime per alcuni generi (in questo caso la fantascienza), ma per il resto lasciano molto a desiderare. Oppure Einaudi, che fa ottime traduzioni di Roth ma pessime di autrici del terzo mondo come la Devi. Insomma, non credo ci sia una casa editrice perfetta in ogni punto, quindi secondo me conviene 'studiare' tutte le edizioni presenti sul mercato di un determinato libro e scegliere la più conveniente sia per quanto riguarda la qualità che per il prezzo. Spero di esserti stata utile :)

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    3. utilissima :) grazie mille!

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  11. Credo sia sacrosanto che un libro "ben impaginato e ben tradotto" costi 16 euro. Non ci si può nascondere dietro il fatto che il prodotto offerto di base è lo stesso, perché non è affatto così.
    Sarebbe come dire che è assurdo che un Ferrari costi 100 volte più delle Fiat, giustificandosi dietro il discorso "alla fine sono entrambe macchine, che differenza c'è? Hanno entrambe un motore/quattro ruote/una carrozzeria". Poi però, controlli i rispettivi motori e le rispettive prestazioni, controlli le rispettive ruote e le rispettive prestazioni, controlli le rispettive carrozzerie e le rispettive linee aerodinamiche ed estetiche, e ti accorgi che non hanno NULLA in comune, a parte il termine semantico.
    Ah, dimenticavo: una Ferrari intesa come macchina, possono permettersela in pochissimi. Una Ferrari intesa come libro, invece, possono permettersela tutti (20 euro...suvvia...li pagate di ricarica al cellulare in due settimane, forse!)

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    1. E' vero che i libri, importanti veicoli di cultura, devono essere "popolari", cioè accessibili a tutti. Ed infatti, per questo, esistono le biblioteche, o le edizioni da bancarella che costano due o tre euro - parlo per i classici. Però è anche vero, come dici tu, che un buon libro (attenzione, se è buono: ottima fattura, ottimo editing, ottima traduzione) ha il diritto di costare una quindicina di euro. Come e quanto dovrebbero guadagnarci, altrimenti, chi si è impegnato affinché quel libro arrivi tra le tue mani? Non possiamo negare che ci sia della speculazione, dietro libri che costano anche 25 euro. Ma perché non dovrei pagare a giusto prezzo un buon lavoro, se è stato fatto?

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