venerdì 15 marzo 2013

Recensione: Il corvo e lo scorpione di Francesca Civiletti


Il corvo e lo scorpione - Francesca Civiletti

Quale destino attende la giovane Rowan, unica superstite dell’incendio di Ynys Mon da parte delle Legioni di Nerone? Incontri sorprendenti, rivelazioni inaspettate e una difficile missione da compiere: impedire che l’Uroboro, un antico manoscritto di inestimabile valore, cada nelle grinfie dell’ordine nero di Roma. Gli Scorpioni Neri. Significherebbe immenso potere per una setta votata al male che, da tempo immemorabile ha l’obiettivo di rompere il Patto di Equilibrio tra il Bene e il Male, sulla Terra e nell’Aldilà. Nella sua lotta contro il tempo e terribili forze oscure, dalla Britannia alla verde Erin, dalla Gallia al cuore dell’Impero, Rowan potrà contare sulla sua sapienza druidica e la sua abilità di guerriera; ma anche sulla solidità di un veterano della Ventesima Valeria Victrix, la furbizia di un pirata dal sangue nobile, gli occhi vigili di un misterioso Guardiano, e una buona dose di coraggio. Saranno sufficienti per riuscire nell’impresa?
Casa Editrice: Rogiosi
Pagine: 384
Prezzo: 14,00 euro.





Voto: 

Di questo primo lavoro della Civiletti, edito dalla Rogiosi, c’è molto da dire. Non perché siano tante le critiche o le lodi, che sicuramente trovano il loro spazio, ma perché la storia della protagonista, Rowan, copre un lungo, lungo, lunghissimo arco di tempo.
Forse sarebbe meglio dire che non v’è alcun tipo di ellissi, se non in rari casi, tanto che ogni passo avanti compiuto dalla piccola Rowan viene seguito e raccontato nella maggior parte del romanzo con precisione e senza fretta. 
Vediamo quindi una bimba che all’inizio poco comprende e che via via cresce, scopre e si fortifica, fino a gestire lei stessa l’azione. C’è dunque un cammino ben definito e una lode merita in questo senso la struttura del romanzo, lineare ma mai troppo noioso, pieno di particolari che acquistano senso con il susseguirsi di scoperte e di antichi segreti. Li troviamo fino alla fine e si può ben notare che dalle prime pagine fino a quelle finali, questi chiarificano la trama e la rendono più interessante, più ricca. 
Non si tratta, inoltre, della sola evoluzione della protagonista, ma v’è anche quello che viene definito un nostos. E’ la stessa Civiletti, per bocca di Rowan, a definire l’intero romanzo come un viaggio avventuroso. Seguiamo infatti Rowan che, investita di particolari responsabilità dopo lunghi anni di apprendimento, si muove al fine di conseguire obiettivi che le son stati assegnati da quello che potremmo definire il Bene. Sembra esserci infatti una doppia trama, nel romanzo della Civiletti: la prima è quella che interessa la dinastia di Rowan e Rowan stessa, il suddetto nostos insomma; la seconda è quella della lotta senza quartiere tra Bene e Male, lotta antica, lotta primigenia che si rinnova di secolo in secolo e trova i suoi guerrieri nelle antiche dinastie, tra cui quella di Rowan, discendente di illustri personaggi di cui lascerò che scoprano il volto coloro si accosteranno alla lettura. 
Interessante anche la definizione che la Civiletti dà di religione. Dopo un’attenta e particolareggiata carrellata di credi e confessioni, l’autrice sembra volerci dire che, pur con volti e nomi differenti, son sempre il Bene e il Male ad essere venerati dall’uomo che, tuttavia, è sempre più propenso al caos e alla distruzione, come dimostra la subitanea distruzione dell’isola dei druidi. Una visione che certamente s’allontana da quella che potrebbe essere la canonica concezione italiana della religione, ma  che sicuramente  risulta interessante e condivisibile. Nonostante ciò mai viene a mancare quell’alone di mistero che avvolge le storie di antichi dei, di conoscenze druidiche e sì, persino di magia legata all’armonia naturale. 
La storia si evolve inizialmente proprio in un’atmosfera da sogno. Inseguendo L’Uroboro, antico manoscritto che racchiude l’intera conoscenza, passato per le mani persino di Yoshua il Nazireno –propostoci dalla Civiletti in una “dissacrante” quanto gradevole versione druidica- si passa dall’isola dei druidi, Ynis Mon, alla verdeggiante Erin per finire in quella che è la Roma Imperiale ai tempi di Nerone. Dalla fiaba alla storia quindi, perché fra le pagine de “Il corvo e lo scorpione” abbiamo un’attenta descrizione di quella che era la Roma ai tempi dell’impero, così come degli usi e costumi, delle conoscenze, persino degli intrighi di corte che, per il modo in cui sono narrati, lasciano intendere un’attenta opera di documentazione da parte dell’autrice. 
Il narratore è onnisciente ed è la stessa protagonista che, a distanza, guarda al proprio passato. La Civiletti sceglie dunque la prima persona e lo fa in modo che non risulti fastidiosa o settoriale, anzi, questa scelta fa sì che si possano vivere insieme a Rowan le ansie e le speranze. Personaggio estremamente caratterizzato, quello di Rowan, delineato con attenzione e in più sfaccettature, sebbene c’è da dire che forse, come eroina, è fin troppo perfetta. 
Dai nobili natali, dalla mente acuta, dalla voce celestiale, bionda, bella, forte,simpatica e predestinata a grandi imprese, Rowan è praticamente perfetta e ovviamente sceglie l’amore impossibile di un principe dell’aldilà, un Principe Oscuro, guardiano delle porte degli inferi. Insomma, non le manca niente, nemmeno amici leali pronti a favorirla in ogni circostanza ed a risolvere situazioni problematiche sempre e comunque. Non viene trasmessa quindi con abbastanza efficacia la difficoltà del viaggio, non si pensa, almeno non seriamente, nemmeno per un istante che si possa fallire e, sebbene con il senno di poi Rowan risulti angosciata e timorosa del futuro, al momento giusto la si vede sempre cavarsela con il minimo sforzo e, ovviamente, riuscire alla perfezione. Come dicevo è perfetta…anche troppo. 
Intorno a lei ruotano poi personaggi “aiutanti”, con il compito di forgiarla nella mente e nel corpo. Da Amergin, a Skatha, da Pantera a Dylan, vediamo personaggi ben caratterizzati, tutti gravitanti però ancora intorno alla perfezione che è Rowan. Unica pecca, questa, che rischia di rendere il tutto meno verosimile, così come la scarse indicazioni di carattere geografico riguardanti Erin. Isola da sogno, isola delle fate, ma nel momento in cui Rowan si sposta non si comprende bene dove ci si trovi, come  dovrebbe essere in un fantastorico. Si può dire tuttavia, in conclusione, di trovarsi innanzi a un romanzo sicuramente gradevole, ben strutturato, con tutte le carte in regola. I pregi superano di gran lunga i difetti, i particolari sono attenti e ben curati, lo stile è piacevole e la storia avvincente, per nulla banale. Francesca Civiletti è sicuramente un’esordiente sulla quale scommettere.



Francesca Civiletti
E’ nata nel 1976 a Milano, ma il suo cuore è ancora a Dublino dove ha vissuto per un anno nel 2004 e iniziato la stesura de “Il corvo e lo scorpione”. E’ copywriter freelance, e “Il corvo e lo scorpione” è il suo primo romanzo. 

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