venerdì 2 marzo 2012

Speciale La ragazza tatuata. I personaggi: Alma Bush

I personaggi de La ragazza tatuata sono poveri microcosmi di emozioni forti e, per lo più, negative. Pochi attori che si districano in una trama, come ho accennato nella recensione, asciutta e lineare. Alma viene descritta come un ragazza in carne, con un seno prosperoso, sensuale, “una bellissima oca morbida e carnosa che avevi voglia di ingrassare”. La Oates ritrae con abilità una donna che rasenta l’oscenità, sudata, sporca, lasciva, psicologicamente turbata.
“Aveva un’aria troppo seria e sofferente per essere una prostituta, e non era nemmeno abbastanza affascinante, nonostante i capelli biondo cenere che le scendevano sulle spalle e il viso giovane, sensuale, singolare, tondo e apparentemente senza ossa come un morbido impasto di pane”.


Al suo arrivo a Carmel Heights Alma, più che pietà, fa ribrezzo: il suo sudiciume rispecchia un profondo disagio esistenziale, un passato torbido ed un’inettitudine che la rassomigliano ad un mollusco. Sembra stupida e ritardata, un fiore appassito che si fa maneggiare come una bambola.
Tuttavia Alma non è quel che sembra. La sua psiche è complessa: da una parte debole e sottomessa ad un uomo che la picchia e la violenta e di cui non può far a meno, dall’altra sadica e crudele contro il nemico: Siegl, l’ebreo.
Alma è, in poche parole, una bambina dentro un corpo maturo. I suoi comportamenti e i suoi pensieri sono tipici dell’età infantile, e si manifestano con la stessa violenza. Alla ricerca di attenzioni da parte del proprio uomo, fa di tutto per conquistarne la fiducia o una pacca amorevole sulla testa. Ruba in casa di Siegl portando all’amante i suoi trofei, aspettando che lui le dica “brava, Alma!” e le dia del sesso per dimostrarle che la ama. Concepisce vendette indecenti per calpestare il suo datore di lavoro –sputa nei piatti che gli prepara o, peggio, vi versa dentro il proprio sangue mestruale-, per manifestare la sua superiorità. Medita di ucciderlo. Dopo aver letto il romanzo di Siegl sull’olocausto, rimane sconvolta sapendo che si tratta di finzione letteraria. Lei credeva fosse tutto vero.


Alma disse: “Quello che è successo a qualcun altro, ha il diritto di fingere che fosse successo a lei?”
“Naturalmente ne ho il ‘diritto’, Alma. E anche tu.”
“Di mentire su chi sono? Sul mio nome? Su quello che mi è capitato?”.
“Non di mentire. Voglio dire, di inventare: se tu stessi scrivendo narrativa.”
“Che differenza c’è? Questo non è diverso”. […]
“Alma, io penso a me stesso come a uno che scrive storie per gli altri. Al posto di altri che sono morti o muti. Che non possono parlare”.
“Ma lei non sa. Lei scrive come se sapesse, ma lei non sa”.
“So quello che mi hanno raccontato, e quello che posso immaginare. So quello che io stesso provo.”
Disgustata, Alma rispose: “Lei li sta derubando. Delle persone che non ha mai nemmeno conosciuto. E gli altri prigionieri di D-Dash…”
“Dachau”.
“…di quel posto, lei finge si essere stato lì con loro”.
In qualche modo, questa pareva ad Alma l’azione più disgustosa di tutte.
“Si è inventato anche Dash-au, vero? Si è inventato tutto! Ha finto di essere stato lì, ma non c’è mai stato! Sono tutte bugie.”


Alma è una donna-ragazza ferma nel tempo: non ha subito un’evoluzione personale, condizione che le deriva dall’ignoranza. Non ha mai aperto un libro –o saprebbe che quasi tutti i romanzi sono finzioni letterarie-, è vissuta in un contesto provinciale, dove si è sempre sentita fuori posto. Il nonno, che ricorre spesso nei suoi ricordi, le raccontava degli ebrei: feccia, esseri da disprezzare, Perché? Gli ebrei hanno ucciso Cristo. Giuda ha ucciso Cristo ed era un ebreo.
Ad Akron Valley –luogo natio di Alma- non c’erano ebrei, neanche uno. Nessun ebreo sarebbe vissuto in un posto simile, solo spazzatura bianca emarginata, no?
 Il disprezzo antisemita non è dovuto quindi alla superiorità nazista della razza, ma ad un assunto imprescindibile radicato nella mentalità della comunità. Alma non sa perché si devono odiare gli ebrei, ma li odia. E’ così, è giusto, è naturale. L’odio verso Siegl, all’inizio è, infatti, un proponimento. Sarà successivamente ingigantito dal rapporto controverso che si instaura tra i due (ma ne riparleremo meglio in un’altra puntata).
Alma, oltre ad essere una bambina cattiva –l’aggettivo è molto relativo e opinabile- è anche e soprattutto un oggetto sessuale. Sembra addirittura che la Oates la descriva con una certa misoginia: il suo stesso essere è profondamente carnale –e per questo disprezzabile- e l’autrice ne rimarca più volte la sensualità volgare. La stessa Alma sente su di sé il peso di questa invadente fisicità, lampante in quel corpo abbondante e molliccio. Ma c’è un motivo ancora più profondo: Alma è segnata da alcune denigranti esperienze sessuali vissute durante l’adolescenza. Maltrattata, derisa, drogata da ragazzi più grandi di lei e rivoltata con una pala, come se fosse terreno fertile che cedeva nelle loro mani, Alma non è rispettata da nessuno: né dalla comunità, né dalla famiglia, né da se stessa. Vive costantemente immersa in un desiderio rancoroso di rivincita, confondendo il sesso con l’amore, cercando da qualcuno la stima che non riceverà mai.

2 commenti:

  1. bello lo speciale perchè è bello interessante anche il libro ;-)
    buon weekend

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  2. @Pupottina: grazie, buon weekend anche a te :)

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