mercoledì 7 marzo 2012

I maestri del fantastico (3) Speciale Tolkien: Il Signore degli Anelli e il Silmarillion tra contaminazione e purificazione



A cura di Lavinia Scolari


Dusty pages in Wonderland continua per la rubrica "I maestri del fantastico" lo speciale su Tolkien -inaugurato da Elli ma interrotto per motivi di salute della collaboratrice- pubblicando un approfondimento in 6 puntate curato da Lavinia Scolari. Il filo conduttore dei sei articoli che verranno proposti sarà il tema bipolare «Contaminazione e Purificazione» nel Signore degli Anelli e nel Silmarillion, due motivi di grande fortuna letteraria che Tolkien modella con sapienza, attingendo a essi per delineare i ritratti dei suoi personaggi.
Contaminazione e purificazione con tutti i temi che ne derivano (degenerazione  e rigenerazione, corruzione e guarigione, persecuzione e protezione, etc.) si dipanano nel racconto,e si riconoscono nei tratti distintivi di Dei, Elfi, Uomini.

Gli articoli si suddivideranno un due tipologie; nella prima parte riguarderanno personaggi e divinità della purificazione e della guarigione:

1) Irmo ed Estë e Yavanna e Manwë

2) Gandalf

3) Il Re Taumaturgo

nella seconda, invece, si concentreranno su personaggi e divinità della contaminazione:

1) Melkor e Sauron

2) Saruman

3) Il Capo dei Nazgûl e il Sovrintendente di Gondor

Corruzione e purezza si riveleranno due assi narrativi e formali imprescindibili nella scrittura del Professore, due temi sfaccettati e complessi che offrono una possibile chiave di lettura del suo universo mitopoietico.




Il Signore degli Anelli e il Silmarillion tra contaminazione e purificazione
di Lavinia Scolari

1. Divinità e personaggi guaritori

Irmo ed Estë

Ne Il Silmarillion il duplice tema della contaminazione e della purificazione si riconosce nell’opposizione
 tra divinità tenebrose e corruttrici e divinità luminose e guaritrici. Nel Novero dei Valar, infatti, subito dopo Námo e Vairë, divinità della Morte e del Tempo, vengono annoverati Irmo e la sua sposa Estë: il primo è signore delle visioni e dei sogni, la seconda è capace di medicare le ferite e alleviare la stanchezza.
Ristoro e guarigione in Estë, si riallacciano alla visione e al sogno in Irmo. Questi motivi, apparentemente separati, sono intimamente collegati nella poetica tolkieniana, non tanto per la valenza profetica delle visioni oniriche, spesso portatrici di verità inespresse, ma soprattutto per la tendenza dell’Autore a immergere in un’atmosfera di sogno momenti e luoghi salvifici. Ciò accade diffusamente ne Il Signore degli Anelli, dove i regni elfici di Imladris e Lothlórien non solo possiedono la capacità di tutela dalle forze malefiche e di rigenerazione fisica e morale ma sono descritti con uno stile che sottolinea la loro essenza onirica e quasi fiabesca.
Nei giardini di Irmo dunque si può ritrovare “riposo e sollievo dal fardello di Arda” (J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, ed. it. Torino, Bompiani, 2000, p. 27): il riflettersi delle prerogative divine nella loro dimora evidenzia come il ruolo di Estë e Irmo sia quello della purificazione e del risanamento, in linea con un’ambientazione risanatrice e pacifica.

Yavanna e Manwë

Estë non è l’unica Vala dotata di virtù taumaturgiche. Accanto a lei occupa una posizione di rilievo Yavanna, dea della fertilità accostabile alle divinità pagane della prosperità e della rinascita (Afrodite/Venere, Iside, Inanna/Ištar, ecc.) la cui azione di guarigione si oppone a quella contaminatrice di Melkor. Al male che si propaga dal Vala rinnegato si aggiunge la paura che sono capaci di infondere le tetre foreste frutto della sua volontà: covo di bestie mostruose, il cui terreno è intriso di sangue. Così, per tentare di risanare la giovane Terra da poco germogliata, interviene Yavanna, che si reca nella Terra di Mezzo durante il dominio di Melkor, prima della nascita degli Elfi, per tentare di medicarne le ferite e sedarne la sofferenza (idem, p. 42).
L’opera di Yavanna si contrappone all’ottenebramento provocato da Melkor, difatti ella è la dea creatrice dei due Alberi di Valinor, emblemi di luce e iniziatori del Tempo, dal seme dei quali sorgerà l’Albero Bianco di Gondor, simbolo del potere che non muore ma salva e risana. Di passaggio va sottolineato che l’offuscamento provocato da Melkor è frutto di una precisa strategia: gettare le tenebre sul regno di Manwë perché ne sia infettato in modo da poter agevolmente impadronirsi di una terra corrosa dal male. La contaminazione, infatti, è il primo passo per l’acquisizione di un regno puro che va in primo luogo corrotto e poi conquistato.
Yavanna percorre la Terra di Mezzo per avvolgerla in un sudario invisibile di pace che interrompa il tempo della corruzione e possa serbare nella quiete la promessa della Primavera di tutte le cose.
Anche Manwë partecipa della dimensione taumaturgica tipica delle figure di sovranità. Egli vuole esercitare il suo potere guaritore per risanare i Noldor e ricomporre le discordie che hanno lacerato la stirpe elfica. Perciò sceglie di attendere il tempo propizio della festa, che sembra celebrare la fertilità perenne del Regno di Valinor, in cui non esiste “mortifero inverno” (idem, p. 86), ma spontanea primavera di frutti e di vita.

Ché, sebbene la fuga di Melkor pronosticasse fatiche e dolori futuri, e in effetti nessuno fosse in grado di dire quali altre ferite sarebbero state inferte ad Arda prima che lo si potesse nuovamente governare, Manwë disegnava di guarire, in quell’occasione, il male che s’era diffuso tra i Noldor; e tutti furono invitati a venire nelle sue aule a Taniquetil, e quivi accantonare i rancori tra i loro principi, e dimenticare affatto le menzogne del loro Avversario. (idem, p. 86)

Il tempo sacro della celebrazione viene utilizzato per ricomporre l’equilibrio spezzato attraverso la riconciliazione fra i rami di una stessa famiglia. I Valar, come all’inizio della creazione del mondo, confermano il loro ruolo di guardiani della concordia e dell’armonia, nel rispetto di un ordine di cui si fanno detentori oltre che – è il caso di dirlo – compositori.
Se Manwë sceglie il tempo festivo per rendere più incisiva la sua azione, ugualmente Melkor sceglie il periodo rituale per assalire il reame di Valinor avviluppandolo nell’oscurità di Ungoliant. Il suo fine è cogliere i Valar in un momento sacro per sovvertire il processo di riordinamento, processo nel quale i contrasti e i rancori fra gli Elfi sono intesi da Manwë come malattie da medicare, infezioni da curare.


1 commento:

  1. grazie, il signore degli anelli è stato il primo romanzo che ha fatto scattare in me qualcosa,quando ero piu piccina, il mio primo amore.. e si sa il primo amore nn si scorda mai..

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